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Vacanza con delitto( 6 capitolo)

Post n°2672 pubblicato il 16 Novembre 2020 da paperino61to

Riassunto: In vacanza con la sua fidanzata, il commissario Berardi ritrova un suo amico di gioventù: Ettore Rimaudo, maresciallo dei carabinieri a Loano. Costui domanda aiuto per riaprire un indagine sulla morte di una giovane ragazza Sabrina Virgilio. Troppe incongurenze per archiviarla come suicidio. Un testimone dove lavorava la ragazza, fa i nomi di Ripa e del conte Lenzini, entrambi clienti del circolo adiacente all'albergo. Ambedue miravano alle grazie della ragazza. I due si lamentano con il prefetto, il quale convoca Rimaudo minacciandolo di fargli rapporto. Interviene il commissario Beradi, che per salvare l'amico deve dichiarare la sua identità. Un carabiniere mandato a raccogliere la veridicità di Ripa in merito a quella sera, riferisce che la prostituta Renata è scomparsa da alcuni giorni. I due decidono di parlare con la tenutaria del bordello, la quale non fa mistero della sua parola, è nomina un certo Franco Ricardi, malavitoso del paese.

 

 

Con l’auto ci rechiamo all’abitazione di Renata, anche se il suo nome vero è Gianna. Nel tragitto il mio amico mi spiega come tutte le indagini su Ricardi finiscano in una bolla di sapone.

“Il maledetto ha appoggi in alto, compreso il podestà…questo fa pressione sul prefetto. Inoltre trovare un testimone è ardua impresa, hanno tutti paura, hai visto la tenutaria come tremava al pensiero di Ricardi”.

“Non disperare vedrai che lo incastrerai, ora risolviamo il caso della povera Sabrina”.

Arriviamo nella via indicata dalla donna, c’è solo una casa e non si può sbagliare.

Suoniamo il campanello e una donna sulla sessantina viene ad aprire, prima che possiamo parlare ci domanda se abbiamo trovato la figlia.

“Siamo qui per questo motivo signora, abbiamo bisogno di farle qualche domanda”.

“Prego entrate”.

La donna dice di essere vedova, ha anche un altro figlio ma è sotto le armi, è in fanteria nella campagna di Grecia.

“Signora la sua Gianna quando è scomparsa?”.

“Appena tornata dal lavoro. E’ impiegata come badante da una signora anziana. Al mattino quando mi sono svegliata, lei aveva una borsa con dei vestiti, mi ha detto che stava via un paio di giorni e di non preoccuparmi”. Non facciamo nessun  cenno al “vero” lavoro che svolge la figlia.

“Non si è fatta più viva immagino?”.

“No!” il suo viso è rigato dalle lacrime. Poi domanda se gli è successo qualcosa di grave.

“Non lo sappiamo, ma crediamo di no. Non ha idea di dove abbia potuto andare? Aveva qualche amica che potesse ospitarla’”.

La madre si alza e prende una fotografia, è stata scattata tanti anni prima: “Erano a scuola, alle elementari…” e indica i nomi delle bambine, a sentire il nome di Sabrina Virgilio, sobbalziamo sulle sedie.

Domando alla signora se è sicura che sia Sabrina, la bambina che ha  indicato, mi risponde di si.

“Signora, sa che è stata uccisa?”.

Lei scuote la testa, non sa nulla di questa notizia.

“Qui siamo isolati come vedete, io son in casa, vivo del mio orto e con la pensione del mio povero marito”.

“Lei sa se sua figlia si frequentava con Sabrina?”.

“Ogni tanto si vedevano…sa come sono le ragazze a questa età. Ogni tanto veniva Sabrina a trovarla e si fermava qui a pranzo”. 

Usciamo dalla casa convinti di una cosa, la ragazza è scappata dopo l’omicidio della sua amica. In qualche modo è coinvolta in quella tragedia, e se non arriviamo prima dell’assassino di Sabrina rischia di essere un’altra sua vittima. Inoltre la povera donna non ha la minima idea del vero lavoro che svolge la figlia.

“Che facciamo Marco? La ragazza può essere dappertutto, non posso mica farla cercare in tutta la Liguria!”.

“Dobbiamo parlare con  le ragazze che lavorano al bordello, sperando che qualcuna di loro possa darci delle indicazioni”.

Verso metà pomeriggio ritorniamo al bordello, la tenutaria ci fa entrare e domanda cosa vogliamo di nuovo.

“La fuga di Renata, come si fa chiamare qui dentro, è collegata al delitto della sua amica. Abbiamo bisogno di parlare con le altre ragazze che lavorano qui”.

La donna non sembra convinta, tentenna, poi sa  che rischierebbe la chiusura della sua attività in caso di un suo rifiuto.

“Va bene, ve le chiamo, sono già tutte qui…ma vi prego non nominate Ripa, vi chiedo solo questo”.

Le ragazze sono una decina, sorridono, fanno battute sottovoce riguardo a me e Ettore, ma quando capiscono il motivo per cui siamo li, smettono di fare le sciocche.

Dalle risposte non otteniamo nulla di concreto, tutte a dire che Renata si faceva gli affari suoi: “Stava sempre sulle sue, sa come era sopranominata da noi? La snob, è vero ragazze?”.

Quando stiamo per uscire dalla porta del retro, una delle ragazze ci chiama sottovoce, si guarda intorno che nessuno  la possa vedere, poi ci da un biglietto.

“Provate a questo indirizzo, spero possiate trovarla…” .

Risaliamo in macchina e solo dopo un centinaio di metri Ettore legge il biglietto ricevuto.

“Il posto non è lontano, però dobbiamo lasciare la macchina in basso e farci una scarpinata di un paio di chilometri in salita, sei sicuro di farcela commissario?”.

“Male che vada mi porterai a spalle, non credo sia un problema per te…”.

“Gabbia si ma non fino a quel punto caro commissario! Tu ogni tanto dai un’occhiata se qualcuno di segue, non si sa mai!”.

Mezz’ora dopo, la cittadina di Loano è alle nostre spalle, nessuna macchina ci sta seguendo. Ad un bivio, Ettore imbocca la strada sulla destra, ci porta fino a uno spiazzo dove c’è una fontana.

“Qui vengono a prendere l’acqua da imbottigliare, è molto buona sai? Ecco il sentiero”.

La camminata dura circa un’oretta, il sentiero si dipana in mezzo ad alberi, il silenzio è totale e salendo si riesce a vedere lo spiazzo dove abbiamo lasciato l’auto. Non vi è anima viva.

“Guarda Marco, laggiù c’è del fumo…è quello di un camino”.

Una casetta è situata alla fine del sentiero a lato di un capanno. Un cane ci viene incontro abbaiando seguito subito dopo da un uomo e da un ragazzo, sicuramente suo figlio.

Domandano cosa vogliamo, Ettore mostra il tesserino e chiede di poter parlare con Gianna.

“Qui non esiste nessuna Gianna, andate via!”.

“Ne è convinto? Sappiamo che la ragazza è qui. Se siamo qui è per proteggerla non per farle del male.

(Continua)

 

 
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