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Il Diario di Sangel

Il mio diario on line

 

 

La grave malattia del pensare

Post n°32 pubblicato il 27 Aprile 2008 da sangelblog
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Papalagi è il resoconto sugli usi e i costumi dell'uomo bianco (il

papalagi, appunto), fatto da Tuiavii, capo indigeno delle isole della

Samoa, dopo un suo viaggio in Europa agli inizi dello scorso secolo.

Qui sotto il capitolo sulla "grave malattia del pensare".



QUANDO il Papalagi pronuncia la parola «spirito», i suoi occhi si

fanno grandi, rotondi e fissi; gonfia il petto, respira profondamente

e si erge come un guerriero che ha battuto il nemico. Perché è

particolarmente orgoglioso di questo «spìrito». Qui non si tratta

dello spirito grande e potente che il missionario chiama «Dio», di

cui noi tutti non siamo che una povera immagine, ma del piccolo

spirito, quello che appartiene all'uomo e che fa i suoi pensieri. Se

da qui vedo l'albero di mango dietro la chiesa della missione, non

entra in azione lo spirito, perché lo vedo soltanto. Ma se riconosco

che è più grande della chiesa della missione, allora ciò è spirito.

Quindi non devo solo vedere qualcosa, devo anche sapere qualcosa. Il

Papalagi esercita questo sapere dall'alba al tramonto. Il suo spirito

è sempre come un tubo di fuoco carico o come un amo gettato. E perciò

prova compassione per noi, popoli delle molte isole, perché non

adoperiamo nessuna conoscenza. Secondo lui siamo poveri di spirito e

stupidi come l'animale della giungla.



È certamente vero che adoperiamo poco la conoscenza, quel che il

Papalagi chiama «pensare». Ma c'è da chiedersi se stupido è chi non

pensa molto, o chi pensa troppo. Il Papalagi pensa in continuazione.

La mia capanna è più piccola della palma. La palma si piega sotto la

tempesta. La tempesta parla con voce grossa. Così pensa: naturalmente

a suo modo. Pensa però anche a se stesso. Sono cresciuto poco. Il mio

cuore è sempre felice alla vista di una fanciulla. Amo molto

viaggiare. Eccetera.



Ciò è divertente e buono, e può essere che abbia anche una qualche

utilità nascosta per chi ama fare questo gioco nella sua testa. Ma il

Papalagi pensa così tanto che pensare per lui è diventata

un'abitudine, una necessità, addirittura un obbligo. Riesce solo con

difficoltà a non pensare e a vivere con tutte le sua membra insieme.



Spesso vive solo con la testa, mentre tutti i suoi sensi sono

profondamente addormentati. Anche se va in giro, parla, mangia e

ride. Il pensare, i pensieri, che sono i frutti del pensare, lo

tengono prigioniero. È una specie di ubriacatura dei suoi pensieri.

Quando il sole splende bene nel cielo, pensa subito: «Come splende

bene!». E sta sempre lì a pensare come splende bene. Ciò è sbagliato.

Sbagliatissimo. Folle. Perché quando splende è meglio non pensare

affatto. Un abitante delle Samoa intelligente



distende le sue membra alla calda luce e non sta a pensare niente.

Accoglie in sé il sole non solo con la testa, ma anche con le mani, i

piedi, le gambe, la pancia, con tutte le membra. Lascia che la pelle

e le membra pensino da sole. E queste da parte loro pensano, anche se

in modo diverso dalla testa. Il pensare sbarra il cammino al Papalagi

in molti modi, come un blocco di lava che non si può scansare. Pensa

lietamente, ma poi non ride; pensa cose tristi, ma non piange. Ha

fame, ma non coglie frutti di taro. È per lo più un uomo con i sensi

che vivono in inimicizia con lo spirito: una persona che è divisa in

due parti.



La vita del Papalagi somiglia molto alla situazione di un uomo che fa

un viaggio in barca alla volta di Savaii e che quando ha appena

lasciato il porto pensa: quanto mi ci vorrà per arrivare a Savaii?

Pensa, ma non vede il piacevole paesaggio che attraversa con il suo

viaggio. Ora gli si presenta sulla sinistra il dorso di una montagna.

E non appena il suo occhio lo coglie, non può fare a meno di

pensare: «Cosa ci sarà dietro la montagna? Ci sarà una baia profonda

o stretta?» Preso da questi pensieri dimentica di cantare insieme

agli altri le canzoni del mare; non sente neanche gli allegri scherzi

delle fanciulle. Si è appena lasciato alle spalle il dorso della

montagna e la baia, quando lo tormenta un nuovo pensiero: ci sarà una

tempesta entro sera? Proprio così, se entro sera ci sarà una tempesta.



