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Post n°426 pubblicato il 21 Luglio 2011 da nagel_a


Ci sono giorni in cui il tempo scorre svelto, misurato da gesti e mete certe. Ogni energia mentale sembra assorbita e resa innocua dai movimenti coordinati del corpo, dalla tensione all'obiettivo immediato, determinato.
Così organizzo, scelgo, scarto, inscatolo, apro, spolvero, ordino secondo nuovi rigori. A volte riaffiorano ricordi e immagini, a volte domande che interrogano il tempo. Ma tutto ciò che la mente tenta oltre il comando degli arti, viene rincantuzzato: non ora!

Lasciamo poi che allo sfinimento del lavoro fisico, si affianchi una lettura di quelle che incidono carne e coscienza ed ecco che rimane il silenzio. Come se le (mie) parole non fossero che orpelli, perle di vetro tra le mani di una bimba vezzosa.
E così mi sembra che il (mio) scrivere sia il lamentarsi per un raffreddore in una stanza di malati terminali...

Così intanto taccio... almeno per un po'.
(non per pessimismo, solo per asincronia... trasloco:))

 

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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