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« Il visitatore misterioso...Serata Tommy Castro »

Il visitatore misterioso (13 capitolo)

Post n°2880 pubblicato il 28 Gennaio 2022 da paperino61to

Riassunto:  Il commissario Berardi con molta fatica e fortuna riesce a risolvere le due indagini che seguiva parallelamente. La prima non ufficiale era scoprire il misterioso visitatore di un'anziana donna: Dora Cattaneo. Dopo varie indagini scopre che questa persona è il marito di una sua nipote: Ambrogio Sovena. L'uomo ha preso il cognome della madre per scoprire e vendicare la morte del padre: Paolo Cremonte. Quest'ultimo indotto al suicidio per una truffa ai suoi danni del marito della Cattaneo: Aldo Borrini e dai suoi complici Madia e Torrisi, i quali hanno confessato com'era stata articolato il piano per fregare Cremonte. Berardi scopre anche una busta contenente degli scritti dove Borrini ammette la truffa. La seconda indagine invece viene risolta grazie a una soffiata di un informatore. Egidio Testa ladro di appartamenti è stato ucciso dal suo socio e amico Franco Liverio, proprietario di una piola. L'assassino lo ha ucciso per divergenze sulla spartizione della refurtiva, come prova gli agenti hanno trovato il portafoglio con i documenti della vittima a casa di Liverio. Messo alle strette l'uomo ha confessato. Per sdebitarsi con il commissario la signora Cattaneo invita quest'ultimo e Maria al locale Bicerin, e mentre sono intenti a festeggiare il programma radiofonico viene interrotto per un annuncio del Governo Badoglio: La resa incondinzionata agli Alleati. 

 

 

 

   Il silenzio cala sul locale, l’unica cosa che siamo in grado di fare è di guardarsi l’uno con l’altro. La mia previsione si è avverata purtroppo, nel tornare a casa Maria si tien stretta a me e le poche persone che incontriamo per strada camminano in fretta a testa bassa.

“Marco, e ora che succederà?”.

“Non lo so Maria, non lo so davvero, ma credo che la guerra non finirà con questo annuncio. I tedeschi si sentiranno traditi e purtroppo sappiamo di che pasta sono fatti, poi come complici avranno sicuramente le milizie del Duce…”.

Ricevo le telefonate di Tirdi e poi di Perino, sono preoccupati per me e per ciò che può accadere nei giorni seguenti.

“Tranquilli ragazzi, sto bene. Ci vediamo domani mattina in ufficio”.

Due giorni vengo convocato dal questore, accanto a lui c’è il podestà.

“Si segga commissario, l’ho convocata qui perché il podestà deve riferirle alcune cose, dopo l’annuncio dell’altra sera alla radio del capo del governo…ma prego signor podestà a lei la parola”.

“Buongiorno commissario, come saprà Badoglio ci ha venduto agli alleati tradendo di fatto il nostro alleato tedesco. Ora come può immaginare, ci troviamo in un serio problema, o rimanere fedeli a un governo traditore o continuare l’alleanza con i tedeschi”.

“Ho capito dove vuole andare a parare, ma noi siamo poliziotti, garanti della giustizia. Da parte mia e dei miei uomini continueremo a svolgere con dedizione e fedeltà il nostro lavoro”.

“Questo mi fa piacere, ma il punto è un altro, lei e i suoi colleghi sarete anche fedeli ai tedeschi?”.

Guardo il questore che con gli occhi mi implora di non dire come la penso veramente, mi conosce da troppo tempo per sapere già la risposta.

“Come ho detto prima saremo fedeli alla Regia Polizia dello Stato Italiano. Se verrà dato un ordine compatibile con il nostro giuramento lo eseguiremo fedelmente dopo prove certe e schiaccianti verso chi si macchia di gravi delitti”.

“Ha mai pensato di fare il politico caro Berardi? Lei ha risposto evasivamente alla mia domanda…ciò non toglie che lei e i suoi uomini d’ora in avanti prenderete ordine da me e dalla persona che ora vi presento. Credo di essere stato abbastanza chiaro!!”.

“Herren, vi prego, credo che il kommissar Berardi ci offrirà la sua più totale collaborazione, non ho dubbi. Permette che mi presenti, Oberstleutnant Hugo Kross capo dei reparti divisione SS-Leibstandarte Adolf Hitler di stanza nella vostra città. I miei reparti al completo arriveranno entro la giornata di oggi e spero che i cittadini della vostra città saranno collaborativi con noi. Conto su di voi kommissar e sui vostri uomini perché ciò accada. Ecco l’elenco delle nostre sedi, il mio grazie va al podestà e al prefetto che hanno individuato questi luoghi”.

 

Prendo la lista e con notevole stupore vedo che Torino è di fatto in mano ai nazisti, i comandi militari e la gendarmeria tedesca sono in Corso Oporto numeri 16 e 33, il comando della polizia delle SS è situato nell’albergo Nazionale in via Roma 254 e l’Ufficio di propaganda tedesca in Corso Moncalieri 56, la polizia di pronto intervento delle SS in Corso D’Annunzio 70 mentre gli ufficiali alloggiano all’albergo Principi di Piemonte in via IX Maggio 15.

