Creato da: meninasallospecchio il 28/04/2012
un concept blog (non so che voglia dire, ma mi sembra figo)

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

cassetta2surfinia60monellaccio19patrizia112orchideapois0ossimoraprefazione09Chico.arghcanduttinik.ga1Ste716andrea1_20misteropaganoMilleGaranziePerTeamorino11
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 43
 

 

 
« Solo più: l'errore dei ...Parliamo un po' di soldi »

I miei errori

Post n°483 pubblicato il 03 Novembre 2015 da meninasallospecchio

Concludo la mia lunga dissertazione linguistica parlandovi del linguaggio che uso per il blog e di tutti gli "errori" che commetto in modo perfettamente consapevole. Del resto anche l'Accademia della Crusca dice che l'importante è poter scegliere il registro più adatto a ogni circostanza, e questo credo di essere in grado di farlo.

Ovviamente per il blog scelgo un registro linguistico piuttosto colloquiale, abbastanza simile alla lingua parlata, appena appena più ricercato nelle scelte lessicali. Uso talvolta il passato remoto, che nel parlato non uso mai. Sempre il congiuntivo, quando serve, ma lo uso correntemente anche nella vita quotidiana. Anche se... mi sono accorta che anch'io in certe situazioni trovo più "economico", per dirlo con la Crusca, l'indicativo. Sapete quando? Quando faccio sesso. "Voglio che..." seguito dalla richiesta specifica. All'indicativo. Non ci avevo mai fatto caso.

Ma torniamo al blog. L'anacoluto lo uso; anzi, l'ho appena usato. Ma forse non è nemmeno più considerato un errore (a proposito, era giusto "più" in questa frase?), tanto è stato utilizzato anche dagli scrittori. Lo sapete cos'è l'anacoluto? E' l'uso ridondante del pronome complemento, quando esiste già lo stesso complemento nella frase. Quando dico: l'anacoluto lo uso, l'anacoluto è complemento oggetto, e il pronome "lo" ribadisce lo stesso complemento in modo pleonastico e teoricamente sbagliato. Il più classico degli anacoluti è "a me mi", che sembra un errore triviale, però nel parlato si fa spesso, magari non tutto di seguito così, ma mettendoci un pezzo di frase in mezzo. Ho scritto su Facebook: "A me Siracusa di sera mi fa impazzire", e sono stata subito redarguita. Ovviamente ero consapevole dell'errore, ma la stessa frase "A me Siracusa di sera fa impazzire", sinceramente mi sembra meno efficace. Ecco, il punto è esattamente quello: l'anacoluto aumenta l'efficacia e l'incisività della frase. Per quello lo usano anche gli scrittori.

C'è un altro errore che faccio consapevolmente: l'uso del "che" causale, come nella frase: Sbrigati, che è tardi. In questo caso "che" ha una valenza avverbiale, come se fosse "perché o poiché, ecc.". In realtà è ammesso dalla grammatica, ma andrebbe accentato: "ché", a sottolineare questa diversa funzione. Io però mi rifiuto di accentarlo. Perché 'sto "ché" accentato mi sembra un toscanismo così pretenzioso e arcaico che mi toglie tutto il gusto di usare un avverbio profondamente colloquiale. Allora tanto vale. Invece il mio "che" deve suonare come lo direbbe un piemontese, con una "e" che di accenti non vuole proprio saperne.

Discorso analogo per "gli" invece di "loro". Sono venuti degli amici e gli ho offerto da bere. Sarebbe: ho offerto loro da bere. Mi rifiuto. Piuttosto cambio la frase e non gli offro un cazzo, così imparano a venire due per volta, che mi costringono a usare pronomi desueti. Però mai "gli" al posto di "le", una signora merita un trattamento adeguato.

Faccio invece quella cosa un po' pedante di scrivere 'sto con l'apostrofo davanti. La Crusca parla di incertezza normativa, quindi si può scrivere con l'apostrofo o senza. A me questa aferesi (si chiama così l'eliminazione della prima sillaba) sembra una forma colloquiale piuttosto estrema nello scritto, e quindi reputo di doverla apostrofare per rimarcare che, anche se parlo come mangio e scrivo come parlo, tuttavia non scrivo come mangio. Forse in definitiva mangio meglio.

E poi ci sono i periodi sospesi. Perché lo so benissimo che non si fa una frase così. Senza la proposizione principale. Anzi, senza nemmeno il verbo. Però me ne fotto (questa era giusta, anche se dico le parolacce). Perché a me piace scrivere così. Mi diverto. Anche se adesso sto un po' esagerando.