Cerca nel cielo chiaro scure nuvole. Pensa sempre alla tempesta che

si potrebbe abbattere su di lui. La tempesta non arriva e raggiunge

Savaii senza danni. Però è come se non avesse compiuto il viaggio,

perché i suoi pensieri erano sempre lontani dal suo corpo e fuori

dalla barca. Sarebbe potuto benissimo rimanere nella sua capanna a

Upolu.



Uno spirito che tanto ci tormenta è un demone, e non capisco perché

dovrei amarlo tanto. Il Papalagi ama e ammira il suo spirito e lo

nutre con i pensieri della sua testa. Non gli fa mai soffrire la

fame, e quando i pensieri si divorano tra loro non lo rimprovera

neanche tanto. Fa molto rumore con i suoi pensieri, e li fa diventare

chiassosi come bambini maleducati. Si comporta come se i suoi

pensieri fossero preziosi come i fiori, le montagne e le foreste.

Parla dei suoi pensieri come se al confronto il valore di un uomo o

l'umore lieto di una fanciulla non contassero niente. Agisce come se

ci fosse da qualche parte un comandamento che obbliga a pensare

molto. Come se questo comandamento venisse da Dio. Quando le palme e

le montagne pensano, non fanno molto rumore. E sicuramente se le

palme pensassero con tanto chiasso e intensità come il Papalagi, non

avrebbero belle foglie verdi e frutti dorati (perché è un dato di

fatto, il pensare rende velocemente vecchi e brutti). Cadrebbero

prima di maturarsi. Ma credo proprio che pensino molto poco.



E ci sono ancora molti modi per pensare e tanti bersagli per la

freccia dello spirito. Triste è il destino del pensatori, che vanno

lontano con il pensiero. Cosa accadrà alla prossima aurora? Cosa avrà

in mente per me il Grande Spirito quando arriverò nel mondo di là?

Dove ero quando i messaggeri del più grande di tutti gli spiriti mi

donarono l'anima? Questo pensare è tanto inutile quanto voler vedere

il sole a occhi chiusi. Non va. E non è neanche possibile pensare

fino in fondo l'inizio e la fine delle cose. Se ne accorgono coloro

che ci provano. Stanno accovacciati sempre nello stesso punto come un

martin pescatore, dalla giovinezza fino all'età adulta. Non vedono

più il sole, il vasto mare, le care fanciulle, nessuna gioia, niente

di niente, e ancora niente. La kava stessa non ha più nessun sapore

per loro, e alle danze nella piazza del villaggio se ne stanno in

disparte e guardano per terra. Non vivono, anche se non sono morti.

Sono stati colpiti dalla grave malattia del pensare.



Questo pensare dovrebbe far grande ed elevata la testa. Quando uno

pensa molto e velocemente, in Europa si dice che ha una gran testa. E

anziché avere compassione di queste grandi teste, le ammirano molto.

I villaggi ne fanno i loro capi, e una gran testa ovunque arrivi deve

pensare pubblicamente, il che suscita in tutti un gran piacere e

ammirazione. Quando una gran testa muore tutto il paese è in lutto e

si levano molti lamenti per quel che è andato perduto. Si fa una

riproduzione in pietra della grande testa morta e la si mette davanti

agli occhi di tutti sulla piazza del mercato. Proprio così, si fanno

queste teste di pietra molto più grandi di quanto lo erano in vita,

in modo che il popolo le possa ben ammirare e ricordarsi della

propria piccola testa.



Se si chiede a un Papalagi: «Perché pensi tanto?» questi

risponde: «Perché non voglio e non mi piace rimanere sciocco». È

sciocco ogni Papalagi che non pensa; anche se invece è saggio chi non

pensa e tuttavia trova la sua strada.



Credo però che questa sia solo una scusa e che il Papalagi sia spinto

da un desiderio cattivo. Penso che il vero scopo del suo pensare sia

scoprire l'origine dei poteri del Grande Spirito. Cosa che egli

chiama in modo altisonante «comprendere». Comprendere significa avere

una cosa così vicina davanti agli occhi da ficcarci dentro il naso.

Questo ficcare il naso e frugare in tutte le cose è una brama volgare

e spregevole dell'uomo. Prende la scolopendra, vi ficca una piccola

lancia, le strappa una gamba. Che aspetto ha una zampa divìsa dal suo

corpo? Come era fissata al corpo? Rompe la zampa per misurarne lo

spessore. È importante, è essenziale. Stacca un pezzetto di carne

grande quanto un granello di sabbia e lo mette sotto un lungo tubo

che ha un potere misterioso e fa vedere molto meglio. Con

quest'occhio grande e potente guarda dentro ogni cosa, che siano

lacrime, un brandello di pelle, un capello, assolutamente tutto.

Taglia tutte queste cose finché non è più possibile romperle e

tagliarle.



Anche se questo punto è senz'altro il più piccolo, è anche il più

essenziale di tutti, perché è l'accesso alla conoscenza suprema,

quella che possiede solo il Grande Spirito. Questo accesso è vietato

anche al Papalagi, e i suoi migliori occhi magici non ci hanno ancora

guardato dentro. Il Grande Spirito non si fa carpire mai i suoi

segreti.



