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Viaggio in Sicilia – Il traghetto

Post n°463 pubblicato il 01 Settembre 2015 da meninasallospecchio

In linea del tutto teorica la motonave La Suprema di Grandi Navi Veloci salpa da Genova alle 21 e approda a Palermo alle 18 del giorno successivo, come annoterebbe Phileas Fogg nel suo diario. In pratica parte con una bella ora di ritardo, ma la buona notizia è che arriva comunque con un'ora di anticipo; si vede che si tengono larghi per evitare onerosi rimborsi.

La cattiva notizia invece è che, evangelicamente, gli ultimi saranno i primi. Cioè se vi presentate all'imbarco con nordica sollecitudine e vi accodate con la vostra vettura nel piazzale assolato con congruo anticipo, avrete sì la soddisfazione di salire a bordo il prima possibile, ma vi sistemeranno nei ponti più in basso, dove sarete poi sbarcati per ultimi. Al contrario, gli sciamannati che arrivano 2 ore dopo l'orario previsto si imbarcano a livello del molo e scendono freschi come rose non appena la nave attracca, ovvero, per l'appunto, con un'ora di anticipo. Sgrunt. Alcuni espertoni addirittura arrivano in porto e poi cincischiano al bar fino all'ultimo minuto.

La nave in sé non è male. Se uno viaggiasse in cabina, come avevo fatto nel mio tour organizzato, si potrebbe pure godere la traversata come fosse una crociera (be', insomma... oddìo, in crociera non sono mai stata e non ho idea di come sia). Ma le cabine costano care. Allora si ripiega sulla poltrona; il cosiddetto passaggio ponte, almeno in teoria, non è previsto. Ci sono diverse sale poltrone, alcune più piccole, altre più grandi. Non so se si debba essere raccomandati, so soltanto che sia all'andata sia al ritorno sono capitata nella stessa sala poltrone di merda, quella del livello 4, la più grande.

Alla puzza di piedi ci si abitua, come ben sa chiunque abbia un figlio maschio. Più difficile abituarsi all'odore di carogna, perché al ritorno c'era pure quello. Inoltre tutti russano e molti ritengono indispensabile tenere attiva la sveglia del cellulare, in un orario che va dalle 5:30 a un limite superiore imprecisato.

L'altoparlante declama più volte delle grida manzoniane avvertendo che chiunque sarà trovato a bivaccare sui ponti, nei corridoi o nei sottoscala sarà impiccato all'albero maestro e gettato in pasto ai pescecani. Ma sulla nave vige una sola regola: bisogna fottersene delle regole. Però occorre essere organizzati, occupare e presidiare il posto di bivacco dal primo momento utile. Roba che non fa per me. Un po' perché sono nordica inside e a infrangere le regole non ce la faccio, tipo robot di Asimov. Un po' perché bisogna essere coalizzati in potenti gruppi tribali che difendono la posizione, dandosi il cambio per andare in bagno o a mangiare.

Insomma, me la prendo in quel posto e impreco al buio sulla mia puzzolente poltrona tutta la notte.

Di giorno è meglio, si sta sul ponte e si prende il sole. C'è pure una piccola piscina, ma a dire il vero non fa così caldo da fare il bagno, c'è un gran vento. Però si sta bene. Alla sera le sdraio sono impilate e legate con una catena. Alle 7 del mattino sono distribuite sul ponte e ognuna ha su uno zaino o un asciugamano a indicare che è occupata. Capirò in seguito che quelle con l'asciugamano bianco sono state prese da qualcuno che ha la cabina, o addirittura da un membro dell'equipaggio che le ha opzionate per amici e parenti. La corretta prassi da applicare consiste nel rimuovere l'asciugamano senza tanti complimenti, prendere la sdraio e spostarla da un'altra parte, in modo che nessuno possa rivendicare una presunta occupazione. Ovviamente io non l'ho fatto, ma ho visto che gli altri facevano così.

Fra andata e ritorno ho comunque fatto qualche piccolo progresso, tipo mettermi sdraiata lunga distesa sulla panca anziché piazzarmi a terra, spostandomi solo su esplicita richiesta, incurante di sguardi carichi di riprovazione. Se facessi questo viaggio diciamo tre volte, probabilmente il mio animo nordico andrebbe a farsi fottere e mi trasformerei in un'agguerrita tamarra dei sette mari.

Traghetto

 
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Rispondi al commento:
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 02/09/15 alle 21:32 via WEB
In effetti è quello che dicono tutti, che per girare in Sicilia ci vuole assolutamente l'auto, ma pensavo solo per raggiungere le spiagge (e io ne ho frequentate poche), non per fare la vita da turista che ho fatto io. Certo senza macchina non potevo sognarmi di andare da Siracusa a Cefalù in poco più di 3 ore.
 
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