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associazione antimafie rita atria comunicato stampa

Post n°2558 pubblicato il 04 Gennaio 2023 da laura561

OGGETTO: 𝘀𝗼𝗹𝗶𝗱𝗮𝗿𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗧𝗚𝟭 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗮 𝗖𝘂𝗰𝗲̀
«𝗦𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗰𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝗲, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝗿𝗲, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗿𝗿𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, 𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗮 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗮𝗹𝘁𝗮, 𝗼𝗿𝗴𝗼𝗴𝗹𝗶𝗼𝘀𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲», scriveva 𝐆𝐢𝐮𝐬𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐅𝐚𝐯𝐚, prima di essere ucciso il 5 gennaio 1984: le sue inchieste con la rivista I Siciliani erano improntate ad «𝙪𝙣 𝙘𝙤𝙣𝙘𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙚𝙩𝙞𝙘𝙤 𝙙𝙚𝙡 𝙜𝙞𝙤𝙧𝙣𝙖𝙡𝙞𝙨𝙢𝙤 […] 𝙡𝙖 𝙛𝙤𝙧𝙯𝙖 𝙚𝙨𝙨𝙚𝙣𝙯𝙞𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙞 𝙪𝙣𝙖 𝙨𝙤𝙘𝙞𝙚𝙩𝙖̀ 𝙙𝙚𝙢𝙤𝙘𝙧𝙖𝙩𝙞𝙘𝙖 𝙚 𝙡𝙞𝙗𝙚𝙧𝙖, 𝙦𝙪𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙤𝙫𝙧𝙚𝙗𝙗𝙚 𝙚𝙨𝙨𝙚𝙧𝙚 𝙦𝙪𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣𝙖», denunciando la patologia e le collusioni politiche del potere economico-mafioso.
Oggi, a quasi quarant’anni dalla scomparsa del giornalista catanese, l’𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐀𝐧𝐭𝐢𝐦𝐚𝐟𝐢𝐞 ❞𝐑𝐢𝐭𝐚 𝐀𝐭𝐫𝐢𝐚❞ 𝐞 𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐋𝐞𝐒𝐢𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧𝐞 𝐬𝐢 𝐬𝐜𝐡𝐢𝐞𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐓𝐆𝟏 𝐆𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐂𝐮𝐜𝐞̀, 𝐚𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐫𝐞𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐠𝐞 𝐑𝐢𝐭𝐚 𝐀𝐭𝐫𝐢𝐚, 𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚, 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐦𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐨 𝐒𝐩𝐞𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐓𝐆𝟏 𝐞 𝐩𝐨𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐨𝐧𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐬𝐮 𝐑𝐚𝐢𝐏𝐥𝐚𝐲, 𝐟𝐢𝐧𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 ❞𝐨𝐬𝐜𝐮𝐫𝐚𝐭𝐨❞ 𝐢𝐧 𝐯𝐢𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐭𝐞𝐥𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐚 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐞 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐢𝐝𝐞 𝐞 𝐫𝐢𝐜𝐡𝐢𝐞𝐬𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐚𝐫𝐜𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐧𝐧𝐢, 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐳𝐚𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐚𝐯𝐞𝐫 𝐦𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐚𝐥𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐚𝐥 𝟏𝟗𝟗𝟏/𝟗𝟐.Tali frammenti, riprodotti con tutte le cautele, si inserivano in una narrazione funzionale a ricostruire il complesso contesto mafioso partannese dell’epoca, riguardo al quale sussiste un interesse pubblico, concreto e attuale in consonanza con quanto denunciato anche nel 𝗹𝗶𝗯𝗿𝗼-𝗶𝗻𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗜𝗼 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗥𝗶𝘁𝗮. Rita Atria: la settimana vittima di Via D’Amelio, di cui è autrice la stessa 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗮 𝗖𝘂𝗰𝗲̀, insieme a 𝗡𝗮𝗱𝗶𝗮 𝗙𝘂𝗿𝗻𝗮𝗿𝗶, Vice Presidente dell’Associazione Antimafie “Rita Atria”, e 𝐆𝐫𝐚𝐳𝐢𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐏𝐫𝐨𝐭𝐨, Direttora de LeSiciliane ed esponente del giornalismo etico e antimafioso dai tempi e ne I Siciliani di Pippo Fava. Nel libro-inchiesta si fa emergere, anche con documenti inediti, quello che in trent’anni non è mai stato cercato, chiesto, investigato e scritto sulla storia scomoda della giovane testimone di giustizia Rita Atria, che a 17 anni si è ribellata al potere politico-mafioso, raccontando tutto ciò di cui era a conoscenza e fornendo un contributo rilevante al lavoro del giudice Paolo Borsellino. Rita Atria, che fu abbandonata dalle Istituzioni che avrebbero dovuto prendersi cura di lei, lasciandola, invece, in balia di un vuoto che colpevolmente avvolge la fine di questa giovanissima donna ribelle, indirettamente la settima vittima del massacro di Via D'Amelio.