E infine c'è la punteggiatura. Col tempo sono scesa a più miti consigli, ma nei miei vecchi post non usavo quasi mai i due punti e il punto e virgola. Il fatto è che li trovo troppo... scolastici. Se voglio una pausa breve, metto una virgola. Per una lunga un punto. Altri amennicoli servono per costruire periodi lunghi e complicati, che a me non piacciono. Soprattutto nel contesto di uno scritto che si vuole far leggere in modo scorrevole, se possibile con un sorriso, e certamente senza causare mal di testa. Piuttosto il mal di testa me lo faccio venire io, leggendo cento volte quello che scrivo, per essere sicura che non si incespichi da nessuna parte. Ma a voi che leggete deve filare via liscio come l'olio, da arrivare in fondo senza manco accorgervene. A proposito, ci siete arrivati.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenti al Post:
angelorosa2010
angelorosa2010 il 04/11/15 alle 09:11 via WEB
Marònn, che Donna complicata, l'interlocutore omo così lo uccidi !
(Rispondi)
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 04/11/15 alle 09:43 via WEB
Te queste cose dovresti andarle a raccontare in TV al posto della Littizzetto, che ormai quel suo spirito di patata non lo regge più nessuno.
(Rispondi)
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 04/11/15 alle 09:44 via WEB
Ops...
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 04/11/15 alle 14:52 via WEB
Perché ops? Perché l'hai messo sotto Angelo? Vabbé, ma lui mica se la prende.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 04/11/15 alle 14:53 via WEB
Ma no! All'interlocutore omo gli dico "voglio che..." con l'indicativo, e lui capisce. Se non capisce perché l'ho detto a bassa voce, eventualmente ripeto.
(Rispondi)
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 04/11/15 alle 09:44 via WEB
Te queste cose dovresti andarle a raccontare in TV al posto della Littizzetto, che ormai quel suo spirito di patata non lo regge più nessuno.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 04/11/15 alle 14:54 via WEB
Effettivamente comincio a trovarla un po' ripetitiva anch'io. E' il destino dei comici, alla lunga stufano.
(Rispondi)
 
arw3n63
arw3n63 il 04/11/15 alle 16:33 via WEB
In fondo ci sono arrivata. Abbiamo in comune alcuni errori, anch'io a volte uso "a me... mi..." non me ne può fregare se è considerato errore, in effetti ci sono frasi che stanno meglio, rafforzano la frase. Il Che, lo uso anche all'inizio delle frasi "che significa...?" sostituisce il "cosa", poi non parliamo della punteggiatura...adoro i puntini puntini, non so usare il punto e virgola, il due punti ne faccio pure a meno...insomma anch'io scrivo come parlo :-) chissenefrega della Crusca!:-)
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 04/11/15 alle 18:05 via WEB
Non parlavo del che interrogativo, ma di quello causale, che secondo la grammatica andrebbe accentato. I puntini li uso credo con parsimonia. In questo post li ho usati tre volte (e per me è già tanto): una indiscutibile per indicare un pezzo di frase da completare, e due più soggettive a sottolineare una pausa di tipo dubitativo. Per me non sostituiscono mai la normale punteggiatura, hanno una semantica propria.
(Rispondi)
 
 
 
arw3n63
arw3n63 il 04/11/15 alle 18:11 via WEB
Quando ci vuole il punto ci vuole, così come la virgola, anch'io li uso.i puntini sono per lasciare la frase un po' in sospeso per un po' come quando parli e ti prendi una pausa oppure quando indica che la frase continua.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 04/11/15 alle 23:42 via WEB
Esatto, una pausa da puntini.
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
arw3n63
arw3n63 il 11/11/15 alle 14:36 via WEB
Per prendere fiato :-)
(Rispondi)
 
woodenship
woodenship il 04/11/15 alle 20:53 via WEB
Interessante,decisamente esaustiva:a quando l'espiazione per i tanti errori in vita?...........Un saluto ed un fiore........W.....
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 04/11/15 alle 23:41 via WEB
Sul blog ci sono diversi modi per espiare.
(Rispondi)
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 05/11/15 alle 17:03 via WEB
Io veramente conosco un solo modo: navigare in logout...
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 05/11/15 alle 22:54 via WEB
Oppure rispondere a tutti i commenti.
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
... il 07/11/15 alle 07:53 via WEB
Io spio, tu espii, egli spia, noi spiamo, voi espiate, essi spiano...
Voce del verme e_spiare.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 07/11/15 alle 14:04 via WEB
Un'interessante forma di aferesi con dislocazione un po' come ti pare.
(Rispondi)
 
