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Messaggi del 28/04/2021

 

Il dipinto rubato (11 capitolo)

Post n°2751 pubblicato il 28 Aprile 2021 da paperino61to

Riassunto: Un dipinto del Moncalvo viene rubato al convento dei frati, il padre superiore chiede aiuto al commissario Berardi. Il furto si presenta fin dall'inizio anomalo, tanto vero che dopo un paio di giorni ritorna al suo posto. 

  Berardi decide di passare da un suo amico: Gianni Notari, proprietario ed esperto di quadri, chiedendo il suo aiuto: osservare il dipinto e confermare che sia veramente Lloriginale e non un falso.

 Notari conferma che il dipinto ritornato è un falso. Berardi va a interrogare due ricettatori della città; Raso e Corsini. Il primo giura di aver cambiato vita dopo un paio di anni in galera. Mentre il Corsini verrà ritrovato morto nel retro con la cassaforte aperta, i cassetti della scrivania a terra. Berardi ritorna da Raso domandando se conosceva qualche cliente della vittima, l'uomo risponde che di solito si tiene un'agenda con i nomi. Ma questa agenda è sparita. Il lunedì in ufficio Perino dice di aver visto Padre Carlo all'ippodromo, era in coda alla cassa delle scommesse, ma non potrebbe giurarlo: "Appena mi ha visto ha cambiato immediatamente direzione. Era in abiti civili". I due vanno dal superiore e domandano se i frati sono usciti dal convento il giorno prima, risponde che solo Padre Carlo è andato ad assistere una ammalata, ma non sa il nome ne dove abita. Il commissario Berardi capisce che Perino ha visto giusto, Padre Carlo era all'ippodromo.Una donna misteriosa incontra il commisario, quest'ultimo deduce che era l'amante del Corsini. La donna riferisce che Corsini aveva tra le mani un grosso affare e che con i soldi incassati sarebbero scappati insieme, ma non sa dire di che affare. Beradi domanda se conosce qualche pittore bravo a riprodurre un dipinto. In piena notte Berardi riceve una chiamata, qualcuno è entrato nel negozio di Corsini. Qualcuno si è intrufolato nel negozio per cercare cosa? l?agenda o il dipinto? Berardi opta per il dipinto. Chiede rinforzi e si mettono alla ricerca di questo dipinto, ma non riescono a trovarlo, solo quando stanno per uscire Berardi nota qualcosa di strano nel soffitto, una specie di scalino in cartongesso desta la sua curioistà. Nel nascondiglio il commissario trova vari oggetti tra cui il dipinto originale. Nel tornare in questura, la misteriosa donna dice di avere i nomi dei pittori che potevano riprodurre il Moncalvo, sono solo due: uno studende e un negoziante di quadri. Nel frattempo la misteriosa donna informa il commissario di avere due nomi pittori in grado di falsificare un quadro: Taverna, proprietario di un negozio alla Crocetta e uno studente delle Belle Arti: Massimo Viale. Il primo dice chiaramente che è da quando si è sposato che ha smesso di fare copie false. Berardi va all'accademia e gli riferiscono che il ragazzo è da diversi giorni assente. Decide di andare nel suo appartamento e l'unica cosa che trova è una copia non finita di un quadro di Da Vinci e il giornale aperto sull'articolo della morte di Corsini. Il commissario capisce che lo studende è scappato per paura. Ritorna all'accademia e domanda al rettore se qualche persona è venuto a cercare il ragazzo. 

 

 

 

Dalla descrizione del rettore capisco che è padre Carlo. Tornato in ufficio e chiedo a Perino di prendere una fotografia del frate e di tornare all’ippodromo: “Chiedi agli impiegati alle casse se lo riconoscono e chiedi anche a Bressan se ha avuto a che fare con lui”.

“Bressan l’allibratore?”.

“Si!”.

Un paio d’ore dopo Perino torna con notizie buone: “Commissario, il frate è un habitué delle scommesse sui cavalli, il guaio per lui da quanto mi hanno riferito è che non vince quasi mai. Ho sentito anche Bressan, ha riferito che il frate è finito nelle mani dei fratelli Reggi, quella è gente che non scherza e padre Carlo deve a loro un bel po’ di soldi”.

“Usurai e malavitosi i due fratelli, chissà che stavolta non li incastriamo”.

Rifletto un attimo sul da farsi, poi espongo un piano che prevede la complicità del mio amico Gianni.

“La cosa è fattibile commissario, se il frate ci casca difficilmente riuscirà a mantenersi calmo”.

“Telefono al mio amico e concordiamo l’ora in cui lui è disponibile, poi chiamo Padre Enzo e chiedo che vi siano presenti anche i frati del convento, tutti quanti”.

Verso il pomeriggio saliamo al Monte dei Cappuccini e spiego per bene il mio piano a Gianni.

