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Messaggi del 17/01/2024
Post n°3141 pubblicato il 17 Gennaio 2024 da paperino61to
Riassunto: Il commissario Berardi indaga su due omicidi, il filo che lega le vittime è una sala da ballo, il Royal. La prima vittima: Castello è stato ritrovato dentro il bagaglio di un auto di proprietà del direttore della Schiapparelli: Luigi Cialli, anch’esso frequentatore del Royal. La seconda vittima, una ragazza: Claudia Gisolo era dipendente della sala da ballo. Aveva chiesto appuntamento al commissario lontano da occhi indiscreti per poterle parlare ma purtroppo l’assassino glielo ha impedito. Un’altra persona che viene indagata è Edna Valenti, una donna che si accompagna con Cialli da un paio di mesi. Il commissario è attratto dalla donna e combatte una sua lotta interiore. L’assassino della Gisolo ha messo sottosopra l’alloggio della ragazza alla ricerca di qualche cosa. Un vicino di casa della ragazza consegna un pacco a lui spedito proprio dalla sua amica Gisolo, ma non sa dire il perché di questa cosa. Dentro al pacco vi sono delle fotografie, con Castello assieme alla seconda vittima oltre che il Cialli, va da sé che quest’ultimo mente dicendo di non conoscere Castello. Un’altra fotografia mostra la Valenti con alcune ragazze del Royal e alle loro spalle c’è un uomo semi nascosto come se intendesse farsi vedere. Berardi convoca Cialli in questura.
Come sempre parlare con Cialli non è facile, l’arroganza e la supponenza in quest’uomo gli fanno compagnia. “Il mio assistito…”. “Avvocato per favore, il suo assistito è reticente a delle semplici domande. Capisce anche lei che essendo in corso un’indagine ed essendo il signor Cialli uno dei personaggi coinvolto in questa tragedia, viene da sé che sia interrogato”. “Lei mi accusa! Commissario è ben diverso…ma le farò vedere io!”. “Io la sto accusando, solo di mentire. Lei qui è ritratto con Castello che guarda caso viene ucciso e il suo cadavere viene trovato dentro alla sua auto. Ha delle spiegazioni da darmi in merito?”. Interviene l’avvocato dicendo che qualcuno vuole incastrare il suo assistito. “Ammettiamo che sia come dice il suo avvocato, potrebbe essere plausibile, ma della foto che ne dice? Lei ha detto che non conosceva la vittima, ma non è così”. “Non ricordo questa persona, si sarà avvicinato a me casualmente e ancora casualmente qualcuno ha scattato la fotografia. Ha finito? Ho un’azienda da dirigere!”. “Avvocato, lei sa che ho il diritto di sbattere in cella chi si rifiuta di parlare davanti a prove certe? Ebbene lo dica al suo cliente, perché io ora manderò il mio collega dal questore per fargli firmare il foglio di carcerazione…sempre che il suo cliente non si decida a darmi una risposta e non mentire come sta facendo! A lui la scelta!”. Cialli e il suo avvocato confabulano sottovoce, poi l’uomo ammette che conosceva Castello ma solo di vista. “Questa è la verità commissario”. “Perché non lo ha detto prima?”. “Avevo paura di essere sospettato come assassino, ma le giuro che non l’ho ucciso io!”. La conversazione dura un paio di ore, ma nulla di ciò che dice Cialli mi convince pienamente. Purtroppo non posso trattenerlo in una cella e sono obbligato a farlo uscire dall’ufficio a piede libero.
