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Caino e Abele(15 capitolo)

Post n°3224 pubblicato il 16 Settembre 2024 da paperino61to

Riassunto: Dall'arresto di Marentino, il commissario Berardi riesce a dipanare la matassa di quello che fin da subito immaginava, ovvero il finto suicidio dei coniugi Crespi. Al loro omicidio si agiungono quelli di Pavesio e Gavello a Parigi dove si erano trasferiti. Con l'aggiunta di Arborio formavano la banda di ladri che operava in dogana. Inoltre Berardi scopre che Livio Crespi non è affato quello che tutti credevano essere, bensì è suo fratello gemello Franco, un poco di buono che anni prima era scomparso dal paese natio per non essere arrestato. Nell'omicidio dei coniugi è implicata la signora Vicario amica della moglie di Crespi, innamorata di Livio. Berardi riesce a scoprire dove è stato preso il veleno per uccidere Crespi e consorte e la bottiglia di vino acquistata per l'uso. In questura convoca i due sospettati: Arturo, figlio della coppia che fin dall'inizio il commissario aveva sentore che mentisse e la Vicario, assieme a loro Amicucci, direttore del giornale dove lavora Arturo.

 

 

"Lei viene a conoscenza che suo padre non è altro che il fratello gemello Franco, la pecora nera della famiglia Crespi. Costui era scappato da Coazze e dal'arresto delle forze dell'ordine del paese. Dopo un paio di anni di latitanza dove si è creduto che fosse morto eccolo ritornare al paese e per quale motivo ritorna? Molto semplicemente perché vuole riprendere non solo i loschi affari ma anche Elvira Riccia, ma quest'ultima aveva sposato Livio suo fratello. Sapeva che si erano trasferiti a Torino e che suo fratello lavorava alla dogana. Immediatamente capì che doveva sfruttare questa occasione. Preparò il terreno parlando prima con Marentino e Arborio domandando se erano disponibili a stare con lui dopo di che parlò con Gavello e Pavesio.

I quattro citati erano favorevoli al losco piano, l’unica differenza che Marentino e Arborio non sapevano di trovarsi di fronte il gemello di Livio Crespi, mentre gli altri due erano stati messi al corrente dallo stesso Franco. Ma come fare per sostituirsi a Livio? E soprattutto come fare perchè non li danneggiasse nel piano ideato? Nell'unico modo possibile: ucciderlo".

"Commissario Berardi è sicuro di ciò che sta affermando? Conosco la sua fama ma qui mi sembra un'ipotesi azzardata".

"Abbia pazienza signor Amicucci, adesso arriverò alle prove".

"Infatti suo padre Livio è stato ucciso e il cadavere fatto sparire, il tutto con la complicità di sua madre che da sempre era stata innamorata del fratello. C'era una cosa che distingueva i gemelli, ovvero una voglia sul braccio sinistro di Franco, e lei cara signora Vicario, vedendo questo particolare ha immediatamente capito di chi si trattava. Sconvolta è tornata a casa ed ha ordito un piano alquanto orribile: vendicarsi dei coniugi Crespi, ma come fare?".


"L'unica maniera era convincere il figlio Arturo e così fece. Gli mostrò delle fotografie che lei teneva in casa del suo vero padre, fotografie scattate d'estate a Coazze dove si evince che Livio non ha nessuna voglia sul braccio sinistro. Gli parlò di lui raccontandogli anedotti e soprattutto che suo padre era astemio e non Franco. E lei Arturo ha mentito su questo punto, lei sapeva benissimo che il suo finto padre beveva. A questo punto immagino lo shock di conoscere questa amara verità e spinto anche lei da un desiderio di vendetta, entrambi elaborate un piano per uccidere le persone coinvolte nel delitto del suo vero padre".

"Direttore, ho parlato prima di prove; riconosce questo foglio e soprattutto la firma in fondo?".

Consegno ad Amicucci il foglio di presentazione usato per l'acquisto dell'arma usata per uccidere Pavesio e Gavello.

"La carta intestata è la mia, ma non mai compilato questa dichiarazione nè l'ho firmato, Arturo cos'è questa storia?".

"Il ragazzo ha falsificato la firma e con questa finta presentazione ha acquistato un revolver nell'armeria di Piazza San Martino, arma con cui ha ucciso i due ex responsabili della dogana che si erano trasferiti a Parigi da anni dopo le loro dimissioni. Ovviamente ha usato un nome falso: Matteo Sandri,lo stesso nome della persona che lo ha accompagnato fino a Parigi, se le cose fossero andate male quella persona sarebbe risultata l'assassino.

Come ha fatto a scoprire dove abitavano le due vittime? Sicuramente erano ancora in contatto con Franco e sono quasi certo che lei Arturo ha intercettato una loro lettera e da persona intelligente e grazie anche al suo lavoro da giornalista, è riuscito a risalire ai loro indirizzi".

"Fantasie commissario mi creda, è totalmente fuori luogo".

"Lei crede? Mi permetta di andare avanti. contatta Marentino, sapendo che era un complice del suo falso padre e dietro a un lauto compenso si fa portare in auto fino a Parigi per commettere gli omicidi. Al ritorno scende alla stazione di Chamonix e qui Marentino la vede con una donna, questa donna è lei signora Vicario.

