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Messaggi del 19/04/2021

 

Il dipinto rubato (7 capitolo)

Post n°2746 pubblicato il 19 Aprile 2021 da paperino61to

Riassunto: Un dipinto viene rubato al convento dei frati, il padre superiore amico di vecchia data della famiglia Berardi chiede l'aiuto del commissario. Il furto si presenta fin dall'inizio anomalo. Un paio di testimoni asseriscono di aver sentito un rumore di un auto fermarsi. Uno di loro in particolare dice di avere visto una camionetta della ronda verso le due o tre di notte, ferma all'angolo con la strada che porta al Monte dei Cappuccini.

Il commissario interroga uno dei miliziani presenti nella notte del furto che asserisce che: "Non è salito nessuno ne sceso nessuno dal convento".

Perino domanda se non sia il caso di indagare tra i frati stessi, nel frattempo arriva una chiamata di padre Enzo, il quale comunica che: "Il dipinto è tornato al suo posto!". Il commissario e Perino vanno al convento per sincerarsi della cose, nel tornare in questura, Berardi domanda come mai il suo collega fissava Padre Carlo, la risposta è che ha sentore di averlo già visto ma non ricorda dove, unica certezza che non indossava il saio. Berardi decide di passare da un suo amico: Gianni Notari, proprietario ed esperto di quadri, chiedendo il suo aiuto: osservare il dipinto e confermare che non sia un falso come credono i due poliziotti. 

 Purtroppo il Notari conferma il sospetto: il dipinto ritornato è un falso. Berardi va a interrogare due ricettatori della città; Raso e Corsini. Il primo giura di aver cambiato vita dopo un paio di anni in galera, mentre per il secondo trova il negozio chiuso e la serranda a metà, il proprietario del negozio vicino asserisce di averlo visto andare via piuttosto frettolosamente. L'indomani il commissario torna nel negozio e forzando la porta d'ingresso entra, nel retro trova il corpo del Corsini senza vita e la cassaforte aperta, i cassetti della scrivania a terra. Berardi ritorna da Raso domandando se conosceva qualche cliente della vittima, l'uomo risponde che di solito si tiene un'agenda con i nomi. Ma purtroppo la polizia non ha trovato nulla, allora Raso dà al commissario alcuni nomi dicendo che non sa se abitano ancora in città oppure no. 

 

 

 

In ufficio chiedo a un agente di contattare le persone segnate da Raso. Perino nel frattempo è intento ad interrogare eventuali testimoni sul luogo del delitto, ma credo che non troverà nulla di interessante.

“Commissario, sono riuscito solo a risalire a un paio di nomi: Franco Gigliotti che è in carcere a Rebibbia da un paio di mesi, l’accusa è di mercato nero di oggetti antichi. Luciano Malesini si è trasferito da anni a Genova ed ha un negozio di antiquariato. Rimane Andrea Veglino, abita in via Principessa Clotilde al numero 56 e da anni a aperto un negozio di abiti da uomo”.

“Bravo, hai fatto un bel lavoro. Ora su questo Veglino vedi di scoprire qualcosa di più, se è sposato, chi frequenta, se ha amici, insomma la solita routine”.

Dal volto di Perino capisco che non ha trovato nulla che può essere utile per l’indagine.

“Nessuno ha visto nulla né sentito nulla, anche l’inquilino del piano sopra al negozio dice di non aver sentito nessun rumore o grida”.

“L’unico che ha visto qualcosa è il proprietario del negozio vicino a quello del Corsini, purtroppo l’ha visto solo di spalle e non sa dare indicazioni più precise”.

Gli racconto dei nomi dati da Raso: “Può darsi che non porti a nulla, ma è l’unica pista che abbiamo”.

Il referto di Stresi conferma cosa mi aveva già detto nel negozio; la vittima è stata uccisa alle spalle con un candelabro, Corsini è stato colpito almeno tre volte, sempre con violenza, La vittima non si è accorta di nulla, il primo colpo è stato quello più violento, che ne ha causato la morte immediata, ne deduco quindi che si fidava del suo assassino.

La domenica io e Maria decidiamo di andare a trovare i miei amici di Viù, la giornata è stupenda e al solo pensiero di goderci l’aria fresca della montagna ci vede percorrere la strada già al mattino presto mentre la città inizia a svegliarsi.

L’indomani, vedo sorridente Perino, e domando cosa gli sia successo.

“Ho vinto commissario! Ieri sono andato con la mia fidanzata all’ippodromo e ho scommesso su un cavallo piazzato tra i primi tre, è arrivato addirittura primo”.

“Complimenti, allora mi paghi la colazione, non l’ho ancora fatta”.

“Poi c’è un’altra cosa che devo dirle, mentre ero in coda alla cassa per scommettere, vedo una persona arrivare e stavolta non credo di sbagliare nel dire che mi sembrava padre Carlo in abiti civili”.

“Ne sei sicuro?”.

“Non potrei giurarci, appena mi ha visto ha cambiato direzione ed è tornato sui suoi passi”.

“Mettiamo fosse lui, non credo che i frati possano giocare alle scommesse sui cavalli, e poi con quali soldi?”.

“Commissario, sa anche lei che non tutti sono timorati e fedeli del credo cristiano, basta farsi un giro all’orfanotrofio del Cottolengo per capire cosa voglio dire”.

“Lo so bene. Per ora andiamo al bar, poi facciamo un salto al convento”.

Padre Enzo è stupito nel vederci arrivare e domanda preoccupato è capitato.

“Tranquillo padre nulla di grave, volevo solo vedere come sta. Il dipinto è sempre al suo solito posto?”.

“Si Marco, è tornato al posto che gli compete, ma andiamo nel mio ufficio”.

Ci offre un bicchierino di liquore alle erbe prodotto da loro.

“Complimenti è ottimo! Pensate di commercializzarlo?”.

“Per ora no, è riservato solo a noi frati, un domani chissà, le strade del Signore sono infinite”.

“Proprio vero, senta, volevo chiederle, questa domenica gli altri confratelli sono rimasti tutti nel convento?”.

Mi guarda perplesso e risponde che solo padre Carlo è uscito per andare ad assistere una ammalata.

“Sa il nome di questa malata?”.

“No mi spiace, ma se vuoi lo posso chiedere a lui…ma perché mi fai questa domanda?”.

“Curiosità, semplicemente curiosità”.

“Marco, sai che le bugie hanno le gambe corte e sovente portano all’inferno?”.

“Ha ragione e le chiedo scusa, il mio collega era all’ippodromo domenica e ha visto una persona che assomigliava a padre Carlo, l’ha pure chiamato ma questa persona si è voltata ed è si è confusa in mezzo alla folla, come se non volesse farsi riconoscere”.

“Si è sbagliato di sicuro, figuriamoci se padre Carlo va all’ippodromo, poi scusa il tuo collega non distingue il saio da un abito civile? Sai che noi indossiamo sempre e solo il saio”.

“Questo è il problema, che quell’uomo era in abiti civili”.

“Allora non era lui, capita a volte di sbagliarsi”.

Salutiamo padre Enzo ed ritorniamo in ufficio, sono convinto che Perino non si sia sbagliato affatto su padre Carlo.

(Continua)

 
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