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Storia del rock'roll : Il Blues rurale

Post n°1034 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da paperino61to

 

Forse il Blues esisteva già negli anni Novanta dell'Ottocento, ma è solo all'inizio del Novecento che si riscontrano le prime testimonianze sonore di una sua forma primitiva.

Nel 1902 Ma Rainey sentì cantare un blues da una donna in una piccola città del Missouri, mentre W.C. Handy racconta nella sua autobiografia, con un'abbondante dose di romanticismo, come nel 1903 rimase affascinato da un anonimo musicista di strada che a Tutwiler, nel Mississippi, si accompagnava al canto facendo riecheggiare le note slide della «musica più strana che avesse mai sentito».

Queste composizioni di chiara matrice popolare - poi immortalate attorno al 1910 nelle prime trascrizioni/pubblicazioni a stampa - si diffusero oralmente nelle principali città del Sud degli Stati Uniti interagendo con le altre forme musicali bianche e nere d'inizio secolo, in particolare con vaudeville, ragtime, jazz, country, musica sacra, canti di lavoro, holler, ecc.

Per convenzione, il 1920 è l'anno della prima registrazione ufficiale di blues, Crazy Blues, inciso da Mamie Smith per la Okeh Records, un brano che non si può definire come blues in senso stretto, e che rientra piuttosto nell'ambito della musica vaudeville.

In ogni caso, il successo commerciale riscosso da questa composizione dell'influente Perry Bradford portò fortuna a questo termine - apparso in origine nella locuzione to have the blue devils, usata in Inghilterra in epoca elisabettiana e comune fra la popolazione neroamericana dell'Ottocento nella sua forma abbreviata to have the blues - da quel momento associato al genere musicale omonimo.Il successo di Mamie Smith favorì la registrazione dei blues, che nella prima metà degli anni venti erano ancora legati a una strumentazione orchestrale e a elementi espressivi tipici del jazz (il cosiddetto Classic Blues o Blues Classico, cantato perlopiù da donne).

Solo a partire dalla seconda metà del decennio se ne riscoprirono le radici folcloriche nelle campagne del Sud degli Stati Uniti, alle quali si diede il nome - discutibile - di Country Blues o Blues rurale, eseguito soprattutto da solisti maschi.

Questa guida intende fornire alcuni suggerimenti discografici e bibliografici di base, per avvicinare i lettori all'ascolto del Blues degli anni Venti.

È posta particolare attenzione a quegli artisti che, per la loro professionalità, per il successo commerciale ottenuto o per l'importanza storica, si possono ritenere i personaggi più rappresentativi del periodo.

Non saranno pertanto presi in considerazione musicisti imprescindibili (ad esempio Blind Willie McTell e Sleepy John Estes) la cui produzione discografica si sia sviluppata soprattutto dopo gli anni Venti, o artisti dal repertorio in buona parte estraneo al blues, come l'evangelista con la chitarra Blind Willie Johnson.

            

Nonostante la delimitazione storica di partenza, l'enorme quantità di musicisti fondamentali per capire l'evoluzione del Blues ci costringe a una ripartizione strutturata per appartenenza a diversi stili. Pertanto, anche se le registrazioni delle cantanti classiche sono precedenti, inizieremo col Blues rurale o Folk Blues più vicino alle origini della cosiddetta Musica del Diavolo.

Offriremo, per quanto possibile, la più vasta panoramica discografica, anche se le etichette specializzate nel Blues prebellico sono poche, e hanno pubblicato spesso dischi di scarsa qualità audio e privi di serie informazioni biografiche e discografiche nelle note di copertina.Forniremo infine riferimenti bibliografici ad articoli scritti in italiano.

PAPA CHARLIE JACKSON: «Complete Recorded Works in Chronological Order Vol. 1 (1924 to February 1926)» (Document Records DOCD-5087 - 1991)Papa Charlie Jackson è stato il primo solista di spessore a registrare con una certa regolarità per case discografiche commerciali, accompagnandosi al banjo, strumento poco diffuso tra i bluesmen del periodo - con l'eccezione delle jug bands - fatto che ha indotto molta critica a relegare Jackson nella schiera dei musicisti ancora influenzati dal vaudeville e dai minstrel show e medicine show neri.

La biografia di Jackson, tuttora un vero enigma, e la sua collocazione ambivalente, a metà strada fra tradizione e innovazione, sono le cause principali dello scarso apprezzamento da parte degli studiosi internazionali.Jackson, nato a New Orleans, ha il merito di aver registrato per primo alcune delle canzoni tradizionali in seguito riproposte da molti songster, prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Tra queste ricordiamo I'm Alabama Bound e Salty Dog Blues, incluse nel primo dei tre CD della Document che raccolgono tutte le sue registrazioni effettuate per la Paramount tra il 1924 ed il 1934.[Letture consigliate:Chris Smith, note di copertina dei tre CD della Document.]

