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Nel reale e oltre

E se la realtà fosse il sogno o l'illusione?

 

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TANTRA E TANTRISMO

Post n°65 pubblicato il 20 Giugno 2009 da shachor
 

Tantra (dal sanscrito तंत्र, "rete", "trama", ma anche "dottrina" o "rituale") o Tantrismo indica, nella storiografia occidentale, una controversa categoria che vorrebbe raccogliere un genere di insegnamenti spirituali e tradizioni esoteriche originatosi nelle religioni indiane a partire dal VI secolo; ne esistono varianti induiste, buddhiste, giainiste e bönpo, e nelle sue diramazioni si è diffuso in Tibet, Cina, Corea, Giappone e molte altre aree dell'Estremo Oriente.
Aspetti critici della definizione di Tantrismo 
La categoria "Tantrismo" è piuttosto criticata in ambito storiografico:
per Herbert Guenther il "Tantrismo" è:
 « una delle nozioni più confuse e uno dei maggiori fraintendimenti che la mente occidentale abbia sviluppato. »
(Herbert Guenther Life and Theaching of Naropa. New York, 1971)
Così anche André Padoux:
« Non è facile fornire una valutazione obiettiva e scientifica del Tantrismo, in quanto il soggetto è controverso e sconcertante. Non solo gli specialisti danno definizioni diverse del Tantrismo, ma la sua stessa esistenza è stata talvolta negata. »
 (André Padoux Tantrism. New York, 1987)
Da tener presente quindi che il termine "Tantrismo" è di recente coniatura (XIX secolo) e attribuibile esclusivamente a studiosi occidentali. Lo stesso termine sanscrito tantra (ovvero "telaio" o "trama" ad indicare una dottrina e i suoi testi di riferimento) non indica, nella tradizione religiosa indiana, solo i testi che successivamente furono catalogati dagli studiosi occidentali come "tantrici". Fu quindi una esclusiva scelta dei primi studiosi occidentali di attribuire il termine tantra esclusivamente a quelle opere che furono poi raccolte e indicati da questi studiosi come "tantrismo". Secondo quindi la storiografia occidentale per tantra e tantrismo vanno indicati quei testi, dottrine e insegnamenti esterni alla tradizione vedica a cui talvolta fanno comunque riferimento.
Non esiste in nessuna lingua asiatica un termine corrispettivo di "Tantrismo".
Aspetti definitori 
Nonostante sia oggettivamente impossibile distinguere con sufficiente contezza nelle dottrine indiane cosa sia "tantrico" da cosa non lo rappresenti, permane la necessità di categorizzare un insieme di insegnamenti, dottrine e pratiche che pur risalendo in parte ai Veda, se ne distinguono esplicitamente.
André Padoux nota in merito:
« Tuttavia si può ammettere che il Tantrismo sia una categoria a parte e lo si può definire in generale come una via pratica ai poteri sovrannaturali e alla liberazione; consiste nell'uso di pratiche e tecniche specifiche (rituali, corporee e mentali), che sono sempre associate ad una dottrina particolare. »
(André Padoux Tantrism. New York, 1987)
Madeleine Biardeau così riassume le dottrine tantriche:
« un tentativo di porre kāma, il desiderio, in ogni suo significato, al servizio della liberazione. »
 (Madeleine Biardeau L'Hindouisme. Anthropologie d'une civilisation. Paris, 1981)
David Gordon White, pur osservando la difficoltà di definire rigorosamente una pratica estremamente variegata, dà la seguente definizione operativa:
« Tantra è quel corpus asiatico di credenze e pratiche che, partendo dal principio che l'universo da noi sperimentato non è altro che la manifestazione concreta dell'energia divina che crea e mantiene quell'universo, cerca di appropriarsi e incanalare quell'energia, nel microcosmo umano, in maniere creative e emancipatorie. »
(David Gordon White, Tantra in Practice, p. 9)
