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Messaggi del 07/02/2019

 

La ghiacciaia di Porta Pila( Secondo capitolo)

Post n°2433 pubblicato il 07 Febbraio 2019 da paperino61to

Riassunto: Un omicidio è stato commesso al mercato di Porta Pila(Palazzo) di Torino, le indagini si presentano complicate per il commissario Berardi, la vittima è un professore di liceo: Ettore Beraudo, una vita tranquilla, nessun amico, tranne uno: Claudio Ferrini segretario fascista locale.

 

Usciamo dalla sede fascista e ci avviamo verso l’abitazione di Beraudo.

“Allora Tirdi, che ne dici di questo simpatico segretario?”.

“Ho osservato il suo volto quando le ha detto che era morto. Non credo abbia mentito, sembra all’oscuro di questa cosa”.

“Anche a me ha dato questa impressione, ma ne ho anche un’altra, che Ferrini  sappia molto di più di questa faccenda”.

“Lei crede?”.

“Quando ci sono di mezzo le camice nere tutto è possibile”.

Saliamo nell’alloggio del Beraudo, accompagnati dalla portinaia, ha lei il doppione delle chiavi di tutti gli alloggi dello stabile.

La donna dice chea volte poteva trascorreva anche una settimana senza vedere entrare o uscire il signor Beraudo.

“Era un matot schivo commissario, bene educato, ma non dava confidenza a nessuno”.

Entriamo e un grido esce dalla bocca della portinaia. L’alloggio è sotto sopra, cassetti buttati sul pavimento e una poltrona è squarciata, le antine della credenza aperte e tutto il suo contenuto lasciato cadere per terra.  Nella stanza da letto identica situazione, chi è entrato qui stava cercando qualcosa.

“Lei signora non ha visto entrare sconosciuti nell’edificio?”.

“No, però tenga conto che io dalle dieci alle undici vado a comprare a fare spesa, può darsi che questa persona sia entrata quando non c’ero”.

“Persona o persone” esclama Tirdi.

“Chissà cosa stavano cercando?”.

“Bella domanda commissario, e soprattutto chi era veramente Ettore Beraudo?”.

Chiamo in questura e dico di inviare la scientifica, chissà mai che i visitatori abbiano lasciato qualche impronta.

“Proviamo a vedere se qualcuno dei condomini ha sentito qualcosa”.

 Purtroppo nessuno dei condomini presenti ha saputo dire qualcosa. Solo una bambina, rimasta in casa per la febbre, dice che le è sembrato sentire dei rumori, ma pensava provenissero dalla strada e non dall’alloggio di sotto.

Nel frattempo che Tirdi poneva le domande agli altri inquilini del palazzo, io davo un’occhiata nell’alloggio. Libri sparsi ovunque, prevalentamente testi latini, molti erano con pagine e copertine stracciate. Un paio di agende erano aperte, in una erano evidenziate date, numeri sottolineati, cifre, nelle altre sembravano appunti che  riguardassero il suo lavoro di professore.

Prendo con me le due agende, ma un pendolo attrae la mia attenzione. E’ fermo, lo trovo strano visto che sembra nuovo. Lo tolgo dal muro e guardo dietro la cassa, una chiavetta dentro un sacchettino di plastica con tanto di nastro blocca il meccanismo dell’orologio.

Rimetto il pendolo a posto senza la chiavetta e il movimento oscillatorio riparte.

Tornati in questura mi chiama il direttore della Stampa, mi avverte che dei giovani, probabilmente studenti, hanno riconosciuto la fotografia del morto:” Gli ho detto di venire da lei Berardi, hanno risposto che verranno in giornata”.

 A metà pomeriggio i ragazzi si presentano, sono in cinque.

“Siamo studenti del liceo Belli commissario, quando Alfio ha visto la foto del professore sul giornale è venuto ad avvisarci, il direttore della stampa ci ha detto di venire da lei”.

“Vi ringrazio per essere venuti, immagino che in classe siate molti di più”.

“Certamente, siamo una ventina in più. Abbiamo deciso di venire solo noi, è assurdo venire un’intera classe, abbiamo fatto male?”.

“In effetti, il mio ufficio sarebbe stato troppo piccolo per tutti voi, in ogni caso date al mio agente i nomi dei vostri compagni. Devo interrogarvi tutti”.

“Cosa volete sapere del professore Beraudo?”.

“Stiamo cercando di conoscere le sue amicizie, di cosa si occupava fuori dal liceo…”.

I ragazzi si guardano tra loro, ma scuotono la testa, la vittima era un solitario.