“Tirdi che ne pensi del nostro amico?”. “Che mente e pure malamente, ma non abbiamo prove certe che sia lui il nostro assassino o mandante”. “Sicuramente non è di quelle persone che si sporcano le mani di sangue. Ma perché avrebbe ucciso Castello? Gelosia? Sgarbo o che altro ancora?”. “Belle domande commissario. Dovessi sceglierne una direi la gelosia…trovassimo quella Isa o come si chiama, potrebbe dirci qualcosa in più sul Cialli”. “Questo è il punto, sembra svanita nel nulla, nessuno ne sa niente, solo la Valenti ha ammesso che il Cialli era ossessionato da quella donna”. Il giorno seguente sulla Stampa compare l’articolo, ora speriamo che l’assassino faccia un passo falso. Con Perino torno al Royal e interrogo di nuovo il personale presente, ma anche qui non dicono nulla di rilevante, salvo constatare che un paio di loro sono reticenti e sfuggenti alle domande sulla loro collega uccisa. “Speravo in un vostro aiuto sinceramente, comunque grazie lo stesso…un momento signorine, ho ancora bisogno di un favore…” e mi rivolgo alle due che sono state restie nel rispondere. “Per esperienza so che molte persone hanno paura di parlare…”. “Noi non abbiamo paura!” risponde una delle due ragazze. “Mi lasci finire signorina, e so anche per esperienza quando queste persone mentono. Non vi posso obbligare a dire la verità, ma due persone sono state uccise e una delle due era una vostra collega se non amica. Ora sia l’assassino che il probabile mandante sono in circolazione a piede libero…e chissà che non vi sia una terza vittima…arrivederci signorine e buon lavoro”. La frase fa effetto su un paio di ragazze che si avvicinano quando sto per uscire e sottovoce mi dicono “Commissario, io e Adele usciamo per il pranzo e andiamo nella trattoria all’angolo tra via Nizza e via Caluso. Ci aspetti lì”. “D’accordo, metterò un’agente all’uscita del Royal per quell’ora, vi seguirà con discrezione, a dopo e grazie”. “Bene amico mio, qualcosa si muove, speriamo di avere notizie che servano nel proseguo indagine”. “Qualcosa sanno di sicuro altrimenti non le avrebbero dato appuntamento”. “Fai una cosa, tu rimani nei paraggi, appena arrivo in ufficio ti mando un collega che ti darà il cambio, non vorrei mai che le ragazze spiccassero il volo o peggio ancora che vengano attirare dal nostro misterioso assassino”. Tornato in ufficio domando a Perino di mandare subito un agente davanti al locale e gli riferisco dell’appuntamento con le ragazze. “Bene commissario, evidentemente hanno qualcosa da riferire lontano da occhi e orecchie indiscrete”. “Credi che il proprietario c’entri qualcosa?”, “Non lo so, ma Bersezio non me la conta giusta, non so dirle il perché, ma a naso mi ispira poca fiducia. Mi sono permesso di fare un controllo su di lui…”. “Hai fatto bene, anche se potevi dirmelo”. “Chiedo scusa, ho trovato che sul suo conto c’è un entrata di cinquantamila lire, tutti in contanti, la data è quella del giorno dopo l’uccisione del Castello. Coincidenza?”. “Ha versato i soldi presi in banca?”. “Si! Ovviamente non ha dato spiegazioni all’impiegato. Ha pensato che fosse l’incasso della serata”. “Tu dubiti che sia vero?”. “Senza ombra di dubbio, le persone che frequentano quel locale sono di ceto alto, di conseguenza l’incasso è più alto della cifra versata, diciamo che questo è un extra, inoltre girano voci poche raccomandabili su di lui”. “Proviamo a dare concretezza alle voci, sull’omicidio magari ha fatto un favore a qualcuno, quindi la domanda ora è: quale favore e a chi lo ha fatto?”. “Possiamo convocare Bersezio”. “Potremmo…fai una cosa mettigli alle costole uno dei nostri, chissà che non salti fuori qualcosa di interessante”. Troppi personaggi con troppe ombre in questa indagine, la cosa sicura è che un filo lega le due vittime, all’apparenza non sembra che si conoscessero e manco che si frequentassero. La donna, ne sono convinto è stata uccisa perché ha visto qualcosa che non doveva vedere o sentire, per l’uomo direi che è stato ucciso perché ha pestato i piedi a qualcuno che non doveva: probabile movente una donna. Mancano però prove certe, poi chi ha scattato le fotografie nel locale e perché le teneva la Gisolo? Le due ragazze sono già entrate nel locale quando arriviamo io e Tirdi, l’agente è fuori dal locale seduto sulla panchina a lato dell’ingresso.
