scardanellidiario di poesia dalla città dove si applaude ai tramonti |
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PESARO, LA CITTA' DOVE SI APPLAUDE AI TRAMONTI
"L’ultima cosa poi ti lascio: domani è il giorno più lungo dell’anno (o non era oggi?), qui da noi si è soliti andare al porto e vedere il tramonto del sole. Il sole, in questo periodo dell’anno, tramonta sul mare con spettacoli di colori sfavillanti. E normalmente c’è parecchia gente (una mezza dozzina di pescatori e qualche triste aspirante poeta) ad assistere a questo spettacolo che poi si chiude con uno spontaneo applauso al sole e al cielo che si colora dell’immenso.
Potrei lavorare all’azienda di promozione turistica, vero?"
L'amore aiuta a vivere, a durare,
l'amore annulla e da principio. E quando
chi soffre o langue o spera, se anche spera,
che un soccorso s'annunci da lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.
La mia pena è durare oltre quest'attimo.
Mario Luzi - Aprile-Amore
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JOSEPH
Aveva quell’aria indifferente ed inaccessibile, che riescono ad avere solo i giovani vecchi. Era posseduto dallo strazio dei ricordi, dal cielo muto e fermo come il nero mare in bonaccia. Sapeva che una notte ne conteneva un’altra e conosceva il matto artista del tutto. Una atroce mestizia pareva soffocargli il bel viso emaciato. Sentiva la colpa di essere figlio cieco e bastardo di Adamo. A volte piangeva e le lacrime erano la cornice di poesie strambe che dedicava all’amore. Amava filosofare a stomaco vuoto, mentre il mare consumava la nave e il tempo erodeva le intuizioni. Si suicidò e nessuno capì il perché. Certo il verdetto fu di colpevolezza. Il suo funerale fu un apoteosi di folla - beato chi non sopravvive ai propri cari! Una calma meravigliosa pervadeva il mondo ora che comprese non esserci filosofia dell’Uno.
Pubblicato il 30.04.09 su www.poetilandia.com
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Propongo quella che si ritiene essere l'ultima poesia di Mario Luzi:
Lasciami, non trattenermi nella tua memoria era scritto nel testamento ed era un golfo di beatitudine nel nulla o un paradiso di luce e vita aperta senza croce di esistenza che sorgeva dalle carte ammuffite nello scrigno. E lei ne fu offesa, e nascevano, ne sentì prima rimorso e poi letizia, impensate latitudini nelle profondità del desiderio, ecco, la trascinava una celestiale oltremisura fuori dalla ministoria, oh grazia. Si scioglievano l’uno dall’altro i due e ogni altro compresente, si perdevano sì, però si ritrovavano perduti nell’infinito della perdita – era quello il sogno umano della pura assolutezza. Mario Luzi
Come detto, quasi certamente questa è l’ultima poesia di Mario Luzi. La morte è arrivata qualche giorno dopo. Ed è sorprendente che il primo verso, dal quale il curatore ha preso il titolo del volume, riproduca le parole pronunciate da Gesù a Maria Maddalena, la prima persona alla quale è apparso – secondo il Vangelo di Giovanni – dopo essere resuscitato. Lì, davanti all’ingresso del sepolcro da cui era uscito, alla donna che lo scambia per il giardiniere, Gesù si rivolge chiamandola per nome: “Maria”, e lei così lo riconosce. Lui le dice: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio” (cfr.: Gv, 20, 17). Ecco, Luzi scrive: “non trattenermi”. A chi si rivolge? Forse a sé stesso, a quella parte di sé che vorrebbe ancora legarlo alla terra, alle cose umane, finite. Forse Luzi in quegli ultimi giorni di febbraio si è reso conto che la sua traiettoria si è conclusa e che non ci sono più motivi per continuare a tendere la corda dell’esistenza, quella tensione che definisce "il sogno umano/ della pura assolutezza”. Certo, sono ipotesi queste. Ma tutta la poesia di Luzi sin dall’inizio è protesa verso la testimonianza di fede cristiana, ma anche verso la macerazione di una fede che si rinnova nel dubbio quotidiano. Il tormento di vivere e la necessità di rinascere ogni giorno nella gioia. (Commento di Ottavio Rossani da www.corriere.it) |
Post n°56 pubblicato il 13 Aprile 2009 da scardanelli
Padre mio, mi sono affezionato alla terra quanto non avrei creduto. È bella e terribile la terra. Io ci sono nato quasi di nascosto, ci sono cresciuto e fatto adulto in un suo angolo quieto tra gente povera, amabile e esecrabile. Mi sono affezionato alle sue strade, mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti, le vigne, perfino i deserti. È solo una stazione per il figlio Tuo la terra ma ora mi addolora lasciarla e perfino questi uomini e le loro occupazioni, le loro case e i loro ricoveri mi dà pena doverli abbandonare. Il cuore umano è pieno di contraddizioni ma neppure un istante mi sono allontanato da te. Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi o avessi dimenticato di essere stato. La vita sulla terra è dolorosa, ma è anche gioiosa: mi sovvengono i piccoli dell’uomo, gli alberi e gli animali. Mancano oggi qui su questo poggio che chiamano Calvario. Congedarmi mi dà angoscia più del giusto. Sono stato troppo uomo tra gli uomini o troppo poco? Il terrestre l’ho fatto troppo mio o l’ho rifuggito? La nostalgia di te è stata continua e forte, tra non molto saremo ricongiunti nella sede eterna. Padre, non giudicarlo questo mio parlarti umano quasi delirante, accoglilo come un desiderio d’amore, non guardare alla sua insensatezza. Sono venuto sulla terra per fare la tua volontà eppure talvolta l’ho discussa. Sii indulgente con la mia debolezza, te ne prego. Quando saremo in cielo ricongiunti sarà stata una prova grande ed essa non si perde nella memoria dell’eternità. Ma da questo stato umano d’abiezione vengo ora a te, comprendimi, nella mia debolezza. Mi afferrano, mi alzano alla croce piantata sulla collina, ahi, Padre, mi inchiodano le mani e i piedi. Qui termina veramente il cammino. Il debito dell’iniquità è pagato all’iniquità. Ma tu sai questo mistero. Tu solo. MARIO LUZI |
[T. S. Eliot, The Waste Land – New York, 1922]
[LA TERRA DESOLATA - Bompiani, traduzione e cura di Roberto Sanesi] |
Post n°54 pubblicato il 05 Marzo 2009 da scardanelli
![]() Sogno : Johann Liss 2007 - album di stefano abbiati
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CARA ELUANA Cara Eluana, come stai? Sei già in Cielo, vero? Sì, già ci starai guardando dall’Alto, ma non perché come qualcuno dice tu sia già morta diciassette anni fa, ma perché le ragazze belle e dolci come te volano direttamente in Cielo. E perché chi soffre anche solo un minuto quello che hai passato tu, non può non andare subito in Cielo – ne sono certo. Senti, io volevo dirti un paio di cose e so che tu dal Cielo capirai perfettamente quello che intendo, anche se le mie parole sono confuse e poca cosa. Sono sicuro che, adesso che sei davanti a Maria, e vicino a Piergiorgio, a Terry e a mio cugino Daniele, le cose di quaggiù poco ti toccheranno, ma mi sento in dovere di parlarti con franchezza. Innanzitutto, voglio chiederti sinceramente scusa: scusa perché non siamo stati capaci di esserti amico e fratello, padre e madre, tua sorella e tuo confidente, come ti saresti meritata; perché non abbiamo voluto capire il tuo silenzio ed il tuo respiro, perché non ti abbiamo accarezzato tutte le volte che ne avevi bisogno; e poi perché non ti abbiamo sempre trattato con la dignità e l’affetto che meriti; perché ci siamo dimenticati di te per tanto, troppo tempo e perché qualcuno – piccolo, piccolo – ha osato strumentalizzare la tua immensa sofferenza e quella di chi ti vuole bene per i propri sporchi giochetti; perché ci siamo permessi di insultare tuo babbo e di sfilare in corteo invocando la tua morte, come si fa ad una partita di pallone; perché abbiamo riscoperto ideologie da dinosauri per certificare cosa ti avrebbero dovuto fare; perché come medici ci siamo detti “devastati” dalla tua vicinanza, invece di impegnarci per il tuo benessere; perché addirittura abbiamo ridicolizzato e offeso le suorine, tue unici angeli nella malattia. Perdonaci perché abbiamo tanto parlato su di te e gridato di te, come se conoscessimo la Verità, e invece poco o nulla abbiamo pensato, ascoltato e pregato per te. Infine volevo chiederti una preghiera: tu che sei un angelo prega affinché nessuno di noi abbia da soffrire per sè o per i suoi cari quello che tu hai sofferto e quello che hanno sofferto le persone che ti vogliono bene. Sai, non penso che ne saremmo capaci. Ci abbiamo capito tanto poco del tuo dolore, che probabilmente non saremmo assolutamente capaci di soffrire altrettanto, se tu non vieni in nostro soccorso. Anche di questa nostra debolezza, voglio chiedere perdono a te e a Gesù, ma siamo uomini e il dolore è un mistero che tanto ci pesa. Un mistero che solo sostenendoci a vicenda possiamo cercare di sopportare. Ecco, ho finito. Grazie di avermi ascoltato. Prega tanto per tuo babbo, tua mamma, le suore di Lecco e tutti quelli che ti hanno voluto bene. Ti ricorderò sempre con affetto. Ciao Eluana! Un bacio grande! Luca
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Stillate cieli dall'alto Stillate cieli dall'alto.
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![]() gocce di stelle - album di HiSpAnIcO[reloaded] DI GREZZE STELLE Di grezze stelle piange il firmamento. Il loro raggio è sale una luce che sa di mare. E io nato senza perle sono una conchiglia, un torrente che un argine imbriglia. Tu che ignori questa luce dei sensi sei un lutto d'innocenza amara. I sogni imprigiona una dura fatica, il fuoco delle parole per questa carcassa è il solo lenimento. Ma quest'amore pure senza di me t'avrà sempre. |
![]() OCEAN VIEW - album di Mundilfari Nella faccia dell'altro Pezzi di amore eterno Alla viltà si inginocchia Agnes pensa:
Pubblicato su www.poetilandia.com il 18.10.2008 |
Post n°48 pubblicato il 11 Settembre 2008 da scardanelli
Dodici settembre Vado lontano.
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Nickname: scardanelli
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![]() ![]() ![]() ![]() Età: 50 Prov: PS |
Inviato da: jovi
il 10/10/2011 alle 16:57
Inviato da: scardanelli
il 16/05/2011 alle 18:43
Inviato da: smeraldoeneve
il 15/05/2011 alle 19:38
Inviato da: scardanelli
il 29/04/2011 alle 22:12
Inviato da: smeraldoeneve
il 27/04/2011 alle 14:54