Nessuno si è mai arrampicato più in alto della palma che si stringeva

tra le gambe. Una volta giunti in cima si deve tornare indietro:

viene a mancare il tronco per arrampicarsi ancora più in alto. Il

Grande Spirito non ama neanche la curiosità degli uomini, per questo

ha steso grandi liane senza inizio e senza fine su tutte le cose. Per

questo chiunque segua il pensare fino in fondo si accorgerà

sicuramente che alla fine rimane sempre come uno stupido, e deve

lasciare al Grande Spirito le risposte che non può dare lui stesso.

Lo ammettono anche i Papalagi più valorosi e saggi. Tuttavia la

maggior parte degli ammalati di pensiero non riescono a staccarsi

dalla fonte del loro godimento, e a furia di percorrere le vie del

pensiero l'uomo perde l'orientamento, proprio come se andasse per la

foresta vergine senza seguire nessun sentiero. Si perdono nei loro

pensieri finché improvvisamente i loro sensi non riescono più a

distinguere un uomo da un animale. Affermano che l'uomo è un animale

e che l'animale è umano.



È male e pericoloso quindi che tutti i pensieri, che siano buoni o

cattivi, vengano gettati immediatamente su sottili stuoie

bianche. «Vengono stampati» dice il Papalagi. Il che vuoi dire che

quel che quei malati pensano viene trascritto con una macchina

misteriosa e prodigiosa, che ha mille mani e la forte volontà di

molti grandi capi. E non solo per una o due volte, ma molte, infinite

volte, sempre gli stessi pensieri. Si pressano poi insieme, in fasci,

molte stuoie di pensieri - «libri» li chiama il Papalagi - che poi

vengono inviate in tutte le parti del grande Paese. Tutti quelli che

ricevono questi pensieri vengono subito contagiati. Divorano queste

stuoie di pensieri come fossero dolci banane; si trovano in ogni

capanna, se ne riempiono casse intere, e vecchi e giovani stanno a

rosicchiarli come topi la canna da zucchero. È per questo motivo che

in così pochi riescono ancora a pensare ragionevolmente, con pensieri

naturali come quelli di qualsiasi onesto abitante delle Samoa.



Allo stesso modo vengono ficcati nella testa dei bambini tanti

pensieri quanti ce ne entrano. Ogni giorno devono per forza ingoiare

la loro dose di stuoie di pensieri. Solo i più sani si sbarazzano di

questi pensieri o li lasciano passare attraverso il loro spirito come

attraverso una rete. I più però sovraccaricano la loro testa con così

tanti pensieri che non avanza più spazio e non vi penetra più nessun

raggio di luce. Questo si chiama: «formare lo spirito» e lo stato

permanente di tale confusione: «cultura», cosa ampiamente diffusa.



Cultura significa: riempire la propria testa con le conoscenze fino

all'orlo estremo. L'uomo colto conosce la lunghezza della palma, il

peso della noce di cocco, i nomi di tutti i suoi grandi capi e la

data delle loro guerre. Conosce la grandezza della luna, delle stelle

e di tutti i Paesi. Conosce per nome ogni fiume, e ogni animale e

pianta. Conosce tutto, proprio tutto. Poni una domanda a una persona

colta, e ti spara addosso la risposta ancor prima che tu chiuda

bocca. La sua testa è sempre carica di munizioni, è sempre pronta a

sparare. Ogni Europeo dedica la più bella età della vita a fare della

sua testa la canna da fuoco più veloce. Chi non vuole partecipare,

viene obbligato.



Ogni Papalagi deve conoscere, deve pensare. L'oblio - disfarsi dei

pensieri - non viene esercitato, quando invece sarebbe l'unica cosa

che potrebbe guarire tutti gli ammalati di pensiero; e quindi sono in

pochissimi a sapervi ricorrere. I più si portano dietro, nella testa,

un carico che affatica il corpo per quanto è pesante, lo indebolisce

e fa appassire prima del tempo.



Dobbiamo quindi, cari fratelli non pensanti - dopo quello che vi ho

annunciato in tutta onestà - emulare davvero il Papalagi e imparare a

pensare come lui? lo dico: «No!». Perché non dobbiamo e non possiamo

fare niente che non ci fortifichi il corpo e non renda migliori e più

lieti i nostri sensi. Ci dobbiamo guardare da tutto quel che ci

vorrebbe togliere la gioia di vivere, da tutto quello che mette in

lite la nostra testa con il nostro corpo. Il Papalagi ci dimostra con

il suo esempio che il pensare è una grave malattia, una malattia che

diminuisce di molto il valore di un uomo.

