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Messaggi del 15/10/2012

 

Storia del rock'roll : Il Blues elettrico detto anche di Chicago

Post n°1035 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da paperino61to

blues elettrico anche detto di Chicago

Il Chicago blues è una forma di blues, musica che si sviluppò in Chicago, Illinois prendendo la chitarra acustica di base e l'armonica a base di blues del Delta e l'aggiunta di chitarre amplificate elettricamente , amplificati chitarra basso , batteria , pianoforte e, talvolta, sax , armonica e rendendo il più forte con un microfono e un amplificatore strumento.

La musica sviluppata nella prima metà del XX secolo a causa della grande migrazione (African American), quando i lavoratori ex-schiavo nero spostati dal Sud verso le città industriali del Nord, come Chicago.

Questa musica ha rapidamente guadagnato popolarità, diventando una gigantesca impresa commerciale. . Presto il nuovo stile di musica allungò la mano e contatto con l'Europa, la quale ha portato molte famose band inglesi a ottenere la loro ispirazione dal blues di Chicago.

In un primo momento, il club di Blues a Chicago sono stati riempiti con artisti neri, e la musica stessa era rivolto per un pubblico nero. La maggior parte dei club Blues erano dalla parte sud di Chicago, così la gente bianca non poteva andarci.

In seguito, però, il pubblico bianco incominciò a interessarsi a questa musica andando nei club ad ascoltare la musica. Ciò ha causato i club ad aprire anche sul lato nord della città.

Inoltre, anche i bianchi hanno iniziato a suonare il Blues dopo che è diventato popolare. Il blues di Chicago è anche noto per il suo basso pesante a rotazione, come Il Delta Blues, anche il Chicago Blues usa spesso una armonica e occasionalmente sassofoni.

 

 
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Storia del rock'roll : Il Blues rurale

Post n°1034 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da paperino61to

 

Forse il Blues esisteva già negli anni Novanta dell'Ottocento, ma è solo all'inizio del Novecento che si riscontrano le prime testimonianze sonore di una sua forma primitiva.

Nel 1902 Ma Rainey sentì cantare un blues da una donna in una piccola città del Missouri, mentre W.C. Handy racconta nella sua autobiografia, con un'abbondante dose di romanticismo, come nel 1903 rimase affascinato da un anonimo musicista di strada che a Tutwiler, nel Mississippi, si accompagnava al canto facendo riecheggiare le note slide della «musica più strana che avesse mai sentito».

Queste composizioni di chiara matrice popolare - poi immortalate attorno al 1910 nelle prime trascrizioni/pubblicazioni a stampa - si diffusero oralmente nelle principali città del Sud degli Stati Uniti interagendo con le altre forme musicali bianche e nere d'inizio secolo, in particolare con vaudeville, ragtime, jazz, country, musica sacra, canti di lavoro, holler, ecc.

Per convenzione, il 1920 è l'anno della prima registrazione ufficiale di blues, Crazy Blues, inciso da Mamie Smith per la Okeh Records, un brano che non si può definire come blues in senso stretto, e che rientra piuttosto nell'ambito della musica vaudeville.

In ogni caso, il successo commerciale riscosso da questa composizione dell'influente Perry Bradford portò fortuna a questo termine - apparso in origine nella locuzione to have the blue devils, usata in Inghilterra in epoca elisabettiana e comune fra la popolazione neroamericana dell'Ottocento nella sua forma abbreviata to have the blues - da quel momento associato al genere musicale omonimo.Il successo di Mamie Smith favorì la registrazione dei blues, che nella prima metà degli anni venti erano ancora legati a una strumentazione orchestrale e a elementi espressivi tipici del jazz (il cosiddetto Classic Blues o Blues Classico, cantato perlopiù da donne).

Solo a partire dalla seconda metà del decennio se ne riscoprirono le radici folcloriche nelle campagne del Sud degli Stati Uniti, alle quali si diede il nome - discutibile - di Country Blues o Blues rurale, eseguito soprattutto da solisti maschi.

Questa guida intende fornire alcuni suggerimenti discografici e bibliografici di base, per avvicinare i lettori all'ascolto del Blues degli anni Venti.

È posta particolare attenzione a quegli artisti che, per la loro professionalità, per il successo commerciale ottenuto o per l'importanza storica, si possono ritenere i personaggi più rappresentativi del periodo.

