Oltre il Hudùd

scolpito sotto la fronte e sotto la pelle...

 

 

Il tuo Cristo è Ebreo.

La tua Religione importata.

La tua auto è Giapponese.

Il tuo caffè è Brasiliano.

La tua democrazia è Greca.

La tua pizza Italiana.

I tuoi numeri sono Arabi.

I tuoi caratteri sono Latini.

E il tuo vicino? Credi davvero sia uno Straniero???

 

 

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E un giorno la Giustizia verrà...e il Priorato avrà potere di vita e di morte su chiunque...sotto la guida del Venerabile, con la sapienza del Pontefice Sciamanico e la saggezza del Maestro...

"Alla fine dei tempi il Priorato si ergerà. Le serpi saranno schiacciate! I giudici saranno divorati! La nuova età dell'oro avanza!"

(parola del Pontefice)

 

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Fumo

Post n°441 pubblicato il 28 Gennaio 2016 da likeapoet

Lei si avvicinò quel tanto che basta perchè lui potesse sentire il profumo dei suoi capelli. Con un gesto impacciato gli cinse la vita e disse "ti voglio bene".

Lui si chinò verso di lei, in un naturale impulso di baciarla, e si accorse che stava piangendo. 

"Perchè piangi? cosa è successo?"

"Io. Tu. Noi. Cioè...non siamo fatti per stare insieme. Sono venuta a dirti addio".

I pensieri di lui si congelarono, mentre istintivamente le braccia tentarono di stringere un pò più forte lei in quel abbraccio come se potesse scivolar via da un momento all'altro, prima di accorgersi che l'abbraccio era dissolto e le braccia non rispondevano più a nessun comando, ma avevano allentato la presa e penzolavano inermi.

"Che significa?"

"Significa che non possiamo. Non posso. Io e te siamo diversi, abbiamo obiettivi diversi, veniamo da mondi diversi. Non può funzionare".

Lui restò li, inebetito. Mille parole scorrevano rapide davanti ai suoi occhi e non una che riuscisse ad afferrare per interrompere quel silenzio.

"Io credo di capire come ti senti, ma credimi, è meglio cosi. Proseguire con questa storia significa solo farsi del male. E se non ora, sarà poi. E sarà peggio. Lo so."

Gli occhi di lui si erano persi nelle sue pupille, che vedeva senza riuscire a guardare. Si rese conto che non sapeva cosa dire, non sapeva nemmeno se avesse dovuto dire qualcosa.

Lei si distaccò da lui definitivamente, perchè non ci fosse più alcun contatto, e lui lanciò istintivamente le mani in tasca per cercare le sigarette, prima di ricordarsi che non fumava più già da un pò.

"Sei sicura di quello che mi dici?"

"Si. Ci ho pensato, e non c'è una soluzione migliore. Non roviniamo quello che di bello abbiamo costruito"

Gli occhi di lui continuavano a fissarla, senza però realmente osservare cosa stava succedendo. Una serie di immagini scorreva veloce davanti ai suoi occhi, come in un film. Immagini di lui, di lei, dei sorrisi, i silenzi abbozzati, gli sguardi complici. Mano nella mano in giro per il mondo, brindisi improbabili a base di Rhum. E poi ora, spazio, una distanza cosi grande che non vedeva da quando si erano conosciuti. Vedeva l'eco dei silenzi, le domande da non porre, una barriera per tentare di smorzare quello slancio che una volta partito raramente si ferma cosi semplicemente. Ancora loro, ma distanti, anche se vicini. Seduti allo stesso tavolo ma senza realmente parlarsi, la testa persa altrove e un'attenzione precisa a non lasciare in nessun modo che ci si possa riavvicinare. Per non ricadere in errore.

"Perchè non parli? mi inizi a far paura...dici qualcosa"

Già, cosa si dice in questi casi? Le mani ben piantate nelle tasche del cappotto, pugni serrati da bloccare il sangue, la testa vacua che cerca un appiglio a cui appoggiarsi, non riusciva a rendersi conto dell'immagine che aveva o dello sguardo che stava avendo, ma di sicuro non doveva avere un bell'aspetto.

Poi si arrese. La decisione nei suoi occhi non ammetteva repliche, ed il solo fatto che lei fosse giunta a quella conclusione lasciava poco spazio a compromessi. Sarebbe stato solo allungare un'agonia inutile. Le mani iniziarono a schiudersi, si accorse che in qualche punto le unghie erano entrate nella carne ed ora qualche goccia di sangue iniziava a scorrere tra i pugni aperti. Le spalle si abbassarono, fece un respiro profondo e riguardagnò il controllo del suo corpo e delle sue emozioni.

"Diciamo che non ero esattamente pronto a questo tipo di discussioni. Anzi, non me lo aspettavo. Anzi, non potevo neanche sospettarlo. Ma eviterò di chiederti perchè l'ultima volta che ci siamo visti, appena pochi giorni fa, avevamo il mondo tra le mani, ed oggi siamo qui cosi. Va bene cosi. Hai deciso, c'è poco da fare. Non so cosa ti aspetti da me, o come prevedi che possa continuare."

Lei estrasse il pacchetto di sigarette dalla borsa mentre lo ascoltava, sguardo attento che non lasciava trasparire emozioni. Lui allungò la mano e lei gli passò una sigaretta senza porre domande.

Prese l'accendino dalla tasca, accese la sigaretta, aspirò a pieni polmoni due boccate. Poi vide il fumo uscire dalla sua bocca, e in quella nuvola che si andava espandendo nell'aria capì che quell'immagine rappresentava la loro storia, nata da una brace ardente ed evaporata poco dopo senza lasciare alcuna traccia, tranne quel sapore amaro in bocca che lo accompagnava.

 
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Beh, devo dirglielo, io starei molto molto attento a parlarne con qualcuno, perché la persona che ha scritto questo è pericolosa. E questo pazzo con la camicia Oxford potrebbe anche scoppiare e poi correre di ufficio in ufficio con un'ArmaLite AR-10 carabina a gas potente semi-automatica militare, sparacchiando colpi su colpi su colleghi e superiori. Magari è qualcuno che conosce da anni, qualcuno molto molto vicino a lei. O forse non dovrebbe portarmi ogni pezzo di spazzatura che le capita fra le mani.

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