body landscape

** Romanzo riservato ad un pubblico adulto. ** ** Titolo originale: On floor near the bed** **Si prega di non copiarne i contenuti**

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

FACEBOOK

 
 

immagine

Ciao, io sono la.penna.bianca, lo scrittore eccentrico che scrive questa rubrica, se vuoi seguire la mia storia, inizia dal post n° 1 e non perderti nessuna puntata, se hai qualche consiglio da darmi saranno accettati molto volentieri.

 

 

Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 07 Gennaio 2007 da la.penna.bianca
 
Foto di la.penna.bianca

Gli alberi spogli erano ricoperti dalla neve bianca. Piccoli uccellini scavavano con il becco tra la neve in cerca di qualche briciola, di qualche semino. Era freddo. Tanto freddo.

Oramai il palazzo di Cognac si stava svuotando. La servitù stava portando nelle diligenze le ultime valige. Il signor Rossi era già partito un ora fa con i suoi quaderni pieni di appunti su vasche contenenti il mare e nuovi progetti per il suo Museo di Storia Naturale.

E pensare che erano passate soltanto due settimane da quando il signor Rossi l’aveva portata via di casa. E pensare che erano passate soltanto poco meno di due settimane da quando aveva iniziato le lezioni con la signora Adèle. Poco meno di due settimane e dall’ignoranza assoluta in cui si trovava all’inizio, ora sapeva già distinguere le proposizioni proprie dalle preposizioni improprie in una lingua che non aveva mai udito prima di entrare al servizio del nobile torinese. Certo, il lavoro era stato tanto, ma servì. Il signor Rossi l’aveva esonerata da qualunque compito per il palazzo fino al ritorno alla residenza di Torino e così lei seguiva le lezioni della signora Adèle sia di mattino che di pomeriggio e la notte usciva dal suo dormitorio per poter continuare a studiare da sola sui suoi appunti in corsivo. Si sentiva “fortunata”, come le aveva detto una volta la sua cara amica Alphonsine, si sentiva finalmente libera di poter diventare qualcuna. Il prezzo era stato alto, ma l’abuso del suo corpo da parte del signor Rossi alla fine aveva avuto anche i suoi risvolti positivi. Preferiva pensarla così Fleur. Aveva rinnegato il dolore e l’amarezza per lasciare posto solo alla speranza. Lo studio faceva parte delle sue speranze.

Stava pensando. Lì. Con la fronte attaccata al vetro freddo. L’alito che appannava la finestra. Si strinse il mantello nero di lana sulle spalle e con l’indice, in corretto italiano, scrisse: “Grazie Cielo”. Sorrise un secondo chiudendo gli occhi e presto si incamminò verso l’uscita. Diede un ultimo sguardo al dormitorio che l’aveva accolta ed abbassando lo sguardo si chiuse la porta alle spalle.

La testa china, a pensare alla Francia, a pensare al Regno di Sardegna, a pensare a Torino. Finalmente l’avrebbe vista. La bella Torino. La sua nuova speranza. Là sarebbe fiorita la sua nuova vita. Senza odio, senza rancore, senza amarezza.

 
 
 

Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 02 Gennaio 2007 da la.penna.bianca
 
Foto di la.penna.bianca

Adèle era già lì che l’aspettava, con le spalle rivolte verso un tavolo da disegno in legno di noce ed un bastone tra i pugni stretti in una stanza piccola e circondata da un’enorme libreria stracolma di volumi impolverati. Il fascio di luce che proveniva dall’unica finestra della stanza illuminava un banco vuoto con uno sgabello sotto.

-Grazie Anna-, fece la signora Adèle piegando la testa di lato ed accennando ad un piccolo sorriso.

Fleur salutò con la mano senza aprire bocca quando le arrivò una prima bacchettata sulle nocche da Adèle. La piccola Fleur si portò immediatamente la mano alla bocca e gridò: -Siete pazza!

-No, sono la vostra insegnante e voglio che impariate le buone maniere signorina.

La voce era fredda e formale. Teneva le spalle ben indietro ed il mento alto che la faceva sembrare ancor più secca di ciò che era in verità. Le rughe del volto erano tirate da un elegante chignon anche se le guance iniziavano a scendere. Portava gli stessi abiti di Fleur e come lei quel copricapo bianco.

-Sedetevi.

Fleur obbedì in silenzio ancora massaggiandosi la mano.

-Bene. Ditemi: che sapete fare voi?