“Al di fuori del liceo l’avete mai frequentato? “.

Solo uno di loro abbassa la testa e risponde sottovoce di si, si chiama Paolo Larassi.

“Un paio di volte ci siamo frequentati perchè, mi aveva visto in difficoltà con la spiegazione della lezione”.

“Ripetizioni private?”.

“Non proprio, il professore non dava lezioni al di fuori del liceo,  a volte però gli argomenti di cui si parlava non riguardavano solo la materia scolastica”.

“Capisco, la frequentazione era occasionale?”.

La risposta è evasiva, non convincente per nulla, ma per il momento lascio perdere.

“Vi ringrazio ragazzi, se vi viene in mente qualcos’altro che riguarda il professore fatemelo sapere , e avvertite i vostri compagni che verranno interrogati al più presto”.

“Che ne dici?”.

“Commissario, penserei che il Larassi non ha voluto dire tutto, o per paura dei compagni o perché non ha voluto esporsi in prima persona davanti agli altri”.

“Perfettamente d’accordo, dì a Perino di mandare uno dei nostri a seguirlo con discrezione, che annoti quello che fa, i posti dove si reca, le amicizie, insomma la sua giornata tipo”.

Il questore mi chiama, vuole sapere come procede l’indagine, intanto il Ferrini lo aveva già chiamato lamentandosi del sottoscritto.

“Allora Berardi, ci sono novità?”.

“No signor questore, a parte questa chiavetta trovata nell’alloggio di Beraudo, alloggio messo sottosopra da uno o più misteriosi visitatori”.

“Faccia vedere…lei non ha idea a cosa serve? Sembrerebbe una chiavetta per una cassetta di sicurezza”.

“Ci ho pensato, ma ho anche ipotizzato un armadietto”.

“Anche questa ipotesi potrebbe essere valida, alla stazione consegnano cassette per i viaggiatori con piccoli bagagli che devono aspettare a lungo il treno in partenza“.

“Farò controllare sia le stazioni che le banche, sperando di avere una lista di chi ha affittato una cassetta negli ultimi mesi”.

“Pensa che il Beraudo sia finito in un giro losco?”.

“ A sentire i suoi studenti e la sorella era un tipo tranquillo, molto taciturno e solitario. Pure Ferrini lo ha confermato, ma è stato ammazzato. Qualcuno gli ha dato appuntamento alla ghiacciaia e il dottor Stresi ha confermato che la sua morte è avvenuta tra le due e le quattro del mattino. Che ci faceva un professore di liceo a quell’ora in quel posto? Evidentemente non era un tipo tanto solitario”.

Purtroppo le indagini non portano a nulla e le strade battute non danno i risultati sperati. Il ragazzo del liceo conduce una vita normale, unica nota annotata dall'agente è che Larassi frequentava sovente un circolo di canottaggio, il Circolo Sportivo Dilma, noto anche per essere un ritrovo di fascisti. L’agente riferisce di averlo visto sovente in compagnia di un uomo, dalla descrizione capisco che si tratti di Ferrini.

Di questi tempi non è cosa inusuale frequentare circoli  fascisti e in un circolo è normale che ci si conosca, ma una vocina dentro di me dice di indagare a fondo. Dato che ho sempre dato retta a questa voce, do ordine di mettere un paio di agenti in borghese e prendere nota se Ferrini e lo studente continuano a vedersi anche al di fuori del circolo.

Un paio di giorni dopo il delitto, in ufficio viene a trovarmi Berto accompagnato dai suoi genitori. Il povero ragazzino è ancora traumatizzato per lo spavento, però nonostante questo risponde a tutte le domande.

Ai genitori dico di stare tranquilli, non è in pericolo :”Non ha visto l’assassino, ma ha solo sentito un rumore che  potevano essere dei passi oppure la vittima che cadeva a terra o chissà altro ancora, in quei cunicoli il rimbombo si propaga, in ogni caso la stampa è all’oscuro di questa sua testimonianza”.

“Grazie commissario, la nostra paura è proprio questa, che qualcuno faccia del male a nostro figlio”.

“Potete stare tranquilli, se poi reputate necessario avere un nostro agente a sorvegliare il ragazzo, non ci sono problemi”.

Rispondono che non lo credono necessario. Dopo qualche altra domanda la famiglia esce dall’ufficio, io aspetto un paio di minuti, e poi esco per vedere se sono stati seguiti da qualcuno. Vero che i giornali non hanno menzionato al fatto che Berto ha sentito dei rumori di passi, però non è da escludere che l’assassino sia rimasto in zona ad osservare il nostro arrivo.

