Creato da sinistracologno il 18/02/2007
Se hai voglia di discutere e approfondire le tematiche sociali e politiche della tua città, in rapporto a eventi nazionali e internazionali, sei nel posto giusto!

frasi celebri

 

«Studiato in tutto il mondo, tu sei stato quasi dimenticato in Italia. Forse oggi anche la sinistra italiana non ama più il pensiero, forse anch'essa è salita sul carro della cultura intesa come esibizione e spettacolo»  - [GIULIANO GRAMSCI - lettera al padre Antonio Gramsci]

 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

Libri consigliati

 

IL CASO MORO

16 marzo: alle ore 9,15 un commando di brigatisti rossi (composto secondo le risultanze dei processi, da nove persone più una vedetta) tendono un agguato in via Mario Fani ad Aldo Moro, Presidente del Consiglio nazionale della DC, mentre va a Montecitorio per il dibattito sulla fiducia al 4° governo Andreotti, il primo governo con il sostegno del Pci. In pochi secondi i brigatisti uccidono i due carabinieri che accompagnano Moro e i tre poliziotti dell'auto di scorta. L'on. Moro viene caricato a forza su una fiat 132 blu. Poco dopo, le Brigate Rosse rivendicano l'azione con una telefonata all'Ansa...

ORDINA IL LIBRO

costo del libro: 8,50 euro + 1 euro per la spedizione (totale 9,50 euro). Acqustando più di una copia, la spedizione rimane unica.

 

Area personale

 
 

FACEBOOK

 
 
 

Appuntamenti

 

Nessun appuntamento

 

Ultime news

 

MORTI SUL LAVORO

 

Archivio messaggi

 
 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Chi può scrivere sul blog

 
Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
I messaggi sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Link

 

immagine    Vai al sito dell'Associazione di Amicizia Italia-Cuba     Vai al sito della rivista Carta      Vai al sito della rivista Carta

    

  www.centomovimenti.com    immagine     immagine immagine           
 

Tag

 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

 

 

Post N° 73

ERO PARTIGIANO, RESTO COMUNISTA

Intervista a Giorgio Marzi     

di Adamo Mastrangelo

 foto EZ

Dalla guerra alla Resistenza, dalla Liberazione all’impegno politico nel PCI, prima Segretario della Federazione di Stoccolma dal ’72 e poi di Francoforte nell’80, percorrendo nel frattempo gli anni difficili della fabbrica novecentesca. Giorgio Marzi, attuale presidente della sezione provinciale ANPI di Trieste, mi accoglie nella calda sede di via Crispi. Qualche acciacco dovuto ai suoi 82 anni, ma una giovane lucidità e un fermo orgoglio appassionato di chi dice «sono sempre rimasto comunista».

A Trieste le cose non sono mai andate facilmente, soprattutto gli anni della guerra dopo il settembre del quarantatre. Dove inizia la sua esperienza politica?

La mia esperienza politica inizia qualche anno prima. Ricordo il processo del ’41 dove il fascismo, per dare prova della sua forza, inflisse 9 condanne a morte. Già in quel periodo avevo contatti con gruppi partigiani presenti sul territorio triestino e nel ’44 sono entrato nel PCI e nel quarto battaglione GAP, che poi è passato sotto il comando della VDV jugoslava.

A proposito della Jugoslavia, come vedevate l’esercito partigiano di Tito?

L’influenza del movimento comunista jugoslavo ha avuto un’influenza fortissima sui compagni di tutta la Venezia Giulia, e anche sul PCI triestino. C’era una sorta di fratellanza. C’è da dire che in quegli anni noi partigiani triestini dovemmo imparare molto dall’organizzazione dell’esercito di liberazione oltre confine e lo vedevamo come un punto di riferimento.

Eppure la figura del dittatore jugoslavo non è ben vista dalle nostre parti.