Più recentemente David Gordon White ha evidenziato come la caratteristica comune delle dottrine e delle pratiche tantriche consista nell'uso di maṇḍala, mantra e pratiche rituali allo scopo di mappare, organizzare e controllare un universo di esseri potenti, impulsi e forze caotiche. Tali dottrine e pratiche emergono in India contestualmente al crollo della dinastia Gupta nel VI secolo, dinastia sostituita da un emergere disorganizzato di poteri non legittimati secondo le autorità dottrinali vediche e che quindi si appoggiavano, per la loro legittimazione, a culti marginali che li investivano mediante proprio l'uso di mantra alla dignità regale.
Origini e diffusione
Premesse le oggettive difficoltà di individuare l'oggetto di indagine che va sotto il nome di "Tantrismo", le sue orgini sono tutt'oggi discusse e controverse. I testi di riferimento di queste dottrine e pratiche appaiono in India tra il VI e il VII secolo d.C. Non è chiaro se esse si fondino o meno su delle tradizioni orali precedenti. Stabilirne le origini e pressoché impossibile. Secondo André Padoux almeno quattro affermazioni possono tuttavia essere riportate con sufficiente contezza:
Il Vedismo e il Brahmanesimo non hanno conosciuto il Tantrismo. Hanno solo contenuto elementi che poi si svilupperanno con le dottrine tantriche. Quindi i riferimenti "vedici" del tantrismo non possono essere considerati come diretta connessione o origine nei Veda.
Il Tantrismo ha origine nei primi secoli della nostra Era come sviluppo del Brahmanesimo, le cui cause sono del tutto sconosciute se non come influenze indigene.
La letteratura tantrica più antica è quella riportata nel Canone buddhista cinese. Ciononostante il Tantrismo ha origine in India e nell'Induismo essendo da considerare il Buddhismo tantrico successivo anche se i due fenomeni religiosi interagirono [4].
Se il Tantrismo si è sviluppato a partire dal VI secolo, alcune iscrizioni (Pietra di Gangdhar, 424 d.C.) dimostrano che divinità tantriche erano adorate fin dal V secolo d.C. Più che un sistema coerente, il Tantra è un insieme di pratiche e idee, caratterizzato da una grande importanza dei rituali, la manipolazione dell'energia (śakti), azioni talvolta considerate "trasgressive", l'uso del mondano per accedere al sopramondano e l'identificazione del microcosmo con il macrocosmo.
Alla base delle dottrine tantriche vi è infatti la concezione, già presente nelle Upaniṣad, di una stretta correlazione tra il macrocosmo e il microcosmo.
Tale correlazione consentirebbe all'adepto dei Tantra (il tantrika) di poter accedere, mediante delle precise tecniche, all'energia cosmica presente nel proprio corpo e quindi raggiungere la liberazione con questo corpo e in questa vita (jīvanmukti).
Il tantrika cerca di utilizzare il potere divino che scorre in tutte le manifestazioni universali (compreso il proprio corpo) al fine di ottenere i propri risultati, siano essi spirituali, materiali o entrambi.
I praticanti del Tantra considerano la guida di un Guru un prerequisito indispensabile. Nel processo di manipolazione dell'energia il tantrista ha diversi strumenti a disposizione: tra questi lo Hatha Yoga, con pratiche anche estreme che portano a un controllo pressoché completo del proprio corpo; la visualizzazione e verbalizzazione della divinità, attraverso i mantra e la meditazione su di essi; e l'identificazione e internalizzazione del divino, con pratiche meditative tendenti ad una totale immedesimazione con una divinità.
Secondo la visione del mondo hindu, la storia si svolge in modo ciclico e in discesa, partendo da un'età dell'oro per arrivare ad ere cosmiche di progressivo declino spirituale. Gli adepti del Tantra credono che sia possibile raggiungere l'illuminazione anche nelle peggiori condizioni morali e sociali: l'età oscura in cui siamo immersi presenta innumerevoli ostacoli, che rendono difficile la maturazione spirituale. Per questo sono necessarie misure drastiche come, appunto, il metodo tantrico.
Tantra induista
