Creato da lamiastoriavera il 24/02/2011
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Io e gli psicologi 2

Post n°71 pubblicato il 27 Aprile 2011 da lamiastoriavera
 

 sono le 19:21 ancora non riesco a sciogliere un nodo... riguarda i sentimenti, ma preferisco non parlarne. Racconto l'importanza che ha avuto uno psicologo all'inizio del 70. In quel periodo ed esattamente dal 68 io non frequentavo più l'università e lavoravo come disegnatrice sia per il cinema che per due istituti universitari. Uno era l'osservatorio astronomico di Roma a Monte Mario e l'altro un istituto legato a medicina. Che meraviglia era andare all'osservatorio in una stanza buia con il tavolo luminoso e il rumore delle stelle che mi sembrava un canto. Io facevo un lavoro che riguardava le macchie solari... ricordo quell'esperienza come qualcosa di speciale e molto gratificante. Anche nell'altro istituto mi trovavo molto bene ed avevo un ottimo rapporto con i vari docenti; forse il rapporto con il dott. (poi Prof.) Riccardo V. psicologo, era il meno sereno. Ogni tanto gli accennavo al mio malessere... al mio 'mal di vita' e gli dicevo anche che a volte ero così angosciata che passando davanti alla neuro mi veniva voglia di fermarmi ed entrare lì per chiedere aiuto. Una sera andai a casa sua perchè dovevo fargli dei disegni particolari per una pubblicazione che doveva fare, se non sbaglio avevano a che fare con la psicologia del lavoro. Dopo avermi dato tutte le indicazioni per i disegni da fare, mentre stavo per uscire, mi ferma e mi dice che io non potevo fare quel lavoro per lui perchè io stavo veramente male e che non sarei stata io ad andare volontariamente alla neuro, ma che mi ci avrebbero portato. Mi meravigliò molto questa sua affermazione e gli chiesi perchè pensava che io stessi tanto male. Lui mi guardò fissa negli occhi e mi chiese: "Quanto tempo è che non fai esami?". Fu come se mi avesse dato un forte pugno in faccia, rimasi zitta, senza fiato e lui seguitò dicendomi che non dovevo fare più i disegni per nessuno, ma decidere subito quale esame fare e cominciare ad aprire il libro quella sera stessa; ribadì con forza che se non lo avessi fatto alla neuro mi ci avrebbero portato. Non ricordo come l'ho salutato, ma ricordo che quando in macchina (avevo preso la patente) sono passata davanti alla neuro ho avuto un brivido. Lo psicologo Riccardo V. aveva centrato in pieno il mio problema e io guardando in fondo nei miei pensieri ero costretta ad ammettere che aveva proprio ragione. Allora vivevo con una mia carissima zia e quando sono arrivata a casa le ho raccontato quello che mi era capitato. Cara zia, mi ha voluto sempre un grandissimo bene, era sempre pronta a sostenermi: in ogni caso io prima di tutto avevo ragione, poi si poteva parlare dei problemi... per me era bello avere una persona che non criticava mai qualsiasi mia decisione. Conosceva la mia avversione per i sentimenti... io non riuscivo a sopportare l'idea dell'innamoramento classico e mi ero raccomandata a lei che, se un giorno le avessi detto di essere innamorata, di non poter fare a meno di qualcuno o cose del genere, lei doveva farmi ricoverare in qualche clinica per farmi fare la cura del sonno o altre cure anche drastiche perchè quella cosa a me non doveva assolutamente capitare. Mia zia fu subito d'accordo con la mia decisione di ritornare all'università e mi assicurò che potevo fare a meno di lavorare perchè lei avrebbe pensato a tutto. Quella sera stessa ritirai fuori il libro che serviva per sostenere l'esame di 'Igiene edilizia'. Mi sono chiusa in casa a studiare e dopo un mese mi sono presentata all'esame. Ricordo quel giorno... mi sembrava di venire da un altro mondo, ma anche la facoltà era diversa, gli studenti erano diversi... mentre io lavoravo era passato il famoso 68. Presi un dignitoso 27 e due mesi dopo sostenni l'esame di 'Estimo' e fu un 28. Capii che potevo farcela, cercai alcuni amici che come me avevano abbandonato l'università e li convinsi a ricominciare, avevo trovato la forza necessaria, buona per me e per trascinare gli altri ed è così che ci siamo laureati tutti; io poi sono rimasta come addetta alle esercitazioni fino all'80. Credo che in qualche modo ho cercato di far sapere al prof Riccardo V. che gli ero molto grata per quella domanda che mi era sembrata un pugno in faccia.  E pensare che tra tutti i professori di quell'Istituto era quello che io pensavo non avesse affatto simpatia per me... ma quanto non avevo capito niente!    A proposito dei sentimenti il mio problema ora e che mi vergogno di provarli...no! di ammettere, di dimostrare...  booh!

 
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