Per quanto riguarda Tito, credo sia l’unica figura che sia riuscita ad unire popoli da sempre divisi. Bisogna riconoscerglielo.

Tutti conosciamo la storia delle foibe, ma forse non abbastanza come chi vide con i propri occhi quelle vicende drammatiche.

C’è tanto revisionismo, non solo da destra. Purtroppo anche a sinistra si cerca di stravolgere o nascondere alcuni dati importanti, col fine subdolo di rivalutare la resistenza. Le foibe non furono «pulizia etnica», come si afferma troppo spesso: c’era l’intenzione di eliminare i fascisti e i collaboratori, che a Trieste erano davvero tanti. Certo le foibe furono un male, ma non superiore a quello che produsse il fascismo a Trieste e in tutto il territorio circostante.

Parla della cosiddetta «italianizzazione forzata»?

Certo, tra le cose orrende che commise il fascismo. Pensi che mia nonna a 70 anni è stata schiaffeggiata per strada da un fascista, perché sorpresa a parlare sloveno con una sua compaesana. Anche se questo è nulla in confronto ai pestaggi e alle uccisioni, ma chiunque si sentirebbe offeso e calpestato a vedere la propria nonna essere umiliata.Le foibe furono anche frutto dell’odio profondo verso il nazifascismo.

Il fascismo proibì addirittura di pregare in sloveno. Anche i cognomi vennero “italianizzati”.

Prenda ad esempio il mio cognome: all’origine era Marc, poi passato a Marz sotto gli austriaci ed infine Marzi con il fascismo.

Lei si sente ancora comunista?

Senza alcuna ombra di dubbio. Oltretutto Diliberto è un mio carissimo amico.

In questi ultimi tempi si è acceso il dibattito a sinistra sulla confederazione e sui simboli. Crede che la falce e martello sia ancora indispensabile?

Come le ho detto continuo a sentirmi comunista e credo che la sinistra debba cominciare a invertire la tendenza a dividersi, che purtroppo ha segnato gli ultimi anni. Dobbiamo essere uniti, soprattutto oggi. A proposito dei simboli del lavoro, cioè la falce e il martello: credo che sia in atto una demonizzazione al comunismo che passa anche dall’eliminazione dei simboli. La bandiera rossa con la falce e il martello sventolava anche sui gulag, ma ha rappresentato la speranza per milioni e milioni di deboli.

da La Rinascita della Sinistra - 14 Febbraio 2008

 
 
 

Post N° 72

Post n°72 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da sinistracologno
 

Parte la campagna elettorale dei Comunisti nella Sinistra

di Luca Rodilosso
Risulta necessario, oggi più che mai, far capire agli elettori e ai cittadini italiani la reale diversità della Sinistra in questo paese: come Comunisti Italiani partecipiamo unitariamente, pur con la ricchezza della nostra storia e della nostra identità, al percorso della Sinistra-Arcobaleno, convinti che questo soggetto plurale sia attualmente l’unico mezzo per affrontare queste elezioni e questa fase politica, sempre più caratterizzata da un bipartitismo forzato e promosso dai poteri forti di questo paese.
 La Sinistra-Arcobaleno è una forza che si propone di dare voce ai lavoratori, a chi, come mezzo di sussistenza, non possiede altro che il lavoro e la fatica delle sue braccia e della sua mente.  È una  forza che deve contrastare le derive neocentriste del Partito Democratico e al contempo le scellerate politiche neoliberiste della destra berlusconiana e fascista. È una forza che rappresenta l’ultimo argine di difesa della nostra Costituzione repubblicana e antifascista, che, alla fine di queste elezioni, verrà attaccata con le controriforme delle “larghe intese” paventate tra Berlusconi e Veltroni. In questo paese si sogna la “governabilità” dell’uomo solo al comando, ma questo è il preludio a una svolta autoritaria della nostra democrazia costituzionale e parlamentarista.
Si parla di mancata crescita economica, di mancata competitività: noi sosteniamo che essa è responsabilità di un ceto imprenditoriale che in questi anni ha preferito evadere il fisco ed in tanti casi è risultato incapace di affrontare, con un miglioramento della qualità del prodotto, i cambiamenti internazionali dei mercati. I lavoratori e le famiglie italiane hanno già dato, e le imprese e le loro organizzazioni hanno già ricevuto una valanga di denaro, in ultimo anche con il provvedimento del cuneo fiscale proposto purtroppo dal governo di centrosinistra, che comunque è stato l'unico governo dagli equilibri più avanzati, che qualche minima cosa ha pur fatto.
Ma adesso, con la decisione del PD di rompere l'alleanza e di proporre una politica di centro (che nonostante l'elemosina dei 1000 euro al mese per i precari, detassa in maniera vergognosa le imprese - praticamente le stesse cose che afferma Berlusconi), la Sinistra-Arcobaleno si candida al governo del paese lanciando un chiaro messaggio di diversità morale e sostanziale da questa politica, che non è solo lontana dalle classi subalterne, ma si riduce sempre di più a una cricca di notabili in competizione tra loro per garantirsi i favori di Confindustria o del Vaticano, svendendo al mercato elettorale tra l’altro valori importanti quali la tutela prioritaria dei cittadini-lavoratori e la laicità dello Stato.
Come Comunisti nella Sinistra Arcobaleno, proponiamo:

1. Dura battaglia contro il precariato e abrogazione complessiva della Legge 30


2. Ripristino della Scala Mobile per un adeguamento automatico dei salari all’inflazione; aumento dei salari.

3. Immediata attuazione di tutte le normative sulla sicurezza sul lavoro, e completamento del percorso attuativo della legge 123/07 (già iniziato col Governo Prodi e ora interrotto).

4. Riduzione dei versamenti diretti alle imprese, equiparazione al 20% della tassazione sugli interessi delle rendite finanziarie (che quindi aumenteranno) alla tassazione sugli interessi dei conti correnti (che quindi diminuiranno).

5. Rafforzamento delle fonti di energia rinnovabile, aumento degli investimenti in scuola, ricerca, formazione, università.

6. Difesa della laicità dello Stato, difesa della legge 194, legalizzazione della pillola abortiva RU 486, attuazione immediata di una legge sulle unioni civili.

7. Ritiro del contingente delle truppe italiane dall’Afghanistan, ridefinizione complessiva della missione nei Balcani, rifiuto di aderire a qualsivoglia iniziativa unilaterale dell’Alleanza Atlantica e/o degli Stati Uniti.

8. Iniziative di cooperazione e solidarietà internazionale con i popoli e le nazioni oppresse nel mondo (Cuba, Saharawi, Curdi, Palestinesi,…) e pressione diplomatica internazionale per ottenere risultati a tale scopo.

9. Risarcimento adeguato alle famiglie dei malati e ai malati, militari e civili, per l’inquinamento ambientale derivante dall’utilizzo di munizioni e bombe all’uranio impoverito.

10. Riduzione dei territori destinati alle “servitù militari”: revoca della concessione all’ampliamento alla base militare USA Dal Molin di Vicenza.

11. Rafforzamento dei controlli sulla tutela ambientale – armonizzazione tra tutela ambientale e costruzione delle grandi opere infrastrutturali.

 
 
 

a proposito di foibe...

Post n°71 pubblicato il 12 Febbraio 2008 da sinistracologno
 

CHI E' MARCO PIRINA?

da it.wikipedia.org e foto da www.carmillaonline.com fonti di Claudia Cernigoi

Marco Pirina, storico-politico, nato a Venezia nel '43, di famiglia friulana, figlio di un ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana (Francesco Pirina, insegnante di educazione fisica) ucciso dai partigiani nel luglio del '44. .

Fondatore del "Centro studi e ricerche Silentes Loquimur". Politicamente appartiene all'area di centro-destra, pur senza una connotazione precisa.

