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diario di poesia dalla città dove si applaude ai tramonti

 

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JOSEPH

Post n°59 pubblicato il 06 Maggio 2009 da scardanelli
 

 

JOSEPH

 

Aveva quell’aria indifferente ed inaccessibile,

che riescono ad avere solo i giovani vecchi.

Era posseduto dallo strazio dei ricordi,

dal cielo muto e fermo come il nero mare in bonaccia.

Sapeva che una notte ne conteneva un’altra

e conosceva il matto artista del tutto.

Una atroce mestizia pareva

soffocargli il bel viso emaciato.

Sentiva la colpa di essere

figlio cieco e bastardo di Adamo.

A volte piangeva e le lacrime erano

la cornice di poesie strambe che dedicava all’amore.

Amava filosofare a stomaco vuoto,

mentre il mare consumava la nave

e il tempo erodeva le intuizioni.

Si suicidò e nessuno capì il perché.

Certo il verdetto fu di colpevolezza.

Il suo funerale fu un apoteosi di folla

- beato chi non sopravvive ai propri cari!

Una calma meravigliosa pervadeva il mondo

ora che comprese non esserci filosofia dell’Uno.

 

 

                               Pubblicato il 30.04.09 su www.poetilandia.com

 

 
 
 

Lasciami, non trattenermi

Post n°57 pubblicato il 20 Aprile 2009 da scardanelli
 

Propongo quella che si ritiene essere l'ultima poesia di Mario Luzi:

 

Lasciami, non trattenermi

nella tua memoria

era scritto nel testamento

ed era un golfo

di beatitudine nel nulla

                  o un paradiso

di luce e vita aperta

senza croce di esistenza

che sorgeva dalle carte

ammuffite nello scrigno.

E lei ne fu offesa,

e nascevano, ne sentì prima rimorso

e poi letizia, impensate latitudini

nelle profondità del desiderio,

ecco, la trascinava

una celestiale oltremisura

fuori dalla ministoria, oh grazia.

Si scioglievano

l’uno dall’altro i due

e ogni altro compresente,

si perdevano sì,

                           però si ritrovavano

perduti nell’infinito della perdita –

era quello il sogno umano

della pura assolutezza.

                        Mario Luzi

 

Come detto, quasi certamente questa è l’ultima poesia di Mario Luzi. La morte è arrivata qualche giorno dopo. Ed è sorprendente che il primo verso, dal quale il curatore ha preso il titolo del volume, riproduca le parole pronunciate da Gesù a Maria Maddalena, la prima persona alla quale è apparso – secondo il Vangelo di Giovanni – dopo essere resuscitato. Lì, davanti all’ingresso del sepolcro da cui era uscito, alla donna che lo scambia per il giardiniere, Gesù si rivolge chiamandola per nome: “Maria”, e lei così lo riconosce. Lui le dice: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio” (cfr.: Gv, 20, 17).  Ecco, Luzi scrive: “non trattenermi”. A chi si rivolge? Forse a sé stesso, a quella parte di sé che vorrebbe ancora legarlo alla terra, alle cose umane, finite. Forse Luzi in quegli ultimi giorni di febbraio si è reso conto che la sua traiettoria si è conclusa e che non ci sono più motivi per continuare a tendere la corda dell’esistenza, quella tensione che definisce "il sogno umano/ della pura assolutezza”. Certo, sono ipotesi queste. Ma tutta la poesia di Luzi sin dall’inizio è protesa verso la testimonianza di fede cristiana, ma anche verso la macerazione di una fede che si rinnova nel dubbio quotidiano. Il tormento di vivere e la necessità di rinascere ogni giorno nella gioia.  (Commento di Ottavio Rossani da www.corriere.it)

 
 
 

VIA CRUCIS

Post n°56 pubblicato il 13 Aprile 2009 da scardanelli

Padre mio, mi sono affezionato alla terra

quanto non avrei creduto.

È bella e terribile la terra.

Io ci sono nato quasi di nascosto,

ci sono cresciuto e fatto adulto

in un suo angolo quieto

tra gente povera, amabile e esecrabile.

Mi sono affezionato alle sue strade,

mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti,

le vigne, perfino i deserti.

È solo una stazione per il figlio Tuo la terra

ma ora mi addolora lasciarla

e perfino questi uomini e le loro occupazioni,

le loro case e i loro ricoveri

mi dà pena doverli abbandonare.

Il cuore umano è pieno di contraddizioni

ma neppure un istante mi sono allontanato da te.

Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi

o avessi dimenticato di essere stato.

La vita sulla terra è dolorosa,

ma è anche gioiosa: mi sovvengono

i piccoli dell’uomo, gli alberi e gli animali.

Mancano oggi qui su questo poggio che chiamano Calvario.

Congedarmi mi dà angoscia più del giusto.

Sono stato troppo uomo tra gli uomini o troppo poco?

Il terrestre l’ho fatto troppo mio o l’ho rifuggito?

La nostalgia di te è stata continua e forte,

tra non molto saremo ricongiunti nella sede eterna.