 Disambiguazione – Se stai cercando il Tantra buddhista, vedi Buddhismo Vajrayana.
La scienza del Tantra si basa su varie raccolte di 92 shruti, conosciuti come Tantra; ne esistono varianti Vaishnava, Shaiva, e Shakta, tra le altre.
La tradizione tantrica, o Tantrika Parampara, può considerarsi parallela o intrecciata con quella Vedica (Vaidika Parampara). Secondo Swami Nikhilananda lo stesso sviluppo del pensiero tantrico rivela inoltre l'influenza di Upaniṣad, Purana, e Yoga[9]. D'altronde alcuni Tantra dichiarano apertamente le proprie origini; ad esempio il Tripura Rahasya, uno dei testi centrali dello Shakta Tantra, afferma di essere stato creato "riassumendo gli insegnamenti di Veda, Purana e altre scritture."
Realtà come Śiva-Śakti
Secondo il Tantra, la Realtà è pura coscienza (chit), che è lo stesso che essere (sat) e beatitudine (ananda). Nel Tantra, questa tripletta, o Satchitananda è rappresentato dalla coppia Śiva-Shakti, che comprende l'Assoluto, Śiva, e il potere della creazione, Shakti; nel Tantra, ogni concetto del Divino che non includa la Shakti, o la potenza del divenire, è considerato incompleto.
Evoluzione e involuzione 
Secondo il Tantra, il Satchitananda ha insieme il potere dell'auto-evoluzione e dell'auto-involuzione. la Realtà si evolve in una molteplicità di cose ed esseri viventi, eppure al tempo stesso resta pura coscienza, essere e beatitudine; in questo processo di evoluzione, Maya ("illusione") nasconde la Realtà e la separa in due opposti, come conscio e inconscio, piacevole e spiacevole, e così via. Queste condizioni limitano o restringono l'individuo (jīva) e trasformano la sua percezione in quella di un animale.
In questo mondo relativo, Śiva e Shakti sembrano separati; nel Tantra, però, anche durante l'evoluzione, la Realtà resta identica, sebbene il Tantra non neghi né l'atto né il fatto di questa evoluzione. Di fatto, il Tantra afferma che sia il processo di evoluzione mondiale sia quello individuale sono Realtà, prendendo le distanze sia dal puro dualismo sia dal non-dualismo del Vedānta. Comunque, l'evoluzione o "corrente di uscita" è solo una delle funzioni di Maya; l'involuzione, o "corrente di ritorno", riporta il jiva alla sorgente o radice della Realtà, rivelando l'infinito. Si dice che il Tantra insegni il metodo per cambiare il verso della corrente, da quella di uscita a quella di ritorno. Questa idea è alla base di due proverbi tantrici: "ci si deve rialzare con quello che ci fa cadere" e "lo stesso veleno che uccide diventa l'elisir della vita se usato dal saggio".
Pratiche tantriche 
Il metodo tantrico consiste nel sublimare piuttosto che negare la realtà negativa; questo metodo si compone di tre fasi: purificazione, elevazione, e "riaffermazione dell'identità sul piano della pura coscienza".
A causa dell'ampia varietà di comunità che fanno riferimento al termine "Tantra", è difficile descrivere le pratiche tantriche in maniera definitiva. La pratica fondamentale, la forma di venerazione induista conosciuta come puja, può comprendere uno o più dei seguenti elementi.
Mantra e yantra
Come in altre tradizioni yoga induiste e buddhiste, il mantra svolge un ruolo importante nel Tantra per concentrare la mente. I mantra sono spesso usati per invocare specifiche divinità induiste come Śiva e Kali. Allo stesso modo, i puja spesso comprendono la concentrazione su uno yantra o mandala associato alla stessa divinità[senza fonte].
Identificazione con la divinità
Il Tantra, essendo un'evoluzione dell'antico pensiero induista vedico, abbracciò tutte le divinità induiste, specialmente Śiva e Shakti, insieme alla filosofia Advaita secondo la quale ciascuna rappresenta un aspetto del Para Śiva, o Brahman. Queste divinità possono essere venerate esteriormente con fiori, incenso, e altre offerte; ma, in definitiva, esse sono un oggetto di meditazione che i praticanti visualizzano (darshan) o con cui cercano di immedesimarsi. Nel Buddhismo tantrico, questo processo è chiamato yoga della divinità.