Ha scritto vari libri di carattere storiografico, con intonazione in genere di destra, ma ricchi di molta documentazione rara. Ha effettuato anche personalmene 'ricerche' di persone scomparse negli anni 1945-1946 della fine della guerra, riuscendo a scoprire la loro fine, rimasta per molti anni ignota. Ma chi era Pirina, prima di fare il  'ricercatore storico'?

Negli anni Sessanta Pirina frequenta l'università La Sapienza a Roma, diventa presidente del FUAN romano e poi del Fronte Delta, il gruppo di estrema destra che operava all'Università di Roma e che, stando ai piani del tentato golpe Borghese, avrebbe avuto l’incarico di tenere il controllo dell'Università.

Viene arrestato per coinvolgimento nel tentato golpe e prosciolto e rilasciato nel giro di un mese (estate '75). Ha affermato nel corso di una conferenza tenuta a Cormons nel novembre 1998, di essere stato arrestato solo perché il suo nome era stato trovato nell'agendina del "comandante" (così l'ha chiamato Pirina) Saccucci.

Detto questo rimane da dire solo una cosa, non di poco conto: tutte le mistificazioni sulla verità storica delle foibe, tutti gli strumentalismi propagandisctici e revisionisti che oggi si cerca di inculcare attraverso i media (tutti i media), tutto viene utilizzato dai 'teorici' del Giorno del Ricordo, in uno show mediatico che sa di post-fascismo e irredentismo.

 
 
 

A proposito di foibe...

Post n°70 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da sinistracologno
 

