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Omicidi con ballo ( 7 capitolo)

Post n°3144 pubblicato il 22 Gennaio 2024 da paperino61to

 

Riassunto: Un altro omicidio si aggiunge alle altre due vittime, un certo Buso pregiudicato noto alle forze di polizia. Ucciso anche lui come il Castello e la Giasolo con un coltello. Accanto a lui un rotolo di soldi. Perino scopre che giorni prima aveva avuto un diverbio con un’altra persona minacciandola di parlare. Un testimone racconta che questa persona era alta con gli occhiali scuri, l’altezza è la costante di questo personaggio misterioso, anche la coppia che ha trovato il corpo di Buso ha visto un uomo alto allontanarsi in gran fretta. Cialli convocato in questura e messo di fronte a una fotografia ammette di aver conosciuto il Castello, ma non di averlo ucciso, queste foto mostrano anche un uomo seminascosto di cui non si riesce a vedere il volto. Il commissario va a parlare con Bersezio, titolare del Royal, una persona su cui corrono molte voci ma nulla di concreto. Viene a sapere il nome della misteriosa ragazza che ossessionava Cialli: Iside Pavan. Berardi nota che l’indirizzo dato dalla ragazza è falso, lei abitava con Paola e Adele, due ragazze che lavorano al Royal e che confessano che la sala da ballo è solo una facciata. Bersezio spaccia droga e alcune delle lavoranti vendono il loro corpo ai clienti. Il commissario accetta di nuovo un invito della Valenti, donna con una fama di non specchiata virtù, ma che in qualche modo attrae Berardi, inoltre la donna potrebbe sapere molte più cose di quello che sa sul Royal.

 

 

 

Il locale è affollato ma non quanto credevo, c’è una piccola orchestra sul palco. Qualche coppia è già intenta a ballare e alcuni clienti salgono al piano superiore mentre le ragazze che lavorano passano tra i tavoli con le consumazioni ordinate.

“Vieni Marco, ecco questo è il mio posto preferito, come vedi è abbastanza appartato”.

Calca sull’ultima parola in modo alquanto malizioso, noto che ha anche una bella visuale della sala.

“Cosa prendi?”.

“Cosa mi consigli? Mi fido di te”.

“Sarebbe anche ora, bene allora prendiamo un martini con ghiaccio. Signorina per piacere…”.

La musica è carina e anche il cantante è intonato. Sto notando che alcune coppie salgono le scale che danno al piano superiore, immagino che vi siano delle stanze private.

“Marco, noto che stai guardando le scale, non mi dire che non hai capito dove conducono”.

“Posso immaginarlo, ma credo che anche tu abbia capito che il Royal non è solamente una sala da ballo”.

Ride di gusto: “Ovviamente, sai anche tu che la gente non cerca solo lo svago di ballare in posti simili”.

“Già e magari cerca anche un altro tipo di svago”.

Arriva la consumazione.

“Cosa intendi dire?”.

“Diciamo che a volte le persone hanno bisogno di qualcosa che vada oltre al sesso”.

“Intendi cocaina o roba simile?”.

“Si!”.

La donna non dice nulla, poi come se nulla fosse mi domanda se mi va di ballare.

“Come ti ho detto a tuo rischio e pericolo”.

“Dai, andiamo, buttiamoci nella mischia”.

La musica sale di tono e di ritmo, stanno suonando un pezzo delle Lescano.

Sono anni che non ballavo, con Maria eravamo andati solo un paio di volte ma non di più, essendo un pessimo ballerino e soprattutto non amo questo genere di posti.

“Per essere un commissario non te la cavi poi così male”.

“Grazie ma come commissario capisco quando una persona mente”.

La Valenti sorride e devo ammettere che ha veramente un bel sorriso.

Facciamo un paio di balli compreso un lento e quel lento per me è come sprofondare in un turbine di sentimenti, di pensieri non certo lindi, poi torniamo al tavolo e chiediamo un'altra consumazione.

“Allora Marco a cosa stai pensando?”.

Faccio fatica a dirle che sto pensando a lei, al suo profumo che mi ha avvolto mentre ballavamo: “A nulla, mi sto godendo la serata, noi poliziotti non ne abbiamo molte di serate come queste”.

“Lo immagino…” non finisce la frase perché noto che qualcuno ci sta osservando e appena guardo nella direzione di questa persona la vedo allontanarsi di corsa.

“Scusami Edna, arrivo subito”.

Mi faccio larga tra la folla e arrivo nel corridoio dove vi era il misterioso personaggio, sento una voce di donna che impreca.

“Signorina Paola che succede?” è una delle due ragazze con cui ho parlato, è riversa per terra e l’aiuto ad alzarsi.

