QUESTO SPAZIO E' APERTO A TUTTI COLORO CHE DESIDERANO CONDIVIDERE PAROLE, PENSIERI, EMOZIONI, STUPORI, FATTI, MUSICA, POESIA, LETTURE, SORRISI, PUR SAPENDO CHE SIAMO ISOLE NELLA CORRENTE, ANIME INQUIETE, SPIRITI VIAGGIANTI...QUESTO SPAZIO E' ANCHE IL VOSTRO SPAZIO, CI BASTA SOLO UN SEMPLICE CIAO O UN COMMENTO...SIATE I BENVENUTI...
CARLO E CARMEN.
Post n°36 pubblicato il 30 Aprile 2012 da seiunsol
Irakel era un bambino pakistano. Genitori poverissimi, era il più grande di sei fratelli e sorelle. Era molto intelligente Irakel, e il suo desiderio era poter studiare per aiutare un giorno la famiglia. Ma non era possibile, la sua povertà gli precludeva gli studi. Così i genitori furono costretti a mandarlo a lavorare, per racimolare qualche soldo e smafare la famiglia. Iniziò così, in un lurido capannone dove con altre decine di bambine e bambini si occupavano di cucire i palloni che la Nike produceva in Pakistan, palloni che bambini più fortunati e giocatori strapagati avrebbero preso a calci per il divertimento di altre persone in altre parti del mondo, quello cosidetto civile. Lavorava 15-18 ore al giorno Irakel, e il padrone della fabbrica, che aveva l'appalto dalla Nike, li sfruttava con pochi spiccioli, con molte botte, con violenze di ogni genere. I bambini erano terrorizzati, ma allo stesso tempo non potevano far niente per ribellarsi a quella condizione disumana. Ma il sogno di Irakel era un altro. Il sogno di tutti i bambini del mondo. Studiare e giocare, crescere in modo normale, non come animali da macello. Iniziò così a chiedere al padrone, per se stesso e per gli altri bambini, di avere del tempo per poter andare a scuola, tempo libero per giocare e stare insieme ai suoi coetanei. La risposta del padrone, stupito da tali richieste, fu dura: aumento delle ore lavorative e della produzione. Ma Irakel era anche un bambino tosto. Alla risposta del padrone minacciò che se non avesse accettato le richieste, avrebbero smesso di lavorare. E così, dopo aver convinto tutti gli altri bambini, la produzione si fermò. I bambini andavano al capannone, ma si rifiutavano di lavorare. Intervenne la Nike, preoccupata non certo per le condizioni dei piccoli lavoratori, ma per il fatto che gli ordinativi non venivano rispettati. La multinazionale impose al padrone di trovare una soluzione, qualunque essa fosse, pur di riprendere a produrre palloni, minacciando il padrone di togliergli l'appalto. Intanto lo sciopero continuava. I bambini erano sempre più motivati e decisi. Il padrone, preoccupato per l'affare che poteva andare in fumo, si rivolse alla Polizia, che in Pakistan non è certo famosa per senso della giustizia. Il capo era un vecchio amico del padrone, e cercò con minacce e violenza di convincere Irakel e gli altri a riprendere il lavoro. Ma non c'era niente da fare, i bambini erano sempre più determinati, lo sciopero continuava, la produzione era bloccata, la Nike sempre più incazzata, e il padrone sempre più spaventato all'idea di perdere tutto. Il capo della Polizia gli consigliò di rivolgersi ad un personaggio di sua conoscenza, un uomo che guidava una sorta di polizia segreta, parallela, dedita a lavori sporchi, traffico di droga, corruzione, traffico di organi e cose del genere. Lo sciopero intanto andava avanti, e Irakel e gli altri non mollavano. E così intervenne la polizia segreta. Irakel aveva solo 12 anni, quando una mattina andarono a prelevarlo al capannone. Lo ritrovarono in una discarica, massacrato, mutilato, ucciso come monito verso tutti gli altri bambini. Così la produzione riprese, il padrone continuò a sfruttare i bambini più di prima, e la Nike potè garantire ai bambini e ai ricchi dell'altro mondo il divertimento negato a quelli del mondo di Irakel. Successe in Pakistan, nel 2002. E ancora oggi, alla vigilia del 1° Maggio, forse la festa più importante che esista, milioni di bambini in tutto il mondo, Italia compresa, vengono sfruttati, oppressi, schiacciati, violati, uccisi con il lavoro minorile, per la gioia e il divertimento di di quei Parsi che ci ostiniamo a definire "civili". Credo che se una parola d'ordine deve essere data a questo Primo Maggio, non può che essere "I BAMBINI A GIOCARE, I GRANDI A LAVORARE". Carlo e Carmen. |
