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introduzione caso sandro marcucci

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Ustica nei commenti su you tube

Post n°2645 pubblicato il 23 Giugno 2023 da laura561

https://stragediustica.blogspot.com/2023/06/ustica-nei-commenti-su-you-tube.html

Diario lavoro altrui

https://www.facebook.com/events/993288012116358/?ref=newsfeed&__cft__[0]=AZXlgV6Rfm6Defh6VM17tIxdW2BTMxoR_TpM30I1WYAe6QiLyDJR3ACsFfSsuwJq_5Q79zRT0mfovPCPtsTo7UxVU-2vuKFONHFlwNCFFUGOo1TtZQzazYWh8iJ8Vjhux_B5vhFpoNxnOSeL0VTJ-ZeE7c3EAYwmbliT2mYRtpLGANPXH3SyvssKfHJUHmmhjtc&__tn__=H-R

23 giugno Ninna nanna Storie di amore e di mafie

Ben quattro tappe in Sicilia dal 23 al 28
Castelvetrano-Cinisi-Messina-Milazzo
I dettagli al link:

COMUNICATO STAMPA
Dal 23 al 28 giugno saremo impegnati con tante compagne e tanti compagni di Viaggio nella presentazione del libro “Ninna nanna: una storia d’amore e di mafia” di Rita Mattei, edizioni All Around.
Non si tratta per noi di un viaggio tra le pagine di un libro, bensì un viaggio tra le pagine della nostra storia.
La pubblicazione del libro “Io sono Rita. Rita Atria, la settima vittima di Via D’Amelio” è stata l’occasione per tornare a ricontattarci, ritrovarsi negli anni che sono passati e scoprire che la sintonia è sempre la stessa. Il desiderio di condivisione però è più solido, quasi a volersi tenere stretti in questo clima di oblio che sta contaminando le coscienze del nostro Paese.
Nel libro di Rita Mattei non c’è solo una storia – trasformata in romanzo – di Vincenzina Marchese, ma ci sono gli anni della cronista, quelle descrizioni che potrebbero sembrare frutto della fantasia e che invece sono fatti reali che sappiamo riconoscere.
Abbiamo realizzato due video per raccontare alle nuove generazioni la forza di una storia e la gioia del ritrovarsi a camminare insieme, perché magari non abbiamo vinto, ma sappiamo che vogliamo essere protagonisti della nostra storia.
Vi invitiamo a venire, perché non saranno le nostre facce scure piegate dalla pesantezza. Ci saranno i sorrisi di chi sa di aver dato quello che poteva e di voler ancora contribuire a dare spazio a quelle storie scomode che ci impongono riflessioni e non giudizi.
Nel libro di Rita Mattei c’è tutto questo: c’è la storia e c’è la riflessione. Ci sono le contraddizioni. Ci sono le paure. Ci sono le scelte estreme e quel raccontarsi verità che permettono di sopravvivere e di amare ancora nonostante tutto.
Vi aspettiamo!
Ringraziamo La testata LeSiciliane per "viaggiare" con noi in questa tour della memoria.
E poi:
Palmosa Fest - Castelvetrano
Casa Memoria - Cinisi
Libreria Colapesce - Messina
Associazione Città Invisibili, Civico 6 e Libreria Filoramo - Milazzo