Non saranno pertanto presi in considerazione musicisti imprescindibili (ad esempio Blind Willie McTell e Sleepy John Estes) la cui produzione discografica si sia sviluppata soprattutto dopo gli anni Venti, o artisti dal repertorio in buona parte estraneo al blues, come l'evangelista con la chitarra Blind Willie Johnson.

            

Nonostante la delimitazione storica di partenza, l'enorme quantità di musicisti fondamentali per capire l'evoluzione del Blues ci costringe a una ripartizione strutturata per appartenenza a diversi stili. Pertanto, anche se le registrazioni delle cantanti classiche sono precedenti, inizieremo col Blues rurale o Folk Blues più vicino alle origini della cosiddetta Musica del Diavolo.

Offriremo, per quanto possibile, la più vasta panoramica discografica, anche se le etichette specializzate nel Blues prebellico sono poche, e hanno pubblicato spesso dischi di scarsa qualità audio e privi di serie informazioni biografiche e discografiche nelle note di copertina.Forniremo infine riferimenti bibliografici ad articoli scritti in italiano.

PAPA CHARLIE JACKSON: «Complete Recorded Works in Chronological Order Vol. 1 (1924 to February 1926)» (Document Records DOCD-5087 - 1991)Papa Charlie Jackson è stato il primo solista di spessore a registrare con una certa regolarità per case discografiche commerciali, accompagnandosi al banjo, strumento poco diffuso tra i bluesmen del periodo - con l'eccezione delle jug bands - fatto che ha indotto molta critica a relegare Jackson nella schiera dei musicisti ancora influenzati dal vaudeville e dai minstrel show e medicine show neri.

La biografia di Jackson, tuttora un vero enigma, e la sua collocazione ambivalente, a metà strada fra tradizione e innovazione, sono le cause principali dello scarso apprezzamento da parte degli studiosi internazionali.Jackson, nato a New Orleans, ha il merito di aver registrato per primo alcune delle canzoni tradizionali in seguito riproposte da molti songster, prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Tra queste ricordiamo I'm Alabama Bound e Salty Dog Blues, incluse nel primo dei tre CD della Document che raccolgono tutte le sue registrazioni effettuate per la Paramount tra il 1924 ed il 1934.[Letture consigliate:Chris Smith, note di copertina dei tre CD della Document.]

 

BLIND LEMON JEFFERSON: «The Best of Blind Lemon Jefferson» (Yazoo Records YAZCD 2057 - 2000).Nell'ambito della storia del Blues la figura di Blind Lemon Jefferson (1893-1929) non ha ancora ricevuto l'attenzione che merita.

Lo dimostra la reiterata resistenza, anche da parte delle pubblicazioni italiane ed estere più recenti, a ignorare la scoperta, vecchia di cinque anni, della sua vera data di nascita. L'importanza storica di Jefferson - nativo di Couchman, vicino a Wortham, nel Texas nord orientale, ma formatosi dal punto di vista musicale nella zona di Dallas nota come Deep Ellum - è insita nel fatto che, grazie al suo successo di vendite senza precedenti, i talent scout delle case produttrici di race records si misero alla frenetica ricerca di altri musicisti itineranti più o meno legati al patrimonio popolare afroamericano.

Il rilievo musicale e lirico del bluesman texano va, invece, ricercato nella sua capacità di sintesi di vari influssi legati alla dura esperienza di vita sulla strada.In questo CD, che raccoglie circa un quarto dell'intera produzione di Jefferson incisa tra il 1926 e il 1929, anno della sua misteriosa e prematura morte a Chicago, sono raccolte alcune delle sue registrazioni memorabili per la Paramount. 

Si spazia da brani tradizionali quali Easy Rider Blues e Corinna Blues, rielaborati con gusto del tutto personale, a classici del musicista texano come Match Box Blues (qui nella versione registrata per la Okeh) e See That My Grave's Kept Clean, passando per pezzi di chiara matrice rag come Hot Dogs, blues tematici come 'Lectric Chair Blues e Prison Cell Blues, e gospel quali He Arose from the Dead e I Want to Be Like Jesus in My Heart, con la ciliegina musicale e testuale di That Crawlin' Baby Blues.