Post n°35 pubblicato il 27 Aprile 2012 da seiunsol
Voglio raccontare com'è la mia terra, la Catalunya, ma lo farò in modo diverso, parlando di calcio, che nel mio Paese non è semplicemente uno sport, è molto di più. La mia cultura, la mia lingua, il catalano, le mie tradizioni, la nostra forma d'essere è stata persegiutata, condannata ai tempi della dittatura di Franco, tanti hanno sofferto il carcere,tanti sono stati amazzati per difendere la nostra identità. Siamo gente tranquilla, mediterranea, accogliente, aperta e dialogante, che ha sempre cercato lo sviluppo economico e sociale, amiamo profondamente la nostra terra e le nostre cose, purtroppo siamo spesso stati emarginati e siamo stati sfruttati dai governi di destra, che istigano il resto della Spagna contro di noi, con inganni e menzogne, e così è stato sempre, alla fine in certe parti della Spagna non siamo ben visti, non siamo graditi, anche adesso con questo governo nipote di Franco ancora di più, ma per fortuna la classe intellettuale e molta gente si è accorta di questo e ci sono molte voci che fanno riemergere la verità storica rispetto all'oppressione che il popolo catalano ha subito nel corso degli ultimi decenni. In Catalunya da sempre, le genti di tutto il mondo sono benvenute, lavorano, vivono e imparano anche il catalano, qui c'e una miscuglio di razze e culture che vivono tutte in pace, senza aggressioni, con la tolleranza come bandiera, ci piace imparare, viaggare, conoscere, sempre ci sono delle belle cose da imparare dagli altri e la convivenza è una delle caratteristiche della mia città, Barcellona. Tornando allo sport, questo club, il FC Barcelona è molto di più, è stato fondato non da un catalano, ma da un immigrante della Svizzera, si giocava a calcio, ma la cosa importante è che durante la dittatura il club è stato un veicolo essenziale per difendere e preservare la lingua sopratutto, ma anche l'identità e la cultura catalana, era un centro d'incontro quasi clandestino, e perciò fu punito molte volte per favorire il club di Franco, il Real Madrid; c'era molto di più oltre il calcio, c'era una questione política e culturale, e così grazie a questo club tutta la nostra cultura poteva uscire alla luce ancora per poco tempo, per una partita. Adesso ci sono le sezioni di altri sport, mia figlia da piccola ha iniziato a pattinare sul ghiaccio e l'ha fatto con i colori del Barça fino a 19 anni, per questo ho trascorso molte ore e giorni li, nelle strutture sportive del club, l'ho vissuto sulla mia pelle ancora di più, io come molti catalani lo portiamo nel cuore, non è solo una squadra di calcio, NO, non è solo un club sportivo, NO, è la mia terra, la libertà, la mia cultura, il nostro orgoglio, la mia lingua. Ovviamente sono tifosa del Barça da piccola, e tutta la mia famiglia, anche il cane, si, e pure il mio amore Carlo ha sentito tutto questo visitando il museo del club e leggendo la sua storia, anche con tutto quello che io gli ho raccontato e ha capito, perche la sua sensibilità è incredibile, perchè il nostro inno dice:" è uguale da dove venimo, se dal sud o dal nord, siamo tutti d'accordo, una bandiera ci unisce ......." Pep Guardiola catalano, con quella cosa che ci caratteriza, "el seny", la filosofia, ha detto che non succede niente, solo il tempo, ha perso l'energia per continuare, per raggiungere livelli mai raggiunti da un club calcistico, è vuoto e deve riempirsi di nuovo, ha dato tutto per questo club, perche non è un club, è molto di più.......è portare per tutto il mondo la Catalunya e questo è ciò che ci piace tanto: la tolleranza, l'educazione, l'eleganza, è provare a fare sempre quello che si deve, anche se a volte ci si riesce, a volte no... Vi lascio questa canzone che sentivano i giocatori negli spogliatoi prima della partita, per sorridere, per caricarsi di energia, infatti credo che faccia questo effetto, magari anche a tutti voi..... "SE PERDETE CONTINUERETE AD ESSERE I MIGLIORI, SE VINCETE SARETE ETERNI..." Non è solo calcio, è tutta una filosofia di vita, davvero...