Concentrazione sul corpo 
I praticanti tantrici generalmente vedono il corpo come un microcosmo; così nel Kaulajnana-nirnaya, per esempio, il praticante medita sulla testa come la luna, il cuore come il sole e i genitali come il fuoco. Come nella tradizione yoga, una serie di centri energetici (chakra — "ruote") può essere usata come un insieme di punti su cui concertarsi, e possono essere associati con elementi, pianeti o poteri occulti (siddhi)[senza fonte].
Riti sessuali 
I riti sessuali potrebbero essere emersi agli inizi del Tantra induista come un metodo pratico di generare fluidi corporei trasformativi, che costituiscono un'offerta vitale alle divinità tantriche, oppure essersi evolute da cerimonie di iniziazione dei clan che comprendevano la transazione di fluidi sessuali. L'iniziato di sesso maschile era inseminato o insanguinato con le emissioni sessuali della consorte femmina, talvolta frammiste al seme di un guru, ed era così trasformato in figlio del clan (kulaputra) per grazia della consorte; si pensava infatti che il fluido del clan (kuladravya) o nettare del clan (kulamrita) scorresse naturalmente dalla sua pancia. Sviluppi successivi del rito enfatizzavano l'importanza della beatitudine e dell'unione divina, che sostituirono le connotazioni più corporee delle forme più antiche. Sebbene in Occidente il Tantra sia pensato come coincidente con i riti sessuali, solo una minoranza di sette vi fa ricorso, e nel tempo per lo più questi riti subirono un processo di trasformazione in simbolismo psicologico
Nel Tantra è possibile andare oltre il piano sessuale dell'esistenza solo con la sua completa accettazione; utilizzando e spiritualizzando le proprie innate tendenze sessuali verso una maggiore consapevolezza. I Tantra riconoscono diversi approcci per condizionare gli aspiranti prima di una meditazione sessuale; il guru deve tenere conto delle tendenze e dei conseguimenti spirituali individuali e generalmente si considera un percorso appropriato solo per alcuni individui il cui temperamento e autocontrollo consenta loro di superare l'indulgenza sessuale — una necessità, se l'atto deve servire come uno strumento per trascendere l'identificazione con il corpo mortale. Come in altre pratiche tantriche la presenza di un guru è una premessa essenziale.
Quando eseguito in accordo ai Tantra il rituale culmina in una sublime esperienza di infinita consapevolezza, per entrambi i partecipanti. I Tantra specificano che il sesso ha tre finalità ben distinte — procreazione, piacere e liberazione. Coloro che cercano la liberazione evitano l'orgasmo frizionale per una forma più alta di estasi, e la coppia che prende parte al rituale si immobilizza in un abbraccio statico; diversi rituali sessuali sono raccomandati e praticati, e comprendono riti purificatori e preparatori elaborati e meticolosi. L'atto risulta in un equilibrio delle energie che scorrono nell'ida prāṇico nel corpo sottile di entrambi i partecipanti, il nadi susumna si risveglia e la kundalini risale dentro di esso. Questo può infine culminare nel samadhi, dove le rispettive individualità di ciascuno sono completamente dissolte nella coscienza cosmica. I praticanti del Tantra interpretano l'atto su molteplici livelli; i partecipanti maschio e femmina unendosi fisicamente rappresentano Śiva e Shakti, il principio maschile e quello femminile, e al di là del fisico le due energie si fondono generando in un'energia indistinta. Sul piano individuale ciascun partecipante esperimenta una fusione delle proprie energie Śiva e Shakti.
Visione occidentale del Tantra
