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Messaggi di Settembre 2017

 

Il destino in una pallottola ( ottavo capitolo)

Post n°2270 pubblicato il 20 Settembre 2017 da paperino61to

Tornato a casa Gutz non dice nulla di ciò che era successo alla moglie, non vuole inquietarla ne tantomeno farsi dare del pazzo.

Karl Moll allievo prediletto del professore, non apre bocca dopo aver ascoltato le sue “ visioni”, dentro di sé è combattuto, stima e vuole bene al suo vecchio insegnante, sa anche che la  sua preveggenza in molti casi si avvera, ma qui è la cosa è diversa, la sua fede nel partito non deve mai essere messa in dubbio. Lui crede in Hitler e Rohm, la Germania intera crede in loro.

Riflette parecchio su questa cosa, saluta i coniugi Gutz e arrivato a casa, prende il telefono e compone un numero.

“ Sono Karl Moll…avrei da segnalare una persona…si è pericolosa, molto pericolosa…si chiama Hans Gutz abita in via….”.

In una notte di metà maggio, llga sveglia il marito, è spaventata, riesce solo a farfugliare qualche parola, con il dito indica la finestra.

Un bagliore illumina la piazza adiacente dove abitavano. Gutz.

“ Dio mio, ma sta bruciando la città….è un incendio…”.

Si vestono in fretta e scendono in strada. Una fiumana di persone si sta riversando in direzione della piazza.

Un enorme falò è stato acceso, Gutz riconosce diversi studenti che appartengono all’Associazione Studentesca della Germania. Ricorda degli appelli sentiti alla radio dal Partito Nazista sulla necessità di far pulizia riguardo alla cultura proveniente da altri paesi.

Il falò cresce e arde sempre di più, numerose persone portano i loro libri che sono invisi al partito e al loro credo: Brecht, Marx, Bebel,London, Wells e altri ancora bruciano insieme.

“ Ma sono dei pazzi! Dobbiamo fermarli!” urla il professore.

Nessuno gli da retta, sono tutti impazziti, ebbri di poter partecipare alla purezza della Germania.

Gutz tentò di avvicinarsi, ma venne riconosciuto da alcuni studenti.

“ Allontanate quel dannato professore, è un traditore!”.

Viene spintonato, insultato, riceve pure qualche ceffone.

La moglie è come rapita da tutto quello che sta succedendo, i suoi occhi esprimono incredulità ma anche soddisfazione, delle lacrime le stammo scendendo sul suo viso, qualcuno giura che sono di felicità.

A malapena si accorge di cosa sta accadendo al marito, ma per fortuna di lui, Ilga si riprende ed interviene pronta a  portare via il marito che avrebbe sicuramente rischiato il linciaggio.

“ Hans, non fare lo stupido, andiamo via! Non lo vedi che hai tutti….tutti contro?”.

L’uomo la guarda e chiede: “ Anche tu sei contro di me?”, la donna non risponde affrettando il passo. Alle loro spalle il falò è sempre più alto, mentre i nazisti intonano canti liberatori .

“ Dobbiamo andare via moglie mia, via dalla Germania”.

Queste sono le prime parole di Gutz dopo diverse ore di silenzio nella loro casa.

“ Dove vorresti andare Hans? Hai qualche metà preferita?” la domanda è sarcastica, irriverente.

Il professore guarda la moglie e per la prima volta in vita sua non la riconosce, è cambiata, quel dannato omuncolo con i baffetti si è insinuato in lei come un virus della peggior specie esistente.

“ Ilga, ti prego, dammi retta…hai visto a cosa stiamo andando incontro! Questo è ancora niente…maledizione, come fai a non rendertene conto?”.

La donna  posa i piatti sul tavolo con tanta forza da romperne uno:” Hans, io capisco solo una cosa, per la prima volta dopo tanti anni, il nostro paese,  sottolineo il nostro paese sta tornando ad essere grande! Se tu vuoi essere sottomesso a quei debosciati che ci hanno imposto la povertà, disoccupazione, che ci hanno detto come dobbiamo vivere e morire…fallo…a me non sta bene!”.

