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"Se visitate il Cementerio General di Santiago, in Cile, vi troverete un ampio monumento di granito che ne cinge su un lato la periferia: si tratta di un muro della Memoria, eretto nel febbraio del 1994, pochi anni dopo il ritorno della democrazia nel mio paese. La superficie di pietra reca incisi tantissimi nomi, oltre 4000: tutte quelle persone sono morte per mano delle forze di sicurezza del generale Augusto Pinochet, sotto la sua dittatura che si protratta dall'11 settembre 1973 all'11 marzo 1990. Accanto ai nomi di 1002 uomini e donne manca la data di morte: quelli sono i desaparecidos, gli scomparsi a cui i familiari non hanno potuto dare sepoltura.
Le iscrizioni non occupano tutta la superficie del muro: su un lato gli scalplellini e gli architetti hanno lasciato un'enorme lastra di pietra, prevedendo che quello spazio sarebbe risultato necessario per incidervi i nomi delle altre vittime( ... )
Il monumento cileno non comprende i nomi di coloro che hanno perso il posto di lavoro, la casa, la previdenza sociale e la pensione in seguito al colpo di stato del 1973: si stima che oltre un milione di persone abbia conosciuto questa sorte: Né comprende gli abitanti delle baraccopoli che, notte dopo notte, sono stati rastrellati da pattuglie, picchiati, costretti a rimanere sull'attenti, nudi, in un campo di calcio mentre, al di là delle luci abbaglianti, le loro mogli e madri e i loro bambini erano costretti ad assistere alla scena.
Non vi compaiono nemmeno i nomi degli esuli e degli emigranti, quasi un milione di persone, vale a dire all'incirca un decimo della popolazione cilena, che hanno lasciato il paese all'epoca del golpe dei militari ( ... )
No quel muro non accoglie i nomi delle centinaia di migliaia di persone torturate e poi sopravvissute, e non riporta nemmeno i loro ricordi".
* di Ariel Dorfman
Sono 33 anni che attendo... ora mi dispiace solo che all'inferno ci arrivi dal suo letto
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