Dal TG3 Sicilia del 24 giugno.
𝐌𝐎𝐒𝐓𝐑𝐀 𝐅𝐎𝐑𝐎𝐆𝐑𝐀𝐅𝐈𝐂𝐀 - 𝐌𝐀𝐂𝐄𝐋𝐋𝐄𝐑𝐈𝐀 𝐏𝐀𝐋𝐄𝐑𝐌𝐎
DI 𝗙𝗥𝗔𝗡𝗖𝗢 𝗟𝗔𝗡𝗡𝗜𝗡𝗢 E 𝗠𝗜𝗖𝗛𝗘𝗟𝗘 𝗡𝗔𝗖𝗖𝗔𝗥𝗜 dell'Agenzia di Fotogiornalismo "𝗦𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼 𝗖𝗮𝗺𝗲𝗿𝗮"
La Memoria passa dalle immagini... una mostra difficile ma necessaria per far conoscere alle nuove generazioni cosa è successo a Palermo... e alle generazioni che c'erano di non dimenticarsene.
𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗼𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗳𝗲𝗿𝗺𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗮 𝗣𝗮𝗹𝗲𝗿𝗺𝗼, dovrebbe essere portata ovunque perché dietro ogni foto c'è un racconto e vi possiamo assicurare che ascoltare Lannino e Naccari è andare oltre quelle fotografie. Alla fine la mente proietta il contesto e ci si immerge in quegli anni che non possono essere dimenticati. Non può essere dimenticato il fotogiornalismo grazie al quale oggi abbiamo, per esempio, le immagini dell'uomo con la borsa di Borsellino in via D'Amelio. E' stata Studio Camera a farle. A loro e 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐢 𝐅𝐨𝐭𝐨𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐕𝐄𝐑𝐈... 𝐢𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐢𝐦𝐦𝐞𝐧𝐬𝐨 𝐆𝐑𝐀𝐙𝐈𝐄❗
𝗱𝗮𝗹 𝟮𝟰 𝗴𝘂𝗴𝗻𝗼 𝗮𝗹 𝟮𝟮 𝗹𝘂𝗴𝗹𝗶𝗼
𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝟭𝟲.𝟯𝟬 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝟭𝟵.𝟯𝟬 𝗳𝗶𝗻𝗼 𝗮𝗹 𝟮𝟮
𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗣𝗕𝗮𝗮 𝗣𝗮𝗹𝗮𝘇𝘇𝗼 𝗡𝗮𝘀𝗲𝗹𝗹𝗶, 𝘃𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗙𝗲𝗿𝘃𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟱 𝗣𝗮𝗹𝗲𝗿𝗺𝗼