Gutz rimane impietrito a queste parole, tenta di ribattere ma inutilmente, la donna non sente ragione e a ogni sua risposta i toni della voce salgono, sono  parole  sprezzanti.

Passano un paio di mesi  da quella infausta notte quando Gutz riceve una telefonata, L’interlocutore ha un accento straniero.

“ Parlo con il professor Gutz?”

“ Si, sono io, lei chi è?”.

“ Il mio nome non le direbbe nulla professore, mi creda. Dobbiamo vederci…siamo pronti a credere alle sue…visioni…Varsavia le dice qualcosa?”.

Torna indietro con la mente a quei giorni, ora sa chi c’è dall’altra parte dell’apparecchio. Lord Kelvin è riuscito a convincere qualche ministro del suo governo, che la minaccia di nome Hitler è molto seria.

“ Dove ci vediamo?” risponde a sottovoce per non farsi sentire dalla moglie.

“ Conosce il paesino di …? Perfetto venga verso le 15 di oggi pomeriggio…attento a non farsi seguire, sappiamo che la stanno tenendo d’occhio” , l’uomo riaggancia dopo questa frase.

“ Chi era? “ domanda la moglie.

 

 Hans risponde che è uno studente che si è rotto una gamba e non può venire all’università, ha bisogno di aiuto per la sua tesi.

Odia mentire alla moglie, ma non ha scelta. Se dice la verità avrebbe messo a rischio la vita di entrambi, meglio se Hilga rimane all’oscuro di tutto e sperare che l’infatuazione per questi “ nazisti” passi.

Sale sul treno per il paesino di…alle 14. Un’ora di viaggio, forse anche qualcosa di meno   e sarebbe arrivato a destinazione.

Scende alla stazione e si reca ad una villetta fuori dal paesino percorrendo i due chilometri a piedi. La giornata è bella e fa caldo, i fiori sono sbocciati , le piante sono uno splendore, un fiumiciattolo scorre a  lato della strada.

La villetta è situata in prossimità di una curva. Un cancello in ferro battuto segna l’ingresso della dimora. Sul campanello un nome: “ Liebich”.

Un maggiordomo viene ad aprire: “ Prego, mi segua professor Gutz”.

Gutz viene fatto accomodare nella sala degli ospiti. Un paio di arazzi sono appesi al muro, assieme a dei quadri di Goya che fanno  bella mostra in quella sala.

“ Benvenuto professor Gutz…che piacere rivederla”. E’ Lord Kelvin in persona, accanto a lui il proprietario della villa: Liebich e un altro uomo: Cunnigh, capo dei servizi segreti inglesi.

“ Se lei è d’accordo passiamo subito al motivo per cui lei è qui”.

La riunione dura un paio di ore, e alla fine Gutz si trova d’accordo sul da farsi.

“ Lei corre un bel rischio, ma con l’aiuto dei miei uomini infiltrati in quell’occasione sicuramente riuscirà ad uscirne indenne e scappare. Faremo stampare i passaporti per lei e sua moglie, ovviamente saranno falsi. Metteremo a disposizione un auto che la porterà all’aeroporto di …dove prenderete il volo per Caen e da li vi imbarcherete per Londra sempre sotto falso nome”.

 

( Continua)

 
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Bacheca FCA

Post n°2269 pubblicato il 19 Settembre 2017 da paperino61to

Cari amici e amiche vi aggiorno sull'oasi felice e splendida dello stabilimento di Mirafiori.

A fine mese il contratto di solidarietà continuerà per altri 6 mesi ( altri mesi da poter sfruttare l'operaio senza che questo possa esprimere il suo dissenso. Esempio tipico: da metà luglio i giorni di riposi vengono cancellati con la spiegazione che manca personale, Balla colossale visto che a casa ci sono 800 persone che non sono mai rientrate in fabbrica).

I lavoratori coinvolti in questo contratto capestro salgono da 1791 a 2110!

