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Post n°380 pubblicato il 23 Novembre 2014 da meninasallospecchio
Per un caso del tutto fortuito, conosco uno degli avvocati della difesa nel processo Eternit. Non è una persona che frequento, giocavamo insieme da bambini in campagna. L'ho incontrato qualche volta negli ultimi anni, ma non siamo in rapporti, solo qualche convenevole. L'ho visto con i suoi figli, padre e marito tenero, una passione per il lavoro manuale. Conosco meglio i suoi genitori. Infatti è stato suo padre, qualche anno fa, a raccontarmi con orgoglio di che cosa si occupava il figlio. Era un processo importante, immagino che per un avvocato fosse un buon traguardo professionale. Anche se naturalmente c'era un collegio difensivo numeroso, non ho idea se il figlio occupasse una posizione di rilievo. "Qualcuno lo deve fare", mi disse il padre, senza avere l'aria di scusarsi, ma forse abituato a qualche reazione dell'interlocutore. Annuii per cortesia, ricacciando l'espressione di sconcerto. Non so cosa pensare. Effettivamente, se ammettiamo che chiunque abbia diritto a un giusto processo e a una difesa, e senz'altro lo ammettiamo, allora ci dovranno essere avvocati che difendono efferati criminali e, come in questo caso, i responsabili di un indescrivibile disastro, le cui vittime non abbiamo finito di contare. Sicuramente qualcuno rifiuterà di assumere la difesa in un caso come questo, ma... se non lo faccio io lo farà un altro, si sarà detto. Sentendomi vagamente coinvolta, mi chiedo come possano viverla loro, gli avvocati, in questo momento. Un successo professionale, su questo non ci piove. Non mi intendo di queste cose: chissà, magari una gratifica per aver vinto, come i calciatori. Forse vedo troppi film americani. Avranno brindato? Saranno andati a cena tutti insieme, con le mogli in abito da sera? Speriamo di no. E' un lavoro, qualcuno lo deve fare, e capisco che lo abbia fatto al meglio delle sue possibilità. Ma speriamo che nessuno che consideriamo umano abbia il coraggio di festeggiare mentre Casale Monferrato piange ancora una volta i suoi morti.
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