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Se Berlusconi restasse senza platea

Post n°27 pubblicato il 19 Gennaio 2013 da SonBobbo

La cosa sor­pren­dente di questa cam­pagna elet­torale è che l’ex primo min­istro, lo stesso che ha avuto a dis­po­sizione decenni di comu­ni­cazione tele­vi­siva e gior­nal­is­tica, oggi torna a pre­tendere e ottenere un pul­pito. E da esso con­quisti anche larga audi­ence. Accade poi che, gra­zie a quel pul­pito, sem­bra guadagnare come dec­o­razioni al mer­ito, un’immagine nuova, diversa, svec­chi­ata. Quella che doveva apparire come la più logora e stan­tia delle pro­poste politiche, d’improvviso sem­bra diventare, per un trucco medi­atico, il nuovo che attrae. Lo si segue in tele­vi­sione, si clic­cano i video delle sue inter­viste, si resta lì, incol­lati allo schermo, ipno­tiz­zati, invece di cam­biare canale, per decenza.

Ci dovrebbe essere un unanime “ancora lui, basta” e invece no. E ciò che tutti un anno fa cre­de­vamo sarebbe stata l’unica reazione pos­si­bile alla incred­i­bile ricom­parsa sulla scena polit­ica di Sil­vio Berlus­coni non si sta ver­i­f­i­cando. Una certa indig­nazione — nat­u­ral­mente — tal­volta una presa di dis­tanza, ma non rifi­uto, non rigetto.

Quando Berlus­coni va in tv sa esat­ta­mente cosa fare: la ver­ità è l’ultimo dei suoi prob­lemi, il giudizio sui suoi gov­erni, il dis­as­tro eco­nom­ico, le leggi ad per­sonam, i fatti — insomma — pos­sono essere tran­quil­la­mente aggi­rati anche gra­zie all’inconsapevolezza dei suoi inter­locu­tori. Il Cav­a­liere mette su sipari, sceneg­giate, bat­tutine. È smal­iziato, non ha paura di dire fes­serie, non ha paura di essere insul­tato, di cadere in luoghi comuni, di ripetere sto­rielle false sulle quali è già stato smascher­ato. Occupa la scena. E c’è chi cade nel tranello: questo trucco da prim’attore, incred­i­bil­mente, ancora una volta crea una sorta di strana empa­tia, di immedes­i­mazione. C’è chi dice: sarà anche un buf­fone, ma meglio lui dei sedi­centi buoni.

E allora sedie spolver­ate, segni delle manette, lavagnette in testa. Torna lui, lui che ci ha ridotti sul las­trico, lui che ha can­didato chi­unque, lui che ha detto tutto e il con­trario di tutto ed è stato smen­tito mille volte. Eppure quei pul­piti diven­tano per lui nuove pos­si­bil­ità di partenza: chi vuole osta­co­lare questo processo già visto e già vis­suto dovrebbe evitare di fare il suo gioco, di prestarsi al ruolo di spalla — come al teatro — dovrebbe impedirgli di montare e smontare sipari.
Più Berlus­coni va in tv, più dileg­gia chi gli sta di fronte, più piace. Per­ché sa disin­nescare chi lo inter­vista. Non ha paura, anzi sem­bra diver­tito dalla paura degli altri. Sente l’odore del sangue dei suoi avver­sari e attacca. In una com­pe­tizione in genere vince chi non ha nulla da perdere e lui, scred­i­tato sul piano nazionale, inter­nazionale, politico e per­son­ale; con pro­cessi pen­denti che riguardano le sue aziende e le sue abi­tu­dini pri­vatis­sime; con l’impero eco­nom­ico che cola a picco, è l’unico vero soggetto che da questa situ­azione non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare. E se la sta gio­cando fino in fondo. Appunto, gio­cando. È diver­tito, esaltato.

Berlus­coni non può più essere con­sid­er­ato un inter­locu­tore, chi lo fa gli dà la pos­si­bil­ità di men­tire lad­dove i fatti lo hanno già con­dan­nato. Fatti politici, ancor prima che giudiziari. Più lo si fa par­lare, più lo si aiuta, più si assec­onda la sua pretesa alla pre­senza perenne, all’onnipresenza tele­vi­siva come fosse un diritto da garan­tire a un can­didato, cosa che non è. E tutto come se prima di questo momento non avesse mai avuto la pos­si­bil­ità di farci conoscere le sue idee e i suoi pro­grammi. Come se non avesse avuto modo di esprimersi, da primo min­istro, sui temi che oggi sta affrontando spac­cian­dosi da out­sider, da nuovo che avanza, da nuovo che sgomita e lotta per ricon­quistare lo spazio che gli è dovuto. Ha avuto una mag­gio­ranza che gli avrebbe con­sen­tito di poter mod­i­fi­care le leve e cam­biare tutto. E non lo ha fatto. Ha solo legit­ti­mato quel “liberi tutti” fatto di eva­sione e dere­spon­s­abi­liz­zazione che ha reso il nos­tro paese un paese povero. Povero di infra­strut­ture, povero di risorse, povero di sper­anza e invivi­bile per la mag­gior parte degli ital­iani. Anche per chi Berlus­coni lo ha votato, anche per chi in lui si è riconosciuto.

E allora smet­ti­amola di pren­derlo sul serio, smet­ti­amola di rid­ere alle sue bat­tute per tremare poi all’idea che possa ricon­quistare ter­reno. Trat­ti­amolo piut­tosto per quello che è: un bam­bino di set­tan­ta­sei anni. Quando i bam­bini esager­ano con le paro­lacce, con i capricci, i gen­i­tori li igno­rano, fin­gono di non aver sen­tito. È l’unico modo per­ché il bam­bino perda il gusto della provo­cazione. La stessa cosa dovremmo fare con lui: farlo par­lare, ma senza prestar­gli atten­zione. Evi­ti­amo i sor­risi alle sue bat­tute stantie, per­ché non possa più ostentare sicurezza davanti ai suoi, per­ché non possa più spac­ciare la falsa tesi sec­ondo cui i politici sono tutti uguali. Non sarò mai per la cen­sura: Berlus­coni ovvi­a­mente deve par­lare in tv — certo dovrebbe farlo nelle regole sem­pre infrante della par condi­cio — come tutti i leader delle coal­izioni. Siamo noi che dob­bi­amo smet­terla di gio­care con lui. Las­ci­amolo senza platea.

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Commenti al Post:
gaza64
gaza64 il 25/04/13 alle 22:50 via WEB
Il fatto è che lui la platea sembra conoscerla meglio di chiunque altro: sa recitare la parte giusta al momento giusto e nella condizione più giusta al suo scopo. Senza quella giustizia, purtroppo, che qualcun altro avrebbe dovuto garantire, visti gli ulteriori esiti a posteriori, a quella platea il più delle volte inconsapevole ed ingiustamente manipolata. Un caro saluto, Gabriella...
 
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