“Commissario! Un cretino mi è venuto addosso e manco mi ha chiesto scusa…”.

“Ha visto in che direzione è andato?”.

“Da qui si esce solo dal retro…ma perché me lo chiede?”.

Non rispondo, vedo la porta del retro aperta, esco, e un barbone mi osserva poi esclama: “Eccone un altro che scappa da questo posto!”.

“Buona sera, ha visto dove è andato l’uomo che è uscito?”.

“Ha insediato la sua donna vero? Non mi stupisce, questo è un bordello non una sala da ballo, sapesse cosa vedo e cosa sento”.

“A me basta che mi dica dove è andato”.

“Ha svoltato in via Nizza, ma credo che non lo prenderà più”.

In effetti ha ragione, giunto sull’angolo vedo che la strada è deserta, torno indietro e mi fermo a parlare con il barbone.

“L’ha visto in volto? Ricorda com’era vestito?”.

“Mi sembra più uno sbirro che un marito geloso o sbaglio?”.

“Non sbaglia affatto”.

“E’ stato un attimo, è uscito, si è guardato intorno e poi ha preso per via Nizza.

“Saprebbe descriverlo?”.

“Alto, molto alto, indossava un abito grigio scuro, i capelli neri e portava un paio di occhiali scuri, di notte con gli occhiali scuri…mah…ecco tenga, ho raccolto il cappello che ha perso”.

“Grazie”.

“Spero possa servirle a qualcosa e soprattutto se riesce a mandare in galera certa gente che lavora qua dentro…non tutti ovviamente”.

“Si riferisce a Bersezio immagino”.

“Si! E non solo lui, ci sono un paio di dipendenti che lavorano per lui, sono uomini violenti, mi hanno perfino minacciato sa?”.

“E come mai?”.

“Io vengo qui perché ci sono un paio di angeli che mi danno sempre da mangiare e qualche bottiglia di vino. Io mi nascondo laggiù dove nessuno mi può vedere, ma una notte Bersezio mi ha visto ed ha mandato i suoi uomini. Dovevo sparire e non parlare con nessuno di cosa avevo visto altrimenti sarei stato un barbone morto, parola di …si chiamava Buso, ecco uno dei due ha detto di chiamarsi Buso”.

La notizia mi sorprende, quindi la vittima del parco lavorava per Bersezio.

“Cosa aveva visto?”.

“Da una camionetta hanno scaricato delle casse, non so cosa c’era dentro, ma sicuramente qualcosa di illegale altrimenti perché minacciarmi?”.

“Giusto, però lei ha continuato a venire qui”.

“Come le ho detto degli angeli pensano a me, però appena mi portano la roba me ne vado”.

“Pietro…tutto bene?” è la voce di Adele, l’amica di Paola.

“Ecco uno dei miei due angeli”.

“L’altra si chiama Paola vero?”.

 

“E’ anche indovino ora?”. Sorrido e guardo la ragazza, vorrebbe domandarmi cosa ci faccio ma non dice nulla. 

“Senta Pietro domani mattina venga in commissariato e chieda del commissario Berardi, continuiamo la nostra chiacchierata con calma e le prometto che avrà non solo una colazione con i fiocchi ma anche un altrettanto pranzo cucinata dalla miglior cuoca della città”.

L’uomo mi guarda e non risponde capisco che è diffidente.

“Pietro, il commissario è una brava persona ti devi fidare di lui. Sta indagando sulla morte di Claudia, te la ricordi vero?”.

“Si, povera Claudia ho saputo della sua morte, era una brava ragazza come quell’altra con il nome strano, sa che l’ho vis…” Non finisce la frase perché Adele interviene.

“D’accordo commissario ci vediamo domani mattina, ora è meglio che vada via”.

“Perfetto, ora rientro e lei signorina mi raccomando…”.

“Stia tranquilla non parlerò”.

Rientro nel locale, domandomi chi fosse quella persona che ci guardava, sono sicuro che è qualcuno che mi ha riconosciuto e solo chi non è a posto con la coscienza scappa in quel modo.

“Tutto bene Marco? Ero preoccupata, non arrivavi più” mi domanda Edna.

“Si, ho preso un po’ d’aria”.

Dal suo sguardo capisco che non mi crede ma è discreta e non fa domande. Le ore passano e sono quasi le due quando usciamo dal locale. C’è ancora gente nella sala e domando a che ora chiude.

“Di solito verso le cinque”.

Intravedo in lontananza Bersezio che è intento a parlare con un uomo, sicuramente il suo tirapiedi. Mi vede e un sorriso beffardo compare sul suo volto.

“Scusami un attimo, vado a salutare il proprietario”.

Lei mi prende il braccio e dice:” Marco, fai attenzione è un uomo molto pericoloso”.

