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Vacanza con delitto( 10 capitolo)

Post n°2676 pubblicato il 20 Novembre 2020 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi si trova a Loano in vacanza, il maresciallo Rimaudo dei carabinieri, suo vecchio amico chiede aiuto per riaprire un indagine. Il maresciallo sospetta che si sia trattato di omicidio. La vittima Sabrina Virgilio, lavora nel circolo adiacente all'albergo più rinomato della città. I sospetti ricadono su alcune persone comprese Ripa e Lenzini. Sembrerebbe che i due abbiano fatto delle avances alla ragazza. Ambedue hanno un alibi per la notte del delitto. Berardi e Rimaudo, vanno di persona alla casa di appuntamenti della signora Agnese, ha parlare con Renata ( nome d'arte ma che in realtà si chiama Gianna). La ragazza è scomparsa, sia la tenutaria ( reticente a dire le cose, ha paura del boss locale Ricardi) che la madre non sanno dove sia. Una delle ragazze che lavorano in quel posto ( Lea) da a loro l'indirizzo di dove possa trovarsi. I due si recano nel posto e riescono a sentire la testimone. Gianna è stata costretta ad andare con Ripa al circolo e chiedere appuntamento alla sua amica Sabrina dopo il lavoro. Quando Gianna ha saputo della sua morte, ha capito che era una testimone scomoda. la ragazza per parlare pone due condizioni: che si dia sicurezza alla madre e a Lea. Di quest'ultima Berardi mette in atto un piano, che porti la ragazza al sicuro a Torino. Rimaudo nel frattempo riesce a scoprie l'alcova di Ripa, ma il prefetto nega l'autorizzazione al mandato con grande disappunto del maresciallo.

 

 

 

 

La donna mi guarda, poi volge lo sguardo ad Ettore e gli domanda se sono un nuovo agente.

“Non l’ho mai visto in città…ringrazio la sua proposta ma rispondo di no al suo patto”.

“Agnese, questo signore è il commissario Berardi di Torino, mi creda, se le ha detto queste parole è perché sa di poterle mantenere”.

Per la prima volta la vedo sorridere, evidentemente ha letto sul giornale locale qualche articolo che mi riguardava.

“Maresciallo, non mi sta prendendo in giro vero?”.

Dalla tasca della giacca tiro fuori il tesserino della polizia :”Come vede nessuna presa in giro, allora signora iniziamo il suo racconto?”.

Dopo un paio di ore usciamo dal bordello con in tasca i fogli con nomi e cognomi degli amici di Ricardi e delle loro vere attività.

“Marco, ora che hai la lista di quei delinquenti che vuoi fare? Il prefetto come vedi è implicato in questo meccanismo”.

“Devo fare una chiamata in questura, poi contatterò Farinacci a Roma”.

“Telefona da casa mia, è più sicuro. Io metto la mano sul fuoco per quanta riguarda i miei agenti, ma sai anche tu che le mura possono avere orecchie”.

Racconto al questore quello che sta succedendo a Loano e lui mi promette di chiamare direttamente il prefetto di Savona, è un suo vecchio amico : “E’ una persona integerrima caro Berardi, non abbia dubbi”.

Poi chiamo il Ministero di Giustizia e domando di parlare direttamente con Farinacci, faccio leva sul suo senso di giustizia nel raccontargli cosa sta accadendo a Loano e sul fatto che sono implicate persone di alto livello compreso il prefetto.

“Bene caro Ettore, abbiamo dato il via, stai tranquillo che per Ricardi e soci la pacchia è finita, la patria galera li sta aspettando. Ora però tu chiama il prefetto e digli che sei sicuro che Ripa non c’entra nulla con l’omicidio, in modo che non possa avvertire il suo amico di stare all’erta”.

“ La faccio immediatamente, e dopo vado in caserma a sentire se l’agente messo alle costole di Ripa ha qualcosa da segnalare”.

“Vengo con te, passo solo un attimo da Maria, non vorrei che si preoccupasse”.

L’agente riferisce che Ripa non è uscito di casa, ma in compenso ha ricevuto un paio di donne, una di queste era la moglie di Santiano.

Ettore è contrariato a questa notizia, sperava che il suo agente avesse scoperto la famosa alcova.

Nei giorni a seguire, Ripa è costantemente pedinato, ma solo verso la fine della settimana l’agente trova l’appartamento dove l’uomo incontra le sue amanti.

“Maresciallo, l’alloggio è una villetta dietro la ferrovia, è isolata. Nel retro vi è il bosco e sulla destra scorre un fiumiciattolo. La strada è sterrata ma praticabile”.

“Sai se vi è del personale nella villetta?”.

“Io non ho visto nessuno, ma non posso esserne sicuro, magari sono all’interno”.