Padre, non giudicarlo

questo mio parlarti umano quasi delirante,

accoglilo come un desiderio d’amore,

non guardare alla sua insensatezza.

Sono venuto sulla terra per fare la tua volontà

eppure talvolta l’ho discussa.

Sii indulgente con la mia debolezza, te ne prego.

Quando saremo in cielo ricongiunti

sarà stata una prova grande

ed essa non si perde nella memoria dell’eternità.

Ma da questo stato umano d’abiezione

vengo ora a te, comprendimi, nella mia debolezza.

Mi afferrano, mi alzano alla croce piantata sulla collina,

ahi, Padre, mi inchiodano le mani e i piedi.

Qui termina veramente il cammino.

Il debito dell’iniquità è pagato all’iniquità.

Ma tu sai questo mistero. Tu solo.

                                              MARIO LUZI

 
 
 

Aprile è il mese più crudele

Post n°55 pubblicato il 01 Aprile 2009 da scardanelli
 

April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.

[T. S. Eliot, The Waste Land – New York, 1922]

 

Aprile è il mese più crudele, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia di primavera

[LA TERRA DESOLATA - Bompiani, traduzione e cura di Roberto Sanesi]

 
 
 

Ho sognato di dormire

 

 

Sogno : Johann Liss 2007 - album di stefano abbiati
Sogno : Johann Liss 2007 - album di stefano abbiati




Ho sognato di dormire

Ho sognato di dormire in un quadro.
Ero l'uomo che guarda senza occhi,
poi il ladrone guasto che bestemmia,
infine il Lazzaro che non risorge.
Le generazioni passano
quasi i sentimenti fossero steli
che cedono al vento d'autunno.
E il mare di vetro di novembre
mi sta aspettando.
E mi guarda come avessi un senso.
Guarda! Mamma, quell'uomo cade!
Mi rimbalza sulla faccia - greve -
il tonfo dello schianto.
Mi sono svegliato in una bolla di ripugnanza.
Nessuno sa che sono quì.
Oh, per favore amatemi:
questo sogno è troppo triste.

                                        
           Pubblicato su www.poetilandia.com il 05.03.2009

 
 
 

CARA ELUANA

Post n°53 pubblicato il 09 Febbraio 2009 da scardanelli
 
Tag: Eluana

CARA ELUANA


Cara Eluana,


come stai? Sei già in Cielo, vero? Sì, già ci starai guardando dall’Alto, ma non perché come qualcuno dice tu sia già morta diciassette anni fa, ma perché le ragazze belle e dolci come te volano direttamente in Cielo. E perché chi soffre anche solo un minuto quello che hai passato tu, non può non andare subito in Cielo – ne sono certo.


Senti, io volevo dirti un paio di cose e so che tu dal Cielo capirai perfettamente quello che intendo, anche se le mie parole sono confuse e poca cosa. Sono sicuro che, adesso che sei davanti a Maria, e  vicino a Piergiorgio, a Terry e a mio cugino Daniele, le cose di quaggiù poco ti toccheranno, ma mi sento in dovere di parlarti con franchezza.


Innanzitutto, voglio chiederti sinceramente scusa: scusa perché non siamo stati capaci di esserti amico e fratello, padre e madre, tua sorella e tuo confidente, come ti saresti meritata; perché non abbiamo voluto capire il tuo silenzio ed il tuo respiro, perché non ti abbiamo accarezzato tutte le volte che ne avevi bisogno; e poi perché non ti abbiamo sempre trattato con la dignità e l’affetto che meriti; perché ci siamo dimenticati di te per tanto, troppo tempo e perché qualcuno – piccolo, piccolo – ha osato strumentalizzare la tua immensa sofferenza e quella di chi ti vuole bene per i propri sporchi giochetti; perché ci siamo permessi di insultare tuo babbo e di sfilare in corteo invocando la tua morte, come si fa ad una partita di pallone; perché abbiamo riscoperto ideologie da dinosauri per certificare cosa ti avrebbero dovuto fare; perché come medici ci siamo detti “devastati” dalla tua vicinanza, invece di impegnarci per il tuo benessere; perché addirittura abbiamo ridicolizzato e offeso le suorine, tue unici angeli nella malattia.


Perdonaci perché abbiamo tanto parlato su di te e gridato di te, come  se conoscessimo la Verità, e invece poco o nulla abbiamo pensato, ascoltato e pregato per te.


Infine volevo chiederti una preghiera: tu che sei un angelo prega affinché nessuno di noi abbia da soffrire per sè o per i suoi cari quello che tu hai sofferto e quello che hanno sofferto le persone che ti vogliono bene. Sai, non penso che ne saremmo capaci. Ci abbiamo capito tanto poco del tuo dolore, che probabilmente non saremmo assolutamente capaci di soffrire altrettanto, se tu non vieni in nostro soccorso. Anche di questa nostra debolezza, voglio chiedere perdono a te e a Gesù, ma siamo uomini e il dolore è un mistero che tanto ci pesa. Un mistero che solo sostenendoci a  vicenda possiamo cercare di sopportare.


