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Post n°43 pubblicato il 02 Luglio 2012 da meninasallospecchio
Raccontare senza essere interrotti e senza vedere sbadigli (che pure ci saranno) le pippe mentali di una vita è meraviglioso. Allora continuo ancora un po': parlare di arte, per quel pochissimo che ne so, mi piace molto. La cataratta del mio ex-suocero pittore dilettante mi ha illuminato l'opera senile di molti artisti. Se si pensa che questo disturbo colpisce la quasi totalità degli anziani e che un tempo, e ancora oggi nel terzo mondo, poteva portare alla cecità totale, è facile immaginare che anche gli artisti più longevi ne fossero affetti. Chissà se Tiziano ci vedeva ancora bene quando dipingeva La punizione di Marsia a 90 anni. Un capolavoro di movimento ed espressività, ma chi può dire quanto dei contorni indefiniti delle figure, delle pennellate abbozzate, sia da attribuire alla sua evoluzione manierista e quanto invece non dipenda da stanchezza senile, insofferenza per il dettaglio o persino problemi di vista.
Uno che problemi di vista li aveva sicuramente era Lorenzo Lotto. Pittore dalla vita travagliata, morto in miseria ospite del santuario di Loreto, dipinse per i confratelli fino alla morte. Forse il suo ultimo lavoro, considerato un testamento spirituale, la Presentazione al tempio è opera del pittore ormai settantenne e piuttosto malconcio. Lotto è sempre stato un personaggio bizzarro, fuori dagli schemi diremmo. Nei suoi quadri si trovano spesso singolari elementi realistici, animali, dettagli di vita quotidiana, che rubano la scena alle figure principali. Anche qui il dettaglio dei piedi umani del tavolo (!), ma soprattutto la stranezza della composizione, con quella stanza al piano superiore che occupa metà della tela e da cui, in una piccola finestra, si affaccia un monaco, probabilmente un autoritratto. Insomma, da un lato una specie di orgogliosa rivendicazione di una personalità originale ai limiti della bizzarrìa, dall'altra una mano un po' incerta, colori smorzati, quasi certamente una vista annebbiata. Umanissimi segni di senilità, ancorché nella forma della grande creatività artistica. Insomma, tutto questo per dire la banalità che anche i grandi, anche i genii, sono come noi. Hanno le nostre debolezze, i nostri limiti fisici, a volte anche quelli morali, persino quelli economici. Sicuramente anche gli artisti veri devono fare i conti con le leggi di mercato, con il gusto comune, con il desiderio di piacere. Indagare il nostro approccio verso le tecniche artigianali (e anche di marketing in senso lato) dell'arte figurativa, della scrittura, quando siamo noi in prima persona a manipolarle, aiuta a capire i meccanismi che muovono la creatività vera di chi dall'artigianato trae qualcosa di innovativo e universale, l'arte, appunto.
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