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Messaggi di Giugno 2016

 

Notte estive dalle parti del papero

Post n°2117 pubblicato il 30 Giugno 2016 da paperino61to

Se qualcuno di voi cari amici/che soffre di insonnia oppure è del partito “ la notte è troppo piccolina per noi “ potreste venire dal sottoscritto a passare la nottata.

Ora non fraintendetemi , vi illustro semplicemente la settimana notturna al chiar di luna nella via del papero.

Abbiamo iniziato con una bella “ festa di compleanno “ di un ragazzino che abita a pochi passi da casa nostra. Presumo festeggiasse i suoi 18 anni visto che l’età media dei partecipanti non era alta, e come sempre succede il detto: “ Quando i gatti non ci sono i topi ballano” si è realizzato ancora una volta.

I “ topolini” sono andati avanti fino alle 3 del mattino, e solo davanti a una pattuglia di vigili urbani chiamati da alcuni residenti della via e del loro palazzo, hanno capito che forse era meglio andare a nanna e lasciare riposare i poveretti che al mattino andavano a lavorare.

Ammetto che non ho sentito nulla fino a quando ho sentito cori di stadio all’indirizzo di dove si teneva la festa,  al contrario delle donne di casa, che erano sul balcone a inveire ( pure loro come degli ultras) contro i ragazzini, e devo ammettere erano in buona compagnia. Mai visto i balconi a quell’ora riempirsi di gente, tranne quando la temperatura è intorno ai 35 gradi, ma d’altronde capita a tutti festeggiare i 18 anni no?

Poi il giorno seguente, se vi va passiamo alla discoteca, 4 giorni su 7 potete sentire il bel “ Tum…tum…tum…” tipico di questa musica. La discoteca non è al chiuso ma all’aperto, giustamente siamo in estate, si trova tra lo stadio del Torino e il Pala Alpitour ( dove fanno i concerti ).

Come tutte le discoteche non si penserà mica di iniziare a un’ora decente? Scherziamo mica, non prima delle 23,30. Giustamente i giovanotti e le giovincelle che vanno a ballare devono avere tutto il tempo di prepararsi, e a tal proposito, quando l’altro sabato al ritorno di una serata heavy metal al parco, ho incrociato questi “ danceur” ho chiesto alla paperina se c’era un matrimonio visto com’erano tappati.

Tutti in gran stile e le donzelle appartenevano alla cosiddetta serie: “ Indosso la prima cosa che mi capita, tanto per non dare nell’occhio”. Potete immaginare benissimo in che modo erano conciate, gli ormoni maschili esultavano uscendo dai corpi dei loro padroni.

Infine se tutto questo non vi basta, ebbene, abbiamo anche il clou, il non plus ultra che da un po’ di anni ci allieta in queste nottate estive: i muletti e i carretti degli ambulanti.

Finisce la discoteca ed iniziano loro, un …evito l’aggettivo, ha pensato bene di affittare il suo cortile di fronte a casa mia a questi signori, peccato che se ne è fregato bellamente del casino che potevano fare.

Per almeno 3 ore buone con i loro muletti vanno e vengono su e giù per la via , portando la loro mercanzia al posto dove hanno i loro banchi. Vi garantisco che ho ordito diversi piani  per fare un raid contro questi muletti elettrici. L’ultima speranza è la missiva di intervento per i vigili urbani, ma dubito visto che l’ultima volta mi avevano risposto che sta all’intelligenza degli ambulanti.

Visto il perdurare di questa situazione ho dedotto che la loro intelligenza non sta con loro, ma siamo in ogni caso sempre alle solite, se pochi si lamentano è difficile fare cambiare lo stato attuale delle cose.

Il clou per questa gente è al venerdì che sovente pensano bene di scaricare il camion che arriva con la roba un’ora prima del concerto per muletti.

Questo è quello che vi posso offrire se non sapete come passare la nottata e se vi annoiate a guardare la televisione.