30 giugno


𝐋❜𝐚𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐀𝐧𝐭𝐢𝐦𝐚𝐟𝐢𝐞 𝐑𝐢𝐭𝐚 𝐀𝐭𝐫𝐢𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐞 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐬𝐢𝐥𝐥𝐚𝐛𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥❜𝐚𝐯𝐯. 𝐆𝐨𝐟𝐟𝐫𝐞𝐝𝐨 𝐃❜𝐀𝐧𝐭𝐨𝐧𝐚 𝐌𝐚𝐜𝐜𝐚𝐠𝐧𝐨𝐧𝐞𝐝𝐢𝐆𝐫𝐚𝐧𝐚𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐞𝐝 𝐞𝐬𝐩𝐫𝐢𝐦𝐞 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐝𝐚𝐫𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐚𝐥 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐞 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐨 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐎𝐫𝐢𝐨𝐥𝐞𝐬
𝐑𝐈𝐂𝐂𝐀𝐑𝐃𝐎 𝐎𝐑𝐈𝐎𝐋𝐄𝐒 QUERELATO DAL EX DIRETTORE DI MERIDIONEWS, io avrei scritto un qualcosa di diverso, perché se è vero che Riccardo ha mille e mille difetti, però è un Cronista è un Giornalista che ci mette sempre la faccia, e mi stupisce ( o forse no ) che un giovane giornalista, il quale avrà sicuramente dei meriti che io non conosco se a meno di 40 anni già dirige(va) un giornale, l abbia querelato per aver solo difeso libertà di stampa. Sto disponendo istanza di archiviazione ed auspico che venga accolta. In caso contrario nessun problema. Da soli e insieme con Riccardo abbiamo avuto a che fare con controparti diciamo “ diverse”, e quindi con la coscienza serena e tranquilla andiamo avanti
Queste che sono in calce sono le dichiarazioni che Riccardo mi ha mandato, tanto per sorridere un po’
***********************************************
Signor Giudice, le chiedo innazitutto perdono, e mi scuso col mio difensore, per il ritardo con cui sottometto questa nota; l’età, gli acciacchi, e i pesi che in questi tempi difficili gravano su un cronista volenteroso, ancorché non di primo pelo, non mi sono stati cortesi. Ma vengo alla trattazione della causa, alla mia posizione; e me ne sbrigo rapidamente: a me personalmente non sembra di aver notato, in ciò che ho scritto, nulla di penalmente o civilmente rilevante; le mie polemiche non superano mai un certo livello, dettato dalle regole tecniche ma soprattutto dalla vecchia educazione; in questo caso, a mente fredda, mi sembra anzi di essere stato particolarmente benevolo, e quasi favorevole, al mio opponente.
Ma qui mi fermo; altrimenti l’avvocato D’Antona, che ne sa più di me, avrebbe il diritto di sentirsi scavalcato; e anche Lei, forse, non mancherebbe di sorridere del semplice cronista che si avventurasse nei codici. “Sutor, ne ultra crepidam” mormorereste entrambi; e a ragione.
Perciò, lascio la trattazione giuridica a chi tocca, umilmente; e anche, in verità, con una certa allegria, vedendo il mio dotto e valente Avvocato con gli occhi di tanti anni fa, quando a lui giovanetto spiegavo i rudimenti del mio mestiere (ma ne scelse un altro, in cui eccelse).
E questi rudimenti son semplici: noi siamo al servizio del pubblico e della nostra coscienza; abbiamo regole, leggi e superiori; ma sempre, in definitiva, la pena o il premio promanano da essa; che essere deve severissima, più d’ogni legge o giudice o direttore, perché ad essa non possiamo sottrarci in alcun modo.
E qui, il caso era semplice: un giovane giornalista, conosciuto in passato come volenteroso; che forse aveva mancato, e forse no; che in ogni caso non aveva violato le leggi (sarebbe stato denunciato) nè i regolamenti professionali (sarebbe intervenuto l’Ordine). Un svista momentanea dunque, al massimo; non un reato e neanche formale indisciplina.
Nella mia vita di direttore, di casi simili non ne sono mancati. Li risolvevo con un buon “cazziatone” a quattrocchi, nella mia stanza, certo – come in effetti avveniva – che non avrei dovuto ripetermi mai più. Non solo: qualche giorno dopo affidavo al “colpevole” un caso particolarmente difficile, per confermargli la mia fiducia, e davo mano a sua insaputa a risolverla, per lasciargli il ricordo, accanto a quello del rimprovero, di una vittoria che lo bilanciasse.
Ma io a mia volta ero allievo di un gran maestro, che non mi rimproverò mai direttamente, neanche in casi per cui altri mi avrebbero non dico licenziato ma messo al muro. Così la mia direzione, a volte militaresca e sempre severa, non fu mai rigettata da alcuno; e ancora, alla mia età, mi onoro di lettere, telefonate e visite dei miei vecchi “ragazzi” di cui neanche i più maltrattati negano buon ricordo e affetto al loro antico maestro e poi collega.
Il mio opponente –lo dico con simpatia – è anch’egli un giovane, non meno del suo “nemico”: giovane redattore l’uno, giovane direttore l’altro; e l’incontro – ahimè – fu spigoloso. Avutane la notizia – com’era abbastanza prevedibile per un collega molto anziano - io ero moralmente tenuto a intervenire: per smussare gli angoli, per riportare ai giusti termini la gran battaglia, per esortare i colleghi – redattore e direttore – a un “volemose bene” magari dialettale ma di buon senso. Il direttore, lo ricevetti a casa mia, con piacere perchè era un ragazzo simpatico, anche se forse assai consapevole del suo grado. Purtroppo, certo per colpa mia, feci fiasco: così, eccoci qui davanti alla Legge.
Per essa, come si sarà capito, io ho un rispetto d’altri tempi. Eppure, fidando nella tolleranza accordata a vecchi, bambini e matti, io oso non solo difendermi ma addirittura dettare la sentenza. Eccola:
“In nome del Popolo Italiano, e di re Salomone,
visto sentito deliberato ecc.,
la Corte
condanna i convenuti a bere una bottiglia di Malvasia isolano, un bicchiere per parte, ma pieno raso, al medesimo tavolo e vuotandolo insieme; il vino sarà fornito dalle due parti a pari spese; le parti toccheranno i bicchieri gridando “In culo a chi ci vuol male”; e tutto ciò a casa dell’Orioles, come più anziano e e più noto a Bacco. I saggi che avranno favorito questo dibattito – sapienti Magistrati o Principi del Foro - saranno, se lo vorranno, presenti per accertare la giusta e corretta amministrazione della Giustizia; non sarà loro negato un bicchiere”.

 

 
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