-Bhè, io so…

La signora Adèle la fermò prima che potesse esprimersi: -Perfetto, voi non sapete fare niente, come immaginavo. Sapete almeno parlare italiano?

Fleur scosse la testa.

-Le scimmie si esprimono a gesti, non le persone.

-No, signora Adèle, io non so parlare italiano. Così va bene?

-Non mi parlate con quel tono, avete capito? Io sono qui per insegnarvi qualcosa ed a dirla tutta preferirei pulire le stalle delle vacche piuttosto che sprecare il mio tempo con voi.

Fleur guardava impeccabile la signora che si scaldava per un niente ed alzandosi dallo sgabello stava per saltarle addosso e dirle che non era colpa sua se quel porco del signor Rossi l’aveva rapita o comprata, ma poi pensò ad Alphonsine ed a ciò che le aveva promesso. Si risedette e chinando il capo fece: -Scusatemi, signora Adèle.

-Accetto le vostre scuse, ma che non accada mai più.

-Certo.

-Così va meglio. Allora, prendete questo quaderno e questa penna. Il calamaio è lì, sapete come usarlo?

-No.

-Absit iniuria verbis signorina, ma voi siete proprio ignorante.

-Scusate?

-Absit iniuria verbis.

-Cioè?

-E’ latino signorina, latino. “Non vi sia offesa nelle mie parole”. La situazione è più critica di quel che credevo.

E la lezione finalmente iniziò passando dal “come si usa una penna” all’alfabeto completo di definizioni di fonemi e grafemi ed andò avanti fino all’ora del pranzo. La signora Adèle che scriveva su un grosso foglio nel tavolo da disegno e Fleur che ripeteva e ricopiava sul suo quaderno le lettere e la loro pronuncia in italiano. Era la prima volta che qualcuno le dedicava così tanto tempo ed anche se credeva che tutti quei ricami d’inchiostro non avessero alcun senso e tanto meno utilità, si sentiva felice. Felice di niete. Felice di tutto.

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da la.penna.bianca
 
Foto di la.penna.bianca

Era caldo sotto quelle coperte, si stava bene. Quando aprì gli occhi il sole non era ancora sorto, ma molti dei letti nella stanza erano già vuoti. Appoggiò una mano sul materasso per tirarsi su a sedere e rimase lì per un po’ prima di capire dove si trovasse e perché si trovasse proprio lì. Guardò i letti intorno lei, le donne che dormivano ed i letti vuoti già ben fatti. Guardò fuori dalla finestra la neve che continuava a cadere. Appena riuscì a mettere a fuoco la situazione non riuscì più a mettere a fuoco le sue emozioni, sapeva solo che lì si trovava bene e prima no. Certo, le mancava il padre, le mancavano i fratelli, ma sapeva anche che la sera prima aveva mangiato un buon piatto di zuppa calda e che quella stessa notte aveva dormito su un letto tutto per lei, su un letto che non doveva dividere con nove fratelli ed il padre.

Ricordava Alphonsine che le diceva “vedetevi come una ragazza fortunata che ora ha l’occasione di crescere in un luogo sano, di studiare e mangiare pane caldo ogni giorno”.

Ricordava. Ma ricordava anche le mani del signor Rossi sul suo seno, il bacio ardente che le aveva dato la sera prima sul collo. Ricordava ed odiava.

Qualcuno aprì la porta e si diresse verso il suo letto.

-Buongiorno, credevo che stavate ancora dormendo.

Era Alphonsine, già vestita e già con quel suo bel sorriso in faccia.

Fleur sorrise e scendendo dal letto si infilò le pantofole.

-Vi vedo già più felice questa mattina, brava.

Fleur sorrise di nuovo spogliandosi per mettere gli abiti che la sera prima aveva adagiato sulla sedia.

-Ci ho pensato.

-A cosa?

-A quello che mi avete detto ieri.

Alphonsine la fece proseguire rimanendo in silenzio.

-Avevate ragione: a casa mia non avrei mai potuto avere tutto questo. E poi, forse è vero, mio padre l’ha fatto solo perché mi vuole bene. Certo, sarà difficile convivere con quel… con il signor Rossi, ma ho la pelle dura io.

Tutte due iniziarono a ridere stringendosi in un forte abbraccio mentre una cameriera che ancora stava dormendo le intimò di uscire ed alla svelta.

Una volta fuori dalla porta ripresero a ridere con le spalle attaccate al muro, non sapevano neanche loro per cosa, ma ridevano lo stesso, come due amiche che si conoscono da sempre.

-Sapete Alphonsine, non ho mai riso così tanto.

