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Messaggi del 13/04/2021

 

Il dipinto rubato (4 capitolo)

Post n°2740 pubblicato il 13 Aprile 2021 da paperino61to

Riassunto: Un dipinto viene rubato al convento dei frati, il padre superiore amico di vecchia data della famiglia Berardi chiede l'aiuto del commissario. Il furto si presenta fin dall'inizio anomalo. Un paio di testimoni asseriscono di aver sentito un rumore di un auto fermarsi. Uno di loro in particolare dice di avere visto una camionetta della ronda verso le due o tre di notte,non ricordava bene ferma all'angolo con la strada che porta al Monte dei Cappuccini.

Il commissario trova strana la cosa, di solito le ronde proseguono nel tragitto non si fermano, decide quindi di andare a sentire il responsabile delle ronde fasciste. Questo a sua volta chiama uno dei miliziani presenti in quella notte. Dal ragazzo viene a sapere che il suo superiore era andato a trovare l'amante, per cui loro sono stati un paio di ore fermi in quel posto: "Non è salito nessuno ne sceso nessuno dal convento".

Perino domanda se non sia il caso di indagare tra i frati stessi, nel frattempo arriva una chiamata di padre Enzo. 

 

“Padre…non capisco cosa voglia dire! Di che grazia parla?”.

“Nostro Signore è intervenuto, ha ascoltato le nostre preghiere!”.

Più parla e meno capisco.

“Padre Enzo per favore si spieghi meglio…che è successo?”.

“Il dipinto Marco, possibile che non tu non abbia ancora capito? E’ tornato al suo posto!”.

Quest’ultima frase mi coglie di sorpresa, tutto mi sarei aspettato meno che questa.

“Marco…ci sei?”.

“Si, sono qui…ma come è possibile che sia tornato al suo posto?”.

“Te l’ho detto, è il miracolo che ha fatto nostro Signore. Se vuoi venire a vedere vieni pure, così ti rendi conto che non sono né pazzo né tantomeno sto mentendo”.

Riaggancio il telefono e guardo Perino, il quale anche lui è sorpreso.

“Commissario come è possibile! Un ladro che prima ruba e poi rimette la refurtiva al suo posto? ...Io non l’ho mai visto”.

“Manco io, credimi! Meglio che facciamo un salto al convento”.

Nel pomeriggio andiamo a trovare Padre Enzo, il quale non sta nella gioia nel farmi vedere che il dipinto è al suo posto, anche gli altri frati sono contenti. Noto che Perino sta osservando attentamente uno dei frati: padre Carlo.

“Allora a questo punto l’indagine è chiusa caro padre Enzo, il dipinto è tornato al suo posto, evidentemente il ladro si è ravveduto”.

“Marco, sento nella tua voce dello scetticismo o sbaglio? Guarda che anche i ladri hanno un cuore e sentono la voce del Signore”.

“Sono convinto del ravvedimento di questo ladro, e chissà se è stato un ladro o un burlone…l’importante che il dipinto sia tornato al suo posto”.

Mentre torniamo in ufficio domando a Perino cosa ne pensa della faccenda e del perché non toglieva lo sguardo da padre Carlo.

“Se devo essere sincero commissario, la cosa mi puzza…e non poco. Un ladro quando ruba difficilmente riporta la refurtiva al suo posto”.

“Concordo con te in pieno, e del frate che mi dici?”.

“Ho avuto come l’impressione di averlo già visto, ma non ricordo dove, di sicuro non era vestito con il saio”.

“Ne sei sicuro? Magari è una persona che gli assomigliava”.

“Sicuramente mi sbaglio, però appena l’ho visto, una vocina dentro di me mi ha detto: io l’ho già visto, è lui, ma dove non ricordo”.

“Ricordo che eri anche perplesso quando hai visto i segni sulla porta laterale del convento”.

“Si! Sono più che convinto che non è stata affatto forzata la serratura, quei segni vicini sono stati fatti apposta”.

“Stessa mia idea!”.

“Che si fa ora? Archiviamo l’indagine?”.

Ci penso un attimo e rispondo di no: “La continuiamo, anche perché non abbiamo inoltrato la pratica di indagine, nessuno ne sa nulla a parte io e te. Ora andiamo da un mio amico che ha il negozio in via Mazzini”.

Il negozio di quadri d’arte è uno dei più noti della città, il proprietario è un vecchio amico che si chiama Gianni Notari.

“Ciao Marco, che piacere vederti, cosa ti porta nel mio umile negozio?”.

“Ciao Gianni, scusa se non ti ho avvisato prima che venivo a trovarti, ma ho bisogno del tuo aiuto. Lui è Perino un mio collaboratore”.

“Immagino che stai indagando, mi fa piacere se posso esserti di aiuto, sono sempre in debito con te per…”.

Gli faccio cenno con la mano di non proseguire la frase.

“Dovresti venire con noi al Monte dei Cappuccini appena hai un attimo libero. Ho bisogno di un tuo consulto”.

“Forza andiamo che aspettiamo? Chiudo il negozio un po’ prima, non c’è nessun problema”.

Mentre ci avviamo verso il convento, racconto del furto e della strana ricomparsa del dipinto, anche Gianni è perplesso.

Prima di entrare nel convento, dò un’occhiata all’interno, a parte alcuni fedeli non vedo ombra dei frati.

“Perino accompagna Gianni dove si trova il dipinto del Moncalvo e poi esci subito, meglio che i frati non ti vedano. Tu, Gianni fai con calma, osservalo bene, prenditi il tempo che ti serve, noi ti aspettiamo a quella curva laggiù”.

“D’accordo Marco, a dopo”.

Passata mezz’ora vediamo il mio amico tornare.

“Venite, meglio parlarne nel mio negozio, saremo più tranquilli”.

(Continua)

 

 
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