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IL CASO MORO

16 marzo: alle ore 9,15 un commando di brigatisti rossi (composto secondo le risultanze dei processi, da nove persone più una vedetta) tendono un agguato in via Mario Fani ad Aldo Moro, Presidente del Consiglio nazionale della DC, mentre va a Montecitorio per il dibattito sulla fiducia al 4° governo Andreotti, il primo governo con il sostegno del Pci. In pochi secondi i brigatisti uccidono i due carabinieri che accompagnano Moro e i tre poliziotti dell'auto di scorta. L'on. Moro viene caricato a forza su una fiat 132 blu. Poco dopo, le Brigate Rosse rivendicano l'azione con una telefonata all'Ansa...

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« Messaggio #69a proposito di foibe... »

A proposito di foibe...

Post n°70 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da sinistracologno
 

Luci ed Ombre del CLN Triestino


da www.nuovaalabarda.org

Lo storico Roberto Spazzali ha pubblicato un testo che riassume l’operato del CLN triestino 1. Spazzali approfondisce anche un particolare argomento che, a parer nostro, non è stato sufficientemente preso in considerazione dagli studiosi che hanno dissertato sul testo e così ne parliamo noi.
Iniziamo col ricostruire la vicenda degli arresti di alcuni dirigenti del III CLN: Ercole Miani, don Marzari, Arturo Bergera, e Carlo Dell’Antonio. Questi arresti seguirono quello del capitano Luigi Podestà, catturato il 6.2.45 grazie alla delazione di Giorgio Bacolis “la spia prezzolata che fece arrestare esponenti e militanti del CLN” 2: Miani, Bergera e Podestà furono successivamente liberati; don Marzari fu ristretto al Coroneo, Dell’Antonio invece evase in maniera rocambolesca. Può essere un’interessante coincidenza che gli arresti del 7 febbraio avvennero “poche ore dopo” 3 una riunione nella quale si era discussa la nomina del comandante in capo delle forze locali del CVL: Miani non voleva assumere tale incarico e don Marzari propose il colonnello Emanuele Peranna, ma la riunione si sciolse senza che venisse presa alcuna decisione.
A proposito di questi arresti scrive Galliano Fogar:
< Miani fu liberato perché un funzionario della polizia fascista (...) intervenne in suo favore (...) Ma sul feroce vicecommissario Gaetano Collotti (...) influirono i “consigli” datigli dal suo prigioniero il capitano Podestà, utili se voleva salvarsi. E Collotti, cinico e crudele ma non stupido, pensò che nell’imminenza della disfatta nazista e della resa dei conti, fosse opportuno accoglierli. Vennero liberati oltre a Miani, diversi altri meno quelli che erano stati già consegnati alle SS come don Marzari > 4.
Così invece leggiamo nel “memoriale” scritto dal dirigente l’Ispettorato Speciale, Giuseppe Gueli:
< Il cap. Podestà, continuando le sue rivelazioni, gli aveva fatto arrestare (al commissario Collotti, n.d.r.) un tale avv. Morandi del movimento di liberazione. Dopo diversi interrogatori, un giorno tutti e tre (Collotti, Morandi e Podestà) si erano commossi ed avevano riconosciuto che, pur battendo strade diverse, tutti miravano al bene della Patria. Il Collotti allora aveva rilasciato sia il Morandi che il Podestà, prendendo i seguenti accordi (…) fossero giunti prima gli slavi di Tito si impegnavano a contrastarne l’entrata in città (…) 5 >.
I “consigli” che avrebbe dato Podestà a Collotti erano forse gli “accordi” di cui parla Gueli nel suo memoriale?
Una relazione (purtroppo anonima e non datata, conservata nell’Arhiv Slovenije di Lubiana) che si basa sugli interrogatori dell’ex federale Sambo, dell’ex podestà Pagnini, del comandante la Guardia civica Giacomo Juraga (allora detenuti) e su varie testimonianze rilasciate al Consiglio di Liberazione di Trieste, Tribunale del Popolo, nell’estate del ‘45, così scrive a proposito di Podestà:
