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Vacanza con delitto( 2 capitolo)

Post n°2667 pubblicato il 10 Novembre 2020 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi e la sua fidanzata Maria, sono in vacanza nella città ligure di Loano. Nell'albergo dove alloggiano, un maresciallo dei carabinieri domanda di lui: è Ettore Rimaudo un amico di gioventù del commissario. 

 

Dopo cena le signore vanno nel salotto, mentre io e Ettore andiamo sul balcone.

“Fumi?” mi domanda,e io gli rispondo di no.

“Beato te, io ho cercato di smettere ma non ci riesco”. Poi con lo sguardo osserva il mare, per parecchi minuti non dice nulla poi getta la sigaretta nel portacenere.

“Ettore, cosa c’è che non va? Ti conosco fin troppo bene per non accorgermene”.

L’uomo mi guarda, è indeciso se dirmelo oppure far finta di nulla.

“Hai ragione Marco, c’è qualcosa che mi assilla, sono settimane che ci penso, non riesco a dormirei …”.

“Se posso aiutarti non hai che da dirmelo”.

“Grazie, sei un vero amico. Un paio di mesi addietro una ragazza di diciott’anni è stata trovata morta, il suo corpo era sul bordo del torrente che passa sotto il ponte Du Niciu, hai presente qual è?”.

“Si, quello dove vi è la statua di San Sebastiano, sul retro del palazzo”.

“Esatto, l’inchiesta è stata archiviata come suicidio…ma io non lo credo affatto, a quell’età non ci si ammazza,  lo rifiuto totalmente, poi non mi torna il fatto che alle due di notte si trovasse su quel ponte ”.

“Presumo che sia l’ora del decesso detta dal medico legale per la morte”.

“Si! In quei giorni la temperatura era gelida, e di notte ancor di più; cosa poteva indurre una persona ad uscire a quell’ora ?”.

“La ragazza lavorava?”.

“Era dipendente dell’albergo Loano, quello che si trova sulla piazza principale prima di arrivare al budello”.

“Quello accanto alla due chiese se non sbaglio?”.

“Si, proprio quello. E’ un albergo per benestanti, ha anche un circolo privato adiacente. I colleghi della ragazza son concordi nel dire che era una brava persona, solare, sempre allegra e disponibile”.

 

 “Aveva un ragazzo ?”.

“Si, un certo Paolo Velli, ma ha un alibi, fa il pescatore, e quella notte era al largo con la sua barca. Dalle indagini risulta che la ragazza non è mai arrivata a casa dei genitori, eppure l’albergo chiude i battenti a mezzanotte, e il circolo un’ora dopo”.

“La vittima lavorava in entrambi i posti?”.

“Si, i dipendenti mi hanno detto che è la prassi per i  nuovi assunti lavorare in entrambi i posti, così che se manca qualcuno possono essere sostituiti immediatamente”.

“Secondo te poteva avere un’amante? Non sarebbe la prima volta che una ragazza tiene il piede in due staffe”.

“Ci ho pensato su questa cosa…sinceramente no, dalle descrizioni fatte su di lei tenterei ad escluderlo, piuttosto non mi stupirei se avesse avuto un corteggiatore insistente”.

“Insistente fino ad arrivare ad ucciderla? La tua ipotesi è questa?”.

“Si!”.

“Ettore, se vuoi il mio aiuto nessun problema, ho ancora qualche giorno di vacanza”.

“Grazie Marco, chissà che con te non riesca a fare luce su questo mistero. Ora rientriamo, sento le donne che reclamano la nostra presenza”.

L’indomani mattina mi reco alla caserma dei carabinieri, Ettore mi stava aspettando. Mi fa leggere il referto medico dell’autopsia. La ragazza si chiamava Sabrina Virgilio, aveva diciott’anni compiuti da poco, abitava con i suoi genitori. Il padre panettiere e la madre sarta in casa. Il medico non segnala segni di violenza tranne la frattura alla base del collo, dovuta alla caduta.

“Non so te ma io caro commissario non ho mai sentito di un suicida che si butta da un ponte di schiena, il cadavere è stato ritrovato sulla sponda del torrente a faccia in giù tra i canneti…chi lo ha messo?”.

“Di solito chi decide di suicidarsi buttandosi di sotto non lo fa in quella maniera. L’acqua del torrente al massimo avrebbe portato la ragazza in mare aperto, non mi sembra di aver visto canneti”.

“Ci sono Marco, i canneti sonosotto il ponte, come fai a buttarti e finire li? Impossibile. Solo l’assassino poteva mettere in scena questa farsa”.

Rifletto su quest’ultima frase e domando se secondo il mio amico, era stata fatta questa operazione per ritardare il ritrovamento del cadavere. Ettore risponde affermativamente: “Purtroppo per lui è andata  male, un signore che era andato a pescare sul torrente ha visto un paio di piedi spuntare dai canneti, si è avvicinato ed ha visto la ragazza. Ci ha subito chiamati”.

“Hai i verbali delle interrogazioni? Vorrei potere dare un’occhiata”.

“Si, vado a prenderli…sai cosa pensavo? Di ritornare a interrogarli, magari con te…”.

“Fermati! Non dire chi sono, magari qualche dipendente si ritrae in se stesso e non parla più…ti accompagno, poi io resto in disparte e se ti chiedono chi sono rispondi che sono un tuo sottoposto”.

“Va bene facciamo così. Ecco i verbali, buona lettura.Io vado a fare un giro di ispezione per Loano, puoi fermarti quanto vuoi, e se hai bisogno di qualcosa chiama Regi, lui ti aiuterà, a dopo”.

Dai verbali nessun accenno a eventuali relazione della vittima, ne tantomeno a qualche approccio insistente da parte di sconosciuti.

Noto che però i dipendenti del circolo interrogati sono sei, manca il settimo.

Potrebbe essere stato in ferie oppure ammalato, segno il cognome e quando arriva Ettore glielo domando.

“Adelmo Sinisa era in malattia quella sera, da giorni non si sentiva bene”.

“Nessuno lo ha interrogato?”.

“E’ andato Regi, ma non ha riscontrato nulla di strano. L’uomo era distrutto nell’apprendere la notizia della morte di Sabrina. Era come una figlia per lui”.

“Non rimane che ricominciare a interrogare di nuovo i dipendenti e sperare che a qualcuno di loro gli sia venuto in mente qualche episodio che possa fare luce sull’indagine”.

L’albergo è di lusso, ha ragione Ettore nel definirlo in questo modo, solo i benestanti possono permetterselo. Il direttore ci concede una sala per il nostro interrogatorio.

(Continua)

 

 

 

 

 

 
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