Come nel libro, anche nel reportage si ripercorrono i passaggi e gli sviluppi dell’organizzazione mafiosa funzionali ad aprire un varco nella “nebbia” che poi ha portato alla morte di Rita Atria, si scava e si ricostruiscono nel dettaglio gli elementi contraddittori, le incongruenze, le tracce mancanti, i riscontri mancati, sostanzialmente i tanti interrogativi senza risposta che ancora restano dopo la sua morte.
Entrambi i lavori sono ispirati alla ricerca della verità e a rendere giustizia a Rita Atria, e sono confluiti nella richiesta di riapertura delle indagini, avanzata dalla stessa Associazione Antimafie “Rita Atria”.
In tale ottica, il reportage di Giovanna Cucè, serio e meticoloso, nella puntuale narrazione delle vicende dell’epoca, mostra attraverso le immagini un contesto mafioso complesso, con personaggi di spicco, come Matteo Messina Denaro, e le varie connessioni politiche di quegli anni, devastati dalle stragi. Un lavoro che, senza se e senza ma, non vuole far cadere nell’oblio la storia del coraggio ribelle di Rita, una storia che merita di essere raccontata, scandagliando il passato per comprendere il presente, una storia che rischia, invece, di essere “oscurata” da cause civili che possono affossare questo diritto a fare luce e quindi ad avere giustizia.
𝐋’𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐦𝐚𝐟𝐢𝐞 ❞𝐑𝐢𝐭𝐚 𝐀𝐭𝐫𝐢𝐚❞ 𝐞 𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐋𝐞𝐒𝐢𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧𝐞 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐚𝐥 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐆𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐂𝐮𝐜𝐞̀ 𝐞 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐚𝐩𝐫𝐨𝐧𝐨 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐪𝐮𝐚𝐫𝐜𝐢𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐬𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐞𝐯𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐢, 𝐚𝐥 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐬𝐞𝐫𝐜𝐢𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐢𝐥 𝐦𝐞𝐬𝐭𝐢𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨𝐬𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚̀.
Chiediamo, inoltre, alla RAI di rispondere a questi attacchi ripubblicando su RaiPlay il documentario e di riprogrammare una replica dello stesso con tutte le cautele del caso non solo perché si tratta di un reportage di rara professionalità e soprattutto uno strumento con un elevato contenuto didattico, ma anche perché dovrebbe essere un dovere, per una televisione pubblica, non fare cadere la vicenda della giovane Rita Atria nel pozzo dell’oblio.
𝐌𝐚𝐧𝐢𝐟𝐞𝐬𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐞𝐬ı̀ 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐧 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐚𝐦𝐩𝐢𝐨, 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐜𝐮𝐩𝐞𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐨𝐜𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢, 𝐟𝐫𝐚𝐦𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢, 𝐭𝐞𝐬𝐭𝐢𝐦𝐨𝐧𝐢𝐚𝐧𝐳𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐚𝐫 ❞𝐬𝐛𝐢𝐚𝐝𝐢𝐫𝐞❞ 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞, 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐢𝐳𝐢𝐚. 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞 𝐜𝐡𝐞, 𝐫𝐢𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞 𝐢 𝐩𝐞𝐳𝐳𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐨 𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐫𝐞𝐧𝐝𝐨𝐥𝐢 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐪𝐮𝐚𝐝𝐫𝐨 𝐜𝐨𝐞𝐫𝐞𝐧𝐭𝐞, 𝐜𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐯𝐞𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐢 𝐦𝐞𝐜𝐜𝐚𝐧𝐢𝐬𝐦𝐢 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐞𝐬𝐢 𝐚𝐢 𝐟𝐞𝐧𝐨𝐦𝐞𝐧𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐚𝐫 𝐦𝐨𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐚𝐯𝐮𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐧𝐮𝐧𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐚𝐫𝐥𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐞𝐠𝐚𝐫𝐞, 𝐬𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚, 𝐞 𝐧𝐨𝐢 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞 𝐚 𝐥𝐨𝐫𝐨, 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚.
Associazione Antimafie Rita Atria
LeSiciliane

 

 

 
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