 
 
woodenship
woodenship il 07/11/15 alle 22:34 via WEB
La parola è come una ciliegina:l'una tira l'altra.E il narcisismo ingabbia...Perchè dovere espiare una lussuria sintatticamente ineccepibile?...
(Rispondi)
 
 
 
 
woodenship
woodenship il 07/11/15 alle 22:37 via WEB
...Si farebbe prima a venire fuori dalla mela senza sporcare,piuttosto che celarsi in essa per declinare forme verbali defatiganti,onanistiche e frustrate...
(Rispondi) (Vedi gli altri 3 commenti )
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 07/11/15 alle 22:55 via WEB
Mi sono persa la mela... non era una ciliegia? Comunque io la lussuria non la espìo, al massimo potrei spiarla, se mi capitasse l'occasione.
(Rispondi)
 
 
 
 
woodenship
woodenship il 08/11/15 alle 19:46 via WEB
Dalla ciliegia alla torta cosa vuoi che sia?La ciliegia la metti sulla torta,la mela sulla testa,entrambe le trafiggi tagliente all'occasione,magari cogliendone la delizia con l'occhio che s'imbeve del succo che sprizza spiato:è lussuria da espiare piacevolmente, eccoti che ti capita...
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 08/11/15 alle 20:30 via WEB
L'occhio che si imbeve del succo non è affatto piacevole. Ok, sempre meglio la ciliegia del limone, se proprio di deve espiare.
(Rispondi)
 
viburnorosso
viburnorosso il 06/11/15 alle 10:45 via WEB
Premesso che: la linguistica è una scienza (scienza?) descrittiva e non prescrittiva, e che a qualunque linguista la Crusca fa un po' ridere - fine della premessa -
quello che chiami anacoluto (cioè quello che la vecchia terminologia greco-latina basata sulle figure retoriche chiama anacoluto) è una semplice dislocazione a sinistra con ripresa pronominale anaforica (perché il pronome potrebbe pure essere cataforico, cioè anticipare, tipo in "non lo sopporto, l'anacoluto", infatti questa si chiama dislocazione a destra), e rappresenta uno dei temi più trattati della linguistica generale in tutte le sue declinazioni, fenomeno comunissimo nel parlato, ma anche nello scritto.
Che sia un errore lo dice oramai solo qualche vecchia grammatica, per l'appunto prescrittiva. Magari di quelle che si ostinano ad inserire esso/a tra i pronomi personali in uso. Peraltro ho memoria di un vecchio articolo sulla Crusca, forse del buon Renzi (Lorenzo, non quell'altro) in cui si diceva proprio che "a me mi" non è un errore
Infine il "che" causale non è un'avverbio ma una congiunzione subordinativa, e questo quelle pippe della Crusca dovrebbero saperlo ;-))
Detto ciò, sono arrivata fino in fondo liscio come l'olio. Ora provo ad inviare prima che si mangi tutto, come mi era successo quando avevo provato ad intervernire sulla discussione sulla semplificazione linguistica. Era un tema su cui pensavo di poter dire qualcosa perché ci ho scritto la tesi di dottorato, ma l'invio si è inghiottito tutto e mi è passata la voglia di riscrivere (peraltro hai notato che cosa antipatica riscrivere una cosa che avevi già scritto?)
(Rispondi)
 
 
viburnorosso
viburnorosso il 06/11/15 alle 10:47 via WEB
Ovviamente "un avverbio" va senza apostrofo. Penso lo dica anche la Crusca. ;-)
(Rispondi)
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 06/11/15 alle 19:14 via WEB
Che sia un avverbio non l'ha detto la Crusca ma l'ho detto io, che sugli avverbi ho le idee un po' confuse e chiamo avverbio tutto quello che non so cosa sia. Congiunzione subordinativa... buono a sapersi. Io in genere quando scrivo un commento lungo faccio un bel Ctrl-C precauzionale, ma a volte anche usare il tasto indietro del browser funziona.
(Rispondi)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
ugo il 06/11/15 alle 14:00 via WEB
Viburnorosso: "[...] quello che chiami anacoluto è una semplice dislocazione a sinistra con ripresa pronominale anaforica [...]" Detta da Tognazzi in "Amici miei" sarebbe stata uno spasso. Ammetti d'averlo fatto apposta, malandrino! :D
(Rispondi)
 