In Occidente, i primi orientalisti europei vedevano il Tantra come una forza sovversiva, antisociale, licenziosa e immorale colpevole della corruzione dell'induismo classico; molti oggi lo vedono invece come una celebrazione dell'uguaglianza sociale, della sessualità, del femminismo e della cultura del corpo, al punto che se ne è formata una variante occidentale (Neotantra), seppure criticata dai tantristi orientali.
Sir John Woodroffe
Il primo studioso occidentale ad affrontare seriamente lo studio del Tantra fu Sir John Woodroffe (1865–1936), che scrisse sul tema sotto il nome d'arte "Arthur Avalon"; è comunemente considerato il "padre fondatore degli studi tantrici". A differenza dei suoi predecessori, Woodroffe era apologetico nei confronti del Tantra, difendendolo contro le innumerevoli critiche e presentandolo come un sistema etico-filosofico compatibile con i Veda e i Vedānta.
Sviluppi successivi dopo Sir John Woodroffe, diversi studiosi cominciarono ad analizzare attivamente gli insegnamenti tantrici; tra questi esperti di religione comparativa e indologia, come Agehananda Bharati, Mircea Eliade, Julius Evola, Carl Jung, Giuseppe Tucci, e Heinrich Zimmer.
Secondo Hugh Urban, Zimmer, Evola, e Eliade vedevano il Tantra come «la culminazione di tutto il pensiero indiano: la forma più radicale di spiritualità e il cuore arcaico dell'India aborigena», e lo consideravano come la religione ideale dell'era moderna. Tutti e tre vedevano il Tantra come «il cammino più "trasgressivo" e "violento" verso il sacro» . Zimmer elogiò il Tantra per il suo atteggiamento affermativo nei confronti del mondo:
« Nel Tantra, l'approccio non è quello del Nay (arcaismo per "No") ma dello Yea (arcaismo per "Sì") [...] l'atteggiamento verso il mondo è affermativo [...] L'uomo vi si deve avvicinare attraverso e per mezzo della natura, non con il rifiuto della natura" »
 (citazione in Urban (2003), p. 168)
Tantra nell'Occidente contemporaneo
Dopo queste prime presentazioni positive del Tantra, altri autori molto popolari come Joseph Campbell contribuirono a importare il Tantra nell'immaginario collettivo contemporaneo; il Tantra comincia a essere visto come un "culto dell'estasi", che combina spiritualità e sessualità in modo da agire come una forza correttiva dell'atteggiamento repressivo della cultura occidentale nei confronti del sesso.
Nel momento in cui il Tantra è diventato popolare in Occidente, però, ha subito una significativa trasformazione, fino ad essere inglobato nella occidentalissima New Age, che ne ha prodotto una versione nota come Neotantra, molto differente dalla tradizione tantrica originale dell'India. Per molti lettori occidentali moderni, "Tantra" è diventato un sinonimo di "sesso spirituale" o "sessualità sacra", il concetto che il sesso stesso debba essere santificato in quanto capace di elevare la coppia ad un piano di spiritualità superiore. Sebbene il Neotantra adotti molti dei termini e dei concetti del Tantra indiano, in esso le tradizionali fondamenta di guruparampara e delle regole di condotta rituale sono state epurate.
Secondo Hugh Urban, la maggior parte degli studiosi occidentali critica il Neotantra: «Almeno dal tempo di Agehananda Bharati, la maggior parte degli studiosi occidentali è stata fortemente critica di queste nuove forme di pop-Tantra o neo-Tantra. Questo "California Tantra" come Georg Feuerstein lo chiama, è "basato su un profondo fraintendimento del cammino tantrico. Il loro errore principale è di confondere la beatitudine tantrica [...] con l'ordinario piacere orgasmico"». Urban poi chiarisce che personalmente non considera il neo-Tantra "sbagliato" o "falso" ma piuttosto «semplicemente una diversa interpretazione di una specifica situazione storica».
Shambhavi Saraswati dà una descrizione sintetica ma efficace della differenza tra Tantra e Neotantra: «Il neo-Tantra ritualizza il sesso. Il vero Tantra sessualizza il rituale».

(Tratto da Wikipedia)

Postato da Yang

 

 

 
 
 
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