Insomma, un ottimo viatico per chi non cerca le edizioni integrali, come i quattro volumi della Document o il recentissimo box della JSP.[Letture consigliate:numero monografico su Blind Lemon Jefferson, Black Music Research Journal, Center for Black Music Research - Columbia College Chicago, vol. 20, n. 1 (disponibile presso l'autore di questo articolo)Fabrizio Venturini, "Blind Lemon Jefferson Bluesman vagabondo", Musica Jazz n. 2, Febbraio 1979, pp. 7-9]

 

BLIND BLAKE: «The Best of Blind Blake» (Yazoo Records YAZCD 2058 - 2000)Sulla scia del successo commerciale ottenuto da Blind Lemon Jefferson all'inizio del 1926, la Paramount si assicurò pochi mesi dopo anche le eccellenti prestazioni di Blind Blake, chitarrista versatile dalla tecnica sopraffina.

A suo agio sia con lineari composizioni blues, sia con intricati strumentali ragtime di difficile esecuzione, il musicista, nato intorno al 1880 a Jacksonville, in Florida, forma con Blind Willie McTell e Blind Boy Fuller il nucleo dell'East Coast Blues dell'anteguerra. Poco si sa della sua vita, ma rimangono un centinaio di registrazioni, per tre quarti effettuate durante il decennio in esame.

Per questo - e per l'eccellente restauro sonoro - si suggerisce l'ascolto della raccolta della Yazoo, che comprende un numero esiguo di brani degli anni Trenta e le migliori e più eterogenee registrazioni del decennio precedente, tra cui Southern Rag, Rope Stretchin' Blues. Part One, Diddie Wa Diddie e il suo esordio su disco, uno dei capolavori assoluti del blues prebellico, il sottile Early Morning Blues, pregno d'interessanti riferimenti visuali, assai autoironici, provenendo da un musicista non vedente.[Letture consigliate:Bruce Bastin, "The Geographical Base" in Red River Blues: The Blues Tradition in the South East (Urbana: University of Illinois Press, 1986)Raffaele Bisson, "Blind Blake", Il Blues n. 70 (Marzo 2000)]

LONNIE JOHNSON: «Steppin' on the Blues» (Columbia Records C 46221 - 1990)Vero antesignano della chitarra moderna, prima di Charlie Christian e T- Bone Walker, e fine tessitore di trame intricate quanto pulite, Alonzo Johnson, nato a New Orleans e detto Lonnie (1889-1970), è stato spesso considerato un personaggio a cavallo tra jazz e blues, a suo agio anche con generi musicali di più facile ascolto.

È in ogni modo nel decennio in esame che Johnson si rifece a stilemi più tipicamente blues. Richiestissimo session man e chitarrista per big band famose come quella di Duke Ellington, negli anni Venti suonò con molti grandi del jazz (Louis Armstrong, in duo con Eddie Lang) e del blues (Texas Alexander, Victoria Spivey), ma va ricordato anche e soprattutto per la carriera da solista che cominciò nel novembre del 1925 per la Okeh, dalla quale fu ingaggiato dopo aver vinto un concorso per talenti emergenti a St. Louis e per la quale registrò quasi duecento brani fino all'agosto del 1932.

Questo CD ben sintetizza la vena blues del chitarrista negli anni Venti, senza costringere il malcapitato lettore curioso all'acquisto dei sette CD della Document, consigliati solo agli studiosi. Tra i brani degni di nota sono qui presenti Mr. Johnson's Blues, Steppin' on the Blues e Deep Blue Sea Blues.[Letture consigliate:Antonio Lodetti, "Lonnie Johnson" in 100 dischi ideali per capire il Blues, a cura di Roberto Caselli con prefazione di Fabio Treves (Roma: Editori Riuniti, 2001). Fabrizio Venturini, "Johnson & Johnson: Le due facce del Blues", Musica Jazz anno 36, n. 11 (Novembre 1980), pp. 14-16Chris Albertson, "Chased by the Blues" in Bluesland: Portraits of Twelve Major American Blues Masters (New York: Dutton, 1988)]

HENRY THOMAS: «Texas Worried Blues: Complete Recorded Works 1927-1929» (Yazoo Records YAZCD 1080/1 - 1989)Come l'illustre studioso Paul Oliver e altri hanno dimostrato, per capire a fondo il Blues e la sua genesi è necessario analizzare le svariate fonti ispiratrici che lo plasmarono - tra cui le ballate di origine bianca e nera e altre espressioni musicali popolari ad esse correlate risalenti all'Ottocento e secoli precedenti - e che costituiscono quello che è stato genericamente ma efficacemente definito come pre- blues o protoblues.