 
 
 

RIFLESSIONI SU DOPO VITA

Post n°31 pubblicato il 27 Aprile 2008 da sangelblog
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"Dopo la vita" in quest'espressione è contenuta la totalità della

riflessione che si può fare circa le probabilità della vita dopo la

morte. Riflettere sul "dopo vita" significa, prima di tutto,

riflettere sulla vita.

La VITA, se la si considera con freddezza del fisico, è prima di

tutto MATERIA organizzata. A tutti i livelli, macrofisico e

microfisico, la vita è una organizzazione di atomi, molecole e

cellule. Questa organizzazione va del semplice al complesso. Anche il

nostro corpo è costituito da questa materia meravigliosamente

concatenata. Ma noi non siamo riducibili a questo insieme materiale.

Il nostro essere non è costituito unicamente da materia. A questo va

aggiunto un altro elemento capitale, che potrebbe essere chiamato

informazione codificata. Si tratta di un'informazione triplice:

informazione generica, prima di tutto: apparteniamo alla razza umana,

possediamo in noi un programma generale umano. Poi una informazione

particolare, che fa si che siamo quel tale individuo e non un altro,

un programma biologico contenuto nella molecola DNA, la nostra

eredità genetica. E infine una terza specie di informazione: la

memoria di tutto ciò che abbiamo vissuto, la totalizzazione delle

esperienze che ci hanno forgiati, il programma della nostra identità.

La morte è la cessazione della vita e quindi la cessazione della

materia e dell'informazione di cui siamo costituiti. In apparenza una

distruzione definitiva.

Al contrario il "dopo vita" può essere considerato come la

conservazione della vita, conservazione della materia sotto una

qualunque forma e conservazione dell'informazione, poiché vogliamo

che la nostra identità individuale sia conservata. Per affermare che

esiste un "dopo vita" appare quindi indispensabile poter affermare

che materia e informazione possono essere conservate.

La MATERIA non è altro che ENERGIA, è questo si può affermare senza

contraddire le leggi della fisica. Essa è "conservabile" sotto forma

energetica. Per quanto concerne l'informazione, tutto il problema

consiste nell'immagazzinare quei programmi che fanno di noi ciò che

siamo, la quale cosa è impossibile senza un supporto materiale,

conservare l'informazione. Ma noi abbiamo questo supporto di materia:

è L'ENERGIA.

Ciò conduce naturalmente a una affermazione: materia conservata

(sotto forma energetica) + informazione conservata = "DOPO VITA"

Se quindi si è d'accordo nel dire che il "dopo vita" non può

essere "provato" con esperimenti di ordine scientifico, si può però

ammettere che esso sia "dimostrabile" grazie a un ragionamento di

tipo matematico. Esistono, del resto, esempi famosi di realtà

dimostrate e previste prima che fossero osservate con la costruzione

di ragionamenti matematici: i quarks in meccanica quantistica, i

mesoni, i corpi semplici del quadro di Mendeleev, eccetera. Materiale

e immateriale non sono sinonimi di visibile e invisibile. Tutti i

testimoni di realtà invisibili per un osservatore esterno, ma reali

per loro che lo affermano.

Altre piste di riflessione ci confortano nel proseguire questo tipo

di ragionamento: La materia, dopo la morte del corpo, non si conserva

sotto la medesima forma che ha avuto in vita. Questo equivale a dire,

sia che, nella vita post mortem, la materia sarà diversa a livello

atomico (o subatomico) nelle sue distribuzioni molecolari, sia che

possederà proprietà diverse da quelle che ha quando siamo vivi. E'

allora cosi inconcepibile formulare l'ipotesi che le strutture

molecolari quali noi le conosciamo non siano le uniche possibile, e

che grazie ai miliardi di possibilità di concatenazione possa

esistere una diversa materia? E, dunque, un'altra forma di vita?

Chi può affermare che sia dovuto al semplice CASO la genesi

dell'informazione che ha ordinato la costruzione di un essere col

cervello provvisto di cento miliardi di neuroni, con tutte le

possibile interconessioni? Sarebbe come dire, leggendo Goethe o

Baudelaire, che i loro testi sono dovuti all'assemblaggio CASUALE di

caratteri di stampa.... Dire informazione intelligente equivale a

dire costruttore intelligente.

Ma a cosa servirebbe avere costruito il "programma" uomo, macchinario

cosi complesso e perfetto, per lasciarlo vivere solo alcuni anni?

Quale è l'utilità di questa macchina tanto perfezionata se il suo

destino è quello di essere interamente distrutta?

Il "programma" uomo, come il "programma" universo, implica una

continuazione, e dunque una finalità. Il fatto che ci sia ancora

impossibile formulare quest'ultima, ma non significa e non autorizza

a dire che essa non esiste. Chi ci impedirà, infatti, di dare a

questo stock di informazioni che costituisce il nome usato da tutte

le tradizioni: Anima? L'anima concepita come una "carta memoria"...?

usando questi termini, Anima, finalità, reintroduciamo la metafisica.

