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lombardia

Post n°275 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da rorina77

LOMBARDIA

Popolazione:  8.988.951
Superficie (Kmq): 23872
Densità (Ab/Kmq.): 377
Capoluogo: Milano (MI)
Altre Province: Bergamo (BG); Brescia (BS); Como (CO); Cremona (CR); Lecco (LC); Lodi (LO); Mantova (MN); Pavia (PV); Sondrio (SO); Varese (VA).


 


Gli Stemmi Di Milano


Sono molte le leggende intorno alle origini di Milano. C'è chi sostiene che il vero fondatore fosse un mitologico Belloveso, capo di una tribù di Galli, il quale, durante un'incursione al di qua delle Alpi, fu attratto dalla bellezza del luogo e decise di fermarsi. Siamo intorno al 600 a.C.I Galli incaricarono i sacerdoti di interpellare gli dei circa la località più propizia e il nome da imporre alla nuova città, che sarebbe diventata la capitale della regione conquistata.Gli dei risposero di cercare una località dove pascolasse una scrofa col dorso coperto per metà di lana; da qui il nome della nuova città: Mediolanum (in medio lanae).Questa è la leggenda più comune, consacrata anche dal primo stemma della città, la scrofa lanigera, come si vede tuttora scolpito nel secondo arco del Palazzo della Ragione, in piazza Mercanti.Dopo la scrofa semilanuta apparve sugli stendardi della città la famosa biscia. La sua prima apparizione risale agli inizi dell'XI secolo. In quell'epoca Ottone III incaricò l'Arcivescovo Arnolfo di recarsi alla corte di Bisanzio per trattare le sue nozze con una principessa di quella corte.Arnolfo portò dall'Oriente, oltre alla sposa, altre due meraviglie: una statua che mediante un ingegnoso congegno riusciva a formulare alcune parole predicendo il futuro e un prezioso serpente di bronzo risalente all'epoca di Mosè.Ma appena sbarcato a Bari con la sposa, l'Arcivescovo fu raggiunto dalla notizia dell'improvvisa morte dell'imperatore Ottone, proprio come aveva già predetto la statua parlante. La principessa bizantina tornò in Oriente portando con sé la statua e l'Arcivescovo rientrò a Milano recando invece il serpente di bronzo. Lo si vede tuttora collocato su una colonna di porfido nell'interno della chiesa di Sant'Ambrogio, a metà della navata centrale, e le donne gli attribuiscono virtù miracolose contro alcuni mali dei bambini. Da allora il serpente divenne il simbolo della città e apparve sui suoi stendardi.C'è anche un'altra leggenda secondo la quale la biscia comparve, per la prima volta, sullo stemma degli antichi Visconti. Secondo questa leggenda un guerriero appartenente alla famiglia dei Visconti, di nome Azzone, si trovava a combattere contro i Fiorentini, a Pisa (1323). Un giorno, stanco di una lunga marcia, scese da cavallo, si levò l'elmo e si addormentò a ridosso di un albero. Una biscia entrò nel copricapo e vi si accovacciò. Quando Azzone si svegliò e si rimise l'elmo, ne fuoriuscì la biscia aprendo le fauci minacciosa. I soldati che stavano intorno si spaventarono, ma non Azzone che la lasciò andare via senza ucciderla. Anzi la prese come insegna e siccome la serpe era stata innocua la volle raffigurare con un bambino nelle fauci a cui però non fa del male.


 


I trii dì della merla


La leggenda dei tre giorni della merla si perde nell'onda del tempo. Sappiamo solo che erano gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30 e 31, e in quei dì capitò a Milano un inverno molto rigido. La neve aveva steso un candido tappeto su tutte le strade e i tetti della città. I protagonisti di questa storia sono un merlo, una merla e i loro tre figlioletti. Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova. Poi, per l'inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante. Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; il merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i merlottini intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po' di tepore. Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il merlo. Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti: erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola. Gli ultimi tre giorni di gennaio, di solito i più freddi, furono detti i "trii dì de la merla" per ricordare l'avventura di questa famigliola di merli.

























 


Le streghe


La chiesa condannava le superstizione, le dottrine astrologiche, le filosofie ortodosse, ma soprattutto era inflessibile con la stregoneria. La Bolla papale di Innocenzo VIII del 1484 condanna la stregoneria come la peggiore delle eresie. Ecco di seguito un brano della Bolla: "...parecchie persone di entrambi i sessi, dimentiche della loro stessa salvezza e deviando dalla fede cattolica, si sono date ai demoni incubi e succubi; per mezzo d'incantesimi, fatture, scongiuri e altre superstiziose infamie ed eccessi magici fanno deperire ed estinguere la progenie delle donne, i piccoli degli animali, le messi della terra, i grappoli delle vigne, i frutti degli alberi...". Fra le più antiche testimonianze di streghe a Milano appaiono gli atti del processo a Sibilla Zanni e Pierina Bugatis, condannate alla pena capitale nel 1390 e arse in piazza S. Eustorgio. Costoro furono accusate di aver partecipato a dei sabba. I sabba erano le assemblee delle streghe con i demoni e si tenevano nella zona di Porta Romana, dove in quel tempo si trovava una foresta in cui nessuno osava inoltrarsi. La tradizione racconta che in questo quartiere, più precisamente in Via Laghetto 2, abitasse una fattucchiera che comandava le altre streghe del Verziere. L'esecuzione più famosa che la storia ricorda fu quella di Caterina dei Medici, data l'importanza e la notorietà dell'accusatore. Parliamo del Senatore Alvisio Melzi, che un giorno si ammalò di una malattia sconosciuta. Costui si convinse di essere vittima di un maleficio procuratogli dalla sua serva Caterina dei Medici. In realtà a farglielo era stato il Capitano Vaccallo, indispettito contro la donna che un tempo aveva rifiutato le sue lusinghe. Caterina dei Medici, logorata dalle torture, confessò di essere colpevole dei più gravi delitti e di aver venduto la sua anima al demonio, di conseguenza fu condannata al rogo. Il martirio si svolse in Piazza Vetra dove normalmente si bruciavano le streghe e, per la prima volta, venne costruito un palco per l'esecuzione. Così fu descritto il rogo di Caterina in una pubblicazione del tempo: "1617 adì 4 marzo. Giustizia fatta sulla Vetra: fu abbrugiata una Cattarina de Medici, p. strega, la quale aveva malefiziato il Senatore Melzi et fu fatta una baltresca sopra la casotta: fu strangolata su la detta baltresca all'atto che ogn'uno poteva vedere et prima fu menata sopra un carro et tenagliata; questa fu la prima volta che si facesse baltresca".


















 
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tecaldi
tecaldi il 27/01/16 alle 14:48 via WEB
Molto interessante questo post. Per ringraziarti posso offrirti un buon

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