“Buongiorno signorine”. “Buongiorno commissario, ci dobbiamo scusare se siamo state, insomma ha capito, ma a parlare dentro il Royal avevamo paura”. “In quel posto anche le mura hanno orecchie non solo occhi” aggiunge la brunetta. “Capisco, quindi voi sapete qualcosa in merito alla morte della vostra amica”. “Oddio, commissario, amica è una parolona, diciamo che era una collega e per di più mal sopportabile. Non sprizzava simpatia”. “Cosa sapete?”. “Che aveva una tresca con un cliente, nulla di strano penserete se non fosse che la tresca l’aveva con l’uomo ucciso”. Domando se ne sono sicure. “Sicurissime! Un paio di volte li abbiamo visti nel retro a baciarsi, e un paio di sere prima che l’uomo fosse ucciso abbiamo visto Claudia salire sulla sua auto”. “Commissario, ma Castello non aveva macchine, almeno per quello che ne sappiamo”. “Senta noi l’abbiamo vista salire” risponde pepata una delle due ragazze. “Avete visto chi era alla guida?”. “No, ma non avevamo dubbi che fosse quell’uomo”. “Parliamo del vostro titolare: cosa sapete dirmi?”. “Adele non dire nulla, se viene a saperlo siamo nei guai”. “Paola, se ci ha seguiti siamo lo stesso nei guai. Bersezio è un delinquente, approfitta di noi ragazze, d’accordo ci paga uno stipendio, ad alcune di noi concede anche vitto e alloggio, ma in cambio…”. “Andate a letto con lui?”. “Noi due no di sicuro, ma alcune altre ragazze si! Sono i clienti che chiedono i nostri favori”. “Quindi non è solo una sala da ballo, ma anche un bordello?”. “Possiamo metterla anche così! E poi giara la droga, a volte ci è capitato di portare delle bustine ai clienti”. “Sapete chi gliela procura?”. “No, immaginiamo che però arrivi tramite i fornitori, magari è nascosta dentro le casse di liquori o del cibo”. “I nomi dei fornitori ve li ricordate?”. “Purtroppo no, però sappiamo che le consegne le fanno al mattino presto, verso le cinque massimo sei”. “E voi l’avete trovato strano. Bene, questo è un passo avanti per noi. Adesso ditemi se conoscete queste persone” e faccio i nomi del Cialli e della Valenti. Le due fanno delle smorfie a sentirli nominare. “Il Cialli è un maiale di prima categoria, ho ribrezzo al solo pensare che una donna ci vada a letto”. “L’altra è una puttana! Mi scusi commissario, ma non riesco a catalogarla in nessuna altra maniera”. Quella parola mi colpisce in pieno come se fossi investito da un treno, so bene che la Valenti ha parecchie ombre alle sue spalle e anche lei comunque è un’indagata. “Avete mai visto queste due persone parlare con la vittima o con la Gisolo?”. “Il Cialli si, parecchie volte, le faceva la corte, ma lei niente, non ne voleva sapere”. “Una volta abbiamo visto quel tizio che è stato ucciso litigare con il Cialli”. “Avete sentito cosa si sono detti?”. “Solo che se gli avesse dato ancora fastidio a Claudia gli avrebbe spaccato la faccia, e il Cialli si era messo a ridere e ha ribattuto che se ci provava sarebbe stato un uomo morto, aggiungendo di guardarsi le spalle d’ora in avanti”. “La Valenti adescava i clienti?”. “No, è furba al signora, sono gli uomini che gli giravano intorno come sciami di api. Le serate si concludevano con l’uomo di turno che l’accompagnava a casa”. “Però non vuol dire che ci andava a letto!”. Un tarlo di gelosia iniziava a farsi largo in me. “Vero, ma quando la sera dopo vedevi l’uomo vantarsi con i suoi amici di quanto fosse brava la Valenti in certi giochini, non ci vuole molto a capire che erano stati a letto insieme”. “Degli altri clienti cosa sapete dirmi?”. “Poco o nulla a parte un tizio che non mi ispira fiducia, non dirle il motivo”. “Sapresti descriverlo?”. “No, tranne che era alto e portava occhiali scuri…era sfuggente, ho notato che se lo fissavi anche per un attimo andava dalla parte opposta del locale”. “Sentite, avete mai sentito parlare di una certa Isa?”. “Isda’ No e tu?”. “Manco io, ma è sicuro che si chiami così? Perché se fosse una certa Iside la conosciamo”. Ecco il vero nome della misteriosa ragazza che ossessiona il Cialli. “Parlatemi di lei”. “Una bella ragazza, ha lavorato al locale per un paio di anni, c’era già quando siamo state assunte, poi dall’oggi al domani è sparita”. “Secondo voi come mai è scappata all’improvviso?”. Le due ragazze si guardano, poi una delle due dice: “Il Cialli, quel maiale si era invaghito di lei, era diventata un’ossessione per lui. Iside aveva paura di quell’uomo”. Quindi secondo voi potrebbe essere questa la causa del suo allontanamento e non magari per trovarsi un altro lavoro?”. “No commissario, le piaceva quel lavoro, era affabile e simpatica, sa che molti clienti ci sono rimasti male? Non era solo bella e non creda affatto che andasse a letto con loro, anzi, al Royal sapevano tutti che non c’era trippa per gatti come si dice”. “Sapete dove abitava?”. “Certo, abitava con noi! Ecco perché ci siamo rimaste male quando se ne è andata”. “Una sera non si è presentata al lavoro, quando noi abbiamo smontato e siamo andate a casa non l’abbiamo trovata. C’era solo un biglietto con su scritto: Grazie di tutto”. “Aveva parenti’”. “Una volta ci parlò di una zia che abitava a Trento, altro non sappiamo. Non ha mai accennato ai genitori, abbiamo pensato che fosse orfana”. (Continua)
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Inviato da: elyrav
il 08/11/2024 alle 08:37
Inviato da: rbx1dgl
il 07/11/2024 alle 15:10
Inviato da: paperino61to
il 07/11/2024 alle 08:03
Inviato da: paperino61to
il 07/11/2024 alle 08:01
Inviato da: nomadi50
il 06/11/2024 alle 11:41