Creato da seiunsol il 20/03/2012

NOTTE STELLATA

notte stellata e sogni colorati

 

IRAKEL

Post n°36 pubblicato il 30 Aprile 2012 da seiunsol

Irakel era un bambino pakistano. Genitori poverissimi, era il più grande di sei fratelli e sorelle. Era molto intelligente Irakel, e il suo desiderio era poter studiare per aiutare un giorno la famiglia. Ma non era possibile, la sua povertà gli precludeva gli studi. Così i genitori furono costretti a mandarlo a lavorare, per racimolare qualche soldo e smafare la famiglia. Iniziò così, in un lurido capannone dove con altre decine di bambine e bambini si occupavano di cucire i palloni che la Nike produceva in Pakistan, palloni che bambini più fortunati e giocatori strapagati avrebbero preso a calci per il divertimento di altre persone in altre parti del mondo, quello cosidetto civile. Lavorava 15-18 ore al giorno Irakel, e il padrone della fabbrica, che aveva l'appalto dalla Nike, li sfruttava con pochi spiccioli, con molte botte, con violenze di ogni genere. I bambini erano terrorizzati, ma allo stesso tempo non potevano far niente per ribellarsi a quella condizione disumana.

Ma il sogno di Irakel era un altro. Il sogno di tutti i bambini del mondo. Studiare e giocare, crescere in modo normale, non come animali da macello. Iniziò così a chiedere al padrone, per se stesso e per gli altri bambini, di avere del tempo per poter andare a scuola, tempo libero per giocare e stare insieme ai suoi coetanei. La risposta del padrone, stupito da tali richieste, fu dura: aumento delle ore lavorative e della produzione.

Ma Irakel era anche un bambino tosto. Alla risposta del padrone minacciò che se non avesse accettato le richieste, avrebbero smesso di lavorare. E così, dopo aver convinto tutti gli altri bambini, la produzione si fermò. I bambini andavano al capannone, ma si rifiutavano di lavorare. Intervenne la Nike, preoccupata non certo per le condizioni dei piccoli lavoratori, ma per il fatto che gli ordinativi non venivano rispettati. La multinazionale impose al padrone di trovare una soluzione, qualunque essa fosse, pur di riprendere a produrre palloni, minacciando il padrone di togliergli l'appalto.

Intanto lo sciopero continuava. I bambini erano sempre più motivati e decisi. Il padrone, preoccupato per l'affare che poteva andare in fumo, si rivolse alla Polizia, che in Pakistan non è certo famosa per senso della giustizia. Il capo era un vecchio amico del padrone, e cercò con minacce e violenza di convincere Irakel e gli altri a riprendere il lavoro. Ma non c'era niente da fare, i bambini erano sempre più determinati, lo sciopero continuava, la produzione era bloccata, la Nike sempre più incazzata, e il padrone sempre più spaventato all'idea di perdere tutto.

Il capo della Polizia gli consigliò di rivolgersi ad un personaggio di sua conoscenza, un uomo che guidava una sorta di polizia segreta, parallela, dedita a lavori sporchi, traffico di droga, corruzione, traffico di organi e cose del genere. Lo sciopero intanto andava avanti, e Irakel e gli altri non mollavano. E così intervenne la polizia segreta.

Irakel aveva solo 12 anni, quando una mattina andarono a prelevarlo al capannone. Lo ritrovarono in una discarica, massacrato, mutilato, ucciso come monito verso tutti gli altri bambini. Così la produzione riprese, il padrone continuò a sfruttare i bambini più di prima, e la Nike potè garantire ai bambini e ai ricchi dell'altro mondo il divertimento negato a quelli del mondo di Irakel.

Successe in Pakistan, nel 2002. E ancora oggi, alla vigilia del 1° Maggio, forse la festa più importante che esista, milioni di bambini in tutto il mondo, Italia compresa, vengono sfruttati, oppressi, schiacciati, violati, uccisi con il lavoro minorile, per la gioia e il divertimento di di quei Parsi che ci ostiniamo a definire "civili".

Credo che se una parola d'ordine deve essere data a questo Primo Maggio, non può che essere "I BAMBINI A GIOCARE, I GRANDI A LAVORARE".

Carlo e Carmen.