-Neanch’io Fleur, ve lo garantisco.

Prese la piccola per mano e continuando a ridere se la trascinò dietro. Attraversarono la porta girevole e scesero giù alle cucine dove aveva cenato la sera prima, due piani sotto i dormitori.

Fleur si sedette su una panca mentre Alphonsine andò verso i fornelli. Erano sole in quello stanzone enorme adornato solo da pentole, paioli, bollitori e tanti altri utensili da cucina, oltre a quel lungo tavolo in legno circondato da panche.

Alphonsine, quando tornò con un vassoio pieno, si sedette davanti a Fleur.

-Allora, cosa dovete fare questa mattina?

-Credo di dover prendere delle lezioni dalla signora Adèle.

-Uh, dovete sapere che è una delle più anziane qui-, disse Alphonsine versandosi una tazza di latte dal bollitore, -già sua nonna era al servizio di questa famiglia e… per questo si sente così legata al signor Rossi.

-Non ha figli?

-No, da giovane aveva un marito ma è morto di un brutto male.

-Sarebbe?

-Fate troppe domande Fleur, quante volte ve lo devo dire? Comunque dietro quel suo sguardo burbero si nasconde un caldo cuore di donna, basta riuscire a prenderla nel verso giusto.

-Ed io ce la farò, ve lo prometto-, fece Fleur inzuppando un biscottino nel latte con il sorriso in volto.

Alphonsine parlò per tutta la colazione di ciò che di solito si faceva a palazzo, e soprattutto ciò che si usava fare durante i viaggi, come questo, del signor Rossi. Parlò a Fleur del palazzo principale, quello di Torino, e della sua enorme mole e bellezza. Le raccontò dei viaggi che aveva già fatto e di tante altre cose. Fleur ascoltava affascinata mentre continuava a mangiare biscottini caldi, quasi dimenticandosi di tutto ciò che era stata la sua vita prima di allora, finché arrivò una cameriera sui venticinque anni che interruppe l’orazione di Alphonsine.

-Scusatemi Alphonsine se vi disturbo. Siete voi Fleur, vero?

-Sì.-, fece la piccola alzandosi in piedi ed allungando una mano ancora sporca di latte verso la cameriera che fece finta di non vedere.

-Buongiorno, io sono Anna, vi ho visto ieri durante il saluto al signore e dormo nella vostra stessa stanza.

Fleur sorrise ritirando la mano e pulendosela nella gonna nera.

Anna era veramente carina. Aveva dei capelli biondi alla paggio e le gote leggermente arrossate. Sembrava essere molto dolce anche se la voce le dava un’aria fredda e distaccata.

-Comunque sia, ora vi devo portare dalla signora Adèle: vi sta aspettando.

-Certo.

Fleur fece per raccogliere tutte le sue stoviglie quando Alphonsine afferrandole il polso le fece: -Andate pure, ci penso io.

Le sorrise dolcemente mentre Fleur seguendo Anna le fece l’occhiolino.

 
 
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da la.penna.bianca
 
Foto di la.penna.bianca

I vestiti erano ben ripiegati sulla sedia accanto al letto. La candela era accesa, poggiata sul baule in legno grezzo. La vestaglia da notte le stava un pochino larga, ma Alphonsine le aveva detto che l’avrebbe aggiustata il dì seguente. Il berretto frigio le ricadeva su una spalla.

Erano tutte lì, davanti al letto, ad aspettare che anche l’ultima cameriera fosse pronta per la notte. Erano tutte lì, davanti al letto, ad aspettare in religioso silenzio il momento della preghiera.

Poi anche l’ultima donna fu pronta e tutte quante si inchinarono davanti al letto con le mani giunte per il Santo Rosario.

Adèle parlo per prima: -In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.

Tutte insieme: -Amen. Credo in Deum Patrem omnipotentem, Creatorem caeli et terrae. Et in Iesum Christum, Filium eius unicum, Dominum nostrum, qui conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine, passus…

Le donne recitavano insieme il credo mentre Fleur restava lì con gli occhi chiusi e le mani giunte. Non aveva mai pregato così e non conosceva quella strana lingua.

Adèle riprese: -Pater noster, qui es in caelis: sanctificetur nomen tuum; adveniat regnum tuum; fiat voluntas tua, sicut in caelo et in terra.

Tutte ripresero in coro: Panem nostrum quotidianum da nobis hodie; et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris; et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo. Amen.

Fleur non capiva e faceva finta di pregare dietro le mani.

