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Di puffi, api e architetti

Post n°490 pubblicato il 20 Dicembre 2015 da meninasallospecchio

Archiviate le interpretazioni ideologiche e politiche, forse sarebbe ora di rileggere Marx vedendolo semplicemente come un filosofo, un pensatore anche politico, uno studioso di storia e di economia di grande spessore. Mi è tornata in mente di recente questa bella citazione:

"Il ragno compie operazioni che assomigliano a quelle del tessitore, l'ape fa vergognare molti architetti con la costruzione delle sue cellette di cera. Ma ciò che fin da principio distingue il peggior architetto dall'ape migliore è il fatto che egli ha costruito la celletta nella sua testa prima di costruirla in cera. Alla fine del processo lavorativo emerge un risultato che era già presente al suo inizio nell'idea del lavoratore, che quindi era già presente idealmente. Non che egli effettui soltanto un cambiamento di forma dell'elemento naturale; egli realizza nell'elemento naturale, allo stesso tempo, il proprio scopo, che egli conosce, che determina come legge il modo del suo operare, e al quale deve subordinare la sua volontà."

La citazione dà il titolo a un saggio che uscì negli anni '70, ad opera di quattro fisici dell'Università di Roma, su posizioni politiche di estrema sinistra. Il saggio si intitolava felicemente "L'ape e l'architetto", ma era pressoché illeggibile, farcito com'era di temi ultra-ideologici, squisitamente propri del dibattito politico di quegli anni, interno alla sinistra extra-parlamentare. Mi rallegro di leggere queste considerazioni nelle recensioni a una riedizione di qualche anno fa, perché allora tentai senza successo di leggerlo, e con tutta la mia buona volontà di giovane impegnata, dovetti presto gettare la spugna.

Comunque la tesi del libro, prendendo spunto dalla frase marxiana in tutt'altro contesto, era che la presunta neutralità della scienza o della ricerca scientifica, non fosse affatto così scontata. Anzi, che la direzione della ricerca e persino le stesse conclusioni degli scienziati fossero influenzati dal contesto economico, sociale, culturale, ecc. in cui si sviluppavano. Questa tesi negli anni '70 suscitò un acceso dibattito, ma è oggi del tutto accettata, al punto da apparire quasi ovvia.

Che c'entra tutto questo con i puffi? Be', questa vecchia storia dell'ape e l'architetto mi è venuta in mente leggendo i post che sagredo58 sta dedicando ai puffi e alla loro interpretazione in chiave politica. Come nella canzone di Gaber, per ogni cazzata si può sempre dire se sia di sinistra o di destra. Per come l'avevo sentita io, i puffi sono di destra e i Barbapapà di sinistra. Poi naturalmente Topolino è di destra e Asterix di sinistra, e così via. Da un mio vecchio commento, sagredo ha preso lo spunto per una approfondita analisi del mondo dei puffi, per la verità in una chiave diversa da quella da me suggerita.

Ora certamente un'interpretazione strettamente ideologica del mondo dei puffi è, non solo tirata per i capelli, ma francamente ridicola. Tuttavia non c'è dubbio che qualsiasi opera della creatività umana, che sia una celletta di cera, o una ricerca scientifica o un fumetto, come dice Marx, prima di venire realizzata deve essere pensata. E sarà quindi pensata in conformità alle idee del nostro "peggior architetto" o artefice qualsivoglia, o anche, per suo tramite, della società e del contesto culturale in cui vive.

Questo vale per qualsiasi creazione, ma a maggior ragione quando l'opera prodotta deve rappresentare un'intera società, com'è il caso dei puffi, o di Asterix, per esempio: la generazione di un mondo parallelo. Come ne Il signore degli anelli o La fattoria degli animali, o tanti altri. Se mi devo inventare un mondo nuovo, costruirò un'utopia positiva o negativa, oppure una rappresentazione realistica o metaforica del mondo in cui vivo, ma dentro ci metterò di sicuro tutte le mie idee, la mia concezione del vivere sociale, in definitiva il mio pensiero politico. Tutto sommato nessuno ha mai sottovalutato l'importanza della visione che gli Stati Uniti hanno veicolato attraverso il cinema, la pubblicità e, a tutti gli effetti, anche i fumetti o i cartoni animati. In tempi di maggior polarizzazione l'appartenenza era più definita e anche i messaggi più univoci; oggi sicuramente c'è uno spettro di contenuti molto più ampio e sfumato.

Insomma, tutto questo per dire che chiedersi quali messaggi politici ci siano dentro l'intrattenimento che consumiamo noi o i nostri figli, libri, film o fumetti che siano, non è così ozioso come potrebbe sembrare.

 
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sagredo58
sagredo58 il 22/12/15 alle 12:39 via WEB
Sicuramente conservatore, più che uno stato reazionario una sorta di collegio perbenista.
 
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