Creato da: meninasallospecchio il 28/04/2012
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Post n°69 pubblicato il 28 Agosto 2012 da meninasallospecchio
Come dicevo, i produttori di uva moscato, in larghissima maggioranza, vendono l'uva alle grandi aziende produttrici di Asti spumante. Queste aziende formano una specie di cartello che fissa il prezzo dell'uva da pagare agli agricoltori. Oltre al prezzo fissa anche le rese, ovvero la quantità massima di uva per ettaro che si potrà produrre per l'annata.
La resa, per gli altri vini, è fissata dai disciplinari delle varie DOC. Questo normalmente si fa per garantire la qualità del vino: rese basse, cioè pochi grappoli per ciascuna vite, determinano un più alto tasso zuccherino dell'uva, aromi più ricchi e vino di qualità più elevata. Per lo spumante questo è meno importante, la qualità dipende soprattutto dalla lavorazione, il blasonato champagne è prodotto a partire da uva assai modesta, checché se ne dica. Anche per il Moscato d'Asti esistono rese fissate dal disciplinare, ma queste vengono, per così dire, sovrascritte da quelle fissate dal cartello delle aziende. Queste rese sono determinate dall'andamento del mercato, cioè le aziende acquistano soltanto l'uva necessaria a produrre lo spumante che soddisfa la richiesta del mercato. Il prezzo a sua volta è fissato in balancing con la resa, in modo da garantire agli agricoltori un reddito più o meno costante, in lieve aumento o in lieve calo. I prezzi del moscato hanno avuto un apice durante gli anni '70, poi c'è stata una discesa e una vera e propria crisi. Finché nel 2005 il Consorzio si avvalse della consulenza della Mc Kinsey per mettere in atto un piano strategico di marketing a livello mondiale. Il primo mercato dell'Asti, la Germania, era un po' in calo. In compenso si aprivano nuove opportunità negli Stati Uniti: poiché la Francia non aveva partecipato alla guerra in Iraq c'era una tendenza dei consumatori americani a boicottare i prodotti francesi, a vantaggio di quelli italiani. Inoltre c'erano nuovi importanti mercati: la Russia, dove il vino dolce è molto apprezzato; l'India, dove l'abbinamento quasi impossibile del cibo speziato si può in qualche modo risolvere con il vino dolce; in misura minore, ma sempre interessante per le dimensioni, la Cina. E così fra guerra in Iraq, paesi emergenti e strategie di marketing, gli agricoltori delle colline di Pavese si ritrovano a guadagnare un po' di più o a vedere valorizzati i loro terreni. Con buona pace dell'albero degli zoccoli.
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