DIRITTI
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"Se qualche volta scrivo è perché certe cose non vogliono separarsi da me come io non voglio separarmi da loro. Nell'atto di scrivere esse penetrano in me per sempre..."
dal libro GLI IMPERDONABILI di Cristina Campo
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Post n°171 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare
La finestra chiusa Affacciato alla finestra osservo la città nella notte. Il freddo di questi giorni è trasportato dal vento sulla superficie dei vetri e lo sento penetrarmi dentro, attraverso la fronte appoggiata alla finestra. La strada che fisso è percorsa dai rumori delle macchine che scorrono troppo veloci agli incroci solitari, i semafori lampeggiano,occhieggiando le strisce pedonali sbiadite e ogni tanto, una frenata brusca, segnala un pericolo sfiorato. Ho le braccia conserte, concentrato a capire le mie sensazioni, i miei umori, i miei pensieri, sto aspettando o forse ho aspettato troppo a lungo, qualcosa che mi faccia capire le sensazioni che provo e mi risvegli da questo dormiveglia che mi intorpidisce la volontà. Ero e sono in ritardo con la mia vita, un fuori tempo costante, un rallenty fisiologico, dovuto alla troppa anticipazione dei miei pensieri, costretti a muoversi al contrario per ritornare alla vita reale. Il calore del respiro costruisce un'impronta opaca, quasi fosse un biglietto che invita a scrivere e sul quale appoggio le dita a disegnare qualcosa che lascia scivolare le sue gocce di condensa come fossero lacrime che scivolano lente. Tutto è preciso, la strada lineare, un uomo che passa con il cagnolino in braccio, i palazzi di fronte, squadrati e spenti, tranne lo sfarfallio di un televisore ancora acceso che ipnotizza il silenzio, la luna nel cielo riflette fantastici giochi nell'ombra e raccoglie i sospiri dell'immaginazione di chi la guarda. Così intercetto le mie riflessioni sulla vita, cercando di districarmi tra le nebbie che le nascondono, cercando di mettere a fuoco quella visione dell'amore che offusca la ragione. Ma forse sto guardando troppo oltre, sarebbe meglio focalizzare il mio vedere sull'immagine riflessa del vetro, su quel pallido sorriso che nasce spontaneo dal mio cuore e si apre sul mio viso. Si, forse è meglio perché la tristezza, anche quella di un solo istante, è una perdita di tempo, quando riguarda noi stessi. |
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