Naturalmente non rientra nei propositi delle scienze fisiche

pronunciarsi sulle questioni metafisiche.

E la riflessione non termina ancora: supponiamo che, l'anima, integri

un corpo energetico sotto una qualsiasi forma: resta da definire come

avverrà tale integrazione, o, piuttosto, da ricercare chi metterà in

moto un simile processo.

Si può credere che si scateni da solo, in modo automatico: al momento

della morte fisica il defunto, liberato, svincola il suo corpo

energetico e la sua anima per integrare una nuova forma e comincia,

cosi, il suo "dopo vita". Ma si può anche credere che il processo di

integrazione dell'anima della totalità dell'identità personale, nel

corpo energetico sia contenuto in un programma previsto...da tutta

l'eternità.

E da un costruttore di un'intelligenza tale da riuscire

inconcepibile.

..un costruttore che prenderebbe cura di ogni atomo e

di ogni informazione, di ogni struttura organizzata, dalla più

semplice alla più complessa, come l'essere umano. In una parola, di

ciascuno di noi.

Pronunciare il suo nome equivarrebbe a RIDURLO: LA MERAVIGLIA E'

SUFFICIENTE.

 
 
 

Tumore al seno....

Post n°30 pubblicato il 26 Aprile 2008 da sangelblog

Ecco un articolo interessante scritto da una amica.. che se anche non conosco di persona ammiro per il coraggio con cui, anche lei come me e come tante, affronta questo periodo...

http://blog.libero.it/blog_magazine/trackback.php?msg=4341363

 
 
 

Riflessioni di una notte

Post n°29 pubblicato il 26 Aprile 2008 da sangelblog
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Ieri notte sono rimasta fino a tardi a chiacchierare con un amico. E' stato bello, abbiamo parlato di tutto, come sempre. Con lui si può parlare di sesso e di amore, di medicina o di cinema, di cucina e di sport (magari non di calcio :) ). Non lo conosco da tantissimo.. eppure a volte ho l'impressione che ci sia da sempre. Riesce sempre a capire come mi sento. A volte fa finta di essere cinico e si scherma dietro a risatine e frasi fredde, che stroncherebbero qualsiasi conversazione. A volte invece si lascia vedere come è. Lascia che si intraveda la persona stupenda che è. Come ieri sera. Mentre mi chiedeva di mia figlia, di come stava. Si stava sinceramente (e si sta ancora) sinceramente preoccupanto per lei. Tenero. Pensare che non la conosce. Diceva, quando ci siamo conosciuti, che non era da lui preoccuparsi per gli altri. Che lo faceva solo quando era veramente legato a qualcuno. Mi ha fatto un enorme piacere sapere che mia figlia fa parte di questa ristretta (dice lui ma non ci credo) cerchia di amici. Ma la cosa più bella che ha fatto è stata poi chiedere con discrezione come sto io. Come procede la mia terapia e come mi sento. Dico la cosa più bella, non perchè chiedeva di me (cosa che mi fa piacere si intende) ma perchè lo ha fatto in un modo dolcissimo. Sa come sono fatta e sa che non sto a lamentarmi dei miei guai. Soprattutto ora che mia figlia ne ha di peggiori. Quindi me lo ha chiesto con un modo dolcissimo, lasciando a mia discrezione di rispondere. Come quando mi ha dato la mano. "ha lasciato un biglietto" come dice lui.. stava a me rispondere. Potevo farlo con un biglietto o scrivere una lettera. Ho scritto la lettera.

 
 
 

Ogni insegnamento è racchiuso in questo

Post n°28 pubblicato il 26 Aprile 2008 da sangelblog
 
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ebbene vi siano molte tecniche fondamentali per il corpo,

lìmitati a riposare libero e rilassato, così come ti è più

congeniale.

Ogni insegnamento è racchiuso in questo.



Sebbene vi siano molte tecniche fondamentali per la parola,

come ad esempio controllare il respiro o recitare mantra,

lìmitati a smettere di parlare e a riposare come se fossi

muto.

Ogni insegnamento è racchiuso in questo.



Sebbene vi siano molte tecniche fondamentali per la mente,

come ad esempio concentrarsi, rilassarsi, proiettare i propri

pensieri, dissolversi e riflettere su sé stessi, lìmitati

a farla riposare nel suo stato naturale, liberamente e

semplicemente, senza alcuna costrizione.

Ogni insegnamento è racchiuso in questo.



Da “L’essenza suprema delle istruzioni orali” di Padmasambhava.