 
 
 

IL MIO PAESE, CATALUNYA

Post n°35 pubblicato il 27 Aprile 2012 da seiunsol

 

 

 

Voglio raccontare com'è la mia terra, la Catalunya, ma lo farò in modo diverso, parlando di calcio, che nel mio Paese non è semplicemente uno sport, è molto di più. La mia cultura, la mia lingua, il catalano, le mie tradizioni, la nostra forma d'essere è stata persegiutata, condannata ai tempi della dittatura di Franco, tanti hanno sofferto il carcere,tanti sono stati amazzati per difendere la nostra identità. Siamo gente tranquilla, mediterranea, accogliente, aperta e dialogante, che ha sempre cercato lo sviluppo economico e sociale,  amiamo profondamente la nostra terra e le nostre cose, purtroppo siamo spesso stati  emarginati e siamo stati sfruttati dai governi di destra, che istigano  il resto della Spagna  contro di noi, con inganni e menzogne, e così è stato sempre, alla fine in certe parti della Spagna non siamo ben visti, non siamo graditi, anche adesso con questo governo nipote di Franco ancora di più, ma per fortuna la classe intellettuale e molta gente si è accorta di questo e ci sono molte voci che fanno riemergere la verità storica rispetto all'oppressione che il popolo catalano ha subito nel corso degli ultimi decenni.

In Catalunya da sempre, le genti di tutto il mondo sono benvenute, lavorano, vivono e imparano anche il catalano, qui c'e una miscuglio di razze e culture che vivono tutte in pace, senza aggressioni, con la tolleranza come bandiera, ci piace imparare, viaggare, conoscere, sempre ci sono delle belle cose  da imparare dagli altri e la convivenza è una delle caratteristiche della mia città, Barcellona.

Tornando allo sport, questo club, il FC Barcelona è molto di più, è stato fondato non da un catalano, ma da un immigrante della Svizzera, si giocava a calcio, ma la cosa importante è che durante la dittatura il club è stato un veicolo essenziale per difendere e preservare la lingua sopratutto, ma anche l'identità e la cultura catalana, era un centro d'incontro quasi clandestino, e perciò fu punito molte volte per favorire il club di Franco, il Real Madrid; c'era molto di più oltre il calcio, c'era una questione política e culturale, e così grazie a questo club  tutta la nostra cultura poteva uscire alla luce ancora per poco tempo, per una partita. Adesso ci sono le sezioni di altri sport, mia figlia da piccola ha iniziato a pattinare sul ghiaccio e l'ha fatto con i colori del Barça fino a 19 anni, per questo ho trascorso molte ore e giorni li, nelle strutture sportive del club, l'ho vissuto sulla mia pelle ancora di più, io come molti catalani lo portiamo nel cuore, non è solo una squadra di calcio, NO, non è solo un club sportivo, NO, è la mia terra, la libertà, la mia cultura, il nostro orgoglio, la mia lingua.

Ovviamente sono tifosa del Barça da piccola, e tutta la mia famiglia, anche il cane, si, e pure il mio amore Carlo ha sentito tutto questo visitando il museo del club e leggendo la sua storia, anche con tutto quello che io gli ho raccontato e ha capito, perche la sua sensibilità è incredibile, perchè il nostro inno dice:" è uguale da dove venimo, se dal sud o dal nord, siamo tutti d'accordo, una bandiera ci unisce ......."

Pep Guardiola catalano, con quella cosa che ci caratteriza, "el seny", la filosofia, ha detto che non succede niente, solo il tempo, ha perso l'energia per continuare, per raggiungere livelli mai raggiunti da un club calcistico, è vuoto e deve riempirsi di nuovo, ha dato tutto per questo club, perche non è un club, è molto di più.......è portare per tutto il mondo la Catalunya e questo è ciò che ci piace tanto: la tolleranza, l'educazione, l'eleganza,  è provare a fare sempre quello che si deve, anche se a volte ci si riesce, a volte no...

Vi lascio questa canzone che sentivano i giocatori negli spogliatoi prima della partita, per sorridere, per caricarsi di energia, infatti credo che faccia questo effetto, magari anche a tutti voi.....

"SE PERDETE CONTINUERETE AD ESSERE I MIGLIORI,

  SE VINCETE SARETE ETERNI..."

Non è solo calcio, è tutta una filosofia di vita, davvero...

 

Carmen, una catalana innamorata

 

 

 
 
 

GRAZIE PEP...