Mi tengo a debita distanza da loro ma non scorgo nessun tipo sospetto che li segue. Visto che non abitano distante dal negozio dove Maria lavora, decido di passare a prenderla all’uscita del lavoro.

“Ciao Marco, grazie per essere venuto. Allora l’indagine come sta andando?”.

Racconto gli ultimi avvenimenti dicendo che sono ancora in un vicolo cieco.

“Dici che c’è un nesso tra la morte di quel poveretto e lo studente con quel fascista?”.

“Forse, oppure no…ho messo degli agenti a controllare il ragazzo, speriamo che serva”.

“Mi avevi parlato di una chiavetta se non ricordo male”.

“Si, sto aspettando la lista delle persone che possono avere delle cassette di sicurezza, anche qui posso solo sperare che ci sia il nome della vittima”.

“Sono sicura che anche stavolta arriverai ad arrestare l’assassino…devo ammettere che ho un fidanzato in gamba”.

Sorrido e le scocco un bel bacio mentre ci avviamo verso casa. Solo nel fine settimana la lista tanto attesa arriva sulla mia scrivania, scorro i nomi e cognomi ma nulla, Beraudo Ettore non c’è. Alla stazione di Porta Nuova come quella di Porta Susa nessuno ha mai visto quell’uomo ne tanto meno ha fatto richiesta di una cassetta.

Ho fatto anche cercare nelle pensioni o hotel della città, ma è stato un buco nell’acqua.

Unico passo avanti è che Larassi, lo studente del Belli, si vede sovente con Ferrini. L’agente riferisce che si incontrano anche con altre persone, i luoghi di incontro sono all’aperto: “ Parco del Valentino o i giardini dietro Palazzo Madama”.

“Visto il caldo che fa lo trovo anche comprensibile, anche se…”.

“Lei pensa che è per non fare sentire i loro discorsi ad eventuali clienti di bar o piole?”.

“Ipotesi da non scartare, magari mi sbaglio, però meglio tenerla in considerazione”.

“Il problema è che non possiamo avvicinarci per ascoltare cosa dicono”.

“Lo so! Però un modo dobbiamo trovarlo, e se uno dei nostri andasse al circolo; magari facendosi assumere sotto falso nome? Di solito in quei posti hanno sempre bisogno di gente”.

“L’idea mi sembra buona, potrei andare io, ho un amico che lavora in un’altra società di canottaggio, potrebbe scrivermi le referenze da presentare al Dilma”.

“Perfetto Giorgini, mi raccomando di stare attento, se hai sentore di essere stato scoperto molla tutto e torna qui…quella è gente che non scherza!”.

Una comunicazione mi avvisa che devo recarmi dal questore immediatamente; mentre percorro i corridoi della questura i miei pensieri vanno a Ferrini.

Nell’ufficio del questore ci sono altri colleghi.

“Signori, vi ho convocato  oggi perché da Roma è giunta una missiva dall’ufficio del Duce. La nostra città è stata onorata dalla visita del Ministro dell’educazione nonché Governatore delle isole Egeo  Cesare Maria Vecchi, assieme a lui vi saranno il Maresciallo d’Italia De Bono e il senatore Fedele Pietro, membro della commissione per il giudizio dell’Alta Corte di giustizia. Assieme alle milizie di questa città abbiamo l’obbligo dell’incolumità di queste persone, mi aspetto da voi che tutto proceda senza sorta di pericoli di attentati”.

“Quando dovrebbe arrivare a Torino? Sanno già dove alloggeranno?” domanda un collega.

“A fine mese, il giorno 29 alle ore dieci alla stazione di Porta Nuova. Alloggeranno nella villa messa a disposizione dal segretario Ferrini, una villa a Moncalieri. I vostri informatori dovranno riferirvi ogni mossa dei comunisti o anarchici di Torino. Alcuni di loro sappiamo chi sono e dove abitano, altri purtroppo no, a voi il compito di sorvegliarli ed anticipare eventuali attentati. Questo è tutto signori, buon lavoro…dimenticavo, ogni giorno vorrei una vostra relazione”.

Stavo per uscire dall’ufficio quando il questore mi chiama e mi domanda se ci sono novità in merito all’uccisione di Beraudo. Rispondo che l’unica novità è che lo studente si vede con Ferrini.

“Vada piano Berardi, io ho stima di lei e l’ammiro, ma sa bene come me che quella è gente che non scherza, ha già avuto modo di toccare con mano il loro mondo”.

 

(Continua)

 

 

 

 
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