Tento il bluff del riconoscimento della voce e faccio entrare un collega che aspettava la mia chiamata fuori dall’ufficio.

Il collega mi dice che Marentino ha riconosciuto la sua voce. Se vuole lo può incontrare! E aggiungo anche che alcuni testimoni l'hanno riconosciuta alla stazione".

Il ragazzo abbassa la testa poi esclama: "Quei due meritavano di morire, hanno permesso che ammazzassero mio padre, il mio vero padre. Io ero piccolo quando ci siamo trasferiti a Torino e crebbi convinto che Franco fosse stato il mio vero padre, sapevo della sua voglia sul braccio e sul fatto che beveva e non poco, ma ero all'oscuro di chi fosse veramente. Non mi pento di averli uccisi, lo meritavano e lo rifarei di nuovo".

"Ora tocca a lei signora Vicario come ho detto lei aveva riconosciuto Franco ed aveva esposto il piano di vendetta ad Arturo. Vi siete divisi i compiti, lei avrebbe ucciso Franco e Elvira Crespi. Ma come farlo? Con un'arma tipicamente femminile: il veleno. Suo cugino ha un negozio dove sviluppa le fotografie e lo fa con un metodo vecchio se così si può dire, ovvero usa il cianuro di potassio diluito in soluzione. Lei ha accesso tranquillamente e un giorno mentre suo cugino era impegnato con un cliente nel negozio, è andata nella camera oscura e ne approfitta nel prendere una boccettina. Il giorno seguente si fa accompagnare nella vineria di Pianezza e qui ordina il vino che gli servirà per compiere il delitto.

Arrivata a casa pratica un forellino sul tappo di sughero e inietta con la siringa il cianuro. Poi si presenta alla sera a casa dei Crespi, qui i coniugi sono vestiti per uscire ma lei riesce a convincerli a bere, non so se mediante minaccia o no, ma a

questo punto è irrilevante la cosa, sta di fatto che i due bevono e capiscono che il vino è avvelenato. Per non far sentire eventuali grida di aiuto accende la radio a tutto volume, poi una volta morti li trascina sul letto e conclude la messa in scena con il biglietto che abbiamo trovato.

La prova della calligrafia non ha dubbi; è stata scritta dalla sua mano, se le interessa abbiamo trovato le scarpe che indossava quella sera, scarpe da uomo numero 35".

"Per quanto riguarda invece il revolver acquistato con la firma falsa del suo direttore, sicuramente lei signor Crespi l'avrà buttato via nel tragitto da Parigi a Chamonix".

La Vicario non dice nulla ma il suo sguardo è gelido e pieno di odio, guarda Arturo e le accarezza la mano, poi l'abbraccia come se fosse sua madre.

"Chiama gli agenti Tirdi e portali in carcere, lei Arturo Crespi verrà estradato in Francia per i delitti commessi a Parigi, sarà la giustizia francese ha decidere se condannarla oppure no".

"Mio Dio commissario non avrei mai creduto che Arturo fosse un assassino...ma come ha potuto?".

"La mente umana sovente fa di questi scherzi direttore, sapere che il suo vero padre è stato ucciso dal fratello per loschi traffici è stato un colpo duro tra l'altro con la complicità di chi lo ha messo al mondo: sua madre. Lui per anni ha adorato un delinquente della peggior specie, un Caino che ha ucciso Abele per loschi traffici. Ora l'attende un destino già scritto a Parigi, mentre la donna se la vedrà con la giustizia nostrana ma credo che anche per lei il destino sia già deciso, ora se mi permette devo fare una telefonata".

Uscito Amicucci dall'ufficio compongo il numero di Parigi:"Commissaire Maigret, je suis Berardi, votre homme sera extradé après-demain, envoyez vos hommes à Chamonix, au revoir".

Lascio l'ufficio con un gusto amaro in bocca, ripenso a Caino e Abele, due fratelli che avrebbero dovuto andare d'accordo poiché nati dallo stesso grembo materno, ma uno era marcio fino al midollo e pronto ad uccidere chi portava lo stesso suo sangue. Mi sento chiamare, è Tirdi che mi domanda se voglio passare a trovare Perino.

Una distrazione mi farà bene e acconsento.

"Ciao Perino".

"Ciao Tirdi, ma c'è anche lei commissario...che piacere rivedervi...su entrate, mi dovete...".

"Alt Perino fermati...non ho voglia di parlare dell'indagine, piuttosto hai già cenato?".

"No, io e Amelia...scusi io e la signorina...".

"Bene allora siete tutti miei ospiti da mamma Gina, forza pelandrone è ora che tu

esca da casa, spero che lei signorina ci faccia compagnia".

La ragazza non dice nulla, sorride e va a prendere il cappotto.


                                       Fine 

 

Un Grazie a tutti voi per aver seguito questa indagine. I personaggi come sempre sono di sana fantasia tranne Ermano Amicucci direttore della Gazzetta del Popolo e Segretario del sindacato fascista dei giornalisti. 

 




 

 
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