Post n°34 pubblicato il 27 Aprile 2012 da seiunsol

BARCELLONA - E' arrivata la notizia che la Catalogna non avrebbe mai voluto apprendere, ma che era nell'aria da giorni: "Pep se va". Pep Guardiola lascia la panchina del Barcellona dopo quattro anni indimenticabili, che hanno segnato la storia del calcio mondiale. Guardiola, 41 anni, ha comunicato la sua decisione alla squadra intorno alle 11, nello spogliatoio, poco prima di iniziare l'allenamento: "Ragazzi, me ne vado". 

Poco prima aveva ufficializzato la sua decisione anche al presidente Sandro Rosell, dopo un incontro iniziato alle 9 del mattino nella cittadella sportiva del Barcellona. Guardiola si era insediato sulla panchina blaugrana il 17 giugno 2008, quando l'allora presidente Juan Laporta aveva annunciato l'ingaggio del Pep come successore di Frank Rijkaard. Si racconta che nei giorni precedenti, quando Laporta era indeciso sul da farsi, Guardiola avesse forzato la mano del dirigente con una provocazione: "Quella panchina è mia, ma forse tu non hai le palle per consegnarmela". Guardiola del resto non aveva mai allenato una squadra professionistica, fino a quel momento aveva solo diretto la squadra B del Barça e non aveva esperienza ad altissimi livelli, ma alla fine convinse Laporta, anche aiutato dal suo principale sponsor che è sempre stato Johann Cruyff. E' finita che Pep Guardiola ha guidato il Barça più spettacolare e vincente di sempre, 13 trofei in quattro stagioni cui bisogna aggiungere i tre Palloni d'oro consecutivi vinti da Lionel Messi: Guardiola e il Barcellona.
Insieme hanno vinto tre campionati spagnoli, due Champions League, due Mondiali per club, due Supercoppe d'Europa, tre Supercoppe di Spagna e una Copa del Rey. Per alcuni è già la squadra più forte di tutti i tempi, per altri è nelle prime tre, nell'Empireo, insieme all'Ajax di Cruyff e il Milan di Sacchi. Il dibattito è aperto.

La decisione di Guardiola era nell'aria da molti mesi. Già un anno fa, dopo la Champions trionfalmente vinta a Wembley contro il Manchester United, Guardiola aveva pensato a lungo se rimanere o no, poi aveva prolungato il contratto di un altro anno. Ma di recente era emersa la sua stanchezza, e pare che anche i rapporti con una parte dello spogliatoio non fossero più idilliaci come un tempo: normale, dopo quattro anni e tanti successi vissuti insieme, che certe dinamiche interne non fossero più quelle di una volta. Così si è arrivati al passo d'addio, dopo un'avventura che comunque rimarrà ineguagliabile per qualità e spettacolarità del gioco, e che segnerà per sempre la storia del calcio moderno: il modello Barcellona sarà un punto di riferimento negli anni e nei decenni a venire, e come ogni modello assoluto sarà inarrivabile, e vanterà decine o centinaia di imitatori che arrancheranno nel tentativo impossibile di replicare la perfezione.

Ora per Guardiola si apre un'altra parentesi di vita, umana e professionale. E' fin troppo chiaro che mezza Europa lo stia tirando per la giacchetta, reclamandone i servigi. Al momento l'ipotesi più concreta è quella di un Guardiola che dovrebbe prendersi un anno "sabbatico", di riposo e di completa lontananza dal calcio, magari dedicandosi alla sua passione più divorante: il golf, di cui vorrebbe diventare giocatore professionista. Poi ci sono le suggestioni che arrivano dall'Inghilterra: gli sceicchi del Manchester City lo hanno contattato da tempo, e lui li sta facendo aspettare in attesa di un sì o di un no; di recente sarebbe arrivata anche una chiamata dalla federazione inglese che cerca un ct per la Nazionale dopo gli Europei, e anche lì tutti sono in attesa di una risposta. Ci sono poi le piste italiane, Inter e Milan ma pare anche la Roma, solo che i nostri club molto difficilmente potrebbero sostenere i costi per l'ingaggio del Pep, cioè una cifra vicina ai 10 milioni a stagione. Senza contare che un interrogativo rimane comunque: riuscirà Pep Guardiola a replicare il suo stesso tipo di calcio, ad applicare perfettamente le sue idee anche in contesti diversi da quello del Barcellona, che rappresenta un modello unico al mondo quanto a organizzazione e senso di appartenenza che riesce a instillare nei suoi giocatori? Il Guardiola catalano e barcelonista, allenatore della squadra in cui ha giocato fin da bambino e con giocatori che nella maggior parte dei casi avevano le sue stesse origini, è esportabile anche fuori dall'amata greppia? Sono questi interrogativi che peseranno sul suo futuro da allenatore, ammesso che ce ne sia uno. Quanto al passato, il calcio mondiale in un giorno come oggi non può che inchinarsi e rendere omaggio a Pep Guardiola, al suo Barcellona e al suo magnifico gioco: per quattro anni ci hanno regalato brividi, emozioni, sussulti, ammirazione, gioia completa, appagamento totale. Il calcio era una cosa bellissima, ai tempi del Barcellona di Pep. 

