La sedia da spostare

di scuola, di vita, e d'altre amenità

 

Secondo me quella sedia lì va spostata.

Anche secondo me quella sedia lì va spostata.

Facile dirlo quando l'han detto gli altri.

Se è per questo sono anni che lo dico e nessuno mi ascolta. 

Da una approfondita analisi storica e sociologica viene fuori chequella sedia pesa dai nove ai dieci chili.

Non sono d'accordo. Dai sondaggi il 2% degli intervistati dice che pesa dai cinque ai sei chili, il 3% dai sei ai sette chili, il 95% non lo so e non me ne frega niente. Basta che la spostiate.

Secondo me per spostarla bisognerebbe prenderla con cautela per la spalliera e metterla da un'altra parte.

Eccesso di garantismo.

(Giorgio Gaber)

 

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La gentilezza è un optional

Post n°32 pubblicato il 24 Settembre 2015 da Gl3nda

Ok, è una vita che non scrivo, e come al solito mi trovo a commentare un'esperienza che mi ha toccata personalmente e messo addosso profonda desolazione e un po' (dai, solo un po') di trista sfiducia nel genere umano.

Purtroppo, come capita a molte donne dopo i 40, sono stata chiamata per un accertamento al Centro Prevenzione Tumori per una mammografia non chiara. Immaginate in che stato d'animo una persona si reca ad una visita del genere. Immaginatevi poi che questa persona soffra di gravi disturbi d'ansia (e che si sia premunita di scriverlo per lettera al medico che dovrà visitarla, giusto per trasparenza e per evitare di mettere a disagio qualcuno con attacchi di panico improvvisi o reazioni inconsulte).

Al mio ingresso nello studio, chiedo gentilmente al medico in questione se può entrare anche il mio compagno, e questi, senza essersi neppure presentato o alzato per strigere la mano, mi fa "Fate come vi pare, ma ieri è entrata la figlia di una paziente e la volevo prendere a schiaffi".

Cominciamo da Dio.

Dopodiché mi siedo. Non mi spiega un cazzo di cosa mi sta succedendo, dà per scontato che io mi sia già super documentata da sola (ma, ovviamente, in un intermezzo demonizza internet e tutti quelli che si documentano on line...). E vabbé.

Poi mi chiede candidamente che interazione ci sia tra la mia ansia e il fare una biossia e se il problema sia che non mi fa effetto l'anestesia. Basita, spiego che di anestesie ne ho fatte parecchie, ma che, appunto, posso avere reazioni che non controllo, ad esempio, l'ultima volta che ho fatto un'anestesia locale, mi ballavano le gambe.

Risposta: "Se non collabori, io la biossia non te la posso fare".

Bene. Questo lo immaginavo anche da me. Infatti ti ho chiesto un colloquiuo preventivo per PARLARE DEL PROBLEMA, E TU MI RISPONDI CHE, SE MI TREMANO LE GAMBE E NON STO FERMA, LA RESPONSABILITA' È MIA PERCHÈ "NON COLLABORO".

Ora, se io POTESSI effettivamente controllare l'ansia a mio piacere, e decidcere a tavolino QUANDO mi tramano le gambe o QUANDO mi manca il respiro o QUANDO il cuore accelera o QUANDO svenire...forse - dico, forse - non soffrirei di un disturbo d'ansia. O no?

La gente, prima di metterla a lavorare in certi posti, andrebbe anche un pochinino addestrata a relazionarsi con l'umanità.

 
 
 
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Un blog di: Gl3nda
Data di creazione: 25/03/2011
 

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