Luci ed Ombre del CLN Triestino


da www.nuovaalabarda.org

Lo storico Roberto Spazzali ha pubblicato un testo che riassume l’operato del CLN triestino 1. Spazzali approfondisce anche un particolare argomento che, a parer nostro, non è stato sufficientemente preso in considerazione dagli studiosi che hanno dissertato sul testo e così ne parliamo noi.
Iniziamo col ricostruire la vicenda degli arresti di alcuni dirigenti del III CLN: Ercole Miani, don Marzari, Arturo Bergera, e Carlo Dell’Antonio. Questi arresti seguirono quello del capitano Luigi Podestà, catturato il 6.2.45 grazie alla delazione di Giorgio Bacolis “la spia prezzolata che fece arrestare esponenti e militanti del CLN” 2: Miani, Bergera e Podestà furono successivamente liberati; don Marzari fu ristretto al Coroneo, Dell’Antonio invece evase in maniera rocambolesca. Può essere un’interessante coincidenza che gli arresti del 7 febbraio avvennero “poche ore dopo” 3 una riunione nella quale si era discussa la nomina del comandante in capo delle forze locali del CVL: Miani non voleva assumere tale incarico e don Marzari propose il colonnello Emanuele Peranna, ma la riunione si sciolse senza che venisse presa alcuna decisione.
A proposito di questi arresti scrive Galliano Fogar:
< Miani fu liberato perché un funzionario della polizia fascista (...) intervenne in suo favore (...) Ma sul feroce vicecommissario Gaetano Collotti (...) influirono i “consigli” datigli dal suo prigioniero il capitano Podestà, utili se voleva salvarsi. E Collotti, cinico e crudele ma non stupido, pensò che nell’imminenza della disfatta nazista e della resa dei conti, fosse opportuno accoglierli. Vennero liberati oltre a Miani, diversi altri meno quelli che erano stati già consegnati alle SS come don Marzari > 4.
Così invece leggiamo nel “memoriale” scritto dal dirigente l’Ispettorato Speciale, Giuseppe Gueli:
< Il cap. Podestà, continuando le sue rivelazioni, gli aveva fatto arrestare (al commissario Collotti, n.d.r.) un tale avv. Morandi del movimento di liberazione. Dopo diversi interrogatori, un giorno tutti e tre (Collotti, Morandi e Podestà) si erano commossi ed avevano riconosciuto che, pur battendo strade diverse, tutti miravano al bene della Patria. Il Collotti allora aveva rilasciato sia il Morandi che il Podestà, prendendo i seguenti accordi (…) fossero giunti prima gli slavi di Tito si impegnavano a contrastarne l’entrata in città (…) 5 >.
I “consigli” che avrebbe dato Podestà a Collotti erano forse gli “accordi” di cui parla Gueli nel suo memoriale?
Una relazione (purtroppo anonima e non datata, conservata nell’Arhiv Slovenije di Lubiana) che si basa sugli interrogatori dell’ex federale Sambo, dell’ex podestà Pagnini, del comandante la Guardia civica Giacomo Juraga (allora detenuti) e su varie testimonianze rilasciate al Consiglio di Liberazione di Trieste, Tribunale del Popolo, nell’estate del ‘45, così scrive a proposito di Podestà:
< Podestà, alias Poletto, sarebbe un genovese inviato ufficiale del CLNAI con incarichi speciali e cioè di organizzare il CEAIS. È risultato però che egli è inviato direttamente da Bonomi, con ampi poteri per raggiungere una coalizione di tutti gli elementi italiani, di qualsiasi colore politico, coalizione che avrebbe avuto il compito di arginare l’avanzata dei partigiani fino all’arrivo delle truppe alleate. Assieme al Podestà lavoravano il Bergera, il col. Punzo (Ponzo, n.d.r.) ed altri pezzi grossi dell’esercito italiano. Il suddetto infine viene arrestato dalla banda Collotti, ma non appena viene in chiaro che egli è inviato con compiti di organizzazione antipartigiana viene immediatamente liberato e si giunge a una specie di compromesso in grazia al quale il Collotti fa il suo ingresso nella coalizione antipartigiana e collabora col CLN. Pare infine che Podestà e Collotti si siano recati addirittura da Mussolini (dal memoriale scrittoda Baccolis emerge infatti che Collotti dopo l’arresto del Podestà si recò a Milano, n.d.r.). Il Bergera, ben conosciuto da Miani, durante l’insurrezione, assieme al Podestà si trovano alla X (Mas, n.d.a.) ed alla Marina repubb. in qualità di ufficiali per il collegamento col CLN. Infine Podestà e Bergera sono arrestati ai primi di maggio e poi rimessi in libertà e spariti 6 >.
Ecco infine come Spazzali riassume la vicenda.
< Podestà riuscì a far promettere a Collotti di non arrestare, pedinare, controllare le persone di cui avrebbe fatto i nomi al solo scopo di spiegare meglio la sua presenza a Trieste. Così Podestà pensava di avere in pugno per motivi suoi il Collotti ed a questi iniziò a snocciolare i nomi (…) il vice commissario tradì le vacue aspettative, arrestandoli e sottoponendoli a vessazioni e torture >. Successivamente < Podestà volle parlare con Collotti e gli propose di diventare suo confidente, in cambio di far valere i suoi diritti, così acquisiti, al momento dell’arrivo delle truppe alleate a Trieste. Collotti accettò (…). Podestà fu interrogato dal maresciallo Hibler ed invitato a stendere una relazione sui motivi della sua presenza a Trieste (…) l’indomani gli comunicò che il suo comandante aveva accettato la proposta del Collotti di farlo collaboratore nella lotta antislava (…).
Dopo trentasei ore di fermo, Podestà fu rilasciato e Collotti lo mandò a prendere per ospitarlo nel suo alloggio, qui definirono il livello di collaborazione reciproca: Podestà avrebbe passato a Collotti tutte le informazioni sul movimento partigiano slavo e il poliziotto lo avrebbe agevolato nei suoi compiti 7 >.
Abbiamo già visto che Bergera, Ponzo e Podestà furono arrestati durante i “40 giorni” di amministrazione jugoslava: non sappiamo se a Lubiana subirono un processo, né tantomeno gli esiti di questo, ma quanto scritto da Spazzali chiarisce benissimo i motivi dell’arresto di Podestà: a ben guardare, Podestà aveva deciso di collaborare col nazifascismo tradendo gli alleati dello Stato che lui rappresentava come ufficiale di collegamento del Comitato di liberazione. Per questo motivo e dato che, per un malinteso senso di “ragion di stato”, aveva causato gli arresti e le torture dei suoi stessi più stretti collaboratori, a parer nostro Podestà avrebbe dovuto essere giudicato anche dallo Stato italiano; o, quantomeno, la sua figura “eroica” andrebbe ridimensionata e riportata alla realtà dei fatti.