Mi dirigo verso l’uomo: “Complimenti è un bel locale, e noto che la clientela non ti manca, evidentemente i servizi che offri ai clienti sono di ottima qualità”.

“Commissario, lei è l’ultima persona che credevo di vedere qua dentro, tra l’altro in compagnia della signora Valenti. Mi fa piacere, come avrà notato non c’è nulla di strano nel mio locale, è tutto legale”.

“Bersezio, Bersezio, lascia stare la parola legale, non sai neanche cosa voglia dire. Chissà che non ci rivedremo ancora, ho passato una bella serata e sarebbe un peccato non ripeterla non trovi? Dimenticavo, credo che un tuo uomo abbia dato definitivamente le dimissioni, si chiamava Buso…ma immagino tu lo sappia già”.

L’uomo non dice nulla ma il suo silenzio è eloquente e lo sguardo altrettanto e sembra dire: fai attenzione commissario, molta attenzione a non pestarmi i piedi.

Le strade a quest’ora di notte sono deserte, la luna è velata ma non per questo meno affascinante. La donna mi osserva ma non dice nulla e io sono immerso non solo nei pensieri ma anche dall’effetto dell’alcool che incomincia a farsi sentire.

“Eccoci arrivati Marco…grazie della bella serata”.

“Grazie a te Edna”.

 “Di nulla commissario” e mi bacia sulla guancia e mentre sta per chiudere la portiera dell’auto mi domanda se mi va un ultimo bicchiere.

Non rispondo ma scendo anche io e ci avviamo all’ingresso dello stabile mentre la città è avvolta dal silenzio della notte.

“Commissario, stamattina la vedo strano…”.

“Lascia perdere Tirdi ho un gran mal di testa, la vita notturna non fa per me”.

“Non capisco”.

“Appunto lascia perdere, fammi un favore vai, a farmi un caffè doppio”.

Gli riferisco del Buso e come la mia ipotesi sul ricatto sia palese, l’assassino lo ha ucciso per quel motivo.

A metà mattinata arriva Pietro e la nostra chiacchierata dura circa due ore, sovente divaga e lo devo rimettere in careggiata, ma alcune cose sono interessanti di come la sala da ballo è solo una copertura, droga e appuntamenti sessuali sono la vera attività.

“Secondo te è un bordello con tanto di prostitute?”.

“Non saprei, so che alcune delle ragazze che lavorano in quel posto lo fanno per integrare lo stipendio e per ingraziarsi Bersezio, delle clienti non ho idea, può essere che lo siano oppure sono solo coppie di amanti”.

“Che tu sappia anche le ragazze che conosci si concedono?”.

L’uomo mi guarda con sguardo feroce e risponde un no secco.

“Sono i miei angeli commissario!”.

“Cosa sai dirmi di Iside Pavan, la ragazza scomparsa, so che abitava con le sue amiche Paola e Adele”.

L’uomo mi guarda stupito e mi domanda:” Come sparita? L’ho vista un paio di giorni fa”.

“Ne è sicuro? Magari si sbaglia…”.

“No! Sono sicuro, mi ha guardato e anche se si è tagliata i capelli e cambiato colore sono sicuro che era lei, ho riconosciuto il colore degli occhi, sono di un azzurro stupendo e mi ha anche sorriso. Era il suo sorriso!”.

Domando dove l’ha vista.

“E’ entrata nel portone a fianco dove abitano le ragazze che conosce anche lei”.

“Era da sola?”.

“No! Era in compagnia di Paola”.

Non dico nulla, ma se il barbone non si sbaglia vuol dire che le ragazze mi hanno mentito, che Iside non è affatto scappata.

“Si ricorda a che ora l’ha vista entrare?”.

“Era a metà mattinata, io ero seduto sulla panchina del giardinetto di fronte a quello stabile”.

“La ringrazio signor Pietro e come promesso la faccio accompagnare da un collega al bar di fronte e poi per pranzo si rechi a questo indirizzo le dica che la mando io”.

“Dio la benedica commissario e spero proprio che trovi l’assassino di quella povera ragazza, se posso fare altro me lo dica”.

“Una cosa può fare, stare lontano da quel locale, il titolare è un uomo molto pericoloso, non esiterebbe a ucciderla se sapesse quello che ha visto”.

Uscito l’uomo chiamo Perino: “Vieni con me, ho trovato una traccia e voglio vedere se la mia ipotesi è giusta”.

“Dove andiamo?”.

“In via Giuria dalle ragazze, però entriamo dal portone a fianco”.

Perino mi guarda ma non dice nulla. Come sospettavo il cortile è in comune, e se qualcuno non vuol farsi vedere da estranei entra dal portone a fianco e rientra dal cortile.

(Continua)

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 


 

 

 

 
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