 

BLIND LEMON JEFFERSON: «The Best of Blind Lemon Jefferson» (Yazoo Records YAZCD 2057 - 2000).Nell'ambito della storia del Blues la figura di Blind Lemon Jefferson (1893-1929) non ha ancora ricevuto l'attenzione che merita.

Lo dimostra la reiterata resistenza, anche da parte delle pubblicazioni italiane ed estere più recenti, a ignorare la scoperta, vecchia di cinque anni, della sua vera data di nascita. L'importanza storica di Jefferson - nativo di Couchman, vicino a Wortham, nel Texas nord orientale, ma formatosi dal punto di vista musicale nella zona di Dallas nota come Deep Ellum - è insita nel fatto che, grazie al suo successo di vendite senza precedenti, i talent scout delle case produttrici di race records si misero alla frenetica ricerca di altri musicisti itineranti più o meno legati al patrimonio popolare afroamericano.

Il rilievo musicale e lirico del bluesman texano va, invece, ricercato nella sua capacità di sintesi di vari influssi legati alla dura esperienza di vita sulla strada.In questo CD, che raccoglie circa un quarto dell'intera produzione di Jefferson incisa tra il 1926 e il 1929, anno della sua misteriosa e prematura morte a Chicago, sono raccolte alcune delle sue registrazioni memorabili per la Paramount. 

Si spazia da brani tradizionali quali Easy Rider Blues e Corinna Blues, rielaborati con gusto del tutto personale, a classici del musicista texano come Match Box Blues (qui nella versione registrata per la Okeh) e See That My Grave's Kept Clean, passando per pezzi di chiara matrice rag come Hot Dogs, blues tematici come 'Lectric Chair Blues e Prison Cell Blues, e gospel quali He Arose from the Dead e I Want to Be Like Jesus in My Heart, con la ciliegina musicale e testuale di That Crawlin' Baby Blues.

Insomma, un ottimo viatico per chi non cerca le edizioni integrali, come i quattro volumi della Document o il recentissimo box della JSP.[Letture consigliate:numero monografico su Blind Lemon Jefferson, Black Music Research Journal, Center for Black Music Research - Columbia College Chicago, vol. 20, n. 1 (disponibile presso l'autore di questo articolo)Fabrizio Venturini, "Blind Lemon Jefferson Bluesman vagabondo", Musica Jazz n. 2, Febbraio 1979, pp. 7-9]

 

BLIND BLAKE: «The Best of Blind Blake» (Yazoo Records YAZCD 2058 - 2000)Sulla scia del successo commerciale ottenuto da Blind Lemon Jefferson all'inizio del 1926, la Paramount si assicurò pochi mesi dopo anche le eccellenti prestazioni di Blind Blake, chitarrista versatile dalla tecnica sopraffina.

A suo agio sia con lineari composizioni blues, sia con intricati strumentali ragtime di difficile esecuzione, il musicista, nato intorno al 1880 a Jacksonville, in Florida, forma con Blind Willie McTell e Blind Boy Fuller il nucleo dell'East Coast Blues dell'anteguerra. Poco si sa della sua vita, ma rimangono un centinaio di registrazioni, per tre quarti effettuate durante il decennio in esame.

Per questo - e per l'eccellente restauro sonoro - si suggerisce l'ascolto della raccolta della Yazoo, che comprende un numero esiguo di brani degli anni Trenta e le migliori e più eterogenee registrazioni del decennio precedente, tra cui Southern Rag, Rope Stretchin' Blues. Part One, Diddie Wa Diddie e il suo esordio su disco, uno dei capolavori assoluti del blues prebellico, il sottile Early Morning Blues, pregno d'interessanti riferimenti visuali, assai autoironici, provenendo da un musicista non vedente.[Letture consigliate:Bruce Bastin, "The Geographical Base" in Red River Blues: The Blues Tradition in the South East (Urbana: University of Illinois Press, 1986)Raffaele Bisson, "Blind Blake", Il Blues n. 70 (Marzo 2000)]

LONNIE JOHNSON: «Steppin' on the Blues» (Columbia Records C 46221 - 1990)Vero antesignano della chitarra moderna, prima di Charlie Christian e T- Bone Walker, e fine tessitore di trame intricate quanto pulite, Alonzo Johnson, nato a New Orleans e detto Lonnie (1889-1970), è stato spesso considerato un personaggio a cavallo tra jazz e blues, a suo agio anche con generi musicali di più facile ascolto.

È in ogni modo nel decennio in esame che Johnson si rifece a stilemi più tipicamente blues. Richiestissimo session man e chitarrista per big band famose come quella di Duke Ellington, negli anni Venti suonò con molti grandi del jazz (Louis Armstrong, in duo con Eddie Lang) e del blues (Texas Alexander, Victoria Spivey), ma va ricordato anche e soprattutto per la carriera da solista che cominciò nel novembre del 1925 per la Okeh, dalla quale fu ingaggiato dopo aver vinto un concorso per talenti emergenti a St. Louis e per la quale registrò quasi duecento brani fino all'agosto del 1932.

