Area personale- Login
TagCerca in questo BlogMenuI miei Blog AmiciCitazioni nei Blog Amici: 88 Ultimi commentiChi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
|
Messaggi del 12/04/2021
Post n°2739 pubblicato il 12 Aprile 2021 da paperino61to
Riassunto: Padre Enzo, vecchio amico della famiglia Berardi chiede l'aiuto del commissario, in seguito a un furto di un dipinto all'interno del Convento dei Cappuccini. il dipinto è del pittore Coccia detto il Moncalvo,è rappresenta il martirio di San Martino. Da subito il commissario e il suo agente Perino capiscono che il furto è anomalo. sulla porta esterna vi sono segni vicino alla serratura, ma sembrano fatti apposta per far credere che il ladro è arrivato da fuori. All'interno del convento vivono altri cinque frati. Nel frattempo che possa interrogarli( i frati sono in ritiro spirituale), il commissario decide di andare a sentire gli abitanti della villa non distante del convento, appartiene a una contessa. Il domestico e Frate Adelmo dicono di aver sentito il rumore di un auto fermarsi poco lontana dal convento, e solo il frate l'ha sentita ripartire. Emerge anche che i frati stanchi della giornata abbiano preso una tisana per poter dormire meglio. Al commissario spunta l'idea che potesse esser stata drogata. Inoltre incomincia ad avere il sospetto che il ladro sia uno dei frati.
L’unica cosa interessante che vengo a sapere, è da un signore che verso le due o tre di notte (non ricordava bene) si è affacciato alla finestra ed ha visto una camionetta della milizia ferma all’angolo della strada che porta al convento, ha trovato la cosa strana, di solito passano, rallentano e proseguono nel loro percorso. Decido di approfondire la cosa e vado in via XX Settembre dal responsabile delle ronde fasciste. “Il famoso Berardi qui da noi, come mai? Stai indagando su qualche mio miliziano? Guarda che ora siamo tutti bravi, e soprattutto siamo persone pacifiche”. Non cado nella sua provocazione e rispondo: “Respighi, non sono qui per indagare su te o i tuoi uomini. Mi serve sapere se una vostra camionetta un paio di notti fa,era di stazione dalle parti del Monte dei Cappuccini”. Si volta verso lo scaffale che ha alle sue spalle e prende un registro. “Si, c’era una nostra pattuglia e a comandarla c’era il Giannetti, vuoi parlargli?”. “Se fosse possibile sì”. L’uomo esce e torna dopo dieci minuti, con un ragazzo, che avrà diciott’anni al massimo. “Non ho trovato Giannetti, ma il ragazzo era con quella pattuglia, chiedi a lui”. Non apro bocca, lo osservo e osservo Respighi, quest’ultimo capisce che le domande che pongo sono riservate ed esce dall’ufficio. “Non aver paura, dovrò solo farti qualche domanda, come ti chiami?”. Pur riluttante il ragazzo risponde: “Mi chiamo Federico Minella…cosa…cosa vuole sapere?”. “Eri di pattuglia due notti fa, dalle parti del convento dei frati? Come orario mi interessa il periodo che va dalle due alle tre”. “Si…ma non ci siamo fermati, proseguiamo sempre per corso Genova” mentre risponde ho notato che i suoi occhi guardano per terra. “Sei sicuro? Ho la testimonianza che qualcuno ha visto te e i tuoi colleghi fermi all’angolo con la strada che porta al convento”. “Mentono! Noi non …”. “Non ti devi scaldare tanto, io non sto indagando su di voi, sono solo qui per capire se avevate visto persone sospette o auto salire o scendere da quella strada”. Il ragazzo è sempre più a disagio, capisco che ha paura di qualcosa. “Senti Federico facciamo così, io provo a ipotizzare, ripeto ipotizzare cosa sia successo, e tu, se la mia versione è giusta mi dici sì o no”. Dopo aver espresso la mia ipotesi, Federico aggiunge un paio di cose:” Giannetti ha un amante che abita nella prima casa della salita verso il convento. Di solito va di giorno, ma quella sera il marito della donna non c’era, era via per lavoro. Ci ha fatto fermare con la camionetta e lo abbiamo aspettato. Solo dopo un paio di ore è ritornato da noi”. “In quelle due ore tu e i tuoi camerati non avete visto nessuno aggirarsi da quella strada?”. “No commissario, glielo posso giurare!”. “Ti credo e non aver paura, quello che mi hai detto rimane tra me e te, ora vai pure e grazie”. Il ragazzo esce visibilmente sollevato, io saluto Respighi dicendo che è un peccato rovinare bravi ragazzi come Federico ed esco dal suo ufficio. “Berardi non cambi mai idea vero? Eppure tu saresti un bravo camerata se solo volessi” e ride a questa battuta. Torno in ufficio sempre più convinto che chi ha rubato il dipinto non arriva da fuori, ma dall’interno del convento. Brutta cosa pensarlo, ma si sa la tentazione fa l’uomo ladro, e i frati dopo tutto sono uomini. Mi chiama Perino dicendo che sta molto meglio, e che l’indomani sarebbe ritornato in questura. Domanda come sta andando l’inchiesta:” Posso solo dirti che il ladro non arriva da fuori, nessuna auto è salita o scesa”, gli racconto del giovane miliziano e delle risposte che mi ha dato. “Quindi bisogna indagare tra i frati? Brutto colpo per il suo amico”. “Lo faremo con discrezione, ci vediamo domani ciao”. Il giorno dopo con Perino faccio il punto della situazione:” Uno dei frati è colpevole, ma chi?”. Mentre cerchiamo di mettere in atto un piano per smascherare il ladro, arriva una chiamata da Padre Enzo. “Marco…Marco, nostro Signore, nella sua persona ci ha fatto una grazie immensa...”, la voce è concitata, il povero frate non prende manco fiato”. (Continua)
|
Inviato da: elyrav
il 28/05/2024 alle 10:55
Inviato da: paperino61to
il 27/05/2024 alle 08:42
Inviato da: elyrav
il 27/05/2024 alle 08:32
Inviato da: paperino61to
il 26/05/2024 alle 08:17
Inviato da: paperino61to
il 26/05/2024 alle 08:15