Passò circa mezz’ora prima che finissero di pregare. Poi si alzarono insieme ed in silenzio ognuna entrò nel proprio letto spegnendo le candele.

Fleur sorrise ad Alphonsine prima di coricarsi e puntare gli occhi al soffitto.

Pensava al padre, pensava alla madre, ai fratelli. Poi pensò alla verità, a quel sottile filo che separa la realtà dalla follia, dall’ipocrisia.

Chiuse gli occhi e tirandosi su le coperte non volle pensare più a nulla.

 
 
 

Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 25 Novembre 2006 da la.penna.bianca
 
Foto di la.penna.bianca

L’ufficio del signor Rossi era una stanza tutta decorata in tonalità chiare con un lampadario con gocce di diamante che pendevano. Due lunghe tende nascondevano una portafinestra che dava su un piccolo terrazzino e dietro la scrivania scura, all’altro lato della stanza, un enorme quadro ricopriva mezza parete. La sedia dietro la scrivania era vuota. Due poltrone prendevano posto in un angolo dell‘ufficio, con in mezzo un tavolino basso, davanti ad un camino acceso.

Un grande mappamondo facevano bella vista su di una parete.

Alphonsine chiuse la porta dietro le spalle di Fleur salutandola con gli occhi.

La stanza era vuota. La ragazza restò lì, ad analizzare ogni millimetro di quella stanza e pensando alla gente che moriva di fame nel resto delle strade della Francia.

Si avvicinò al camino sfiorando con un dito quelle poltrone basse. Si girò velocemente facendo roteare la gonna nera. Andò davanti alla finestra accarezzando le tende damascate. Fuori notò un piccolo giardino ricoperto di neve. Non l’aveva visto dall’esterno, non era lo stesso che si vedeva dall‘atrio principale.

Poi sentì dei passi dietro alla porta che aveva da poco chiuso Alphonsine.

Tornò al centro della stanza, lasciandosi il portone alle spalle che si aprì quasi immediatamente. Il signor Rossi entrò nella stanza con la pelliccia di zibellino ancora addosso e si andò a sedere nella sedia al lato opposto della scrivania.

-Avvicinati.

Fleur mosse qualche passo nella sua direzione cercando di non pensare a niente.

-Allora, avrai capito che d’ora in poi sei al mio servizio. E ti avranno anche detto che oggigiorno la servitù è un fattore di fondamentale importanza per capire la persona che ti sta dinnanzi. Proprio per questo io tengo così fortemente all’educazione ed alle buone maniere di tutti voi. Per questa sera lascerò la frusta al suo posto, sono troppo stanco per alzarmi, ma che non accada mai più.

-Certo, signor Rossi.

-Così va meglio. Ora, che ne sai tu di galateo?

Il signor Rossi si tolse la parrucca mostrando una testa pelata con un riporto in bella vista. Fleur scosse la testa negativamente non sapendo di ciò che parlasse quel mostro pelato.

-Non ne dubitavo. E di letteratura? Arte? Musica?

Fleur continuava a scuotere il capo: - Però so scrivere la prima lettera del mio nome!

Il signor Rossi si portò le mani al volto sbuffando: -Va bene, va bene. Da domani seguirai le lezioni dalla signora Adèle. La conosci di già?

Fleur ripensò alla vecchia con gli occhiali tondi che la guardava divertita: -Sì, signor Rossi.

-Bene, glielo farò presente io domani mattina. Ora ti puoi ritirare.

Fleur si inchinò e senza una parola in più si diresse verso il portone. Fece in tempo ad appoggiare una mano sulla maniglia quando la pesante voce del vecchio la richiamò.

-Aspetta.

Non si girò, ma sentì i passi del signor Rossi che le si avvicinavano. Girò lo sguardo verso il camino, verso il frustino tra i due fioretti incrociati.

Un braccio le cinse la vita. Si immobilizzò, proprio com’era successo la sera prima. Sentì di nuovo quell’alito caldo sul suo collo. Rivide i graffi, i morsi, il sangue. Sentì improvvisamente freddo mentre un bacio caldo le schioccò dietro l’orecchio.

Aprì la porta e fuggì di corsa per il corridoio senza mai voltarsi indietro, con le risate del vecchio maniaco che le rimbombavano alle spalle.

 
 
 
Successivi »
 
 
 

INFO


Un blog di: la.penna.bianca
Data di creazione: 30/10/2006
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

diana_89BlackDSouldamomimapuntidduanianevenezia72TheCatsWillKnowDominator_rm
 

LE MIE FONTI:

RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963