Uno dei personaggi simbolo in questo senso fu il misterioso Henry Thomas, musicista ingiustamente trascurato e misconosciuto anche da alcuni addetti ai lavori, e per il quale il termine rurale sembra essere, per una volta, appropriato.Le registrazioni effettuate per la Paramount tra il 1927 e il 1929 costituiscono un vero e proprio anacronismo storico in quanto la musica di Thomas è specchio fedele di quanto era suonato nelle campagne del Texas dopo la Guerra di Secessione.

Nella sua semplicità primigenia, la musica immortale di Thomas ci aiuta a riflettere sulla ricchezza espressiva di certi suoni antichi come il mondo. Per questo, superato il primo difficile impatto, non ci si deve sorprendere se sentendo distrattamente questo CD che ne raccoglie l'intera produzione discografica riecheggeranno note di genuina world music (quando il termine non era di moda) che per gli amanti del rock, blues e folk degli anni '60 risulteranno addirittura familiari.

A ben vedere il processo è quello contrario: ascoltando il CD si scoprirà che i Canned Heat poco inventarono con la loro Goin' up the Country, limitandosi a riadattare Bull Doze Blues di Henry Thomas con il flauto traverso al posto di un campagnolo zufolo a canne. Lo stesso vale per nomi altrettanto illustri quali Bob Dylan e Lovin' Spoonful. Insomma una bella lezione di storia della musica, e non è poco.[Letture consigliate:Mack McCormick, note di copertina al CD consigliato]

TOMMY JOHNSON: «Canned Heat (1928-1929): The Complete Recorded Works in Chronological Order» (Document 5001 - 2002)Completamente rimasterizzato, ecco un CD fondamentale per capire la storia del blues e la sua evoluzione. Avendo registrato solo una quindicina di facciate in meno di due anni (febbraio 1928-dicembre 1929), si può qui comodamente consigliare l'acquisto dell'intera produzione discografica di Tommy Johnson, nato nei pressi di Terry, Mississippi, circa nel 1896 e morto nella vicina Crystal Springs nel 1956.

Meno famoso dell'omonimo Robert ma forse più importante dal punto di vista dell'evoluzione storico-musicale del Blues, attorno a Tommy Johnson si formò nell'area di Drew, Mississippi, una schiera di musicisti blues dal croccante sapore downhome.

Dalla sua creatività, filtrata dalla tradizione, nacquero standard del repertorio del Delta Blues (Big Road Blues e Big Fat Mama Blues) e intensi ritratti (Maggie Campbell Blues), anche di notevole drammaticità autobiografica (Canned Heat Blues). In quest'ultimo brano Johnson profetizza la propria morte, avvenuta per attacco di cuore causato dall'ingestione ripetuta del micidiale liquore di contrabbando noto come canned heat (letteralmente calore in scatola) ovvero lo Sterno, un combustibile per fornelli il cui alcol era estratto e bevuto, mischiato ad acqua e zucchero con effetti devastanti per la salute tra cui la paralisi degli arti.

Una volta ascoltato Tommy Johnson, è impossibile non rimanere imprigionati dal suo falsetto allo stesso tempo ossessionante e affascinante, intensamente drammatico come gran parte del Blues di questa zona del Mississippi.

 

 
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Storia del rock'roll : Il Blus

Post n°1033 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da paperino61to

Il Blues

Le origini

Come per molte forme di musica popolare, le origini del blues sono oggetto di molte discussioni.

In particolare, non c'è una precisa data di nascita per questo genere musicale: la traccia più antica di una forma musicale simile al blues è il racconto che, nel 1901, fece un archeologo del Mississippi, descrivendo il canto di lavoratori neri che sembra avere affinità melodiche e liriche con il blues. Non è, dunque, possibile stabilire con esattezza una data che segni l'origine del genere, tuttavia un anno fondamentale fu il 1865, anno dell'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d'America: ottenuta la libertà, numerosi ex schiavi-musicisti iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e, nel giro di qualche decennio, questo genere fu noto ai più fino a giungere alle prime attestazioni che ci sono pervenute.

Uno dei più importanti antenati del blues è senz'altro lo spiritual, una forma di canto devozionale nato dalle riunioni di devoti durante il Grande risveglio[3] dei primi anni del XIX secolo. Di argomento malinconico e appassionato, rispetto al blues gli spiritual avevano accenti meno personali e rivolti alla persona del cantante, riferendosi spesso alla condizione dell'umanità in generale e al suo rapporto con Dio, e i testi erano corrispondentemente meno profani.