Questo CD ben sintetizza la vena blues del chitarrista negli anni Venti, senza costringere il malcapitato lettore curioso all'acquisto dei sette CD della Document, consigliati solo agli studiosi. Tra i brani degni di nota sono qui presenti Mr. Johnson's Blues, Steppin' on the Blues e Deep Blue Sea Blues.[Letture consigliate:Antonio Lodetti, "Lonnie Johnson" in 100 dischi ideali per capire il Blues, a cura di Roberto Caselli con prefazione di Fabio Treves (Roma: Editori Riuniti, 2001). Fabrizio Venturini, "Johnson & Johnson: Le due facce del Blues", Musica Jazz anno 36, n. 11 (Novembre 1980), pp. 14-16Chris Albertson, "Chased by the Blues" in Bluesland: Portraits of Twelve Major American Blues Masters (New York: Dutton, 1988)]

HENRY THOMAS: «Texas Worried Blues: Complete Recorded Works 1927-1929» (Yazoo Records YAZCD 1080/1 - 1989)Come l'illustre studioso Paul Oliver e altri hanno dimostrato, per capire a fondo il Blues e la sua genesi è necessario analizzare le svariate fonti ispiratrici che lo plasmarono - tra cui le ballate di origine bianca e nera e altre espressioni musicali popolari ad esse correlate risalenti all'Ottocento e secoli precedenti - e che costituiscono quello che è stato genericamente ma efficacemente definito come pre- blues o protoblues.

Uno dei personaggi simbolo in questo senso fu il misterioso Henry Thomas, musicista ingiustamente trascurato e misconosciuto anche da alcuni addetti ai lavori, e per il quale il termine rurale sembra essere, per una volta, appropriato.Le registrazioni effettuate per la Paramount tra il 1927 e il 1929 costituiscono un vero e proprio anacronismo storico in quanto la musica di Thomas è specchio fedele di quanto era suonato nelle campagne del Texas dopo la Guerra di Secessione.

Nella sua semplicità primigenia, la musica immortale di Thomas ci aiuta a riflettere sulla ricchezza espressiva di certi suoni antichi come il mondo. Per questo, superato il primo difficile impatto, non ci si deve sorprendere se sentendo distrattamente questo CD che ne raccoglie l'intera produzione discografica riecheggeranno note di genuina world music (quando il termine non era di moda) che per gli amanti del rock, blues e folk degli anni '60 risulteranno addirittura familiari.

A ben vedere il processo è quello contrario: ascoltando il CD si scoprirà che i Canned Heat poco inventarono con la loro Goin' up the Country, limitandosi a riadattare Bull Doze Blues di Henry Thomas con il flauto traverso al posto di un campagnolo zufolo a canne. Lo stesso vale per nomi altrettanto illustri quali Bob Dylan e Lovin' Spoonful. Insomma una bella lezione di storia della musica, e non è poco.[Letture consigliate:Mack McCormick, note di copertina al CD consigliato]

TOMMY JOHNSON: «Canned Heat (1928-1929): The Complete Recorded Works in Chronological Order» (Document 5001 - 2002)Completamente rimasterizzato, ecco un CD fondamentale per capire la storia del blues e la sua evoluzione. Avendo registrato solo una quindicina di facciate in meno di due anni (febbraio 1928-dicembre 1929), si può qui comodamente consigliare l'acquisto dell'intera produzione discografica di Tommy Johnson, nato nei pressi di Terry, Mississippi, circa nel 1896 e morto nella vicina Crystal Springs nel 1956.

Meno famoso dell'omonimo Robert ma forse più importante dal punto di vista dell'evoluzione storico-musicale del Blues, attorno a Tommy Johnson si formò nell'area di Drew, Mississippi, una schiera di musicisti blues dal croccante sapore downhome.

Dalla sua creatività, filtrata dalla tradizione, nacquero standard del repertorio del Delta Blues (Big Road Blues e Big Fat Mama Blues) e intensi ritratti (Maggie Campbell Blues), anche di notevole drammaticità autobiografica (Canned Heat Blues). In quest'ultimo brano Johnson profetizza la propria morte, avvenuta per attacco di cuore causato dall'ingestione ripetuta del micidiale liquore di contrabbando noto come canned heat (letteralmente calore in scatola) ovvero lo Sterno, un combustibile per fornelli il cui alcol era estratto e bevuto, mischiato ad acqua e zucchero con effetti devastanti per la salute tra cui la paralisi degli arti.

Una volta ascoltato Tommy Johnson, è impossibile non rimanere imprigionati dal suo falsetto allo stesso tempo ossessionante e affascinante, intensamente drammatico come gran parte del Blues di questa zona del Mississippi.

 

 
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