 
 
 

La musica - Tricarico

Post n°27 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
Tag: musica
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La verità è che l’amore mi ha bruciato

quand’ero piccolo l’amore mi ha scottato

e me ne stavo seduto sul mio prato a guardare le stelle nel cielo

la verità è che l’amore mi ha bruciato

quand’ero piccolo l’amore mi ha scottato

E ora sono seduto sul mio prato a guardare una rosa che cresce


La verità è che io non ho amato

quand’ero piccolo io non ho amato

E ora starò da solo a guardare l’aria del mare senza più tornare

e fermerò il tempo e lo spazio e con lo sguardo attento guarderò lontano niente


Prima viene la pietra che non beve e non mangia

poi viene il cielo il cielo che non ha la forma

poi viene l’albero che non teme l’inverno

poi viene il sole il sole che mai si spegne

poi una luce ancora che sta su un muro in campagna

poi una coccinella che vola di fiore in fiore

e vorrei essere il sole che sta scaldando una ragazza

che prende il sole sulla spiaggia che è lucente e splendente


la verità è che la musica mi ha salvato

quand’ero piccolo la musica mi ha salvato

e me ne stavo seduto sul mio prato ad ascoltare il mangiadischi cantare

la verità è che la musica mi ha salvato

quand’ero piccolo la musica mi ha salvato

e ascoltavo mia madre parlare, mio fratello giocare e l’universo a girare

e me ne stavo da solo a sognare in ripostiglio a giocare con i soldatini a giocare.





 
 
 

Si può sempre fare qualcosa..

Post n°26 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
Foto di sangelblog

Esistono persone che sei incapace di amare? Per prima cosa, smetti
di detestarle. Smetti di criticarle e di mostrarti intollerante nei loro
confronti. Può essere il primo passo nella direzione giusta. In seguito,
soffermati a scoprire poco a poco come funzionano e a capire che cosa ha creato
questa separazione tra te e loro. Guarda dentro di te e metti a nudo quello che
non è andato bene tra voi, e non attribuirne la colpa ad altri che a te stesso.
Quando sei in grado di affrontare il tuo modo di essere e le tue manchevolezze,
sei sulla buona strada per trovare la soluzione perfetta ai tuoi problemi. Prima
ancora che tu possa rendertene conto, il tuo atteggiamento e i tuoi rapporti con
le altre anime risulteranno cambiati. Si può sempre fare qualcosa subito: perché
allora non farlo, invece di aspettare che qualcun altro compia il primo
passo?

 
 
 

Ogni parola..

Post n°25 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
Tag: parole
Foto di sangelblog

Il
m
ondo sarebbe un posto migliore e più felice se imparassimo a parlare più
di ciò che funziona che di ciò che non va.


Anziché focalizzarsi sugli errori,
poniamo l’accento su ciò che di buono si è fatto o che si potrà fare


Quando facciamo bene qualcosa, e
questo ci viene riconosciuto, siamo stimolati a fare ancora meglio in futuro: un
elogio sincero fa emergere il meglio che c’è in ogni persona


Se lo vogliamo, possiamo cambiare le
nostre abitudini e i nostri schemi di linguaggio: riconoscere il problema è il
primo passo per risolverlo


 Le nostre parole scaturiscono da ciò
che immagazziniamo nella nostra mente


 Le parole buone che entrano in noi
all’inizio della giornata possono avere un effetto positivo sul modo in cui
parleremo per il resto della
giornata


 Non c’è nulla di più importante di
un incoraggiamento


 ciascuno di noi attraversa momenti
in cui si trova a un bivio e non sa che direzione prendere.
Se arriva qualcuno che ci dice le parole giuste
che ci fanno decidere, queste parole
ci restano impresse e restano con noi per il resto della nostra vita


Guardatevi intorno: troverete tante persone che arrichiscono la
vostra qualità di vita. Diteglielo!

 
 
 

Il tempo: decidi cosa fare e trova il tempo per farlo

Post n°24 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
Tag: tempo
Foto di sangelblog

Quante volte hai udito il commento: "Come vola il tempo!"? Quando
sei colmo di gioia e di felicità, quando dai il meglio di te stesso, quando vivi
per gli altri e ti preoccupi intimamente del bene del tutto, il tempo vola
davvero e ne gusti ogni secondo. Tu vivi nel tempo, ma non è necessario lasciare
che esso divenga un fardello e ti travolga. Vi è un tempo per tutto, per tutte
le cose che vuoi fare, poiché sarai tu a trovare il tempo per esse. Ogni
individuo possiede la stessa quantità di tempo, ma è il modo nel quale la si
utilizza che conta; non ti lamentare dunque se alcune anime hanno più tempo di
altre. Non essere mai schiavo del tempo, ma fanne invece il tuo
servitore.


Devi decidere cosa fare e poi dedicartici: scoprirai di avere il
tempo di farlo.

 
 
 

Lacrime per amore

Post n°23 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
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Ieri qualcuno ha sorriso.. perchè mi ha vista piangere e ha detto che è "una cosa bella perchè si piange per amore"... forse ha ragione.. si piange quando si ama qualcuno.. si piange tanto. Piangere per qualcuno che ami però fa male. Soprattutto quando sai che non serve, che non risolve nulla, che non cambierà la realtà.

 
 
 

Medi amori....