Carmen, una catalana innamorata
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Post n°34 pubblicato il 27 Aprile 2012 da seiunsol
BARCELLONA - E' arrivata la notizia che la Catalogna non avrebbe mai voluto apprendere, ma che era nell'aria da giorni: "Pep se va". Pep Guardiola lascia la panchina del Barcellona dopo quattro anni indimenticabili, che hanno segnato la storia del calcio mondiale. Guardiola, 41 anni, ha comunicato la sua decisione alla squadra intorno alle 11, nello spogliatoio, poco prima di iniziare l'allenamento: "Ragazzi, me ne vado". Mi dispiace tantissimo se Guardiola davvero lascia...In questi anni, anche grazie a Carmen, ho imparato a conoscere il suo talento, il senso di appartenenza non solo alla società calcistica, ma anche ad un ideale di vita, il suo modo di far giocare una squadra che sembra venuta da un altro pianeta, l'essere riuscito a costruire la squadra più forte di tutti i tempi, la serietà e la pulizia morale dell'ambiente, laddove la squadra non è proprietà di un singolo, ma di decine di migliaia di tifosi, che eleggono democraticamente il gruppo dirigente, cosa impensabile in Italia e nel resto del mondo. Grazie Pep per avermi fatto divertire e gioire con il tuo gioco vicino alla perfezione... Carlo. |
Post n°33 pubblicato il 26 Aprile 2012 da seiunsol
Oltre il mare, sotto il tuo cielo, ho camminato per strade sconosciute, lungo spiagge dorate, mi sono tuffato nell'azzurro dei tuoi occhi, ho esplorato i territori del tuo corpo, le dune di carne e sangue, i tuoi capelli al vento, ho assaggiato le tue parole, ho divorato il tuo respiro, ho ascoltato i tuoi silenzi, l'oceano del tuo cuore, i sospiri smisurati, le tue calde mani, il battito della tua anima, il battito del tuo tempo, ho attraversato il tuo spazio, e mai, mai, mai un rimpianto, mai un rimorso, solo la percezione in ogni mia cellula che sei tu, e solo tu, l'universo infinito dell'amore che arde nel più profondo della mia esistenza.
(Carlo)
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Post n°32 pubblicato il 25 Aprile 2012 da seiunsol
Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi. Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti riposano in serenità non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono non colla primavera di queste valli che ti videro fuggire. Ma soltanto col silenzio dei torturati Più duro d’ogni macigno soltanto con la roccia di questo patto giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità e non per odio decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo. Su queste strade se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai morti e vivi collo stesso impegno popolo serrato intorno al monumento che si chiama ORA E SEMPRE RESISTENZA. (Piero Calamandrei, Partigiano)
Buon 25 Aprile e buona Resistenza a tutti...Carlo e Carmen |
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Insieme possiamo tutto...Possiamo creare una grandissima rete di blog capaci di pubblicare all'unisono lo stesso post-report abuse, in modo da creare un "muro" di messaggi in grado di raggiungere e sensibilizzare il maggiore numero di persone possibile.
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Il predatore crea situazioni allo scopo di formare un rapporto di fiducia in linea con il bambino, con l'intento di facilitare in seguito il contatto sessuale. Questo può avvenire in chat, instant messaging, siti di social networking ed e-mail. Aiutaci e rendere internet più sicura...Aiutaci a fermare la pedofilia. PS: Sono felice dei vostri commenti, ma ai commenti preferirei la condivisione di questo post nei vostri spazi.
Per favore, copia e incolla questo post ed inseriscilo in un tuo box. Grazie
Inviato da: ITALIANOinATTESA
il 02/12/2013 alle 15:32
Inviato da: DivinoGiove
il 08/01/2013 alle 17:17
Inviato da: DivinoGiove
il 08/01/2013 alle 17:17
Inviato da: gin_ko1957
il 27/09/2012 alle 09:40
Inviato da: gin_ko1957
il 23/09/2012 alle 07:54