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CARLO E CARMEN.
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L'inferno di uno spagnolo innocente
liberato dopo 2 anni a Poggioreale
La stampa iberica dà risalto alla vicenda e sottolinea come il cittadino iberico sia stato accusato per errore di essere il capo di un giro di narcotrafficanti. Determinante, per ribaltare il caso, una ostinata inchiesta giornalistica di El Periodico.
Oscar Sanchez è piccolo e decisamente poco avvenente. Fa il "lavacoches", il lavamacchine, insomma. E da qualche ora è felicissimo di poter riprendere il suo modesto lavoro, la sua vita senza sfarzi, con qualche normalissimo stento, ordinaria e in bianco e nero. (da Repubblica.it) ...mezzu chi mankete su pane, chi no sa giustitzia, dicono in Sardegna... Carlo e Carmen
Felice come può esserlo un uomo che ha attraversato l'inferno rischiando di non uscirne più. Oscar è stato rinchiuso dentro una affollata cella del carcere napoletano di Poggioreale per circa due interminabili anni. Detenuto ma innocente. Considerato dalla giustizia spagnola prima e da quella italiana poi, un narcotrafficante. Un errore giudiziario. Non era lui. Ma un boss sudamericano che gli aveva rubato l'identità e, di fatto, anche la vita.
Estradato dalla Spagna all'Italia, Oscar ha visto chiudersi alle sua spalle la porta della libertà il 18 maggio del 2010. Condannato a 14 anni. Roba da narcos. Lui, catalano di Montgat, lontano anni luce da qualsiasi trama mafiosa.
E sarebbe finita lì perché Oscar non sa nulla di avvocati e carte bollate. E di soldi per pagarsi un principe del foro non ne ha. Ma in suo soccorso è arrivato il buon giornalismo, quello fatto di pignoleria, costanza, voglia di andare sino in fondo e di alzarsi spesso e volentieri dalla sedia dell'ufficio e dal monitor di un computer. E' ciò che hanno fatto i colleghi di El Periodico, riuscendo a ribaltare una finta verità sino alla scarcerazione, alla libertà e alla riconosciuta innocenza di questo cittadino spagnolo di 46 anni.
Senza la pervicacia e la capacità dei giornalisti di El Periodico Sanchez, che pure si era sempre inutilmente dichiarato innocente, sarebbe marcito in cella. A poco erano valse anche le dichiarazioni dei suoi datori di lavoro di Montgat, non distante da Barcellona, che avevano spiegato come Oscar non si fosse mosso da lì quando, secondo gli inquirenti, si sarebbe invece spostato a Roma per coordinare i traffici del gruppo tra Spagna e Italia, un nucleo collegato alla camorra.
Finalmente, adesso, prevale la verità: l'identità di Sanchez era stata usurpata da un capoclan uruguayano, Marcelo Roberto Marin, 42 anni, che aveva usato una carta di identità rubata a Oscar per registrarsi in un albergo romano. E che, beffa del destino, proprio come il catalano, in una prima perizia è risultato soffrire di disfemia, che poi sarebbe balbuzie. Cosa che ha inizialmente tratto in inganno e contribuito allo scambio di persona. In realtà non era e non è così: Oscar non capisce un accidenti di italiano e quindi in quei frangenti sembrava avere disturbi nel linguaggio.
Una nuova perizia fonica ordinata dalla magistratura italiana ha infine confermato l'errore di persona e ora Sanchez è stato prosciolto con formula piena e messo in libertà. Ma dietro quest'ultimo esame tecnico fondamentale ci sono ancora i colleghi di El Periodico che sono andati a scovare il padrino uruguayano recluso in un carcere delle Canarie e hanno messo a confronto la sua voce con quella del povero Oscar. Timbri, tonalità, inflessioni, totalmente differenti.
Il lavacoches di Montgat è libero. E al giornale catalano ha affidato il suo sofferto racconto della detenzione. Pestato dai colleghi di cella. Sfregiato con una "N" di Napoli su una spalla per punirlo delle sue simpatie calcistiche interiste e juventine. Sbeffeggiato perchè non conosce la nostra lingua. Umiliato. Un inferno. Da dimenticare in fretta pensando che, nonostante tutto, alla fine la verità vince sempre. Anche due anni dopo.
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