Post n°22 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
Tag: amore
Foto di sangelblog

...... forse non ci sono medi amori....

.....ma a volte non sai come chiamarlo....

... a volte....

 
 
 

Mani e carezze

Post n°21 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
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Mani...Le tue...

Delicate. E anche vissute.

Le mani che sanno!

Dolci e forti.

Le mani che sanno distinguere.

Intelligenti, buone,

decise, tenere.

Mie! Sono le mani per me.

Che abbracciano la mia anima!

La accarezzano.

La amano...

Mie dolci mani!

(Annamaria Petrova)

 
 
 

Il sesso (Anais Nin)

Post n°20 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
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Il sesso deve essere innaffiato di lacrime,
di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le
spezie della paura, di viaggi all� estero, di facce nuove, di romanzi,
di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di
vino.
Solo il battito unito del sesso e del cuore pu� creare l� estasi.
(Anais Nin)

 
 
 

Il potere della donna: esiste davvero?

Post n°19 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
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"La donna possiede il potere di dare la vita, di generare l'uomo, e questo potere che ha sempre spaventato e spaventa l'uomo."

Questa frase mi ha colpito. Perchè non solo non credo che l'uomo sia spaventato dal potere della donna. Ma spesso, come oggi, non credo che la donna abbia un potere tanto forte.
Anzi, a volte, in giornate come oggi mi capita di pensare che la donna non abbia nessun potere. Non ha nessun modo di decidere nulla.. e il poter generare l'uomo non lo considero un potere. Ci troviamo, mamme e donne, spesso a dover decidere cose che stanno sopra di noi. Cose che non ci competono, ma siamo obbligate a scegliere perchè donne. In virtù di questo potere che non abbiamo scelto, a volte dobbiamo prendere delle decisioni che davvero non hanno senso. E anche se ce l'hanno non spettano a noi.

Perchè mai l'uomo dovrebbe avere paura di un essere tanto debole?

 
 
 

Quando l'amore finisce... e non si ha il coraggio di vedere

Post n°18 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
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A volte capita che l'amore finisca. Che la persona che abbiamo scelto di aver di fianco, per un momento o per la vita, non sia più quella che vogliamo. E cominciamo a farci domande e, assurdo, ci diamo le risposte da soli. Anche se sappiamo che le risposte che ci diamo sono sfalsate da ore e giorni passati con una persona. Non ragioniamo in maniera lucida, e lo sappiamo, ma continuiamo imperterriti.
Anche a me è capitato per ben due volte. La prima con il matrimonio. Dopo 4 anni mi sono resa conto che non era quello che volevo.. anzi che il matrimonio in se non era quello che volevo.. Ero giovane quando mi sono sposata e quando l'ho fatto ero felice. Poi le cose sono cambiate. Lui non era come mi aveva mostrato e io non ero tagliata per fare la mamma casa e chiesa. Ho tentennato tanto tanto prima di decidermi che non era il caso di continuare.. e l'ho mandato fuori di casa. Poi, complice una bellissima amicizia, ho messo centinaia di km tra me e lui. Adesso ci sentiamo ancora. Siamo amici e questo va bene.
Alcuni di voi mi hanno chiesto dove ho trovato il coraggio per farlo. La risposta credo sia : istinto di sopravvivenza. Ero morta in quel rapporto. Ero quella che non sono. E non volevo che quello fosse il momento della mia fine. Ho sempre sognato di avere al mio fianco un uomo con cui condividere tutto. Un uomo con cui avere una complicità infinita. Un uomo che sappia essere cinico quanto basta e quando serve, ma che sappia tirar fuori il lato dolce quando serve. Non sono mai stata un tipo da smancerie e coccole. Ma nemmeno una che se ne frega. Quando sono stata innamorata (e per ora è successo davvero solo una volta) lui era il sole. Ma io giravo anche senza di  lui. Sapevo che c'era anche quando non era li. Ma questa è un'altra storia e ve la racconto un'altra volta :)

 
 
 

Le mani

Post n°17 pubblicato il 25 Aprile 2008 da sangelblog
 
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Nei momenti più bui, quando non sai più cosa fare, a volte basta pochissimo. A volte basta uno sguardo o un sorriso. Una voce amica. Qualsiasi cosa basta in quel momento per darti la spinta a risalire dal fondo in cui stai cadendo. A me, l'altra mattina,  bastata una mano. Il tocco, indeciso e forse un po' timido, di una mano amica. Che nel momento giusto, quando stavo davvero annegando, ha pensato di sfiorare prima, e stringere poi, la mia mano. Mi ha trasmesso tutto quello che potevo desiderare. In quel momento ho rivisto la luce. C'era qualcuno che era lì con me e che non mi lasciava andare. Un amico come pochi ce ne sono. Perchè solo un amico vero ti prende per mano e se ne sta in silenzio . Nessuna parola. Solo le nostre mani, semplicemente appoggiare una nell'altra.
Grazie

 
 
 

Vista Offuscata

Post n°16 pubblicato il 21 Aprile 2008 da sangelblog
 
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Spesso non ci riesce di risolvere i nostri problemi, di
veder chiaro in noi stessi perché siamo troppo compresi della nostra situazione,
troppo chiusi nella nostra personalità. La cosa è troppo vicina e quindi ne
vediamo i particolari ma non le linee d’insieme; essa ci appassiona troppo e
perciò le emozioni ci offuscano la vista.