Consegno la lista senza dire una parola.

“Ora può andare commissario e si attenga a quanto le ho detto, non accetto insubordinazioni di nessun genere”.

“Credo che il kommissar lo farà senz’altro” il tedesco sorrise a questa frase. Avrei voluto toglierglielo a suon di sberle quel maledetto sorriso, ma so che avrei esposto non solo me ma anche Maria e i miei uomini a rischio di una rappresaglia.

“Come è andata la riunione commissario?” domanda Perino.

“Lascia perdere, di fatto siamo agli ordini dei tedeschi, e della peggior specie… le SS!! E come non bastasse il podestà ha dato chiari ordini di collaborare con loro!”.

Il volto di Perino sbianca ed esce dall’ufficio sconvolto.

Poche settimane dopo fu nominato dai tedeschi un nuovo prefetto: Angelo Tollini e il partito fascista rinato con il nome di Partito Fascista Repubblicano sotto l’ordine della Repubblica di Salò. Il restante della città finì sotto le mani delle milizie repubblichine.

 

                                                        Fine

 

Un grazie di cuore a voi che avete seguito l'ennesima indagine del commissario. I personaggi ovviamente sono tutti inventati tranne due: il colonello delle SS Hugo Kross e il prefetto Angelo Tollini, voluto espressamente dai tedeschi, come sono reali i luoghi dell'insediamento tedesco. 

 

 
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Commenti al Post:
nomadi50
nomadi50 il 28/01/22 alle 11:32 via WEB
Complimenti Marco realmente bello , sei stato bravo ad abbinare il giallo alla triste realtà della guerra , potrebbe esserci un seguito tra resistenza polizia e carabinieri (il suo amico maresciallo della Liguria ) non tutti erano così fedeli al fascismo nemmeno nelle forze dell'ordine , naturalmente con forte tinte di giallo , ma forse chiedo troppo .
(Rispondi)
 
 
paperino61to
paperino61to il 29/01/22 alle 08:59 via WEB
ciao Angelo affatto è un buon spunto quello che mi dai. Concordo con te non tutti erano allineati agli ordini imposti dalla Repubblica di Salò.
(Rispondi)
 
g1b9
g1b9 il 28/01/22 alle 15:54 via WEB
Ricordo quel giorno e i giorni a seguire, anche perchè a ringalluzzire ,in quei giorni , furono soprattutto i fascisti, stupidi o consapevoli che per loro la fine si stava avvicinando. Se prima erano brutta gente, diventarono peggiori. Fu un periodo brutto, i negozi chiudevano, senza merci, depredati dai fascisti, i tedeschi rastellavano gli uomini abili e anche quelli meno. Era un via vai continuo alla ricerca di nascondigli,si sbarravano i portoni d'ingresso, ma poco serviva. E la sera scattava il coprifuoco. Ricordo quando i tedeschi entravano in casa a cercare papà e frugavano dovunque, persino sotto i letti e negli armadi,io avevo cinque anni e mi rannicchiavo sempre nello stesso angolo di una camera dietro una tenda, sperando di non vederli, ed ho rischiato più di una volta di essere infilzata dalla baionetta del militare che cercava anche in quell'angolo. Brutti momenti, dei quali non ho dimenticato niente. Ma non avevo ancora visto tutto perchè il peggio della cattiveria degli uomini non era ancora esplosa e fu con la liberazione che vidi cose , che non dimenticherò mai e che mi portarono ad odiare i comunisti e a sperare di non dover mai vivere sotto di loro. Il tuo racconto è finito, bello, anche se mi ha preso meno dei tuoi precedenti, scusami!Buona serata e serena fine settimana!
(Rispondi)
 
 
paperino61to
paperino61to il 29/01/22 alle 09:06 via WEB
Immagino cosa tu possa aver provato è la stessa cosa che provarono i miei. L'orrore di quei giorni purtroppo non è servito a nulla. In troppe parti del mondo si ripetono eccidi simili, basta anche una barriera per non fare passare i disperati alla ricerca di un posto migliore. La violenza non va mai bene, ma tieni conto che molta gente ha subito lutti e angherie da parte dei fascisti, credo che sia stato normale rivalersi su di loro prendendo la loro vita. Certo, poi ci sono stanti anche omicidi gratuiti, allora bastava gridare: è un fascista e venivi messo al muro, stessa cosa anni prima con la parola: è un comunista. In quel periodo si è applicato la legge del taglione, sbagliato o no non sta a me a dirlo, ma ricordiamo che il comunismo italiano era molto diverso da quello russo, ma profondamente diverso e ricorda anche che Togliatti quando subì l'attentato( x fortuna senza conseguenze gravi) fu LUI a fermare i compagni nel riprendere le armi e fare piazza pulita dei fascisti. certo che ti scuso ci mancherebbe, ho notato che se parlo di fascismo rimani perplessa, però il contesto storico è quello. smack
(Rispondi)
 
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