LA VITA COS'E'???
Una felicità che finora l'uomo non ha mai conosciuto: la felicità di un dio colmo di potenza e d'amore, di lacrime e di riso, una felicità che, come il sole alla sera, non si stanca di effondere doni della sua ricchezza inestinguibile e li sparge nel mare, e come il sole, soltanto allora si sente assolutamente ricca, quando anche il più povero pescatore rema con un remo d'oro! Questo sentimento divino si chiamerebbe, allora -umanità!
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Avvocato Cossi, come l'ANFI si distingue dalle altre associazioni già presenti nel settore?
"L'associazione è nata lo scorso dicembre dopo l'incontro con Vittorio Vezzetti (medico pediatra, responsabile scientifico nazionale ANFI e autore del libro "Nel nome dei figli"). La nostra associazione si differenzia dalle altre - dall'AMI (Associaione Matrimonialisti Italiani) e dall'AIAF (Associazione Italiana Avvocati per la Famiglia e i Minori) per citare due esempi di realtà di cui comunque faccio già parte - perché non è costituita da esponenti dello stesso ordine professionale, ma da operatori provenienti da ambiti professionali diversi: pediatri, medici, psicologi, mediatori, avvocati. Vogliamo dare un supporto alla famiglia a 360 gradi, anche prima che la crisi di coppia sia definitiva e si arrivi al giudizio".
In che modo si può intervenire?
"Si possono accompagnare genitori e figli in un percorso che possa salvare l'equilibrio psicologico di ciascuno. Soprattutto, i genitori vanno educati a fare i genitori. Se poi accade la separazione, bisogna cercare di farla vivere ai figli come semplice "novità" e non come trauma. E' piuttosto il modo in cui viene vissuta a renderla pesante per i bambini: dalle violenze a cui assistono in famiglia prima, all'alienazione genitoriale poi, ovvero quella campagna di indottrinamento volta a indurre nei figli l'ostilità e il rigetto verso l'altro genitore. I tribunali non la riconoscono - per questo è importante portare nei processi gli studi scientifici - e non ci sono aspetti sanzionatori per il genitore alienante".
Perché in Italia la legge sull'affido condiviso fa così fatica ad essere applicata?
"Ci sono vari fattori. Innanzitutto nel nostro Paese si fa fatica a introdurre nei tribunali le conquiste della scienza. Molti studi, come approfondito anche dal dottor Vezzetti, dimostrano inequivocabilmente quanto sia importante per i figli la presenza sia del padre che della madre. E' dimostrato a livello scientifico che la mancanza della bigenitorialità causa squilibri psicologici nei bambini e nei ragazzi, che più frequentemente incontrano problemi scolastici, tabagismo, alcolismo, difficoltà socio-relazionali".
Quali altri fattori intervengono?
"Ci sono solidi retaggi culturali che vedono anccora la madre come punto di riferimento principale e che andrebbero abbattuti. La ripartizione paritaria dei tempi fra i due genitori aiuterebbe necessariamente a diminuire la conflittualità che scoppia in tribunale. Ci sarebbero meno litigi per decidere quante ore a casa dell'uno e dell'altro e anche la suddivisione degli oneri economici sarebbe meno sbilanciata, dovendo entrambi gli ex coniugi mantenere i fgli per un tempo paritario. In questo modo si snellirebbero anche i tempi lunghi della giustizia. Infine, bisogna sottolineare che ci sono tanti interessi di lobby, dagli avvocati ai consulenti, che non intendono spezzare equilibri di categorie professionali molto ben consolidati".
Come si può cambiare questa situazione?
"Bisogna animare il confronto e riacquistare il dialogo su queste nuove realtà. Sensibilizzare le coscienze per modificare poco a poco i retaggi culturali, anche se il percorso sarà sicuramente lungo. Poi c'è l'aspetto normativo: lavoriamo per la modifica della legge 54/2006, che in linea di principio ci piace, ma è totalmente disapplicata nei tribunali. Se ne discute da due anni, grazie all'impegno delle senatrici Baio e Gallone, e attualmente se ne sta occupando la Commissione Giustizia del Senato. Speriamo che entro questa legislatura si raggiunga l'obiettivo".
Quali modifiche legislative chiedete?
"Chiediamo che venga ufficialmente e inequivocabilmente introdotta nella legge la suddivisione paritaria dei tempi, a parte ovviamente i casi di gentiori con gravi disagi socio-psicologici. Perché attualmente viene riconosciuto il principio dell'affido condiviso, ma nella realtà non viene applicato. Anzi, i tribunali haanno introdotto la pratica del collocamento principale del minore presso un solo genitore: la legge 54/2006 non lo prevede, è totalmente inventato".
Maria Carla Rota
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