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Vacanza con delitto( 3 capitolo)

Post n°2668 pubblicato il 11 Novembre 2020 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi è in vacanza a Loano ( Liguria), qui viene contattato da un suo vecchio amico di gioventù, Ettore Rimaudo,maresciallo dei carabinieri. Quest'ultimo chiede l'aiuto del commissario per riaprire un'indagine su un "finto" suidicio di una ragazza: Sabrina Virgilio.

 

In tutto i dipendenti dell’albergo e del circolo sono circa una ventina, due cuochi e i loro  quattro aiutanti,  sette addetti tra accoglienza e servizio clienti, tre donne  della pulizia, un impiegato contabile, l’usciere di notte e il direttore.

Quando usciamo dall’albergo è già pomeriggio inoltrato, non c’è nulla di nuovo. Le versioni dei dipendenti sono uguali a quelle messe su verbale.

Ettore è sconfortato, cammina a testa bassa senza dire una parola immerso nei suoi pensieri.

“Ora rimane il circolo, sono sicuro che qualcosa salterà fuori, abbi fede amico mio”.

Il circolo apre i battenti verso le sette di sera, passo un attimo da Maria scusandomi per la mia assenza.

“Non devi scusarti Marco, aiutare un amico in difficoltà è il gesto più bello che si possa fare…fai il tuo dovere, io andrò a trovare Lidia stasera e domani mi ha promesso di portarmi ad Albenga”.

Varchiamo l’entrata del circolo, l’edificio si trova a fianco dell’albergo e anche qui mette in evidenza il suo lusso. Il direttore è lo stesso dell’albergo, i dipendenti sono sette. Il direttore ci lascia il suo ufficio e lentamente sfilano le persone che ci lavorano per essere interrogate.

Non emerge nulla che possa esserci di aiuto, noto che un dipendente mi fissa, perchè sicuramente mi ha riconosciuto. Difatti mi saluta: “Buongiorno commissario Berardi”.

Il mio amico mi guarda e io contraccambio il saluto.

“Mi chiamo Fabio Praticò, sono di Torino, lei commissario Berardi non si ricorda di me, ma di mio fratello senz’altro, visto che senza il suo intervento avrebbe fatto sicuramente una brutta fine”.

“Come si chiama? “.

“Paolo, aveva appena tredici anni quando lei lo arrestò. Faceva parte della banda di via Luserna”.

“Ora ricordo, quel ragazzino magro e con i capelli color carota. Che fine ha fatto? Spero che la strizza che gli ho fatto prendere sia servita a qualcosa”.

“Si commissario, si è rimesso in carreggiata. Ora lavora come panettiere in corso Casale, è alle dipendenze ma spera presto di aprire una panetteria tutta sua, si è anche fidanzato”.

“Ne son contento Ettore, poi ti racconterò  questa storia. Ora lei Praticò, può immaginare  perché è stato di nuovo convocato dal maresciallo”.

“Si, e se posso esservi utile contate pure su di me”.

“Lei sa se la vittima aveva qualcuno che la infastidiva ? Da quello che ho sentito tutti voi dite che era una ragazza seria, senza grilli per la testa e con un ragazzo fisso, un pescatore”.

“Sabrina era una brava ragazza, se il destino non l’avesse strappata alla vita, sarebbe stata senz’altro una brava moglie. Di preciso non so se ci fosse qualcuno che la infastidiva, so però che diversi clienti quando la vedevano la seguivano sempre con lo sguardo e non lesinavano commenti poco edulcorati nei suoi confronti”.

“Queste  persone sono andate oltre gli sguardi? Intendo dire approcci, battute?”.

“No, che io sappia Sabrina non ha mai parlato di queste cose, quello che ha riferito sia a me che a Lucio…è un mio collega, dicevo, si lamentava delle occhiate insistenti che le mandavano, specialmente un paio di persone”.

“Purtroppo se arrestassimo tutti i maschi che rivolgono occhiate alle belle ragazze le galere sarebbero strapiene”.

“Hai ragione Ettore. Senta , non sa se queste persone hanno mandato biglietti per un eventuale appuntamento o anche dei fiori all’indirizzo della vittima?’”.

“Che io sappia no…però commissario tenga conto che Sabrina non mi raccontava tutto. Potrebbe chiedere a Lucio di questa cosa, sono coetanei e come sa è più facile confidarsi che con una persona più grande”.

“Puoi andare Praticò e grazie, se ti viene in mente qualcosa chiamaci…ti chiedo solo un favore, non parlare con nessuno dei tuoi colleghi di me”.

“Lei può chiedermi qualsiasi cosa commissario, sono in debito con lei, e non smetterò mai di esserlo, mi creda. Arrivederci e spero proprio che prendiate quel maledetto”.

L’uomo esce e io e Ettore ci prendiamo una pausa di dieci minuti. Mi domanda cosa ne penso, se possono essere attendibili le frasi dette da Praticò.

“Credo proprio di si, lo hai sentito è in debito con me quindi farà di tutto per aiutarci. E’ una brava persona, lui non lo conoscevo, ma i suoi genitori si e, se tanto mi da tanto…piuttosto ora sentiamo questo Lucio”.

Il ragazzo entra titubante, sembra spaventato.

“Prego siediti, non aver paura, non è il caso. Sai perché sei qui?”.

Con voce tremante risponde di si.

“Bene, volevo domandarti se la tua amica Sabrina avesse mai ricevuto lettere o inviti per appuntamenti, biglietti, fiori; insomma quelle cose che di solito si ricevono quando si è corteggiati?”.

Lui sgrana gli occhi e scuote la testa: “No! Sabrina era una ragazza seria, eravamo amici e non solo perché siamo i più giovani, ma perchè mio fratello è sposato con sua cugina”.

“Capisco, ma sei sicuro che ti confidasse tutto, ma proprio tutto? Di solito le ragazze si confidano solo tra loro”.

Le mani del ragazzo sono nervose, le labbra si contraggono poi risponde di si.

“Sai di qualche cliente che la perseguitava anche solo con occhiate?”.

“Erano in tanti ad osservarla, ma specialmente due clienti…volete i nomi?…però…”.

“Hai paura vero?.  Il tuo collega ci ha fatto i loro nomi, vogliamo vedere se coincidono”. Un piccolo bluff  che funziona sempre.

A sentire queste parole il ragazzo prende carta e penna e li scrive :”Mi raccomando non dite a costoro che sono stato io a darveli, sono persone cattive, mi fanno paura”.

(Continua)

 

 

 

 
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