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« Meetic - Tappe intermedieReal life »

Meetic - L'incontro

Post n°459 pubblicato il 05 Agosto 2015 da meninasallospecchio

Quello che succede è che ti trovi di fronte uno sconosciuto del quale devi decidere, nel giro di poche ore al massimo, se ti piace o non ti piace. E non sempre è banale.

Il problema è che molte volte hai a che fare con un uomo "normale". Un po' più bruttino di come l'hai visto in foto, civile, educato, di compagnia abbastanza gradevole, mediamente simpatico, anche se è difficile stabilirlo perché parlo io tutto il tempo; ma non c'è nessuna scintilla, come si suol dire. Il punto è che non ha niente che non va. Ma di nuovo torniamo alla domanda base: me lo scoperei? Perché non è che mi scoperei tutti gli uomini che non hanno niente che non va; mi scoperei solo quelli che, per una ragione o per l'altra, hanno qualcosa di particolare che mi attrae. E questo non c'è nessun criterio per definirlo.

Ma pare essere un problema solo per le donne. Per gli uomini, in assenza di gravi handicap dell'interlocutrice, è sempre sì. A me 'sta cosa fa impazzire. Vi giuro che il giorno che incontrerò uno che mi dice "sei simpatica ma proprio non mi piaci" oppure anche al contrario "non sei male ma mi stai proprio sul cazzo", torno a casa e stappo lo champagne. Perché non è possibile! Nella vita reale ne incontro eccome di uomini che mi piacerebbero ma non mi cagano manco di striscio. Certo in quei casi non ho dato segnali evidenti di disponibilità come l'accettare un incontro combinato in rete, e anche loro magari non sono a caccia. Però, con questi uomini conosciuti nel virtuale, scopri che non gli piacevi solo quando spariscono "dopo". O che non gli piacevi "abbastanza" (*).

Vabbé, inutile che faccia la vittima, l'ho fatto anch'io, sparire dopo, perché qualcuno non mi piaceva abbastanza. La mia trasformazione in uomo è lenta ma inesorabile.

Comunque ai miei primi rendez-vous di questo tipo credevo di dover necessariamente fare un wrap-up a fine incontro, in cui dicevo impietosamente: grazie per la bella serata ma non mi piaci. Qualcuno s'è pure incazzato, forse giustamente: e chi t'ha chiesto niente? mi dicevano. Poi mi hanno spiegato che non si fa così, si lascia capire che non c'è trippa ma senza dirlo esplicitamente; e se uno vuole capire capisce. Però se ti dicono a bruciapelo "ci rivediamo?", tocca sparargli un "anche no" che può sembrare brutto ma non ha molte alternative. Meglio quelli che ti mandano un messaggino dopo, si possono scaricare con più nonchalance. A volte manco rispondo, che è il messaggio che gli uomini capiscono meglio. Anche perché certi ti costringono a intavolare penose conversazioni: "perché non ti piaccio?" e poi si mettono pure a ribattere alle tue motivazioni. Situazione da evitare con ogni mezzo.

In questi anni qualche avventura con uomini conosciuti in questo modo ce l'ho avuta, ma, sinceramente, storie importanti nessuna. Perché continuo a frequentare il virtuale con questo scopo, allora? direte voi. Be', perché mi diverte la varietà degli incontri in rete e l'opportunità di uscire con sconosciuti. Magari dopo un po' mi stufo, ma ogni tanto mi piace introdurre un po' di pepe nella mia vita. Inoltre non è che la real life sia tutta rose e fiori, anche lì gli incontri sono piuttosto problematici. Ma di questo parleremo in un altro post.

 

(*) AGGIORNAMENTO: Mentre scrivevo questa serie di post, finalmente mi è capitato. Si vede che quelli di Meetic sono ontologicamente diversi da quelli delle chat. Cioè, a me lui non piaceva, ma evidentemente nemmeno io a lui, perché dopo il nostro incontro, non ha chiesto di rivederci né si è rifatto vivo. Vado a comprare lo champagne.

 
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PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 06/08/15 alle 15:38 via WEB
Stavo parlando proprio di questo argomento con una coppia di amici coetanei, che nonostante le liti quotidiane - a volte anche accese - sono sempre insieme da oltre quarant'anni come noi.
E' troppo facile lasciarsi, come fanno molte coppie oggi, quando le tempeste ormonali finiscono.
Per me lo scopo di una vita da vivere insieme non è "il volersi bene", per cui quando cessa "l'amore che strappa i capelli" ci si lascia, ma è quello di riuscire a stare insieme nonostante il disaccordo e i dissapori quotidiani. Il matrimonio indissolubile è una sfida, bisogna cercare continuamente valori positivi condivisibili e se non ce ne sono, mettere in comune quelli negativi, come litigi, contrasti e paradossi.
 
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