Inoltre gli Esuberi passano da 867 a 1245!

Come non bastasse sul modello nuovo il suv Levante ( un anno e poco più di produzione) a ottobre si fermerà per una settimana ,ettendo gli operai in cassa integrazione!

D'altronde non mi stupisce questa cosa, è dal giorno del ricatto referendario(2011) che vado e non solo io per la verità dicendo: Che le Balle del signor Marchionne verranno a galla!

Ogni tanto salta qualche sindacato " amico"  strepita dicendo: " Urgente un incontro, la questione è grave", salvo poi rientrare nella cuccia,quando la mano del padrone dona l'ossicino per pranzo. 

Sta a noi operai svegliarsi, ma ahimè da una rapa non cavi sangue, e quando vedi che corrono per andare alle elezioni ( non democratiche) dei delegati e votare chi ha Permesso questo sfacelo...la dice lunga sul perchè l'Azienda si permetta di fare certe cose e soprattutto di NON portare modelli nuovi.

Anche se in questo caso si apre il problema di quei operai con Ridotte Capacità Lavorative. In sintesi, l'azienda dovrebbe assumere forze "sane" ma questo comporterebbe un costo, quindi meglio aspettare tempi migliori e vedere caso mai che governo avremmo, se amico Fiat( sponda PD) oppure no.

 
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Il destino in una pallottola ( settimo capitolo)

Post n°2268 pubblicato il 18 Settembre 2017 da paperino61to

I giorni seguenti s caratterizzati da violenze da parte di quegli uomini in camicia bruna. Negozi devastati, gente picchiata per strada o fatta dileggio con parole oscene: l’unica colpa di queste persone è essere di razza ebrea.

Sui giornali si invoca l’intervento della polizia e dello stesso Hinderburg, ma costui rimane silenzioso.

“ Sono dei delinquenti di poco conto, non possono darci problemi” dice ai suoi consiglieri.

Un vociare accompagnato da applausi desta il professore dalla lettura del giornale.

E’ entrato un uomo, sulla quarantina circa, non alto, tarchiato, lo sguardo truce,gli occhi gelidi, i capelli a spazzola con un paio di baffi che incorniciano il suo volto.

Gutz è colpito dal suo modo di vestire, spicca la camicia bruna. Dalla camminata  e dall’atteggiamento dell’uomo si capisce all’istante che non è un “ semplice” soldato, soprattutto da come si sono resi servili  il cameriere e il padrone del locale.

“ Prego Herr Rohm…venga di qua… così nessuno la disturberà”.

Gutz non ha idea di chi fosse e quale grado avesse, ma intuisce che questa persona non porta nulla di bene alla Germania.

Chiude il giornale e beve alla svelta ciò che aveva ordinato, poi si alza per andare a pagare alla cassa, quando entra il giovane Karl con indosso la camicia bruna, che lo saluta affettuosamente.

“ Sono contento di vederla professore, venga, le faccio conoscere Rohm, è il capo fondatore delle “ Sturmabteilung”, ovvero gruppi d’assalto.

Gutz guarda il giovane e domanda: “ Assaltare chi? I poveri ebrei, i polacchi?”.

“ Professore, lei non cambierà mai vero? Noi non assaltiamo, ma semplicemente facciamo ciò che la polizia non fa, ovvero vigiliamo sui nostri concittadini tedeschi”.

Hans prende sotto braccio il professore ed entra nella stanza, dove Rohm è seduto su un divano intento a parlare con alcuni suoi uomini.

“ Herr Rohm, le presento il professore Gutz, sono stato un suo allievo e posso dire che c’è ne fossero di persone come lui nel nostro paese”.

Rohm, si alza lentamente e i suoi occhi si socchiudono mentre squadra Gutz.

Il professore sostiene il suo sguardo, maledicendo se stesso per essere entrato in quel locale, meglio era se accompagnava la moglie al mercato come la donna le aveva chiesto.

“ Bene, un emerito professore, prego si segga, siamo onorati di avere una persona così illustre” , delle risate echeggiano nella stanza.