 
 
 

La complicità

Post n°15 pubblicato il 20 Aprile 2008 da sangelblog
 
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La cosa più bella che vi possa capitare è quella di raggiungere il massimo di gradi di complicità con una persona. Non importa se questa è il vostro compagno per la vita o uno sconosciuto. La complicità rende unico un rapporto. Fosse anche solo per un attimo della vostra vita. Essere complici significa condividere tutte le sensazioni, belle e brutte, significa essere insieme anche quando si è a distanze enormi. Perchè la complicità annulla le distanze, rende possibile tutto. Condividere lo stesso pensiero con una persona, sapere che la si pensa nello stesso modo. Sapere che lui o lei è con te, in quel momento. Esalta ogni sensazione. Amplifica le emozioni. Le rende uniche e non condividibili con altri. Solo vostre.

 
 
 

Innamorarsi: che cosa vi fa innamorare?

Post n°14 pubblicato il 18 Aprile 2008 da sangelblog
 

Ieri ho avuto modo di parlare parecchio con una persona in merito al tema innamorarsi.. si o no? e cosa significa davvero? beh alla fine per fotuna la pensiamo nello stesso modo.. ma sono sicura che non tutti la pensano cosi.. anzi sono sicura che la maggior parte non la pensa proprio come noi...

Dunque partiamo dal principio che la gelosia non deve esistere in un rapporto. Perchè indice di sfiducia o nel partner o in se stessi. E poi.. che cosa vi serve per innamorarvi? mente, fisico, cuore?

Dai ditemi i vostri pensieri sull'innamorarsi che poi vi svelo come la penso  io...

 
 
 

Mamma come mi sento rinco oggi

Post n°13 pubblicato il 17 Aprile 2008 da sangelblog
 
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Io so che c'è una persona che
ogni tanto, anche se non lo dice, legge questo blog. E so anche che
sorride quando riconosce cose scritte da lui o che sa benissimo
rifersi a lui. So che in fondo è una persona fantastica, anche
se ama nascondersi nel suo cinismo innato (come lo definisce). So che
sorriderà leggendo queste righe e che penserà che io
sia una presuntuosa che credo di sapere tante cose. Ma che alla fine
non so nulla. Vero. Non ti conosco. Non so chi sei davvero. Non so
cosa pensi, perchè non dai mai a vedere nulla di quello che ti
passa per la testa. Ma so che sai essere speciale. E che alcune volte
mi piacerebbe sapere che ti passa per la testa. Mi piacerebbe vedere
che c'è oltre al cinismo che ti precede sempre. Alcune volte
ti lasci vedere un pochino.. con un sms carino che mi fa pensare
“oddio e che succede ora?” per poi sgridarmi e dirmi che alcune
volte peso troppo le parole che usi. So che con te non si pesano le
parole. Che dici le cose esattamente come le pensi, senza mezze
misure. Che se sei incazzato non parli, che non parli nemmeno quando
non sei incazzato. Che non ti lasci andare ai convenevoli perchè
non servono, ma che sai dare un abbraccio quando sai che serve. Che
sai passare dal discorso serio a quello meno serio senza fatica e che
senza fatica ci porti chi ti pare. Però alla fine non so
nulla. So che sai che ti adoro. Sai che sto bene quando sto con te.
Anche quando stiamo a kilometri di distanza. So che sai bene quanto
ti voglio bene. So che sai che mi piacerebbe un casino innamorarmi di
te e so che sai che probabilmente non succederà mai. E' questo
che rende tanto magico il nostro rapporto. So che ci sei sempre.
Anche se non ti fai sentire e te ne stai in silenzio. So che sai che
ci sono sempre anche se so che non mi cercherai. Perchè tu
piangi da solo. Oppure fai come me: dormi.


Ti adoro per come sei e per come non
sei. Quando sei rinco e quando non lo sei. Sei speciale. Mi ricordi
tantissimo una persona che per me è stata tutto e ancora lo è.
Hai tantissimo in comune con lui. Anche tu saresti un pessimo
fidanzato. Esattamente come lo era lui. Nonostante questo conitnuo ad
adorarti e spero di svegliarmi ancora con la voglia di sentirti come
ogni tanto mi capita. E magari di trovare un tuo sms pazzo nel cell
.. tipo “caffè e poi ufficio.. mamma come mi sento rinco
oggi “


Ti adoro..

 
 
 

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