Frammenti dell'anima

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Tutti i miei beni sono con me

Post n°220 pubblicato il 26 Febbraio 2014 da Me_stessa95

Aveva una vita perfetta, la classica famiglia felice, la classica moglie con il vestito a fiori che la domenica sfornava una bella torta alle mele, la classica figlia secchiona con un rendimento impeccabile a scuola, il classico cane, migliore amico dell'uomo, il classico lavoro stabile come impiegato in un'azienda molto, ma molto importante, i classici smoking da portare a quelle serate d'affari. Era, insomma, il vicino del quale l'erba era sempre più verde. La paga a fine mese lo attendeva pronta sul tavolino, tutto procedeva come sempre, nulla andava storto. Ogni tanto si organizzavano gitarelle fuori dalla città, per scappare da tutta quella normalità. Fu proprio durante una di quelle gite esterne che a Twain venne l'idea di sovvertire la propria vita. Erano stati forse gli alberi della montagna innevata di quel gelido inverno ad ispirarlo, sarò stata la Natura ad avergli fatto vedere la realtà, l'essenza, il tutto, l'assoluta verità di ogni cosa. Camminava e mentre camminava i suoi pensieri vagavano attorno a lui, proiettati come ombre delle sue paure in mezzo al suolo.

Non vivo, non provo più niente. Non sono come la neve che si scioglie al contatto col calore, che piange e bagna il suolo. Sono la scarpa che calpesta la neve e la sporca, sono l'estraneo che giunge in mezzo ad una città e urla: Pietà! Pietà! Pietà! 
Non vivo, non provo più niente.
Devo distruggere la mia vita per vivere, sì, devo farlo! Solo annientado tutto ciò che di bello e integro possiedo sarò veramente libero. Non dovrò temere più per quello che potrei perdere, non proverei più angoscia, perchè nulla mi sarà rimasto, all'infuori da me stesso. Se non si ha più nulla, non si teme più di perderlo. Ecco! Sta tutto nella paura della perdita. Devo perdere tutto per essere libero!

Cominciò a fumare una volta rientrato in città. Prese dipendenza dal tabbacco e stava cominciando a prendere anche quella dell'alcool. Ogni tanto si faceva una canna per poter ragionare meglio e per poter immergersi nell'essenza della Natura. L'effetto ampliava la sua mente, tutto diventava più chiaro in quei momenti. L'effetto nutriva i suoi pensieri e Twain viveva, viveva sul serio. 
Diventò un ubriacone, si fece licenziare sputando in faccia al suo datore di lavoro, cominciò a litigare con la moglie perchè lei non capiva nulla dei motivi per i quali qualcosa era cambiato. Lei era troppo superficiale per poter capire. Era una di quelle persone pratiche che preferivano svolgere lavori concreti, che mirava alla sostanza. Non le si potevano spiegare le parole profonde come "Libertà", "Felicità", "Fantasia".
Parole troppo, troppo sottovalutate dal mondo odierno. Temi che tutti affrontano, ma nessuno comprende. La moglie lo lasciò, tenendosi con sé la figlia e cacciandolo dalla casa, in mezzo alla strada.
Non aveva più niente. Tutti i suoi beni erano stati distrutti, buttati, calpestati, dimenticati, eppure allo stesso tempo tutti i suoi beni stavano con lui.
Di nulla aveva bisogno.   

 
 
 
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