 
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Due notizie

Post n°2116 pubblicato il 27 Giugno 2016 da paperino61to

In questa settimana appena trascorsa abbiamo avuto due notizie per cui fare delle considerazioni, la prima è il referendum vinto da chi voleva che l'Inghilterra uscisse dall'UE.

Questi inglesi devo ammetterlo sono fantastici nel loro modo di pensare: prima votano Si all'uscita, e dopo un paio di ore vanno in giro per strada a gridare:" Che....abbiamo fatto?" mettendosi le mani in testa.

Ho sempre pensato che se è dal 1966 che non vincono un Mondiale di calcio un motivo ci sarà, e non perchè guidano alla ca..di cane rispetto al resto del mondo.

Ma devono stare tranquilli, perchè come nel resto del mondo la volontà del popolo non è sovrana di sicuro, per dirla tutta conta nulla. Infatti sono già partite le firme per fare un contro referendum con una sola voce da sbarrare: Remain...così non posso sbagliare di sicuro.

Inoltre fino a quando il loro paese non presenta la domanda di uscita dall'Ue, loro continuano ad esserci, certamente a modo loro, in sintesi quando fa comodo sono " un popolo dell'Europa" altrimenti sono " Inglesi ".

Il caro  premier Cameron sta pensando di bloccare questo voto che l'ha visto sconfitto, penso che ci riuscirà, dato che la volontà popolare non conta nulla, a proposito ma il Premier Nobel per la Pace ( Obama ) non ha null'altro da fare che andare a " minacciare" il suo storico alleato se non fa marcia indietro?

Di Cameron, promotore di questo referendum che dire? Assomiglia tanto a un certo cialtrone nostrano con tanto di accento toscano, anche qui il caro Pinocchio sta valutando di posticipare a data da destinarsi il referendum sulla Riforma della Costituzione, la fifa fa 90 vero caro Matteo?

Ora passiamo a Torino, dove il pacato, democratico e dialogante Fassino, sindaco uscente è stato sconfitto dalla candidata del M5S.

Dopo decenni di finta sinistra, l'ultimo sindaco Comunista Vero è stato Novelli, finalmente si respira aria pulita o almeno si spera, di certo non aria collusa con i poteri delle banche ( Intesanpaolo in primis), di sicuro non pappa e ciccia con la FCA ( ogni volta che il defunto Giovanni Agnelli apriva bocca, usciva come sindaco il nome fatto da lui, strano vero?).

Il povero Fassino però l'ha presa bene, al tg regionale ha solo detto che: " Lavoravo 16 ore algiorno per la città", mi sovviene che anche i braccianti lavorano quelle ore ma lo stipendio è molto diverso.

" Ho dato 5 anni della mia vita". Anche qui tantissimi operai hanno dato la vita senza essere mai considerati eroi di stato ma solo carne da macello o numeri da casistica.

" Farò opposizione durissima, non lasceremo passare nulla!".

Se è il caso giusta farla, ma dalle parole della Boschi per passare a quelle di Esposito, direi che la minaccia verso la nuova sindaca Appendino non da adito a interpretazioni sbagliate: "Avete vinto  e adesso vediamo se NOI vi diamo i soldi per i progetti che la città aveva in corso" ( ovvero se Fassino vinceva, poco importava buttare via i soldi in progetti osceni, vedi un ipermercato all'imbocco di un'autostrada, con disagi enormi per i residenti e per la chiusura dei piccoli negozietti).

Solo il tempo potrà dire chi ha ragione per entrambe le notizie, noi intanto continuiamo a fare la solita vita nella speranza che il sorriso ci accompagni sempre..

 
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Jamboree Festival Senigallia 2016 ( parte terza )

Post n°2115 pubblicato il 25 Giugno 2016 da paperino61to

The Uppertones è una band italiana come lo sono i Wolfabilly e the Silvery moon, e sono sicuro che vi faranno muovere i piedini...