< Podestà, alias Poletto, sarebbe un genovese inviato ufficiale del CLNAI con incarichi speciali e cioè di organizzare il CEAIS. È risultato però che egli è inviato direttamente da Bonomi, con ampi poteri per raggiungere una coalizione di tutti gli elementi italiani, di qualsiasi colore politico, coalizione che avrebbe avuto il compito di arginare l’avanzata dei partigiani fino all’arrivo delle truppe alleate. Assieme al Podestà lavoravano il Bergera, il col. Punzo (Ponzo, n.d.r.) ed altri pezzi grossi dell’esercito italiano. Il suddetto infine viene arrestato dalla banda Collotti, ma non appena viene in chiaro che egli è inviato con compiti di organizzazione antipartigiana viene immediatamente liberato e si giunge a una specie di compromesso in grazia al quale il Collotti fa il suo ingresso nella coalizione antipartigiana e collabora col CLN. Pare infine che Podestà e Collotti si siano recati addirittura da Mussolini (dal memoriale scrittoda Baccolis emerge infatti che Collotti dopo l’arresto del Podestà si recò a Milano, n.d.r.). Il Bergera, ben conosciuto da Miani, durante l’insurrezione, assieme al Podestà si trovano alla X (Mas, n.d.a.) ed alla Marina repubb. in qualità di ufficiali per il collegamento col CLN. Infine Podestà e Bergera sono arrestati ai primi di maggio e poi rimessi in libertà e spariti 6 >.
Ecco infine come Spazzali riassume la vicenda.
< Podestà riuscì a far promettere a Collotti di non arrestare, pedinare, controllare le persone di cui avrebbe fatto i nomi al solo scopo di spiegare meglio la sua presenza a Trieste. Così Podestà pensava di avere in pugno per motivi suoi il Collotti ed a questi iniziò a snocciolare i nomi (…) il vice commissario tradì le vacue aspettative, arrestandoli e sottoponendoli a vessazioni e torture >. Successivamente < Podestà volle parlare con Collotti e gli propose di diventare suo confidente, in cambio di far valere i suoi diritti, così acquisiti, al momento dell’arrivo delle truppe alleate a Trieste. Collotti accettò (…). Podestà fu interrogato dal maresciallo Hibler ed invitato a stendere una relazione sui motivi della sua presenza a Trieste (…) l’indomani gli comunicò che il suo comandante aveva accettato la proposta del Collotti di farlo collaboratore nella lotta antislava (…).
Dopo trentasei ore di fermo, Podestà fu rilasciato e Collotti lo mandò a prendere per ospitarlo nel suo alloggio, qui definirono il livello di collaborazione reciproca: Podestà avrebbe passato a Collotti tutte le informazioni sul movimento partigiano slavo e il poliziotto lo avrebbe agevolato nei suoi compiti 7 >.
Abbiamo già visto che Bergera, Ponzo e Podestà furono arrestati durante i “40 giorni” di amministrazione jugoslava: non sappiamo se a Lubiana subirono un processo, né tantomeno gli esiti di questo, ma quanto scritto da Spazzali chiarisce benissimo i motivi dell’arresto di Podestà: a ben guardare, Podestà aveva deciso di collaborare col nazifascismo tradendo gli alleati dello Stato che lui rappresentava come ufficiale di collegamento del Comitato di liberazione. Per questo motivo e dato che, per un malinteso senso di “ragion di stato”, aveva causato gli arresti e le torture dei suoi stessi più stretti collaboratori, a parer nostro Podestà avrebbe dovuto essere giudicato anche dallo Stato italiano; o, quantomeno, la sua figura “eroica” andrebbe ridimensionata e riportata alla realtà dei fatti.


 
 
 
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