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« senatore d'ali condannato38 anni strage CHINNICI »

RITA ATRIA LE CERTEZZE DI LARI SULLA CAUSA DI MORTE SONO FONDATE O PIUTTOSTO INFONDATE?

Post n°2236 pubblicato il 22 Luglio 2021 da laura561

DI LAURA PICCHI PARLA LARI. SAREBBE RITA ATRIA CHE NON HA RETTO E SI E' BUTTATA GIU' DAL BALCONE. IO VERIFICHEREI LARI LE TUE CERTEZZE... POTREBBERO ESSERE DEL TUTTO INFONDATE. AUGURI ITALIA! Altre donne. «Quello di cui vi voglio parlare è l’altro processo che c’era a Marsala, che ho fatto io insieme a due colleghi, ed era il processo alla cosiddetta mafia di Partanna. Inizia nel 1993 e così si chiama perché su 31 imputati, 30 erano residenti a Partanna. Anche questo era stato istruito dalla procura di Marsala e in alcune parti, in prima persona, da Paolo Borsellino. Anche in questo caso i principali testi di accusa erano tre donne: Rita Atria, Piera Aiello, Rosalba Triolo. Erano testimoni di giustizia e non collaboratori perché non c’entravano nulla con la mafia, ma erano vissute in un ambiente mafioso e quindi avevano visto all’interno della famiglia ciò che la mafia faceva», spiega Lari.

Rita Adria. Il procuratore si è soffermato sulla figura della giovane donna che diede il via alle indagini. «Rita Atria aveva il padre che era mafioso, il fratello che era mafioso – dice – Venne ammazzato il padre, venne ammazzato il fratello. Prima di venire ammazzato il fratello le raccontò tante cose: le raccontò che aveva scoperto chi aveva ammazzato suo padre e quindi nell’ottica mafiosa avrebbe dovuto vendicare la morte del padre ammazzandolo. In realtà provò due volte ad ammazzare questa persona, non vi riuscì, e venne a sua volta ammazzato. Questa situazione fece esplodere Rita Adria che non ne poteva più di sopportare la vita mafiosa e quindi decide di collaborare e lo fece perché trovò in Paolo Borsellino la persona che era di sua fiducia, la persona che le consentiva di trovare il coraggio di denunciare una situazione del genere».

«Tenete presente – ha aggiunto – Che la mafia di Partanna è stata ritenuta un mandamento della mafia di Castelvetrano e quindi anche in questo caso era una costola mafiosa che faceva riferimento sempre alla famiglia Messina Denaro: quindi stiamo parlando della mafia più pericolosa in assoluto. Ma anche di questo non si preoccupò, ne parlò lo stesso.
All’epoca non era semplice fare questo processo, perché comunque la mafia a Castelvetrano non esisteva; la mafia a Partanna non esisteva.
Ci siamo dovuti confrontare con questa tesi, perché mai una sentenza aveva detto che in quel singolo paese esisteva la mafia. E quindi le difese puntavano sul fatto: ma a costa state dietro, a una ragazza di 18 anni? Ma come fate a condannare delle stimate persone sulla base di testimonianze rese da una ragazza, una mezza pazza? E vi assicuro che non è facile, visto che poi non ci sono tutti questi riscontri e questo testimone riferisce per sentito dire. Oggi qualcuno direbbe che forse abbiamo sbagliato a condannarli. Io dico che abbiamo fatto bene: la sentenza è diventata definitiva, quindi vuol dire che la Cassazione ci ha dato ragione».

Il coraggio delle donne ricordato nella sentenza. “Va sicuramente apprezzato il coraggio dimostrato nel prendere la decisione di collaborare con la giustizia, importando questa loro scelta la messa in pericolo permanente della loro vita, l’allontanamento definitivo dal paese in cui hanno sempre coltivato i loro affetti e la loro amicizia. Rita Atria per questa sua iniziativa si inimicò definitivamente la madre. E’ stata una decisione indubbiamente coraggiosa, pienamente libera, non è stata motivata da ragioni di opportunità ove si consideri che non risulta mai implicata in alcuno degli affari illeciti”, si legge in uno stralcio delle carte processuali.

«Perché vi ho raccontato questa storia di Rita Atria? Perché una settimana dopo la strage di via d’Amelio, Rita Atria si è suicidata lanciandosi dal settimo piano del palazzo di Roma dove era sotto protezione – ha detto ancora Lari – Non poteva resistere a una situazione del genere: aver parlato di mafiosi, essersi esposta così, e aver perso la sua figura di riferimento».

 
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