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Post n°1242 pubblicato il 24 Febbraio 2013 da paperino61to
Questo racconto, lo ammetto sinceramente , è un piccolo e umile omaggio ad uno scrittore : Sergio Bambaren ( vi consiglio caldamente di leggerlo ).
L’alba mi dà il buongiorno con i primi raggi del sole, apro gli occhi e come se tornassi bambino rimango incantato dalla bellezza della natura. Voli di gabbiani annunciano una nuova giornata, l’aria salmastra del mare mi abbraccia dandomi il suo saluto . Accendo il fuoco, anni di scout mi sono serviti anche per questo, la caffettiera è quasi pronta mentre mi guardo intorno. Il limbo di paradiso che mi circonda mi accoglie caldamente, sono solo , nessuno oltre me e le creature che vi abitano. Un pezzo di terra incontaminato dalla mano distruttrice dell’uomo. Vengo da anni in questo posto sconosciuto ai tanti quando voglio “ staccare “ la spina dal mondo civile,parola non esatta ma che rende bene l’idea. Qui stress, rabbia, invidia non esistono, qui sei solo con la tua voglia di vivere, di godere delle piccole cose , delle cose semplici che abbiamo perso per strada. La magia del posto è tutt’una con l’azzurro del cielo e del mare. Guardo le onde che si infrangono sulla spiaggia, sono fantastiche, aspetto con trepidazione che l’oceano mi parli, che usi il suo linguaggio per arrivarmi al cuore, lo stesso si può dire del mondo marino e dei suoi abitanti. Gente che ha paura di ciò che non conosce e che non vuole capire, io no, io amo loro e loro amano me; so che può sembrare incredibile ma è così, la vita è partita dal mare,come può fare paura una cosa splendida come questa ? Scopro la tavola da surf che brilla come una stella in una notte oscura, tra poco lei sarà il mio destriero e io il suo cavaliere, insieme cavalcheremo le onde per l’ennesima volta, e come sempre accade , come fosse la prima volta. Ho avuto come compagni di viaggio delfini che mi seguivano felici facendo le loro evoluzioni, mante che osservavano con curiosità ciò che un altro essere stava facendo,un paio di volte uno squalo . Con tutte queste specie ho sempre parlato lo stesso linguaggio : il Rispetto. Poso la tavola sul mare e mi sdraio su di essa, lentamente mi avvio verso l’onda che arriverà e come due amanti ci abbracceremo e in quel momento saremo un’unica cosa. Vedo le onde increspare la superficie del mare dove i raggi del sole brillano come non mai. Eccola l’onda in tutta la sua fiera potenza splendida e affascinante, mi metto in piedi sulla tavola e aspetto di cogliere l’attimo fuggente, in pochi secondi la cavalcherò , sentendomi vivo , senza catene , senza avere paura di dire chi sono , un tutt’uno con l’oceano. Il sole scalda il mio corpo bagnato dagli spruzzi dell’acqua , mentre torno a essere un bambino in preda ad una felicità unica, che mi ha scelto tra milioni di persone. Il battito del cuore canta di gioia e i gabbiani imperterriti volteggiano alla ricerca di cibo, mentre un delfino in lontananza sembra salutarmi. Penso che qualsiasi lavoro che una persona svolga non possa mai essere gratificante come appartenere a questo limbo di paradiso,al cavalcare le onde urlando la propria felicità al cielo, e se questo comporta il distacco dal mondo civile ben venga,perché chiediamoci se alla fine il mondo è veramente civile oppure no.
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