Altri antenati del blues vanno cercati fra le work song (canzone di lavoro) degli schiavi di colore (field hollers) e di altra provenienza (canti dei portuali o stevedore; canti dei manovali o roustabout), che risuonavano in America all'epoca della Guerra di secessione (e anche negli anni successivi, in cui la condizione di soggezione e povertà degli afroamericani persistette nonostante l'abolizione della schiavitù). Da questi il blues ereditò probabilmente la sua struttura di call and response ("chiamata e risposta"), di origine Africana, mutuando invece la sua struttura armonica e strumentale dalla tradizione europea.

Molte delle caratteristiche del blues, a cominciare dalla struttura antifonale e dall'uso delle blue notes, possono essere fatte risalire alla musica africana. Sylviane Diouf ha individuato molti tratti, tra cui l'uso di melismi e la pesante intonazione nasale, che fanno pensare a parentele con la musica dell'Africa centrale e occidentale.[5] L'etnomusicologo Gerhard Kubik è stato forse il primo ad attribuire certi elementi del blues alla musica islamicadell'Africa Centrale e Occidentale:

"Gli strumenti a corda (i preferiti dagli schiavi provenienti dalle regioni islamiche) erano generalmente tollerati dai padroni che li consideravano simili agli strumenti europei come il violino. Per questo motivo gli schiavi che riuscivano a procurarsi un banjo avevano più possibilità di suonare in pubblico. Questa musica solista degli schiavi avevano alcune caratteristiche dello stile di canzone Arabo-Islamica che era stata presente per secoli nell'Africa centro-occidentale" dice Gerhard Kubik, un professore di etnomusicologia dell'Università di Mainz, in Germania, e l'autore di uno dei più completi trattati sulle origini africane del blues (Africa and the Blues).[6]

 

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Kubik fa inoltre notare che la tecnica, tipica del Mississippi e ricordata da bluesman W. C. Handy nella sua autobiografia, di suonare la chitarra usando la lama di un coltello, ha corrispettivi in Africa. Anche il diddley bow,uno strumento casalingo fatto da una singola corda tesa su un asse di legno, che viene pizzicata modulando il suono tramite uno slide fatto di vetro, che si incontrava spesso nell'America meridionale agli inizi del 1900, era di derivazione africana.

Nel corso della sua evoluzione, il blues acquisì alcune delle sue caratteristiche dalle "Arie etiopi", gli spettacoli minstrel e dal ragtime. In questo periodo il blues, come testimoniato ad esempio dalle registrazioni di Leadbelly e diHenry Thomas, ha molte forme diverse, le più frequenti essendo le forme in dodici, otto o sedici battute basate sul giro tonica - sottodominante -dominante descritto nel seguito. La forma del blues standard in dodici battute fa la sua apparizione documentata nelle comunità afroamericane del tratto meridionale del Mississippi, sulla Beale Street di Memphis, e nelle orchestre bianche di New Orleans.

Struttura musicale e testi

Il blues ha una struttura relativamente semplice sia per la parte musicale che per quella del testo. Lo schema musicale fa uso prevalentemente della scala pentatonica minore (in Do: Do,Mib,Fa,Sol,Sib,Do) e della scala blues (in Do: Do,Mib,Fa,Fa#, Sol,Sib,Do) e si snoda lungo tre frasi da quattro battute ognuna, basate su tre accordi fondamentali.

La sua struttura metrica è generalmente di 12 misure (o battute), ma esistono anche blues di 16 o 24 misure, generalmente grazie all'introduzione di segmenti addizionali di 4 misure con varie funzioni e strutture tematiche. Armonicamente presenta la progressione tipica tonica-sottodominante-dominante, distribuita sulle dodici misure. La melodia o il canto hanno un impianto antifonale di domanda-risposta, solitamente divisa in tre parti: domanda nelle prime 4 misure, risposta nelle successive 4 e conclusione nelle ultime. Il blues produce un senso di indefinitezza tonale, dato dall'uso di scale pentatoniche e del loro adattamento alle varie scale europee. Il terzo grado e il settimo della scala diatonica vengono abbassati. Si noti che questo comporta una dissonanza caratteristica tra l'armonizzazione (che nel blues maggiore, usa terze maggiori) e la melodia (le cui scale tipiche usano terze minori): questo modo di cantare in minore su maggiore rappresenta una delle ambiguità tipiche del blues.

