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La tempesta

Post n°397 pubblicato il 19 Aprile 2011 da nagel_a


Il lampo successe al tuono e poi improvvisamente fu il temporale. Nessun preavviso, nessun argine a contrastare l'immensità d'acqua vomitata dal cielo. Una barca stava ferma là nel mezzo. Fragile, senza ancora, se non illusione, senza remi, se non speranza. Le barche sono costruite per navigare. Navigare sull'acqua. Ma troppa era l'acqua, e troppo impetuosa.
Alzava il mento il nocchiero a pregare le nuvole basse. Ma il mento alzato fu punito, perchè le preghiere si fanno a capo chino. Fu punito perchè si prega chiedendo, ma al nocchiero non era stata insegnata domanda.
La barca fu divelta dalle onde, strappata dal suo mare di quiete, dalla sua piscina di plastica, dall'azzurro di ceramiche smaltate. La superficie si scheggiò. L'acqua invase il cielo e smorzò ogni grido. Le parole divennero mute perchè nell'acqua il suono si propaga con altre leggi, con altre onde.
Quando l'acqua si acquietò, riemerse il deserto.
Dalla sabbia qualche germoglio. Qua e là i frammenti di legno di uno scafo.

 

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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