“Buongiorno Marco, signori…prego venite, i miei confratelli vi stanno aspettando”.

Noto che vi è anche padre Carlo.

“Come mai siete venuti? E’ successo qualcosa?” domanda padre Enzo.

“No Padre, tranquillo, ho chiesto al mio amico di venire per dare un’occhiata al dipinto del Moncalvo. Ammetto che un tarlo mi assillava e ancora adesso mi assilla, ovvero che il dipinto sia un falso!”.

“Ma…ma Marco come fai a credere una cosa del genere? Ma no…tu non hai proprio fede nel nostro Signore”.

“Lo so, colpa del mio mestiere. Per questo ho portato con me il mio amico Gianni, è un esperto d’arte che riconosce i falsi dagli originali” calcando su quest’ultima frase osservo padre Carlo; un lieve tremore compare sulle sue labbra.

Perino facendo finta di osservare la cappella, si mette alle spalle del gruppo dei frati.

“Va bene, Marco, fai pure, ma sono sicuro che ti sbagli, questo è l’originale”.

Gianni si avvicina, lo osserva attentamente, si prende il suo tempo. Sembra un attore consumato, poi esclama: “Ha ragione padre Enzo, questo è il vero Moncalvo!”.

“Non è possibile! Si sbaglia!”.

La voce è quella di padre Carlo, il suo volto denota stupore ma anche un certo spavento.

“Fratello perché dici questo?” domanda padre Enzo.

“Posso rispondere io per lui se a lei va bene…o vuole farlo lei?”.

Il frate si siede su una panca, sembra svuotato da ogni energia.

“Vede amico mio, il buon padre Carlo è un assiduo frequentatore delle corse dei cavalli. Ovviamente non va solo ad osservare quei nobili destrieri, ma scommette anche dei bei soldi su di loro”.

“Non è vero, è falso, mai scommesso in vita via!”.

“Strano, perché di lei gli impiegati alle casse si ricordano bene, e credo che ancora meglio si ricordino i fratelli Reggi. Ora non mi dica che non li conosce? Su…un frate non può mentire nella casa del Signore”.

L’uomo si alza dalla panca e cerca la via di fuga verso l’uscita ma viene trattenuto a forza da Perino.

“Bravo Perino, ora si calmi e si segga, altrimenti la faccio ammanettare!”.

“Dovete sapere che questi Reggi sono malavitosi della peggior specie e sono anche degli usurai. Il vostro caro confratello, che con le scommesse è abbastanza sfortunato, si è rivolto a queste persone. Potete capire da voi che questa gente non regala soldi, ed ecco che padre Carlo si trova legato mani e piedi a loro”.

“Commissario, vuole dire che il furto del dipinto l’ha organizzato lui? Ma se il suo amico ha detto che questo è l’originale…non capisco”, a parlare è padre Angelo.

“Il mio amico ha mentito su ordine mio. Lui sa già che il dipinto che si trova nel convento è un falso. Un paio di giorni addietro è venuto ad osservarlo, e non ha dubbi in merito. Il mio piano è stato quello di fare uscire allo scoperto il vostro confratello. Ma la parte peggiore deve ancora arrivare”.

“Marco, cosa vorresti dire?”.

“Che è anche un assassino! Ha ucciso Bartolo Corsini, un ricettatore di opere rubate”.

“Non sono stato io! Credetemi, non sono un assassino…”.

“Non mentire almeno non in questa sede! Se non sei stato tu chi è stato allora?”.

“Quando ho letto la notizia sul giornale ho capito subito chi è stato e il perché, sono stati i fratelli Reggi. Gli avevo raccontato del mio piano per rubare il Moncalvo e poi mettere un falso al posto dell’originale. Ho detto loro che il dipinto valeva una fortuna, e che con i soldi della vendita avrei pagato il mio debito con loro, il resto dei soldi potevano anche tenerseli”.

“Però poi qualcosa è andato storto”.

“Si evidentemente mi hanno seguito, e quando mi hanno visto che entravo nel negozio di Corsini, hanno capito il motivo della mia visita”.

“Solo che Corsini è stato furbo a nascondere il dipinto, per questo non lo hanno trovato”.

“Come, non lo hanno preso loro?”.

“No, è al sicuro in questura. Ora se vuoi alleggerire la tua posizione puoi darci una mano”.

“Cosa devo fare?”.

“Studierò un piano per attirare i Reggi in una trappola e tu sarai l’esca”.

“Ma…ma quelli potrebbero uccidermi se scoprono che li ho traditi”.

“Non ti succederà nulla se mi darai retta, d’altronde non hai scelta, potrei incriminarti anche per omicidio e lo sai bene”.

“Va bene commissario, mi dica quello che devo fare, ho già sbagliato e il mio sbaglio è costato la vita a un uomo…che Dio mi perdoni…e anche voi cari confratelli perdonatemi se potete”.

 

(Continua)

 

 
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