 
 
viburnorosso
viburnorosso il 06/11/15 alle 18:25 via WEB
Hai ragione, è che in realtà i linguisti hanno la supercazzola come metalinguaggio (cioè come linguaggio per parlare del linguaggio). Come vedi non possono resistere! :D
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 06/11/15 alle 19:17 via WEB
Be', mica solo i linguisti. Ogni professione ha il suo gergo. Effettivamente alcuni tipi di gergo (anche quello giuridico, per esempio) tendono ad assomigliare alla supercazzola, mentre il gergo tecnico fa un po' più film di fantascienza di serie B.
(Rispondi) (Vedi gli altri 8 commenti )
 
 
 
 
viburnorosso
viburnorosso il 09/11/15 alle 17:42 via WEB
Curiosamente i linguaggi settoriali (o specialistici, o gerghi che dir si voglia) compiono spericolate incursioni l'uno nel mondo dell'altro. I linguistici usano espressioni come "caso di defoult", "economia del sistema linguistico", "legge del minimo sforzo", i programmatori parlano di "linguaggi", di "sintassi", quelli che fanno cronache calcistiche usano più metafore di un poeta, e via dicendo.
Che sia una sorta di invidia per l'erba del vicino più verde? o che magari uno è finito a fare un lavoro che non era che voleva fare?
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 10/11/15 alle 00:37 via WEB
Be', ma gli informatici studiano la teoria dei linguaggi formali partendo da Chomsky, che è uno che fa (faceva?) tutto un altro mestiere, oltre a produrre sparate politiche assai discutibili. Comunque in linea di principio sono contraria alla separazione dei saperi, si stava meglio nel Rinascimento, quando un dotto doveva conoscere un po' di tutto. Secondo me torneremo lì: con tutte le informazioni facilmente accessibili in rete i saperi specialistici diventeranno superflui, conterà molto di più una specie di super-sapienza interdisciplinare.
(Rispondi)
 
 
 
 
viburnorosso
viburnorosso il 10/11/15 alle 12:36 via WEB
Chomsky è stato l'incubo dell'esame di linguistica generale per molti (me compresa). Poi è diventato il padre del movimento no-global, e ti dirò che mi convince più così.
sulla questione del sapere multidisciplinare, è molto affascinante, nonché auspicabile, la tua ipotesi, ma io ho come il sospetto che oggi come oggi sapere una cosa voglia dire averla scaricata su uno dei propri devices o avere una connessione accessibile. Stiamo disimparando ad imparare, lo vedo anche da come studia mio figlio.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 10/11/15 alle 14:32 via WEB
Volevo scriverci un post, perché secondo me la questione è appassionante. Non so come imparino, o come sarebbe giusto che imparino, i giovani. Però mi rendo conto dal mio mestiere che qualcosa dovrebbe cambiare. Una volta c'erano dei santoni super-specializzati in uno o più argomenti. Ora non serve, quello che non sai lo cerchi, però devi sapere che esiste e come cercarlo. Per me scrivere un curriculum è diventato un problema, perché non so niente, ma so fare tutto; però bisogna che la gente ci creda. Ho dei colleghi che difendono quel poco che sanno con le unghie e coi denti, si guardano bene dal raccontarlo a qualcuno. Io ho sempre spiegato tutto a tutti, senza mai temere che mi portino via il lavoro. Perché penso che il valore non sia in quello che so, ma in quello che sono. Che ovviamente è anche il prodotto di quello che so, ma a un livello più alto. Vabbé, magari ci torneremo, su questo argomento.
(Rispondi)
 
 
 
 
sagredo58
sagredo58 il 11/11/15 alle 14:06 via WEB
Nel Cv la cosa importante è scrivere solo quello che si è fatto con dovizia di particolari, dove, come, per chi, quanto grande, ecc.; più che quello che si sa fare in generale :-)
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 11/11/15 alle 16:44 via WEB
Ah. Mi sa che hai ragione.
(Rispondi)
 
 
 
 
sagredo58
sagredo58 il 11/11/15 alle 14:04 via WEB
Io da grande volevo fare il filosofo naturale!
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 11/11/15 alle 16:45 via WEB
Io la scienziata. Di quelli con il camice bianco.
(Rispondi)
 
sagredo58
sagredo58 il 06/11/15 alle 11:44 via WEB
Molto simpatico e accurato il post, complimenti!
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 06/11/15 alle 19:19 via WEB
Accurato vuol dire troppo lungo? :-)
(Rispondi)
 