“Ettore, io manderei il tuo agente con una scusa, così possiamo regolarci se vi abitano oppure no”.

“D’accordo, allora vai di nuovo alla villetta, se c’è qualcuno digli che sei li per indagare sui furti avvenuti nelle ville che si trovano in quella zona, poi torna qui”.

Nella villetta non abita nessuno, è chiaro che Ripa non vuole correre rischi quando si incontra con l’amante.

“Questo Ripa è sposato?”.

“Si, sua moglie è Flavia Pennisi, è una nota stilista di moda. Da quello che mi racconta Lidia, è quasi sempre in giro per lavoro, se non ricordo male questa settimana dovrebbe essere a Milano per una sfilata di moda”.

“Sa del marito  e della sua tresca?”.

“Non lo so, alcune voci riferiscono di si,  ma sai anche tu che come non bisogna dare peso a questo tipo di voci”.

“Hai fatto controllare i conti in banca dell’uomo?”.

“No…dici che sia il caso?”.

“Chissà magari ci trovi qualche cosa…tentare non nuoce”.

Verso le undici di sera io e Ettore siamo nei pressi della villetta di Ripa. Un agente ci stava aspettando : “E’ arrivata una macchina da poco, è laggiù la vedete? Per ora nessuno è uscito”.

“Bene vai pure, rimaniamo io e lui a sorvegliare”.

“Ora che si fa Marco?”.

“Aspettiamo che escano, se sono venuti fin qui con la macchina è perché andranno da qualche parte. Cerchiamo di andare più vicini, vedo degli alberi che possono nasconderci”.

Senza farci notare ci avviciniamo. Dopo una mezz’ora di attesa vediamo uscire Ripa, ma non da solo, con lui c’è Ricardi e il prefetto.

Guardo la faccia di Ettore, è di puro disgusto. Li sentiamo ridere, parlano a voce alta : “Signori siete pronti per Alassio? Vi farò conoscere un paio di ragazzine, vedrete che non ve ne pentirete”.

Lasciamo partire la macchina e dopo una decina di minuti usciamo dal riparo dove ci siamo nascosti.

“Entriamo Marco…”.

“No! Ettore, io entro tu rimani fuori…non protestare, è meglio così. Se dovessero tornare, ti ritroveresti nei guai, mentre io non avrei problemi, ho agito per conto mio”.

“Forse hai ragione, ma come farai ad entrare? Il cancello è sicuramente chiuso”.

“Dammi una mano a scavalcare il muretto. Ho un coltellino con me, lo userò per forzare la serratura o una finestra”.

La fortuna ci aiuta, la luna viene presto oscurata da delle nuvole. In quel luogo ci siamo solo noi, il silenzio è sovrano.

Riesco a forzare una finestra nel retro della villetta, ancora meglio, penso tra me, in questa maniera Ripa penserà a dei balordi arrivati dal bosco.

Ho con me anche una torcia, le stanze sono immerse nel buio.  La sala d’ingresso è ampia , mobili di pregio con divani in pelle. Lo studio è di fianco, c’è una scrivania, una sedia e numerosi libri di vario genere. Frugo nei cassetti ma non trovo nulla di interessante. Esco e vedo una scala, porta al piano superiore.

Vi sono due porte una di fronte all’altra, in fondo al corridoio un’altra porta, immagino sia il bagno. Apro una delle due porte, è una camera da letto. Noto che davanti al letto è posizionato uno specchio piccolo, rimango perplesso. Non vi sono armadi, solo un divanetto e un tavolino con delle bottiglie di liquori e dei bicchieri. Il letto è spazioso, a fianco dei comodini.  Apro i cassetti, non trovo nulla tranne una chiavetta nascosta sotto un libricino.

Chissà a cosa servirà? Mi reco davanti allo specchio, lo osservo, continuo a trovare strano che un oggetto simile sia messo davanti al letto. Non credo che lo abbia messo per pettinarsi, con la torcia illumino la zona intorno allo specchio, non trovo nulla, la carta da parati non ha fori. Esco dalla stanza e vado nell’altra. Come sospettavo anche questa è una camera da letto, identica all’altra, stesso specchio posizionato e stesso mobilio. Guardo nei cassetti, un astuccio in argento attira la mia attenzione, lo apro e trovo un paio di siringhe, ci sono anche un paio di flaconcini in vetro. Osservo il contenuto, sembra cocaina.

Non trovo altro di interessante e controllo il corridoio, il tarlo della chiave è nella mia mente, sono sicuro che ci deve essere una porticina nascosta, ma non la vedo. Con la torcia illumino il muro, se solo potessi accendere la luce sarebbe tutto più facile.

  ( Continua)

 

 
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