Nel caso del blues in 12 misure, il testo si articola in versi di tre strofe in cui le prime due si ripetono e, generalmente, è molto esplicito, con frequenti riferimenti al sesso.

Quantunque il blues abbia struttura, schemi musicali e sonorità affini al gospel si oppone a quest'ultimo proprio per la caratteristica di empietà dissacratoria che, spesso, lo accompagna che mal si adatta ai temi sacri trattati dai gospel cantati dai predicatori nelle comunità cristiane. Raramente in brani blues è possibile cogliere virtuosismi strumentali o tecniche raffinate poiché si tratta di un genere "povero" basato sulle emozioni, sull'anima dell'esecutore ma anche dell'ascoltatore. La semplicità stessa dei temi e della struttura permette a questo genere di essere eseguito con strumentazioni al limite dell'essenziale.

 

 

 

 
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Il documento del disonore ( capitolo uno )

Post n°1032 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da paperino61to

                       Capitolo uno

 “ John , John  “ chiamava la donna al piano di sotto.

 “ la cena è pronta , che fai scendi ?  “. Il silenzio la stava preoccupando, il marito era salito in solaio da più di un’ora e ancora non era sceso, per fortuna oggi le visite dei suoi pazienti erano finite presto, però le sembrava eccessivo starsene tutta la serata in un solaio.

Salì le scale continuando a chiamarlo , lo vide voltato di schiena,seduto su una vecchia sedia impolverata, sentiva il suo borbottio: era vivo per lo  meno.

“ John !! Dottor John Watson , vuole degnarsi di dirmi cosa sta facendo qui sopra da più di un ‘ora ? “. La donna era incollerita, si vedevano  le gote rosse .

                    

L’uomo si voltò, anzi per la verità mancò poco che cascasse dalla sedia, la guardò e con voce  calma  e sincera  le disse :  “ Scusami Miriam, ero  venuto quassù per mettere a posto, vedi anche tu il caos, e dentro a quel baule, pieno di cianfrusaglie, ho trovato questo libretto  “ , e lo indicò.

                

 “ Cos’è ?  “.

“ Pensavo di aver scritto tutte le nostre avventure e invece  “.

  “ Avventure ? Parli di te e … “.

 “ Si, Miriam , di me e Holmes..di  Sherlock Holmes   “.

“ Ma è incredibile, come ha fatto a sfuggirti questo libretto ? “.

 “Chi lo sa ? Magari nel trasloco, oppure l’avevo messo li per poi darlo alla stampa e  me ne son dimenticato , ora lo stavo rileggendo  “.

 “ Dai vieni a cena, dopo  la leggerai anche a me questa vostra avventura  “.

 Watson a fatica si alzò, ormai da un pezzo non era più un ragazzino  ma un uomo maturo di 78 anni  che da tempo si  era dedicato alla nobile professione di curare i malati, da quando Sherlock Holmes era morto in una grigia giornata di novembre del 192..

La cena fu deliziosa come sempre, Miriam era non solo un’ottima moglie ma anche un’ottima cuoca. Il marito aiutò a togliere le stoviglie e poi  si accese l’immancabile sigaro, vizio  degli ultimi tempi,  perché la pipa le ricordava troppo il suo grande amico.

Si sedette e aspettò che arrivasse la moglie.  Nel frattempo la memoria andava in quei giorni lontani pieni  di avventure e pericoli, alla ricerca di criminali da consegnare alla giustizia, di richieste di aiuti da cittadini privati  ma anche da Scotland Yard.

 Buffo pensare al commissario Lastrade, un tizio con tanta buona volontà ma incapace di vedere oltre il proprio naso, e agli Stati esteri che con  le  loro  diplomazie cercavano di non fare trapelare nulla altrimenti gli scandali avrebbero avuto conseguenze deplorevoli.

 “ Ebbene cara Miriam, questa è una di quelle avventure che solo grazie all’abilità di Holmes ci permise di non fare scatenare l’ennesima guerra  “.

                

 Io e Holmes eravamo nell’alloggio di Baker Strett, il tempo come quasi sempre era piovoso, Holmes ,se non è impegnato in elucubrazioni mentali, era dedito alla cocaina o morfina. Io pregavo che arrivasse un caso a stimolarlo, ma purtroppo sembrava che tutti i criminali di Londra, fossero chiusi in casa al riparo dal diluvio torrenziale che si abbatteva sulla città.

( Continua )....

 

 

 
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