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Post n°540 pubblicato il 31 Dicembre 2016 da meninasallospecchio
Scusate, ma ho solo aneddoti scolastici da raccontare per intrattenervi, e, visto che il mio blog alquanto trascurato riceve ancora visite, vi scrivo qualcosina tanto per non abbandonarvi del tutto. Come sapete da un mio post precedente, quest’anno insegno in un istituto professionale in cui c’è anche la scuola alberghiera. C’è altresì la cosiddetta Osteria didattica, in cui gli aspiranti cuochi sfamano a modico prezzo studenti e insegnanti. Una cosa molto carina, in verità, allestita in una cappella sconsacrata: cibo buono, bell’ambiente, tavola apparecchiata alla perfezione; servizio non impeccabile, ma vabbé. Lì io pranzo una volta alla settimana, in un tavolo di professori, stile Hogwarts. Qualche giorno fa, a questo tavolo si siede un insegnante di cucina siciliano, uno che non conoscevo. Si mette a capotavola e comincia ad arringarci con una di quelle filippiche sui giovani d’oggi, che nessuno gli insegna l’educazione, qua e là, su e giù, che si stava meglio quando si stava peggio e così via. Tutti lo lasciamo dire. Ad un certo punto si mette a raccontare che quella mattina un suo studente, durante un’esercitazione pratica, ha fatto bruciare il cibo attaccato alla padella. Allora lui lo chiama e gli dice: - Sai perché hai fatto bruciare questa padella? Lo studente lo guarda con aria interrogativa, ammutolito. - Perché sei un piciu! Ecco, se non siete piemontesi, cercate piciu con google, ma penso che più o meno si capisca. Ridiamo. Ma non tanto per il povero studente, che poi forse se lo sarà pure meritato. Ridiamo pensando a tutte le menate che ci sentiamo sempre dire. Penso al preside del liceo dove stavo lo scorso anno: dobbiamo stare dalla parte dei ragazzi, le famiglie ci giudicano, il recupero, l’insuccesso formativo, evitare l’abbandono scolastico, la psicologa della scuola… Qui bon: sei un piciu, e ciao. Duecento anni di pedagogia bruciati attaccato alla padella.
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