“ Grazie, e accettate le mie scuse, ma non credo di esserlo affatto…e  anche non credo di conoscerla…lei chi sarebbe?”.

Rohm fa segno di stare seduto all’uomo accanto a lui, poi con voce melliflua risponde: “ Caro professore, ha ragione, non mi sono presentato, mi chiamo Ernst Rhom, ex capitano nell’esercito tedesco decorato con la Croce di Ferro, ora sono a capo di quelli che semplicemente vengono chiamati SA, squadre d’assalto…penso avrà sentito parlare di noi?”.

Gutz risponde di si con la testa.

“ Potrei chiederle cosa ne pensa delle nostre…iniziative, chiamiamole così, ma non vorrei crearle dei problemi, vero Karl?”.

Il ragazzo sorride, disarmante, quasi ingenuo.

“ Cosa ne pensa del nostro Fuhrer?” la domanda è sparata a bruciapelo tanto che il professore rimane interdetto sul come rispondere. Sa bene che una parola sbagliata avrebbe significato la fine della sua vita.

“ Se porta benessere alla Germania ben venga” è la risposta del professore.

“ Molto diplomatica come risposta, ma da un intellettuale non si può pretendere di più vero camerati? “ una risata esce dalle bocche dei presenti.

Gutz si alza dicendo di avere un impegno con la moglie, saluta i presenti, e si allontana. Le visioni incominciano a manifestarsi. All’uscita l’aria sembra rinfrancarlo un po’, ma le visioni sono più forte che mai. Gira l’angolo della strada e si appoggia al muro, la testa nella mani.

“ Professore, che succede? Sta male o ha avuto le…” è il suo ex allievo.

“ Quelle…quelle maledette visioni” rispose Gutz.

“ Venga, l’accompagno a casa”.

Nel tragitto nessuno dei due proferisce parola, ognuno è assorto nei suoi pensieri. Ogni tanto per strada dovevano fermarsi, il professore respira a pieni polmoni.

“ C’è una panchina laggiù, andiamo a sedersi”.

I due uomini si dirigono verso la panchina. Dopo essersi seduto Hans domanda cosa sia successo: “ Voglio la verità professore!”.

Gutz guarda il ragazzo e poi dolcemente gli dice cosa è successo ma soprattutto di cosa ha visto.

“ Karl, tu sei diverso da loro, non sei un violento, un fanatico, un delinquente che si nasconde dietro a una croce celtica. Togliti questa divisa e…fuggi dalla Germania…non bisogna avere doti di preveggenza per capire dove stiamo andando a finire”.

“ Come fa a sostenere questa cosa? La veggenza non è una scienza esatta”.

“ Lo so e hai ragione, allora ti dirò quello che ho visto in quella stanza…mi prenderai per pazzo…e spero che ti possa convincere...ne va della tua vita”.

Il professore racconta di  aver visto strade insanguinate, gente riversa sul selciato morta. Hitler sarebbe salito al potere con il consenso di quasi tutta la popolazione, ma lo faceva con la violenza, grazie a gente come Rhom, che eseguiva il lavoro sporco.

“ Non interrompermi ti prego…”.

L’indignazione però sarebbe sale alle stelle, fino ad arrivare a Hitler: “ troppa violenza nuoce a chi vuole diventare il capo incontrastato del paese. Il suo partito avrebbe vinto le elezioni, sono al parlamento, non hanno più senso le violenze, almeno non adesso. Hitler che non è stupido, capisce che deve sbarazzarsi di Rhom: “ E di tutti voi, credimi Hans, si sbarazzerà nell’unico modo possibile…dando ordine di uccidervi, di fare piazza pulita del vostro apparato”.

Il ragazzo guarda Gutz, i suoi occhi sono gelidi, una sola parola esce dalla sua bocca: “ Pazzo!”.