Ecco, ho finito. Grazie di avermi ascoltato. Prega tanto per tuo babbo, tua mamma, le suore di Lecco e tutti quelli che ti hanno voluto bene. Ti ricorderò sempre con affetto.


Ciao Eluana! Un bacio grande!


Luca


 

 
 
 

STILLATE CIELI DALL'ALTO

Post n°52 pubblicato il 23 Dicembre 2008 da scardanelli
 

vieni Signore Gesù - come Jesus Christ - album di imawalker
vieni Signore Gesù - come Jesus Christ - album di imawalker


Stillate cieli dall'alto

Stillate cieli dall'alto.
Un pastorello e le stelle
Ti pregano Emmanuele,
altissima Sapienza di più alto Amore.
Tacciono davanti a te i re
e le nazioni tutte Ti invocano
Vieni dove domina la menzogna,
dove insegna l'ignoranza
e la libertà è abusata,
vieni dove la giustizia è sporcata.
Dal carcere delle tenebre
la Tua Santa ostinazione
strapperà l'uomo prigioniero.
Hai promesso al mondo:
ci sarò domani e per sempre.
Sei il sole di Grazia
che trasfigura l'universo intero.
Non tardare, vieni a liberarci.


     Pubblicato su www.poetilandia.com il 23.12.2008                                      

 
 
 

DI GREZZE STELLE

Post n°51 pubblicato il 30 Novembre 2008 da scardanelli
 


gocce di stelle - album di HiSpAnIcO[reloaded]
gocce di stelle - album di HiSpAnIcO[reloaded]


DI GREZZE STELLE


Di grezze stelle piange il firmamento.
Il loro raggio è sale

una luce che sa di mare.
E io nato senza perle
sono una conchiglia,
un torrente che un argine imbriglia.
Tu che ignori
questa luce dei sensi
sei un lutto
d'innocenza amara.
I sogni imprigiona una dura fatica,
il fuoco delle parole
per questa carcassa
è il solo lenimento.

Ma quest'amore pure senza di me
t'avrà sempre.

                                            
                                   Pubblicato su www.poetilandia.com il 28.11.2008




 
 
 

AGNES

Post n°50 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da scardanelli
 


OCEAN VIEW - album di Mundilfari
OCEAN VIEW - album di Mundilfari


Nella faccia dell'altro
Agnes cerca il ritorno
di speranze antiche.
E se vi è una speranza
è speranza inconfessabile
spasmo di un'interna ferita.


Pezzi di amore eterno
cadono come pupazzi
il mercoledì delle Ceneri
mentre il tumore
sbuccia l'arancia
della pelle degli amanti.


Alla viltà si inginocchia
l'omuncolo senza passione
che non crede in nulla
di vera coscienza
e se ne gloria e governa
il mondo con cinismo.


Agnes pensa:
la poesia è risarcimento all'orrore.

                           

                                 Pubblicato su www.poetilandia.com il 18.10.2008

 
 
 

Dodici settembre

Post n°48 pubblicato il 11 Settembre 2008 da scardanelli
 

Dodici settembre

Oggi piango mio padre
e tu – lontano – piangi tuo padre.
Nel caos della nuova guerra,
un folle ride
e aspetta il paradiso
promesso da un dio demente e barbaro.

Gli idoli dell’odio
dell’uomo, della menzogna,
della stupidità,
del potere sono crollati;
o – peggio - ancora resistono.
E io piango mio padre.
Ma non conosco tuo padre
che vive e muore nella fossa,
ove il fango è l’aria che si respira.

E una donna
mi chiede se c’è più di un bacio,
magari una carezza.
Chiudo gli occhi
e faccio l’amore
e quando mi sveglio,
al mio fianco, solo,
un corpo bruciato.

È un miracolo
quanto a lungo può durare
un mondo che le nostre menti
hanno creato.
Un mondo
così pieno di merda.

Ti ho visto nella notte,
dove un demone travestito da dio
e il suo popolo di trogloditi
saccheggiava le mense
di sacerdoti corrotti
e grassi e stupidi.
Colpevoli.
Tutti colpevoli.
All’inferno.
Zap him again!
Zap the son of a bitch again!

Vado lontano.
Vado dove nessuno
può sentirmi piangere
o ridere.
I bimbi posano gli zaini:

il gioco è finito.
I bimbi si abbracciano,
prima di lanciarsi nel vuoto:
lo spettacolo della morte è iniziato.
E non finirà.
Perché tutto sa di bruciato,
di sporco, di miseria,
di passato, di orrore.

Un bimbo mi chiama.
Sta guardando
il sole del 12/9 sorgere.
Ha gli occhi pieni di lacrime.
Suo padre è morto.
Ed il paradiso promesso
è una bugia.
Lo abbraccio e piango.
Perché oggi
anche mio padre è morto
ed anche il mio paradiso
è una bugia.

E' vero: non viviamo in mondi separati.


                                  Pubblicato su www.poetilandia.com il 11.09.2008

Children of war times - album di john max
            



 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: scardanelli
Data di creazione: 26/05/2006
 

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