 
 
sagredo58
sagredo58 il 09/11/15 alle 09:35 via WEB
vuol dire preciso, urca per una volta che faccio un complimento si sospetta pure che non lo sia?
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 10/11/15 alle 00:29 via WEB
Eh sì, sono sempre sospettosa con chi mi fa complimenti :-)
(Rispondi)
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 09/11/15 alle 23:14 via WEB
Se l'Universo non fosse perfetto, non sarebbe già collassato? Sparito?
Cioè, se è perfetto, come si può concepire il fatto che noi che ne siamo parte integrante pretendiamo di poter sbagliare?
Ovvero, come può considerarsi guasto un ingranaggetto del meccanismo di un orologio che non smette mai di segnare l'ora precisa?
(Rispondi)
 
 
umbraterrita
umbraterrita il 09/11/15 alle 23:21 via WEB
Te lo dico io perché.
L'ingranaggetto in realtà gira preciso... ma non lo sa. Perché non gli è chiara la sua funzione.
Il suo errore non sta, quindi, nel mal funzionamento, ma nell'incapacità di comprendere il suo ruolo nell'infinito meccanismo di cui è parte, non riuscendolo ad abbracciare tutto con un unico sguardo.
(Rispondi)
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 10/11/15 alle 00:28 via WEB
L'argomento dell'universo perfetto mi sembra decisamente poco convincente. Persino un'auto Fiat ci mette circa un anno per mostrare le prime magagne. Fai le debite proporzioni e vedi che l'universo prima di collassare aspetterà almeno che scada la garanzia.
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 10/11/15 alle 07:18 via WEB
Se ho ben capito, praticamente stai dicendo che ogni meccanismo, per quanto perfetto sia, è inevitabile che con l'uso pian piano si usuri e che quindi, fin dalla prima volta che si mette in moto, cominci a perdere pezzi, cioè a collassare.
Nel caso dell'universo, quindi, staremmo già stati risucchiati da un gigantesco buco nero - come quando un pellicano si rigira un pesce nel becco per pappareselo - ma siccome siamo dalla parte della coda siamo pure gli ultimi a sapere che stiamo finendo nel suo stomaco.
In tal caso, comunque, la perfezione non verrebbe meno, perché il pellicano extracosmico deve pur nutrirsi di qualcosa per restare in vita...
(Rispondi) (Vedi gli altri 8 commenti )
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 10/11/15 alle 14:37 via WEB
Massì, però le tue argomentazioni non sembrano tanto quelle de Non Essere (il Nulla), quanto quelle dell'Essere. Ovviamente, in quanto facenti parte di questa gigantesca palla dell'Essere che tutto ingloba, anche noi siamo perfetti. E anche il mio e il tuo cazzeggio lo sono.
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 10/11/15 alle 17:31 via WEB
Se l'Universo fosse reale, se esistesse veramente, si sarebbe già palesemente manifestato a tutti noi, senza segreti.
Il fatto che io possa impunemente descriverlo come un pesce che sta per finire nello stomaco di un pellicano extracosmico, significa che non esiste niente di niente.
L'Universo è un cazzeggio del Nulla, non solo c'è ancora niente di concreto, ma manca persino un progetto.
A chi spetta progettarlo?
Ma a noi, ovvio. Però prima dobbiamo metterci d'accordo su come lo vogliamo, perché finché non raggiungiamo questo benedetto accordo non esisteremo neppure noi...
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 11/11/15 alle 16:47 via WEB
Come direbbe Woody Allen, dev'essere per quello che dopo quasi un anno non mi hanno ancora pagato il trattore. Perché non esiste il trattore, né quello che mi deve i soldi.
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 11/11/15 alle 19:06 via WEB
E certo.
Se woody baratta il suo trattore in cambio di un contratto, poi non può pretendere di avere sotto mano trattore ed acquirente.
Ha preteso in cambio un pezzo di carta firmato? Quello si ritrova: praticamente il Nulla.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 12/11/15 alle 23:37 via WEB
Quando mi prenderò di nuovo un po' di cazzeggio, parlerò di soldi. Prossimamente su questo blog.
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 13/11/15 alle 22:18 via WEB
Ok, allora ti lascio in anteprima questo mio appunto sull'argomento che potrebbe tornarti utile:
il "datore di lavoro" (lo dice la parola stessa) è il lavoratore, cioè colui che "dà" il proprio lavoro ed in cambio riceve un compenso.
Chi paga il lavoratore, invece, non è affatto un datore di lavoro come comunemente si dice, ma più correttamente è un "datore di soldi".
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/11/15 alle 23:47 via WEB
Me l'avevi già detto.
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 14/11/15 alle 08:59 via WEB
Tranquilla, se non ti ho chiesto soldi la prima volta che te l'ho detto, non te li chiederò neppure adesso che te l'ho ripetuto.
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963