“ Sapevo che non mi avresti creduto, e mi spiace Hans che dubiti di me, ma è la verità…Rohm sarà incarcerato e ucciso…e tu…mio caro ragazzo…era buio…come la notte, verranno a prendervi uno a uno…ho visto camion pieni di voi…fosse…fosse comuni…mio Dio…”.

“Professore, Hitler e Rohm sono amici per la pelle, forse questo non lo sa, non darebbe mai  ordine di ucciderlo!”.

“Tu dimentichi che anche i fratelli si uccidono tra di loro, Romolo e Remo non ti dicono nulla? Caino e Abele? La storia insegna…ti prego Karl, togliti la divisa, sei giovane non devi essere ucciso…ti prego ascoltami”.

( Continua)

 

 

 
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Serata Carl Sonny Leyland

Post n°2267 pubblicato il 16 Settembre 2017 da paperino61to

Carl Sonny Leyland è cresciuto sulla costa meridionale dell’Inghilterra, vicino alla città di Southampton. Il suo primo amore musicale è stato il rock & roll degli anni ’50 che ascoltava dai dischi di suo  padre. Il Rockabilly è entrato definitivamente nella sua vita alla fine del 1970, quando ha visto esibirsi il mitico Carl Perkins

 

         

 

 

 

 

           

 

 

 

             

 

 

 

 

               

 

 

 

     

 
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Il destino in una pallottola ( sesto capitolo)

Post n°2266 pubblicato il 15 Settembre 2017 da paperino61to

Da una stanza dell’università il vociare di una discussione si propaga nei corridoi dell’ edificio. Gutz entra per capire cosa stia succedendo, alcuni studenti stanno insultando a male parole un loro compagno.

All’apparire del professore il silenzio cala all’improvviso.

“ Cosa sta succedendo? E’ inammissibile il baccano che state facendo!”.

Un ragazzo è appoggiato all’angolo di un muro, il suo viso implora aiuto.

“ Allora? Devo ripetere la domanda?”.

Uno studente risponde che non è nulla, solo una piccola discussione su un libro.

Gutz domanda che libro potesse mai generare una discussione così accesa con insulti non consoni a degli studenti universitari.

“ Ecco, professore è questo…”.

Gutz guarda il titolo e poi gli studenti, la bocca aperta lascia intravedere il suo sbigottimento, non riesce a trovare parole per esprimere quanto ha letto anche se superficialmente. Guarda lo studente che è sempre appoggiato nell’angolo, e capisce il perché chiede aiuto con lo sguardo.

“ Fuori di qui, immediatamente e questo libro lo requisisco”.

Qualcuno dei ragazzi tenta di dire qualcosa ma ci rinuncia, uscirono in silenzio.

“ Come ti chiami?” domanda Gutz allo studente impaurito.

“ Michael Owkrey, professore”.

“ Di dove sei?” può immaginare la risposta.

“ I miei sono di Danzica signore, ma io sono nato qui a Monaco…sono tedesco”.

“ Perché ti stanno insultando?” Un livido sotto l’occhio sta comparendo sul volto del ragazzo.

Non risponde,  china solo la testa.

“ Non aver paura…rispondo io per te, tu fai si o no con la testa. E’ per via del libro vero?”.

Fa un cenno  con la testa in segno affermativo.

“  I tuoi compagni si sentono puri, la razza eletta e tu avendo origini polacche sei il diverso”.

Altro cenno affermativo.

“ Immagino che hai letto il libro o almeno qualche pagina ed hai provato disgusto e in qualche modo hai cercato di spiegarne il motivo a loro?”.

Un flebile si esce dalla bocca del ragazzo.

“ Vai a casa ora e non ci pensare più, e…un consiglio: stai alla larga da loro più che puoi”.

Il professore  poteva suggerirgli di scappare dalla Germania con i suoi genitori, andare lontano perché la morte sarebbe presto venuta a trovarli, ma rinuncia ed insieme escono dalla stanza.

E’ sconvolto per quello che è successo, la piaga del razzismo e della violenza sta prendendo piede, si allarga a qualsiasi strato sociale. Non risparmia neanche la sacra università, la conoscenza dell’intelletto e del sapere sarebbe stato spazzato via come una foglia viene spazzata da un vento fortissimo.

