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CARLO E CARMEN.
« LE COSE DELL'AMORE | VAGA GENERAL » |
Ho avuto modo di leggere su Repubblica.it una interessante inchiesta sulle tante, troppe donne uccise dal proprio uomo, marito, compagno o amante che fosse...Le statistiche sono allucinanti, i casi vengono discussi ogni giorno sulle televisioni, sui giornali, da esperti più o meno affidabili...Quello che mi colpisce, al di la dei numeri freddi, è il motivo scatenante di tanta violenza omicida verso le donne, in questo caso verso la donna che è, o dovrebbe essere, la compagna della tua vita. Omicidi che avvengono dopo 5-10-15 anni di convivenza, all'interno di nuclei familiari con figli, evidenziano un qualcosa di atroce che cova sotto per tanto tempo. Certe volte si inizia da uno schiaffo, e quello è il punto di partenza di una lunga serie di violenze, di soprusi, fisici e psicologici, che troppo spesso portano all'omicidio. Un tempo il codice penale lo chiamava "delitto passionale", una vergognosa definizione utilizzata nelle aule dei tribunali per giustificare, in qualche modo, la violenza dell'uomo verso la donna. Definizione peraltro ingiusta, perchè il termine passione niente ha a che vedere con il delitto, essendo la passione uno dei tanti ingredienti dell'amore. Allora perchè un uomo arriva ad uccidere la propria donna? Non basta motivarla con la gelosia, col tradimento, o con altre cause che possono trovare soluzione in forme diverse, come separazione, divorzio, o comunque con un chiarimento all'interno della coppia che spesso riesce a dirimere i momenti di dolore, le ferite, le lacerazioni. Penso invece che il motivo scatenante sia insito nel fatto che l'uomo, da millenni, come un marchio genetico, è sempre stato individuato come il titolare della "proprietà", sia essa una casa, una terra, il bestiame, il danaro. Storicamente l'uomo ha gestito, difeso, governato queste proprietà, e all'interno di queste, storicamente e antropologicamente, la donna è sempre stata considerata alla stregua delle altre proprietà, delle altre cose, in ciò sostenuto dalla morale corrente, dalla Chiesa, dall'ipocrisia di norme e comportamenti che gli garantivano impunità e giustificazioni. Allora, nel momento in cui la coppia va in crisi, per i più svariati motivi, l'uomo sente sfuggire dalle proprie mani un qualcosa che sente suo, una sua proprietà, su cui crede di avere diritto assoluto. E quando questo accade, parte il primo schiaffo, la prima botta. A queste ne seguiranno altre, sempre più violente, più forti, fino all'estremo del delitto, perchè se non puoi essere mia, non puoi essere di nessun altro, nemmeno libera di essere sola. La possessione, la possessività è sempre stata caratteristica comune all'uomo, che l'ha esercitata in tutte le forme, anche le più estreme. L'uomo, in quanto tale, si è sempre arrogato questo potere, e troppo spesso la donna, per difendere la famiglia, i figli, ha subito i soprusi più devastanti, portando dentro sè un peso per tutta la vita. Sbagliamo se pensiamo che questo sia un problema che riguarda solo alcune civiltà estranee alla nostra; la violenza di genere è nascosta anche nelle pieghe della nostra società, spesso invisibile ai più, e i fatti che la cronaca ci fa conoscere sono solo la punta di un iceberg che ha profondità enormi. Certo, molte cose sono cambiate, il "delitto passionale" non fa più parte del nostro codice penale, ma sono ancora troppe le donne vittime di violenze e soprusi in ambito familiare. Finchè la cultura dominante continuerà ad essere uno strascico di quella medioevale, finchè l'uomo non capirà che amare significa rispettare, finchè continueranno a passare certi messaggi sublimali, l'uomo continuerà a credere e a pretendere la donna come sua proprietà privata.
(Carlo)
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