 

 

   

 

         

 

 

 

 

                

 

 

 

 

        

 

 

 

 

        

 

 

 

 

      

 
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Jamboree Festival Senigallia 2016 ( parte seconda )

Post n°2114 pubblicato il 18 Giugno 2016 da paperino61to

Altri artisti di quest'estate a Senigallia, vi presento gli americani Billie e the Kids...buon divertimento

 

    

 

 

 

 

             

 

 

 

             

 

 

 

        

          

 

 

 

       

 

 

 

 

 

      

 

 

 

      

 
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Corri Lapointe, corri

Post n°2113 pubblicato il 16 Giugno 2016 da paperino61to

 

 

            

 

L’uomo vedeva la foresta innanzi a sé e capiva che la salvezza era nell’arrivare alla foresta prima di quei dannati mohawk.

Sono giorni che questi musi rossi gli stavano dando la caccia. L’unico errore suo, se così si può dire era di aver attraversato il loro territorio. “ Un trapper deve essere libero di andare dove vuole senza rischiare lo scalpo, parbleu”.

“ Muoviti Lapointe, la vita è nelle tue gambe!” esclamò mentre si inerpicava per il sentiero che portava nella foresta delle sequoie.


      Dietro a lui giungevano le grida degli indiani, che non avrebbero mollato la presa facilmente. Volevano catturarlo per poi divertirsi a torturarlo e infine ucciderlo per mettere il suo scalpo su qualche fottuta lancia innanzi ai loro tepee.




                


Lepointe, correva tra gli alberi guardandosi intorno alla ricerca di un rifugio sicuro.



Vide un intreccio di rovi alla sua destra e decise di entrare, prima però diede un’occhiata dietro a lui. Vide un indiano qualche centinaio di metri indietro; avrebbe potuto abbatterlo con una pallottola ma il resto della tribù avrebbe sentito lo sparo. Gettò il fucile  per terra a qualche metro dai rovi, sarebbe stata la sua esca. Sicuramente l’inseguitore si sarebbe fermato cercando di capire dove si fosse nascosto, bastava un attimo e lui lo avrebbe ucciso.


              

Pensando a questo tirò fuori dalla cintura il coltello e si nascose tra i rovi cercando di non lasciare troppo tracce dietro di sé. Il mohawk arrivò sul posto e notò il fucile.

 

Si guardò intorno cercando di scrutare nella penombra della foresta. L’errore fatale fu quando alzò lo sguardo verso i rami degli alberi credendo che il bianco si fosse arrampicato lassù. Lapointe uscì dai rovi e la lama del suo coltello entrò decisa nella schiena dell’indiano, che morì senza emettere un grido. Il trapper prese con sé l’arco e la faretra contenente le frecce, raccolse il suo fucile, e ricominciò a correre. Non aveva tempo a nascondere il corpo nei rovi.

Il sudore scendeva copioso sul suo volto e sulla schiena; le grida dei mohawk gli fecero capire che avevano trovato il corpo. Senza rendersene conto mise il piede in fallo e ruzzolò lungo un pendio per diversi metri.

A fatica si rimise in piedi, con la caviglia che gli doleva. Una freccia sibilò vicino alla sua testa, aveva un indiano alle spalle, Lapointe corse a zig zag per mettere in difficoltà chi lo voleva morto.

Giunto nei pressi di un albero si buttò a terra e prese la mira con l’arco, la freccia venne scoccata e portò con sé il suo carico di morto. Sorrise : “ Uno in meno!” e sputò per terra, poi riprese a correre anche se con difficoltà per via della caviglia.

            


Notò un torrente, con poca acqua ma decise lo stesso di camminarci dentro, avrebbe nascosto le orme del suo passaggio. Gli indiani sono esperti nel trovare le orme, meglio ancora dei trapper, su questo non aveva nessuno dubbio.