A fatica termina le lezioni che ha in programma quel giorno, nel pomeriggio va al parco e nonostante la temperatura fosse fresca, si siede su una panchina ed inizia a leggere il libro.

Pagina dopo pagina, frase dopo frase, il suo volto esprime disgusto e rabbia. Il suo cuore piange dolore per aver visto  studenti entusiasti davanti a queste nefandezze spacciate per verità, come se fosse la Bibbia.

Ecco cos’è questo libro per questi esseri dementi: la Bibbia.

“ Mio Dio…mio Dio…ma cosa sta succedendo? Perché la gente non capisce in quale baratro stiamo precipitando?”.

L’orologio del campanile suona le quattro, si alzò dalla panchina e lentamente si incammina verso casa. E’ sconvolto dalla lettura, passa davanti a un locale ed entra e ordina un bicchiere di cognac.

Ne chiede altri due, se ascolta la sua volontà si sarebbe preso una sbronza, ecco una bella sbronza per non pensare a nulla…per non pensare a lui, a quel maledetto mandato dal diavolo in persona per annientare la razza umana.

Sulle guance il rossore fa capolino, alcuni clienti lo guardano scuotendo la testa come dire: “ Guarda che bell’esempio che dà ai nostri giovani”, l’hanno scambiato per un ubriaco.

Passando per il viale del parco incrocia degli uomini, indossano delle camice brune su pantaloni dello stesso colore, e con un cappello con la visiera.

Prova un brivido salirgli lungo la schiena, cammina molto lentamente, la mano dentro il cappotto tocca il libro. Istintivamente lo prende e se lo mette sottobraccio con in bella vista il titolo.

Il gruppetto degli uomini è a pochi passi da lui e si fermano ad osservarlo. Uno di loro esclama: “ Avete visto che libro tiene sotto il braccio? E’ uno dei nostri!”.

Ridendo tutti insieme,  passano  accanto al professore e lo salutano con il segno romano.

L’uscita del parco è a pochi passi da lui, la paura lo sta dominando totalmente. Se lo avessero fermato anche solo per fargli i complimenti non sa come avrebbe reagito.

La fortuna lo aiuta, non lo fermarono, e Gutz può uscire tranquillamente. Svolta l’angolo e si siede sul gradino del marciapiede. Il cuore batte forte, sembra uscire fuori dal suo corpo, la schiena è bagnata di sudore, il sudore della paura.

Riprende fiato, cercando un po’ di  tranquillità dentro di sè, dopo diversi minuti si rialza. Per strada poca gente, ma da li a breve sarebbero usciti dagli uffici e sarebbe stato imbarazzante se qualcuno gli avesse domandato cosa era successo, ancora di più se avessero notato il libro.

“ Maledetto libro!” è tentato di lasciarlo sul marciapiede, poi decide di metterlo in tasca, e di bruciarlo nel camino di casa.

“ Ciao amore com’è andata al lavoro?”  la moglie lascia per un attimo la cena che sta preparando per andargli incontro.

Nota sul volto del marito che è successo qualcosa, lo aiuta a togliersi il cappotto, lo accompagna alla poltrona.

“ Hans, cosa ti è successo? Hai avuto di nuovo delle visioni?”.

L’uomo guarda la donna ed incomincia a piangere.

Gli racconta dell’aggressione allo studente di origine polacca a causa del contenuto del libro, di quel maledetto libro. Di come incrocia quegli uomini in divisa, di come la paura prende il sopravvento in lui.

“ Hans, ora calmati, sei a casa con me…ma come può essere che un libro ti possa avere sconvolto così tanto?”.

La donna si alza e va a vedere se ai fornelli tutto era posto, nel tornare getta lo sguardo sul tavolo dove c’è il libro appoggiato, lo prende in mano e legge ad alta voce il titolo: Mein Kampf di Adolf Hitler.

 

( Continua)

 
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