 
 
 

Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da sinistracologno

COLOGNO HA BISOGNO DI CRESCERE ANCORA? di Adamo Mastrangelo

Cologno Monzese ha bisogno ancora di crescere e di svilupparsi? I dati alla mano disegnano un quadro a dir poco terrificante, se consideriamo che l’uomo è in stretto rapporto con il territorio che abita e la sua qualità della vita è direttamente proporzionale alla qualità dell’ambiente circostante. La media provinciale del consumo di suolo a Milano è del 35%, a Cologno Monzese (pensate) supera l’80%! Vogliamo discutere della densità abitativa? A Cologno toccano i 5 mila abitanti per chilometro quadrato. Un’enormità.

 

Ma come siamo arrivati a questo? C’è da dire che ‘destra’ e ‘sinistra’ nono si sono distinti, negli ultimi anni, sulla questione urbanistica. La legge regionale Lupi, approvata da Formigoni e poi votata in Parlamento nel 2005 (sotto il Governo Berlusconi), toglie di fatto ogni freno ad ogni ‘volontà edificatoria’. Nel 2002, dopo il ‘ribaltone’ dell’ex-sindaco Giuseppe Milan e dunque sotto il suo governo, il Consiglio Comunale cancella i contenuti più importanti del PRG (Piano Regolatore Generale) che era stato approvato nel 1998. Accanto a queste rimozioni si è introdotto il cosiddetto ‘ documento di inquadramento’ che di fatto introduce a Cologno Monzese un sistema che consente (ancora oggi) di variare continuamente aspetto della nostra città. Ma nel 2004, quando sale al ‘trono’ Mario Soldano, non si cancella nulla dei provvedimenti presi da Milan, nemmeno il famoso ‘documento di inquadramento’. I privati, che avevano ottenuto enormi vantaggi, continuano ad averne, poiché la regola diventa una e fissa: il privato propone al Comune un suo progetto, il Comune regala al privato nuove volumetrie edificabili e, in cambio, il privato ‘regala’ al comune delle opere pubbliche. Questo circuito genera quella semplicissima questione che si chiama ‘rendita di posizione’, con l’aumentare delle aree edificabili proprio grazie alla concessione di nuove volumetrie. Di seguito riportiamo due lemmi estrapolati da wikipedia.it

 

 

Il Piano Regolatore Generale Comunale (P.R.G.C.) è definito come uno strumento che regola l'attività edificatoria in un territorio comunale. È uno strumento redatto dal singolo comune o da più comuni limitrofi (Piano Regolatore Generale Intercomunale) e contiene indicazioni sul possibile utilizzo o tutela delle porzioni del territorio cui si riferisce.

 

Il Piano di Governo del Territorio (abbreviato in PGT) è un nuovo strumento urbanistico introdotto in Lombardia dalla Legge Regionale Lombarda n.12 dell'11 marzo 2005. Il PGT ha sostituito il Piano Regolatore Generale come strumento di pianificazione urbanistica a livello comunale e ha lo scopo di definire l'assetto dell'intero territorio comunale. Salvo deroghe, la legge prevede che tutti i comuni lombardi si dotino di un PGT entro la fine del 2009.

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963