Mi dispiace tantissimo se Guardiola davvero lascia...In questi anni, anche grazie a Carmen, ho imparato a conoscere il suo talento, il senso di appartenenza non solo alla società calcistica, ma anche ad un ideale di vita, il suo modo di far giocare una squadra che sembra venuta da un altro pianeta, l'essere riuscito a costruire la squadra più forte di tutti i tempi, la serietà e la pulizia morale dell'ambiente, laddove la squadra non è proprietà di un singolo, ma di decine di migliaia di tifosi, che eleggono democraticamente il gruppo dirigente, cosa impensabile in Italia e nel resto del mondo. Grazie Pep per avermi fatto divertire e gioire con il tuo gioco vicino alla perfezione...

Carlo.

 
 
 

PER CARMEN...

Post n°33 pubblicato il 26 Aprile 2012 da seiunsol

 

 

 

 

Oltre il mare,

sotto il tuo cielo,

ho camminato

per strade sconosciute,

lungo spiagge dorate,

mi sono tuffato

nell'azzurro dei tuoi occhi,

ho esplorato i territori

del tuo corpo,

le dune di carne e sangue,

i tuoi capelli al vento,

ho assaggiato le tue parole,

ho divorato il tuo respiro,

ho ascoltato i tuoi silenzi,

l'oceano del tuo cuore,

i sospiri smisurati,

le tue calde mani,

il battito della tua anima,

il battito del tuo tempo,

ho attraversato il tuo spazio,

e mai, mai,

mai un rimpianto,

mai un rimorso,

solo la percezione

in ogni mia cellula

che sei tu,

e solo tu,

l'universo infinito

dell'amore che arde

nel più profondo

della mia esistenza.

 

(Carlo)

 

 
 
 

ORA E SEMPRE RESISTENZA

Post n°32 pubblicato il 25 Aprile 2012 da seiunsol

Lo avrai camerata Kesselring

il monumento che pretendi da noi italiani

ma con che pietra si costruirà

a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati

dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio

non colla terra dei cimiteri

dove i nostri compagni giovinetti

riposano in serenità

non colla neve inviolata delle montagne

che per due inverni ti sfidarono

non colla primavera di queste valli

che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio dei torturati

Più duro d’ogni macigno

soltanto con la roccia di questo patto

giurato fra uomini liberi

che volontari si adunarono

per dignità e non per odio

decisi a riscattare

la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare

ai nostri posti ci ritroverai

morti e vivi collo stesso impegno

popolo serrato intorno al monumento

che si chiama

ORA E SEMPRE RESISTENZA.

(Piero Calamandrei, Partigiano)

 

Buon 25 Aprile e buona Resistenza a tutti...Carlo e Carmen

 
 
 

 

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"Todos los dias la gente

se arregla el cabello,

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Insieme possiamo tutto...Possiamo creare una grandissima rete di blog capaci di pubblicare all'unisono lo stesso post-report abuse, in modo da creare un "muro" di messaggi in grado di raggiungere e sensibilizzare il maggiore numero di persone possibile.

La Virtual Global Taskforce (VGT POLIZIA DELLE COMUNICAZIONI) è composta dalle forze di polizia di tutto il mondo che collaborano tra loro per sconfiggere l'abuso di minori online. Il pulsante "Segnala un abuso" è un meccanismo efficace. Cliccate sul tasto in basso se siete a conoscenza di pericolo per un minore.

Il predatore crea situazioni allo scopo di  formare un rapporto di fiducia in linea con il bambino, con l'intento di facilitare in seguito il contatto sessuale. Questo può avvenire in chat, instant messaging, siti di social networking ed e-mail. Aiutaci e rendere internet più sicura...Aiutaci a fermare la pedofilia. PS: Sono felice dei vostri commenti, ma ai commenti preferirei la condivisione di questo post nei vostri spazi.

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