Risalì il torrente per poi ritornare sui suoi passi di un paio di metri. Alcune rocce erano poste ai lati del fiumiciattolo, potevano essere scalate senza che chi lo inseguisse potesse accorgersene, o almeno, non nell’immediato. Anche solo una decina di minuti facevano la differenza tra la vita e la morte e così si arrampicò con non poca fatica.  Scalò i massi e poi decise, senza perdere tempo, di andare verso destra, conosceva la zona, e sapeva che arrivando al fiume San Lorenzo sarebbe stato salvo, Odiava l’acqua,  ma se si fosse gettato nel fiume, la corrente l’avrebbe portato fino a Fort Henry. Certamente c’era il rischio di annegare ma sempre meglio che finire nelle grinfie dei mohawk.


           


Gli inseguitori rimasero sconcertati nel non trovare le orme del bianco; parlottarono tra loro diversi minuti poi uno di essi indicò le rocce, si arrampicò su di esse, e vide le impronte del fuggitivo sul sentiero: la caccia riprese.

Lapointe era stremato, i rami degli alberi più piccoli sferzavano il corpo al suo passaggio, brandelli della casacca rimanevano appesi ad essi, ma non aveva tempo per eliminarli. Alcuni colpi di fucili gli fecero capire che gli indiani non erano lontani. Un paio di mohawk erano terribilmente vicini e allora decise di fermarsi, puntò la sua carabina, prese la mira e sparò.


                      

Uno dei due cadde a terra morto, l’altro per la rabbia sparò ma lo mancò completamente. Lapointe  cercò di ricaricare alla svelta il fucile ma non vi riuscì, l’indiano si lanciò addosso a lui; in una mano aveva il tomahawk.

Rotolarono insieme, la mano del bianco corse al coltello mentre il mohawk cercava di impedirlo.Lapointe sapeva che doveva ammazzarlo immediatamente, non aveva tempo da perdere. Sferrò un pugno al volto dell’indiano, questi mollò la presa sull’uomo dandogli il tempo di sfilare il coltello dalla fondina. La lama spaccò il cuore del guerriero.

“ Bien, “ disse Lapointe e si alzò immediatamente per riprendere a correre, la caviglia era gonfia come un melone, ma questo era l’ultimo dei suoi problemi. Alle sue orecchie giunse l’ordine di ucciderlo, doveva pagare per quello che aveva fatto.

Non molto distante poteva sentire lo scorrere del fiume, il San Lorenzo era a un centinaio di metri o forse meno da lui. Emise un gemito, una pallottola l’aveva ferito alla spalla.

“ Merde!” il sangue scendeva ora copioso mischiandosi alle ferite inferte dai rami.

Poteva sentire l’alito di quei maledetti sul suo collo, bastava si fermasse un attimo. Arrivò fino alla fine di quel tratto di terreno, lo strapiombo era innanzi a sé,  sotto il fiume, la salvezza. Si voltò, prese la mira con calma e sparò.

                      


Un urlo echeggiò sovrastando il rumore dello stesso fiume. L’uomo sorrise e con aria di sfida disse: “ Mes amis, ora dovrete cercarvi un altro capo, il vostro è andato a trovare messer Diable! “.

Gli indiani si bloccarono senza sapere cosa fare. Qualsiasi tribù alla morte del loro  capo, non sanno cosa decidere, bisogna eleggerne uno nuovo, ma non lo fanno mai immediatamente ma solo dopo un concilio.

               

Questa fu la fortuna dell’uomo,  prese la rincorsa per buttarsi nel fiume e mentre si lasciava cadere nel vuoto urlò: “ Arrevoir !”. Gli indiani si destarono dall’indecisione e corsero fino allo strapiombo, spararono e scagliarono frecce contro quella piccola sagoma che si faceva trasportare dal fiume.

Fu così che Lapointe si salvò, ma quando l’uomo arrivò a Fort Henry nel suo racconto si parlò di numerosi indiani uccisi, di come avesse percorso miglia e miglia per salvarsi dai mohawk. Nei campi dei trapper quando veniva invitato a raccontare le sue avventure tra una pinta di rhum e l’altra, gli indiani uccisi erano diventati un centinaio e le miglia percorse di corsa furono triplicate.

 

 
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