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Post n°474 pubblicato il 01 Ottobre 2015 da meninasallospecchio
Curiosamente non è Asti il capoluogo di riferimento per Alba, bensì la lontana e isolata Cuneo, a una bella ora d'auto di distanza. Non una concessione all'antica rivalità, ma semplicemente una tardiva attribuzione dello status di provincia ad Asti, staccatasi da Alessandria, altra sua città nemica fin da tempi remoti. Meno male, comunque, perché gli albesi mal tollerano l'antica avversaria. Nessun problema a spostarsi per un concerto o uno spettacolo nella vicina Bra, e neppure a Torino, ma ad Asti non si va per nessuna ragione. Figuriamoci come hanno preso l'accorpamento dei tribunali. Risale soltanto al 1987 la costruzione del nuovo tribunale di Alba, opera degli architetti Gabetti e Isola, che sta sui libri di architettura. Ma bisogna risparmiare sulla spesa pubblica (anche se si vorrebbe sempre che risparmiassero gli altri), e quindi gli uffici giudiziari di Alba sono stati unificati con quelli di Asti, mantenendo soltanto quest'ultima sede, come pare ovvio trattandosi di capoluogo. Apriti cielo! Ma se Atene piange, Sparta non ride. Asti conserva la sua condizione di città più grande e indubbiamente con più servizi e meglio collegata da strade e ferrovie. Rimane forse anche culturalmente più vivace, con una grande attenzione al teatro e alla musica e la presenza di alcuni personaggi noti, da Faletti, deceduto qualche anno fa, a Paolo Conte, il grande musicista che ha saputo trasformare il provincialismo in universalità. Ma quanto a ricchezza e prestigio ha dovuto cedere la palma. Dal secondo dopoguerra ad Alba si è sviluppato un vivace tessuto industriale, di cui la Ferrero è la realtà più nota, ma non certo l'unica. Ci sono altre industrie importanti, moltissime piccole aziende, negli ultimi decenni anche molte attività legate all'agro-alimentare e al turismo, al punto che si è spesso parlato dell'albese come di un'isola felice di benessere economico. E' tale la portata di questo "miracolo", che esistono persino delle leggende sulla sua origine, ma di questo forse vi parlerò un'altra volta. Gli astigiani mugugnano a fronte del successo dell'antica rivale, ma non c'è dubbio che il successo di Alba, anche quello più recente del turismo eno-gastronomico, sia frutto di una creativa intraprendenza di molti privati cittadini, soprattutto imprenditori, assecondati, più che sostenuti, degli amministratori. Insomma, se si parla di tartufi d'Alba, anziché di tartufi d'Asti (che sarebbe esattamente uguale) è perché gli albesi se lo sono meritato. Con tenacia, astuzia, e qualche brillante iniziativa di marketing.
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